domenica 30 giugno 2013

SILVIO BERLUSCONI ED AL CAPONE



Si, possiamo dirlo: se anche solo un parte della accuse che gli vengono mosse è vera Silvio Berlusconi è decisamente peggio di Al Capone. In questi ultimi 20 anni Berlusconi è stato accusato di corruzione, concussione, peculato, corruzione giudiziaria, favoreggiamento della prostituzione, traffico di droga, truffa finalizzata alla evasione fiscale, falso in bilancio, voto di scambio; è stato inoltre indicato come il “referente politico” di cosa nostra e accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, oltre che di aver organizzato stragi mafiose. Se si esclude, forse, l'abigeato Berlusconi ha commesso praticamente tutti i crimini previsti dal codice penale. Su Berlusconi hanno indagato nel corso di questi 20 anni numerosissime procure, decine e decine di magistrati; le sue aziende sono state oggetto di centinaia di perquisizioni, su di lui esistono centinaia di migliaia di intercettazioni. L'ex presidente del consiglio ha finora accumulato la bellezza di 33 processi. Al Capone non si è mai neppure lontanamente avvicinato a simile vette.
La superiorità criminale di Berlusconi rispetto ad Al Capone risulta anche dagli anni di prigione a loro inflitti. Malgrado sia stato molto spesso assolto con varie motivazioni Silvio Berlusconi ha fino ad oggi collezionato condanne, sia pure non definitive, per complessivi DODICI ANNI di reclusione; Al Capone invece è stato a suo tempo condannato per evasione fiscale ad UNDICI ANNI, malgrado fosse considerato il “nemico pubblico numero uno”.
“Beh, era ora!” potrebbe dire qualcuno. Finalmente il lavoro di magistrati onesti ed imparziali sta dando i suoi frutti!
Berlusconi è in effetti peggio di Al Capone, come Al Capone Berlsusconi è riuscito per molto tempo a farla in barba alla legge, finalmente però i nodi stanno venendo al pettine. Se i magistrati della cassazione si comporteranno come devono il mostro sarà sconfitto: gli angeli della giustizia schiacceranno la testa del serpente velenoso. L'aria della nostra bella Italia tornerà ad essere respirabile, e tutti vivremo felici e contenti, o quasi.
Però, ci sono alcuni particolari che non quadrano in questo quadretto edificante. Diamolo pure per scontato: Berlusconi è peggio di Al Capone; una cosa simile è priva di conseguenze? Il fatto che un paese come l'Italia sia stato governato per oltre dieci anni dal peggior criminale comune di tutti i tempi non fa sorgere alcuna domanda, non induce a nessuna riflessione sulle istituzioni del nostro paese, sul suo stesso popolo? Francamente penso di no.


La magistratura, “prima”.
Berlusconi non è nato con “forza Italia”. Prima di diventare un politico importantissimo il cavaliere è stato uno dei primi imprenditori italiani, forse il primo, insieme ad Agnelli, capo di un impero di dimensioni colossali. Partito praticamente dal nulla questo criminale è riuscito ad accumulare una fortuna favolosa. Perché non è stato fermato prima? Perché i coraggiosi magistrati italiani non hanno cercato di bloccare il mostro prima che diventasse tanto potente e pericoloso? Berlusconi è il cancro delle democrazia, ha detto qualcuno. Bene, lo sanno tutti: con tumori sono fondamentali la diagnosi precoce e la tempestività delle terapie. Il cancro va distrutto sul nascere, e Berlusconi era, è, un cancro. Perché lo si è lasciato crescere? Perché non sono partiti subito gli avvisi di garanzia a raffica, le inchieste al ritmo di una al mese, le intercettazioni a strascico, le perquisizioni a tappeto? Qualcuno dice che anche prima del suo ingresso in politica Berlusconi è stato fatto oggetto di “attenzioni” da parte della magistratura. Però, si è trattato di ben misere “attenzioni”, non più gravi di quelle di cui sono stati fatti oggetto Romiti, Agnelli o De Benedetti, nulla di neppure lontanamente paragonabile alla valanga di inchieste degli ultimi venti anni. Pretendere di fermare un criminale come Berlusconi con simili, benevole, “attenzioni” è un po' come voler curare il cancro con l'aspirina. Possibile che magistrati tanto bravi come quelli che hanno indagato sul cavaliere (a proposito, perché è stato nominato cavaliere?) non si siano accorti del mostro che stava crescendo sotto i loro vigili occhi? Se Berlusconi è peggio di Al Capone molti magistrati sono stati, almeno indirettamente, suoi complici. Una simile conclusione può non piacere ma è la logica ad imporcela.
 

