venerdì 21 febbraio 2014

UCRAINA, DUE RIGHE DI STORIA




Nella seconda metà degli anni 20 Stalin rompe l'alleanza politica con Bucharin, basata sulla prosecuzione della NEP (nuova politica economica), cioè sul rispetto della piccola e media proprietà contadina. Per Bucharin la Russia sovietica doveva "marciare verso il socialismo a passi da lumaca". Il partito non doveva aggredire i piccoli e medi contadini, ma anzi favorirli. L'incremento della produttività agricola che si sarebbe ottenuto avrebbe finanziato lo sviluppo della produzione industriale. Stalin, già alleato  di Bucharin contro Trotskij, compie sul finire degli anni 20 uno dei sui improvvisi cambiamenti di rotta. Accusa Bucharin di volere lo “sviluppo del capitalismo” in Russia, esclude il vecchio alleato dal potere  ed inizia la campagna per la collettivizzazione dell'agricoltura. Questa riguarda in particolar modo l'Ucraina, che da sola forniva il 50% di tutta la farina russa. Si torna ai metodi del "comunismo di guerra" che la NEP aveva abbandonato: i contadini devono consegnare allo stato il loro raccolto. Ma si va anche oltre: le medie,  poi anche le piccole, proprietà agricole devono essere espropriate. Espulsi dalle loro terre i contadini devono andare a lavorare nelle cooperative agricole (Kolchoz) o in aziende agricole di stato (Sovchoz). Sia i kolchoz che i sovchoz hanno l'obbligo di consegnare allo stato, a prezzi fissati unilateralmente dallo stesso, i loro prodotti.
La vita nelle fattorie collettive è praticamente impossibile, tutto è messo in comune, piatti e pentole compresi, non esiste più nulla che assomigli in qualche modo alla vita privata. Si dorme, si mangia in grandi cameroni, tutti insieme. Ma il nemico più terribile è la fame. Lo stato requisisce praticamente tutto e non lascia ai contadini di che potersi sfamare. I primi ad essere colpiti sono i cosiddetti “kulaki” cioè i contadini considerati “ricchi” (è tale chi possiede due, tre di mucche), poi praticamente tutti vengono travolti.

I contadini cercano di resistere alla collettivizzazione, non vogliono entrare nei kolchoz o nei sovchoz. Resistono alle requisizioni di cibo. In preda alla disperazione per lo spettro della fame macellano e divorano gran parte del bestiame. E' una tragedia. Il patrimonio zootecnico della Russia si riduce della metà. Finita la grande abbuffata i contadini si ritrovano più affamati che mai. Lo stato impone loro obiettivi assolutamente impossibili, manda nelle campagne brigate di militanti bolscevichi in assetto di guerra che impongono ai contadini la consegna anche dell'ultimo chicco di grano. Nel 1932 vengono confiscate ai contadini anche patate, barbabietole, verdure di ogni tipo. Le campagne ucraine, e non solo loro, sono ridotte alla fame.
Un decreto del 7 agosto 1932 prevede la pena di morte, o il carcere fino a 10 anni per chi ruba generi alimentari allo “stato proletario”. Il furto di un pomodoro o di un chicco di grano può costare la fucilazione. Ricorda "Wikipedia" che la corte suprema degli stati uniti denuncia, nel solo 1932 la fucilazione per "furto" di 4880 persone (Travaglio e Gomez e Flores D'Arcais avrebbero approvato entusiasti), altre 20.086 vengono condannate a dieci anni di carcere. Né queste sono le sole misure messe in atto per stroncare la resistenza dei contadini. Intere popolazioni vengono deportate nei gulag. Secondo gli storici ed i testimoni più attendibili sono almeno 900.000 gli ucraini che devono subire la deportazione. Spesso si tratta di autentiche odissee verso il nulla. Dopo settimane di viaggio in vagoni piombati il treno si ferma nel bel mezzo della pianura gelata ed i contadini vengono fatti scendere. “Ecco, siete liberi, arrangiatevi” viene detto loro. Il treno torna indietro, lasciando migliaia di esseri umani coperti di stracci in piana campagna, al gelo, soli, senza cibo nè attrezzi.
Stremati dalla fame i contadini cercano di emigrare in città, in cerca di cibo e lavoro, ma non possono farlo. Le città sono presidiate manu militari e i contadini vengono ricacciati nella campagne. Si hanno anche episodi di assalto ai depositi statali in cui viene conservato il grano. Spesso il prezioso cereale non arriva neppure in città ma resta a marcire al sole, a volte va ad arricchire le mese dei dirigenti delle “brigate d'assalto”. I magazzini però sono ben sorvegliati e gli assalti si risolvono in autentici bagni di sangue.
Nello splendido romanzo “
tutto scorre” Vasilij Grossman fa descrivere al protagonista da una contadina  l'assalto alle città da parte dei contadini ucraini.

