sabato 20 dicembre 2014

GLI IMMONDI


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“A tre mesi esatti dalle elezioni israeliane, i rapporti tra il mondo e Tel Aviv non sono stati mai così tesi”. Così scrive “il fatto quotidiano” commentando il “riconoscimento” della “Palestina” da parte della Unione Europea. Da una parte lo stato di Israele, dall'altra il mondo. I giornalisti del “fatto” forse non lo sanno, ma con questa contrapposizione non fanno altro che riproporre uno dei temi classici dell'antisemitismo.
Per Adolf Hitler il mondo avrebbe dovuto essere organizzato in base ad un rigido schema gerarchico. Sopra tutti gli “ariani”, i popoli dominatori, creatori di cultura, poi tutti gli altri. Più in alto i popoli non “creatori” ma “portatori” di cultura, più sotto, via via, tutte le “razze inferiori” cui la natura e la storia hanno riservato il ruolo di schiavi.
Gli ebrei però sono esclusi da questo schema. Gli ebrei non sono una “razza inferiore”, un popolo di schiavi, sono la malattia del genere umano. Gli ebrei non si collocano sull'ultimo gradino della scala dell'essere, sono fuori dall'essere, non sono ultimi nel mondo, sono estranei al mondo. Apolide, parassita che vive dell'altrui lavoro e contamina le altrui culture, privo di storia, eternamente sradicato, mentitore ed usuraio l'ebreo si contrappone al mondo che infetta con la sua sola presenza. E' l'immondo. Non può essere assimilato, integrato, redento. Resta ebreo anche se si converte, anche se rifiuta le sue origini. L'ebreo non può neppure essere asservito: va eliminato, come si eliminano gli insetti velenosi, per la salvezza del mondo.

Il quadro che il “fuhrer” faceva degli ebrei viene riproposto pari pari, oggi, per lo stato di Israele. Israele è un piccolissimo stato di sei milioni di abitanti, più o meno tanti quante le vittime della shoah. Eppure questo mini stato è responsabile di praticamente tutto quanto di male esiste al mondo, sfida il mondo. Israele, che chiede solo di poter esistere, è il massimo pericolo per la pace mondiale, è la causa subdola delle tensioni che ci minacciano. Da una parte Israele, dall'altra il mondo, dice “il fatto quotidiano” e rivela così i suoi sentimenti più autentici.
Un paio di giorni fa mi è capitato di sentire in una trasmissione radio, mentre guidavo, un tipetto che affermava candidamente: “Se la Palestina fosse liberata il fondamentalismo ed il terrorismo sarebbero subito superati”. I fondamentalisti islamici ammazzano in Canada ed in Australia, negli Usa, in Spagna ed in Inghilterra, in Russia ed in Africa ma la colpa è tutta dello stato di Israele. Gli ebrei hanno oggi un loro stato, non sono più erranti apolidi, per questo il mondo è in pericolo! Si cancelli lo stato maledetto ed il mondo sarà salvo. Si sacrifichino gli ebrei, per la salvezza del mondo. Oggi come nel 1941.
Oggi non è più possibile dichiararsi apertamente anti semiti. Così non si parla di “ebrei” ma di “stato di Israele”. Non si devono sacrificare gli ebrei ma eliminare dalla faccia della terra lo stato che per la prima volta nella storia ha offerto loro asilo e protezione. Ma se Israele fosse eliminato dal mondo gli ebrei sarebbero eliminati, e tutto l'occidente precipiterebbe nel baratro. L'antisionismo dietro a cui si nasconde l'antisemitismo diventa ogni giorno di più una foglia di fico piccola, molto piccola

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