Il suo partito, e i suoi alleati
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Qualcuno riesce ad immaginare Al Capone che fonda un partito politico e
non lo utilizza per favorire la sua attività criminale? E' credibile un Al Capone che da un lato si dedica a svariate attività criminose e poi, come capo del suo partito, si limita ad una normalissima attività politica? Ed ancora, è credibile che Al Capone fondi un partito politico i cui membri non siano a conoscenza delle attività criminali del loro leader, non siano, a tutti gli effetti, suoi complici? Si tratta di una ipotesi del tutto infondata. Se Berlusconi è un criminale peggio di Al Capone non è possibile considerare Forza Italia o il Pdl come normali partiti politici. E non è possibile non sottoporre ad indagine Alfano o Brunetta, Quagliariello o Fini, Tremonti o Martino. Sottoporli ad indagine, attenzione, non per questo o quel circoscritto atto illegale, estraneo magari alla attività del Pdl, ma per essere stati, o essere ancora, complici del più pericoloso criminale comune della storia. Se Berlusconi è peggio di Al Capone Alfano è segretario di una organizzazione malavitosa, non possono esserci dubbi. Considerazioni simili possono farsi su tutti i partiti che in un modo o nell'altro sono stati alleati col Pdl. Insomma, se Berlusconi è peggio di Al Capone partiti che rappresentano la metà circa dell'elettorato sono associazioni criminali ed andrebbero trattate di conseguenza. La loro messa fuori legge andrebbe messa all'ordine del giorno.
 

Il presidente.
In Italia il capo del governo non è la massima autorità. Ben sopra il capo del governo la costituzione pone il presidente della repubblica, garante delle istituzioni, arbitro della contesa politica e simbolo della unità nazionale. Cosa dovrebbe fare un capo dello stato quando si accorge con raccapriccio che il governo del paese è finito nelle mani di uno dei più feroci e pericolosi criminali della storia? Meglio, cosa dovrebbe fare
prima che questo accada? Contrariamente a quanto molti pensano, la costituzione non obbliga affatto il capo dello stato ad affidare l'incarico di formare il nuovo governo al leader del partito che ha vinto le elezioni. Il capo dello stato può nominare chi vuole alla carica di presidente del consiglio, con un unico vincolo: il nuovo governo deve ottenere la fiducia delle camere. Ebbene, un bel giorno un criminale pericolosissimo vince le elezioni, malgrado le indagini che da anni coraggiosi magistrati svolgono sul suo conto. Cosa fa il capo dello stato? Non denuncia l'anomalia di un paese civile che sta per cadere nella mani di un nuovo Al Capone, non lancia un messaggio alla nazione, non affida ad una personalità di sicura garanzia democratica l'incarico di formare il nuovo governo, invitando il parlamento a votarlo, non convoca nuove elezioni. No, il capo dello stato nomina tranquillamente il criminale presidente del consiglio, gli permette di mettere le mani sul governo del paese.
Non solo, una volta che il governo del criminale è in carica il capo dello stato promulga in prima istanza moltissime delle leggi che questo ha fatto votare ad un parlamento ormai diventato una sorta di bivacco di cosche mafiose, non le rinvia sistematicamente alle camere, come pure sarebbe suo potere fare. Ed ancora, il garante delle istituzione non invia messaggi alle camere chiedendo che tutte le forze sane in esse presenti si uniscano per cacciare il mostro; il simbolo della unità nazionale si comporta come se la situazione fosse normale, magari insoddisfacente dal punto di vista politico ma istituzionalmente normale.
Se, invece di parlare genericamente di “capo dello stato”, ci riferiamo al presidente Giorgio Napolitano le cose se possibile si aggravano. Dopo avere accettato di sostenere l'onere di un secondo mandato presidenziale Giorgio Napolitano ha pronunciato di fronte alle camere riunite un discorso inequivocabile. In quel discorso il capo dello stato ha detto chiaramente che deve finire il periodo delle contrapposizioni rissose, che accordi fra le principali forze politiche sono non solo possibili ma necessari in una situazione drammatica come quella che il pese sta vivendo. In breve, il presidente Napolitano ha auspicato un accordo di governo fra il Pd ed il Pdl, cioè un accordo fra una normale formazione politica ed una organizzazione malavitosa. Se Silvio Berlusconi è il nuovo Al Capone forse non hanno torto i Grillo ed i Di Pietro quando accusano di complicità il capo dello stato...