“Dalla campagna arrivano poi, trascinandosi, i contadini. Le stazioni sono sbarrate, piene di picchetti, che perquisiscono. Dappertutto, sulle strade, picchetti, militari; ma i contadini riescono lo stesso a raggiungere Kiev; si trascinano per prati, terreni, strade. Non si può mica mettere picchetti su tutta la terra. A camminare, ormai, non ce la fanno più, riescono solo a trascinarsi. La gente della città si affretta, ognuno ha le sue faccende: chi va al lavoro, chi al cinema, tram che passano ma gli affamati si trascinano fra la gente: bimbi adulti, ragazze – non sembrano neanche esseri umani, li diresti un a specie di sordidi cagnetti o gattini, così a carponi. Eppure vogliono ancora comportarsi da esseri umani, provano vergogna: una ragazza tutta gonfia striscia, sembra una scimmia: guaisce, ma si accomoda la gonna, si vergogna, nasconde i capelli sotto il fazzoletto: è una venuta a Kiev per la prima volta. Ma solo i fortunati riescono a trascinarsi fin li: uno su diecimila. E tuttavia non c'è salvezza per lui – giace a terra affamato, chiede con un filo di voce ma non riesce a mangiare, ha li accanto un cantuccio di pane, ma ormai è agli stremi.
Al mattino passavano i carri a piattaforma, dai pesanti cavalli da tiro, a raccogliere quelli morti durante la notte. Ho visto la piattaforma dov'erano ammucchiati dei bambini. Proprio come ho detto: magri magri, lunghi lunghi, le faccine da uccelletti morti, il beccuccio appuntito. Fino a Kiev erano riusciti a volare, quegli uccellini – ma a che pro. Fra loro ce n'era che ancora pigolavano, le testoline a ciondoloni, appesantite. Io chiesi al vetturale, lui fece un gesto con la mano: prima ch'io arrivi a destinazione s'azzittiranno per sempre.”

Naturalmente, in quella situazione infernale risorse, e su larga scala, il
cannibalismo. Lasciamo di nuovo la parola alla contadina di Grossman.

“A certi invece dava di volta il cervello, non si calmavano, sino alla fine. Li riconoscevi dagli occhi, lucidi. Erano quelli che facevano a pezzi i morti e li cuocevano, uccidevano i loro propri figli e li mangiavano. Si risvegliava in loro la belva, quando l'uomo moriva, in loro. (…) Dicono che questi li han fucilati tutti quanti. Ma non erano loro i colpevoli, i colpevoli erano quelli che riducevano una madre al punto di mangiare i propri figli. Ma, credi che si trovasse il colpevole? Hai voglia a cercarlo... E' per il bene, il bene dell'umanità che loro hanno ridotto le madri a tal punto.
L'ho visto allora: ogni affamato è, in un certo senso un antropofago. Mangia la propria carne, solo gli ossi rimangono, succhia il suo grasso fino all'ultima briciola . Poi gli si oscura la ragione: anche il cervello si è mangiato, ha divorato tutto se stesso”.

Si è valutato che,
nella sola Ucraina la collettivizzazione forzata della agricoltura sia costata dai tre ai cinque milioni di morti. I vari nostalgici del comunismo non son o d'accordo, ovviamente. Per loro i morti per fame non sono da addebitarsi al comunismo ma... alla carestia, e la morte dei contadini lasciati, coperti di stracci, nella pianura gelata non è da addebitarsi al padre dei popoli, ma... al freddo (oltre, ovviamente che all'imperialismo capitalista). Altri dedicano qualche lacrimuccia a questi morti ma affermano che "l'idea è comunque bella", perché mira alla "liberazione del genere umano". Gli ha risposto, in anticipo, Grossman: “ E' per il bene, il bene dell'umanità che loro hanno ridotto le madri a tal punto”. Povera umanità, distrutta in nome del suo bene...

Non conosco bene la attuale situazione dell'Ucraina, ma mi fa ridere chi pensa che davvero, oggi, gli Ucraini sfidino la morte per l”Europa”. Gli ucraini hanno subito per secoli l'oppressione del nazionalismo Russo e per decenni la follia del comunismo staliniano. Non a caso quando Hitler invase l'URSS ci fu chi, in Ucraina, accolse, sbagliano tragicamente, i tedeschi come liberatori.
Gli ucraini vogliono più democrazia, più libertà, un governo meno corrotto ed oppressivo, un po' più di benessere. Tutto questo con la commissione europea c'entra molto poco.

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