giovedì 27 febbraio 2014

GRILLO E I DISSIDENTI




Espulsi 4 senatori “grillini”. Che in un partito ci siano delle espulsioni non è,
in sé, un fatto antidemocratico. Un partito è, appunto, una parte della società, non comprende tutti. Si sta in un partito finché se ne condividono la politica ed i principi basilari, quando non li si condivide più si può abbandonare un partito, od essere invitati ad abbandonarlo, niente da dire. Però, in ogni partito esistono differenze di idee e valutazioni, una pluralità di posizioni. In ogni partito esiste o può esistere il dissenso. Ed è importante, ai fini della valutazione di un partito, valutare come in esso viene regolamentato il dissenso. Per tornare al movimento di Grillo, in se dice poco l'espulsione dei “dissidenti”, occorre invece valutare perché, come e da chi sono stati espulsi.
 

PERCHE'. I quattro senatori sono stati espulsi perché hanno criticato l'atteggiamento tenuto da Grillo nel suo incontro con Renzi. Un po' come se un parlamentare di forza Italia venisse espulso dal partito perché, a suo parere, il cavaliere in un certo comizio è stato poco efficace e convincente, o inutilmente aggressivo. Voglio dirlo chiaramente: neppure nel partito bolscevico di Lenin si espelleva la gente per simili motivi, almeno sino al 1920/21. Una cosa è espellere un parlamentare perché, ad esempio, vota la fiducia al governo in contrasto con l'atteggiamento ufficiale del partito, altra cosa è espellerlo perché esprime dubbi sul comportamento mediatico del leader. Qui non siamo neppure in presenza di una dissidenza politica, semplicemente di una valutazione critica nei confronti delle intemperanze del leader. Punire con l'espulsione una simile “critica” è qualcosa che ha pochi antecedenti storici. Più che il partito bolscevico di Lenin viene in mente quello di Stalin, o il partito comunista cinese di Mao, o un certo partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi...
 

DA CHI. I quattro senatori sono stati espulsi dopo un referendum avvenuto in rete. Per qualcuno questo sarebbe molto “democratico”, ma si tratta di una evidente idiozia. Un referendum in rete è quanto di più manipolabile possa concepirsi. Chi può votare in un simile referendum? In quanti votano? Chi controlla i voti? Tizio entra in un certo blog e vota per l'espulsione di quattro senatori, anche se neppure sa chi sono, e perché si chiede la loro espulsione. Una simile “democrazia” ricorda la “democrazia” delle guardie rosse nella Cina della "grande rivoluzione culturale proletaria".
Per capire quanto un sistema simile sia aberrante basta pensare a cosa succederebbe se venisse usato in un processo penale. Tizio è accusato di omicidio e a decidere della sua sorte sono Caio e Sempronio che neppure sanno con precisione chi sia stato ucciso, e in quali circostanze. In effetti Grillo, e non solo lui, vorrebbero estendere anche ai processi penali simili “procedure democratiche”. Processi di piazza, fatti arringando folle urlanti. Il famoso “ostracismo” dell'antica Atene è un modello di democrazia liberale, al confronto.

COME. In realtà esiste democrazia se esistono regole, procedure. Un parlamentare può essere espulso dal suo partito solo al termine di un dibattito vero, condotto nelle sedi competenti, in cui gli sia concesso di esporre in maniera esaustiva le proprie posizioni. E solo chi ha partecipato a questo dibattito può votare l'espulsione. In un partito devono esistere statuti, attribuzioni di poteri, organismi a cui spetta deliberare, regole da seguire per le delibere. Nel M5S tutto questo non esiste. Esiste il leader e la rete. Un bel mattino Grillo si alza, decide che si deve fare X, qualcuno non è d'accordo, osa esternare il suo dissenso e subito scatta il referendum in rete che lo bolla come “traditore”. Se tutto questo è “democratico” allora era “democratica”, lo ripeto, la Cina della “rivoluzione culturale proletaria”.

Ma, a parte le considerazioni formali, pure decisive, ci sono in questa vicenda alcuni aspetti che gettano luce, una luce sinistra, sul movimento grillino.
I senatori espulsi sono stati immediatamente bollati come personaggi disonesti, preoccupati solo di salvare il loro stipendio, gentaglia che antepone lo sporco denaro ai nobili ideali. Trasformare l'oppositore in un miserabile, negare che la sua sia una dissidenza politica, trasformarla in un fatto di mero opportunismo venale è, di nuovo, una tattica messa in atto da tutti i partiti assolutisti e totalitari. Chi osava dubitare del “segretario generale” era un terrorista, un criminale, un insetto velenoso da schiacciare. Non veniva neppure considerato un nemico politico, solo un volgarissimo delinquente. Certo, Grillo non è il "segretario generale", per fortuna.
“Ora siamo un po' meno” ha detto Grillo, “ma molto più forti e coesi”. Viene in mente il famoso detto leniniano e staliniano “epurandosi un partito si rafforza”. Niente dibattiti interni, niente inutili discussioni. I dissidenti sono nemici, ed i nemici criminali. Schiacciamoli ed andiamo avanti!
Diceva Marx che nella storia gli eventi s presentano sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa...

Facciamo un piccolo esperimento mentale. Grillo conquista il 60% dei voti. Cosa farebbe un tipino simile se avesse davvero il potere? Se potesse far passare a suo piacimento ogni tipo di legge, comprese leggi di riforma costituzionale, e se avesse la forza, anche militare, per far fronte alle inevitabili resistenze? Beh, per me una simile prospettiva è abbastanza agghiacciante. Ma io sono un vecchio brontolone e pessimista.

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