Il popolo italiano.
Da circa venti anni il popolo italiano regala ai partiti fondati e guidati dal criminale milioni e milioni di voti. Il Pdl è giunto a sfiorare, nel momento di massima espansione elettorale, il quaranta per cento dei suffragi, per anni si è mantenuto intorno al 35%. La coalizione di centro destra ha conquistato in più di una occasione oltre il 50% dei consensi. Insomma, la metà circa del corpo elettorale vota per una organizzazione mafiosa o per i suoi alleati, vuole che un pericolosissimo criminale governi l'Italia. E non si può dire che tutti questi cittadini ignorino la realtà dei fatti. Da anni valorosi magistrati indagano sul mostro, e le loro indagini sono amplificate e portate a conoscenza di tutti dalla informazione che, malgrado i suoi tentativi di imbavagliarla, si è conservata libera. Giornalisti amanti della verità come Scalfari, Santoro e Travaglio, artisti democratici come Benigni e Celentano, profondi intellettuali come Camilleri e Battiato hanno denunciato senza paura alla pubblica opinione crimini del mostro. Un piccolo inciso: chi a suo tempo lottava contro Al Capone rischiava di vedere la sua casa distrutta da una bomba, o di trovarsi con le gambe spezzate, o, peggio ancora, con un proiettile fra gli occhi. Oggi gli eroici attori comici, intellettuali, giornalisti, opinionisti, filosofi, scienziati, scrittori di romanzi gialli, economisti, barzellettieri ed affini che denunciano il criminale diventano in poco tempo milionari, piccole anomalie della storia. Comunque, anomalie a parte, moltissima gente coraggiosa ha denunciato le attività criminali di Silvio Berlusconi,
nessuno può dire: “non sapevo”. Eppure, tante nobili e coraggiose denunce non sono servite a nulla! Milioni e milioni di italiani hanno continuato a votare per il criminale, fregandosene degli sforzi che i magistrati stavano facendo per incastrarlo, anzi, rendendo ancora più difficile il loro compito, e delle coraggiose denunce di tanti valorosi giornalisti. Come si può spiegare un fatto tanto grave?

Qualcuno potrebbe dire che in fondo non si tratta di un fenomeno nuovo. Milioni di tedeschi diedero a suo tempo il loro voto ad Hitler, e milioni di lavoratori in tutto il mondo hanno per decenni considerato Stalin il nobile difensore degli oppressi. Il paragone però è poco appropriato. Hitler e Stalin hanno commesso crimini orrendi, addirittura più gravi di quelli commessi da Berlusconi (Marco Travaglio forse ha dei dubbi in proposito), ma si tratta di crimini
politici o che hanno una fondamentale dimensione politica. L'olocausto e la dekulakizzazione, la collettivizzazione forzata dell'agricoltura e il massacro di zingari e omosessuali, le leggi razziali e la caccia ai “nemici del popolo” sono qualcosa di radicalmente, qualitativamente, diverso dal falso in bilancio, dalla corruzione e della concussione, dallo stesso stragismo mafioso. Si tratta di crimini non finalizzati all'incremento del proprio patrimonio privato ma alla realizzazione di (criminali) obiettivi politici. Certo, anche nel caso di Hitler e di Stalin valgono considerazioni legate alla loro personale sete di potere, ma la sete di potere è, di nuovo, qualcosa di intimamente legato alla politica, alla vita e a fini pubblici. Berlusconi, dicono i suoi nemici, è entrato in politica per meglio tutelare i suoi interessi privati, Hitler e Stalin al contrario hanno enormemente ampliato l'area del loro arbitrio privato per realizzare i loro interessi pubblici, politici. La dimensione privata è assolutamente preminente nella attività di Berlusconi, come in quella di Al Capone, quella pubblica in un Hitler e in uno Stalin. E mentre è comprensibile che milioni di esseri umani seguano dei leader che indicano loro alcuni fini politici, anche se criminali, resta incomprensibile lo spettacolo di milioni di esseri umani che appoggiano un leader che non ha altro obiettivo se non quello di incrementare il proprio conto in banca. L'odio razziale o di classe sono sentimenti collettivi, capaci, purtroppo, di mobilitare milioni di persone, si può dire altrettanto del desiderio di veder incrementati gli utili e le ricchezze del signor Silvio Berlusconi?

