lunedì 28 marzo 2022

ANCORA SULL'ARTICOLO 11

Quelli che invocano di continuo l’articolo 11 della Costituzione ed il ripudio della guerra ne hanno inventata un’altra. Oltre all’articolo 11 c’è anche l’articolo 52 della costituzione che dice: “La difesa della Patria e' sacro dovere del cittadino” e questo pone qualche problema a chi sostiene che il famoso articolo 11 vieta in maniera assoluta, sempre e comunque qualsiasi ricorso alle armi. Perché, è ovvio, se la difesa della patria è sacro dovere del cittadino qualche volta qualche arma la si potrà pure impugnare, se costretti, no?
Ma gli ermeneuti del “ripudio della guerra” non si danno per vinti. Ci pensano su ed arrivano alla seguente, fantastica conclusione: L’Italia può ricorrere alle armi solo e soltanto per difendere la SUA indipendenza, non quella di altri paesi. Fantastico! Altro che “sacro egoismo”! Qui siamo all’apogeo, alla assolutizzazione dell’egoismo! Se un certo paese è invaso da un altro, molto più forte e ci chiede aiuto noi non dobbiamo dargli neppure una fionda per difendersi. Noi “ripudiamo” la guerra perbacco, ci interessano solo i nostri confini. E se il paese invasore mette in atto un massacro generalizzato nei confronti della popolazione del paese invaso? In questo caso innalzeremo al cielo soavi conti, urleremo “pace”, sventoleremo bandiere arcobaleno. Molto, molto commovente.
Molti teorici di questo nuovo “sacro egoismo” sono gli stessi che predicano il dovere della assoluta accoglienza, i teorici della “inclusività” assolutizzata. Sono quelli che strillano “solidarietà” tutti i giorni, 24 ore al giorno.
L’Italia accoglie chi fugge dalle guerre, ed anche chi dalle guerre non fugge, ma se degli uomini coraggiosi ci dicono: noi non vogliamo fuggire, vogliamo difendere la nostra terra, la nostra patria, aiutateci, anche indirettamente, noi gli rispondiamo: affaracci vostri, a noi interessano solo i nostri confini. Più “buoni” di così si muore...
Ma, a parte il lieve senso di nausea che provocano simili affermazioni, sono giuridicamente fondate? Ritengo di NO. Vediamo.
L’articolo 11 della Costituzione recita:
“L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Sul ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli non si può che concordare. Personalmente mi sembra che il ripudio della guerra come strumento di offesa della altrui libertà implica la condanna delle offese alla libertà di qualsiasi paese e che quindi la carta costituzionale non ci impone di rimanere inerti quando un paese ne aggredisce un altro, ma… tralasciamo.
L’articolo 11 afferma che l’Italia ripudia la guerra anche come “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Questo, secondo gli amanti del pacifismo un tanto al chilo, ci impedirebbe qualsiasi azione militare, forniture di armamenti comprese, riguardanti altri paesi.
A questi sottilissimi ermeneuti vorrei porre due domande.
1) Fermo restando che se esiste una controversia si deve seguire la via del negoziato, se la parte avversa fa saltare il tavolo, la smette di negoziare, o pone condizioni palesemente inaccettabili e passa alle vie di fatto è consentito rispondere armi alla mano alla sua aggressione? Qualsiasi persona dotata di normali capacità di ragionamento non può rispondere che SI.
2) L’Italia, membro tra l’altro della UE e della Nato, può partecipare solo a negoziati che riguardano se stessa? Può discutere solo, per dire una sciocchezza, su eventuali pretese francesi sulla Valle D’Aosta o può partecipare anche a trattative che riguardino, ad esempio, la Polonia, Ucraina o l’Egitto? Di nuovo, basta fare la domanda per avere la risposta.
L’Italia può partecipare a trattative che non la riguardano direttamente, non mettono in discussione i suoi confini e se quelle trattative falliscono per colpa della parte avversa può partecipare agli sforzi militari conseguenti al fallimento. E’ pura logica questa. E se dalla logica si passa all’empiria, l’Italia è stata militarmente presente in Afghanistan ed in Iraq che non avevano affatto invaso il nostro paese. Che poi le nostre forze non fossero direttamente combattenti non cambia la sostanza delle cose. Si può partecipare ad una azione militare anche indirettamente, mandando sul campo soldati con funzioni limitate, oppure limitandosi ad inviare aiuti militari.
Non mi interessa approfondire il giudizio sulle spedizioni militari italiane, sulla loro efficacia, sulla sottile ipocrisia sottesa al cercare di mascherarle come “azioni di pace”. Quello che mi interessa ribadire è che l’interpretazione che i pacifisti un tanto al chilo danno dell’articolo 11 trasformandolo in una sorta di porta aperta al “sacro egoismo” non sta in piedi.
E tanto basta.

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