mercoledì 29 maggio 2013

FRANCA RAME




Nulla merita rispetto quanto la morte, e merita rispetto chi, superata la grande soglia, si avvia, per dirla con Shakespeare, verso quella terra inesplorata da cui nessuno è mai tornato. Franca Rame merita rispetto anche perché ha subito uno stupro, è stata vittima della più odiosa delle violenze. Ma se rispetto la morte di Franca Rame non mi sento di approvarne, in alcun modo, la vita. Se l'odiosa violenza di cui è stata vittima ha obbligato tutti ad essere solidali con lei, nessuna solidarietà le è dovuta, a mio parere, per le scelte che ha compito, le cose che ha detto e fatto nel corso della sua esistenza.

Era faziosa, di una faziosità intollerabile. Nel sentirla recitare si sentiva l'odio che le covava dentro. Anche Dario Fo era, ed è, fazioso. Ma sulla scena era talmente bravo da dissimulare la sua faziosità, trasformarla in risata, divertimento. Lei no. La ho vista recitare molte volte, ed in quegli anni le ero in qualche modo vicino politicamente. Non troppo vicino perché lei era una mao stalinista dogmatica, io un giovane trotskista, uno di quelli che lei, il suo compagno ed i loro amici del circolo culturale “la comune” consideravano “al soldo della borghesia”. Si, andavano così le cose fra “compagni”, a quei tempi. Tutti eravamo uniti contro la borghesia e l'imperialismo ma se eri in una setta rivale i compagni ti riempivano di botte, senza troppi complimenti. La ho vista recitare molto volte dicevo, e la sua faziosità, il suo astio, l'odio che le sprizzava da tutti i pori riuscivano, anche allora, ad infastidirmi. “I primi a dover essere fucilati subito dopo la vittoria della rivoluzione saranno gli intellettuali” disse una volta ad un dibattito, uno di quegli appassionati ed interminabili dibattiti che seguivano gli spettacoli suoi e di suo marito. Mi tornò in mente quella frase, alcuni anni dopo, quando il mio amore per Marx, Trotskij ed il “vero” comunismo stava finendo. In Cambogia i Kmer rossi di Pol Pot fucilavano chiunque sapesse leggere e scrivere. La “cultura borghese “ andava distrutta, dalle radici, per creare l'uomo nuovo e comunista. Io leggevo quelle notizie sconvolgenti, entravo sempre più in crisi, e mi tornavano in mente le parole di Franca Rame. Qualcuno stava facendo quello che lei aveva sognato, c'è chi dice cose mostruose e c'è chi le mette in pratica; chi è più colpevole?

Ricordo una assemblea, alla fine di una rappresentazione teatrale, forse era andato in scena il “mistero buffo”. Proprio in quel periodo era stato assassinato il commissario Calabresi e si parlava di quello, ovviamente, nel dibattito.
“L'uccisione di calabresi (uccisione, non omicidio) è una vittoria per le m
asse proletarie”, dicevano i compagni di lotta continua. “No”, ribattevano gli altri, “l'uccisione di Calabresi rende più difficili le lotte, crea problemi al movimento”.
“Nessuno piange la morte di un poliziotto fascista, ma non possiamo ignorare che quella morte crea problemi al movimento di massa...”
Si, proprio così. Quello era il tipo di argomenti che venivano avanzati in quei “dibattiti”. Quelle le cose che dicevano Dario Fo e Franca Rame. E io ero li, ad ascoltarli, a volte anche ad intervenire e sparare, a mia volta, cazzate.
Non sono un “pentito”. Ero marxista e ho smesso di esserlo, ho smesso di esserlo quando ho davvero capito Marx. Non ho mai fatto del male a nessuno, volevo il “vero comunismo” e non capivo che il vero comunismo era quello di Stalin e Mao, Dario Fo e Franca Rame. Quando lo ho capito ho mandato al diavolo i miei vecchi compagni, senza lacrime, e senza pentimenti. Non ho pentimenti, però quando ripenso a quella assemblea, a quegli interventi in cui si discuteva se piantare un proiettile nella nuca di un uomo era o non era “utile alle lotte”, un po' di vergogna la provo.

Lei no, credo. Era una stalinista ed è sempre rimasta tale. Io comunque non ho mai sentito una parola di auto critica da parte sua, né di suo marito. Hanno amato Mao tze Tung, la rivoluzione culturale e i laogai, Stalin ed i gulag, e tutti i tiranni del comunismo reale. Poi si sono invaghiti di certi magistrati ed hanno scoperto il valore rivoluzionario della “legalità”. Ma sono rimasti sempre quello che erano.
Per favore, non trasformiamo Franca Rame in un campione della democrazia! Non lo è mai stata.

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