Comunque la si rigiri il fatto che milioni di persone votino per un criminale che pensa unicamente al suo privato tornaconto resta misterioso. Ci possono essere solo due spiegazioni di un fatto tanto inconsueto.
La prima è molto semplice: si tratta di persone ingannate dal potere mediatico del criminale. Si tratta però di una spiegazione molto poco convincente. Il potere mediatico di Berlusconi non è, né è mai stato, assoluto. Lo provano non solo le moltissime voci libere che si sono levate ad accusarlo, ma il fatto innegabile che milioni di persone hanno saputo riconoscere la natura diabolica di Berlusconi e non solo non lo hanno votato, ma hanno coraggiosamente lottato contro di lui. Il potere mediatico del cavaliere non spiega perché tanta gente abbia creduto ad un procacciatore di puttane come Emilio Fede e non ad un giornalista onesto e coraggioso come Santoro, abbia dato retta ad un semi bandito come Vittorio Feltri e non ad un paladino del giusto e del vero come Marco Travaglio: entrambi erano e sono presenti sui media, ed il secondo più del primo, sembrerebbe. L'ipotesi del potere mediatico non serve a spiegare il successo elettorale del cavaliere, a meno che non sia supportata da una ulteriore ipotesi:
coloro che votano per il cavaliere sono degli imbecilli senza possibilità di recupero. La metà circa del popolo italiano è composta da cerebrolesi, poveri idioti, persone di cui si potrebbe dire, usando una terminologia politicamente corretta, che sono “diversamente intelligenti” e che come tali potrebbero anche essere un po' rispettate, se questa loro diversità non consegnasse il paese nelle mani di un criminale senza scrupoli.
La seconda spiegazione è anch'essa molto semplice:
chi vota per il cavaliere è, almeno tendenzialmente, un criminale come lui. Certo, non è colpevole, forse, di specifici delitti, non ha, forse, commesso dei crimini sanzionati dal codice, di certo non ne ha commesso tanti e tanto gravi come quelli che ha invece commesso il cavaliere, ma questo si spiega solo con le diverse possibilità che il cavaliere ha sempre avuto rispetto ai normali cittadini, oltre che con la sua natura particolarmente demoniaca. Però, sotto sotto, chi vota o ha votato Berlusconi è come minimo un criminale potenziale. Basta con la scemenza di considerare buoni cittadini, magari “ingannati”, gli elettori del centro destra! Non si tratta affatto di cittadini ingannati, sono dei furfanti che hanno voglia di partecipare al bottino, che sperano nei favori del cavaliere. Evasori fiscali privi del minimo senso civico, egoisti capaci di far affondare l'Italia pur di incassare un euro, avidi speculatori che se ne fregano del bene comune, gente che si arricchisce sulle miserie degli strati più disagiati della popolazione. In breve, non rivali ma nemici, e neppure nemici politici, nemici e basta perché non ha senso considerare gli amici di Al Capone, o gli ammiratori di Totò Riina come dei nemici politici. Sono dei disonesti che ogni persona onesta, sia essa di destra o di sinistra, deve disprezzare e combattere, punto e basta.
Questa seconda spiegazione è la più convincente di tutte, non a caso è stata sostenuta da fior di intellettuali della sinistra italica, da Umberto Eco a Giorgio Bocca. Però, se è vera, come del resto se è vera la prima, esiste in Italia un problema immenso, e stupisce che persone come Eco e Bocca, oltre che menti eccelse come quelle di Di Pietro, Marco Travaglio e Rosy Bindi non lo abbiano neppure intravisto.


La metà circa della popolazione italiana è composta da criminali
, quanto meno da potenziali criminali, oppure da incurabili imbecilli, oppure da tutte e due le cose insieme: molti imbecilli che si fanno abbindolare da molti criminali. Solo questo può spiegare il mistero dei milioni di consensi che un criminale ha potuto raccogliere e conservare tanto a lungo. Però, se la situazione è questa, non si vede come la democrazia sia possibile nel nostro paese. Se davvero siamo stati governati per oltre dieci anni da un criminale, un criminale che anche oggi è in grado di riscuotere un consenso molto elevato, i casi sono due: o si permette alla democrazia rappresentativa di funzionare, ed allora è lo stesso normale funzionamento del gioco democratico a produrre governi che altro non che espressioni della criminalità, oppure non si permette il regolare funzionamento della democrazia, ed allora il paese scivola verso nuove, pericolosissime, forme di tirannide. Qualcuno potrebbe ribattere che le cose non stanno così, che la democrazia può benissimo funzionare, fermo restando che nessuno, anche se riscuote milioni di voti, può infrangere la legge. Sono tante le anime belle che formulano ragionamentini di questo tipo, però di tratta, appunto, di ragionamentini, esercizietti mentali privi di qualsiasi validità. E' vero, tutti, anche chi ottiene milioni di voti, devono rispettare le leggi, però le leggi le fa il parlamento e chi ottiene milioni di voti ha la maggioranza in parlamento. Ed è vero che le leggi ordinarie non possono contraddire la costituzione, ma è anche vero che le maggioranze schiaccianti possono anche modificare le costituzioni. Qualsiasi democrazia, e a maggiore ragione qualsiasi democrazia liberale, può vivere solo se è supportata da un vasto sostegno popolare. Un certo livello di consenso occorre in ogni tipo di organizzazione politica e sociale, anche le peggiori tirannidi hanno bisogno del consenso, quanto meno del consenso di chi fa parte del loro apparato repressivo; una democrazia liberale che sia priva di un vasto sostegno popolare non può vivere perché entrerebbe costantemente in contraddizione con se stessa.
Nulla è più errato dell'idea di una democrazia liberale che possa sopravvivere al fatto che la metà circa del corpo elettorale sia composta da imbecilli e da criminali. L'esistenza di un simile corpo elettorale trasformerebbe fatalmente la contesa democratica in una guerra fra bande criminali, o la democrazia in una tirannide giustizialista. Dittatura dei giudici, quella che Tocqueville definiva “la peggiore delle tirannidi”, o governo del crimine organizzato. Se il popolo italiano è formato in larga parte da criminali e da imbecilli che si fanno abbindolare dai criminali, non abbiamo scampo: è questo il nostro futuro.

Le cose che ho scritto non intendono cercare di dimostrare che Silvio Berlusconi
non è un criminale: scrivendole mi sono limitato ad esaminare quali conseguenze avrebbe questo fatto qualora fosse vero. Se l'uomo che ci ha governato per oltre dieci anni è il nuovo Al Capone non può salvarsi nulla del nostro paese: non la magistratura che per decenni non si è accorta del cancro che stava crescendo, non il suo partito e neppure gli altri partiti che in qualche modo sono stati suoi complici, non il capo dello stato che ha trattato il nuovo Al Capone come un normale uomo politico, non il popolo che la ha votato, non la democrazia che ha reso possibile un tale, profondo pervertimento dei suoi stessi meccanismi.
Può darsi che sia proprio questa la situazione del paese, io
NON lo credo, anzi, sono profondamente convinto che sia proprio l'enormità delle accuse che gli sono state mosse a dimostrare come la offensiva della magistratura contro il cavaliere non abbia nulla a che fare con il diritto e la giustizia. Quello che credo io però ha poca importanza. Chi, contrariamente da me, crede che il paese sia stato governato per tanto tempo dal peggiore dei malfattori cerchi di ragionare, di trarre da questo fatto enorme ed abnorme tutte le sue logiche conseguenze. Nulla però è tanto faticoso oggi quanto il ragionare. Ecco perché oggi si sentono strillare tanti slogan, ed affermare tante sciocchezze, ma non si sentono, quasi mai, ragionamenti degni di questo nome.

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