sabato 2 marzo 2013

BEPPE GRILLO


Nel “grillismo” confluiscono pregiudizi e luoghi comuni largamente presenti in settori consistenti della società italiana, Grillo non li ha certo inventati, ha però conferito loro forza politica, e lo ha fatto meglio di ogni altro, gli va riconosciuto.
L'essenza del “grillismo” può essere riassunta in tre parole: semplificazione, personalizzazione, criminalizzazione.
I problemi sono semplici, ed è semplice la loro soluzione. Come uscire dalla crisi? Non occorre conoscere il funzionamento di un sistema economico e finanziario per proporre delle ricette valide. Per Grillo le ricette sono semplici, semplicissime. Ovviamente tutti in campagna elettorale semplificano al massimo il discorso, lo riducono a formule. Le formule di Grillo però hanno sulle altre il grosso vantaggio di essere consolanti, auto assolutorie. Se qualcuno afferma che c'è la crisi perché ci sono troppi lavoratori improduttivi dice il vero, ma lascia in molti una sgradevole sensazione. “Ci sono troppi improduttivi; certo, nessuno chiede che vengano licenziati in tronco, occorre ampliare l'area del lavoro produttivo, superare l'assistenzialismo... tutto giusto ma, sarà possibile farlo? E, con quali costi? E, chissà, forse la cosa riguarda anche me...” così ragiona l'uomo della strada, e lo fa con una certa preoccupazione. Arriva Grillo gli dice che non ha alcun motivo di preoccuparsi. Macché improduttivi! La crisi c'è perché ci sono fior di banditi che si sono mangiati tutto il mangiabile. Macché analisi del sistema economico, disamina delle leggi del suo funzionamento! La causa di tutto sta nelle persone, nei malfattori che hanno fatto man bassa della comune ricchezza. La semplificazione si sposa con la personalizzazione e la criminalizzazione dei problemi e induce nella gente un consolante sentimento di sicurezza. “Sbattiamo in galera i malfattori e tutto sarà risolto”, pensa l'uomo della strada ed allontana da se l'inquietante prospettiva di tempi difficili, di un lungo e faticoso periodo di profonde trasformazioni, trasformazioni che, chissà, potrebbero anche incrinare il suo quieto vivere.

Qualcuno obietta: “ma, non è troppo semplice? La crisi è mondiale, i miliardi in gioco sono tantissimi, possibile che sia tutta colpa dei ladroni di casa nostra?” ma Grillo ha pronte risposte consolanti ai suoi dubbi. “No, non si tratta solo dei ladroni di casa nostra. Ci sono i politici corrotti, ma ci sono anche le multinazionali con i loro oscuri interessi, la finanza internazionale, specie quella ebraica, i grandi petrolieri, la grande industria farmaceutica... sono forze in grado di decidere su tutto e tramano nell'ombra...”. La semplificazione, la personalizzazione e la criminalizzazione si sposano in questo modo in Grillo con un altro, diffusissimo, luogo comune: la teoria del complotto. Le cose sono diverse da come appaiono. Dietro al fluttuante mondo delle apparenze esiste un livello più profondo di realtà e questo livello più profondo è rappresentato dai finanzieri ebrei, dai servizi segreti di Usa ed Israele, dalle multinazionali eccetera eccetera. Loro decidono tutto, manovrano tutto, a nostra insaputa. Certo, Grillo non fornisce prova alcuna delle manovre oscure che condizionerebbero la nostra esistenza, ma... serve farlo? La mancanza di prove non inclina la teoria del complotto, dimostra solo la diabolica abilità degli onnipotenti cospiratori.
Ancora una volta, Grillo non inventa niente di nuovo, usa argomenti, si appoggia a luoghi comuni diffusissimi e che non è stato di certo lui a creare. Ma lo fa con una verve, con una abilità polemica ed una capacità di presa che manca completamente a tanti altri. Quelle che in bocca ad un Giulietto Chiesa appaiono deliranti farneticazioni diventano “argomentazioni” quasi convincenti in bocca al demagogo genovese.

Con la teoria del complotto il grillismo assurge quasi a visione generale del mondo. Non si limita più a discettare sui problemi di casa nostra, sui politici ladri e corrotti. No, affronta i grandi problemi della guerra e della pace, e dello sviluppo, del rapporto uomo natura, attività produttive salvaguardia dell'ambiente.
Nel mondo ci sono centinaia di milioni di esseri umani vittime del fanatismo. Odiano l'occidente, vorrebbero che Israele fosse cancellato dalla faccia della terra; molti sono pronti a farsi esplodere pur di uccidere degli impuri infedeli. E' un bel problema no? Come ci rapportiamo a questa massa enorme di fanatici? La cosa è ancora più grave se pensiamo che ce ne sono anche a casa nostra, nelle nostre città di esseri umani animati animati da simili idee e sentimenti. Ma per Grillo si tratta di un falso problema. Il fanatismo religioso? Chissà, forse esiste ma basterebbe che l'occidente depredasse un po' meno i poveri sceicchi del petrolio e non se ne sentirebbe più nemmeno parlare. Ahmadinejad nega l'olocausto? Vorrebbe distruggere Israele? Ma no! Le parole del leader iraniano sono state malamente tradotte! E' il Mossad che gli attribuisce dei propositi bellicosi! E dietro al Mossad ci sono gli interessi dei finanzieri ebrei che guardano con occhi avidi al petrolio iraniano. Con poche battute Grillo cancella un fenomeno che riguarda masse sterminate di uomini e donne, lo riduce alle trame oscure di un pugno di finanzieri e di agenti segreti. E' una idiozia? Certo che lo è, ma è molto consolante. Si sciolgano la Cia ed il Mossad, si imprigionino i finanzieri ebrei e tutti vivremo felici e contenti... fino al prossimo attentato.
Ed ancora, è molto diffuso nel mondo di oggi, specie in occidente, l'amore per la natura, ma è anche diffusissimo l'attaccamento agli agi ed ai vantaggi che ci sono assicurati dallo sviluppo economico e tecnologico. Come conciliare sviluppo e tutela dell'ambiente? Si tratta di un problema difficile da risolvere, soprattutto, di un problema che non ha soluzioni indolori: non si avranno mai, insieme, un ambiente del tutto immacolato ed una sostenuta crescita economica, qualche prezzo è necessari pagarlo. Grillo dice NO! Si può continuare a godere dei vantaggi dello sviluppo tecnologico senza alcun impatto negativo sull'ambiente. Come? Ma è tanto semplice! Usiamo tutti l'auto elettrica, potremo spostarci senza problemi e non inquineremo! E' semplicissimo no? E poi, soprattutto: decrescita felice, economia di auto consumo! Facciamoci in casa la marmellata, il pane e lo yogurt, coltiviamo la verdura negli orti in centro città! Produciamo energia in maniera decentrata, con piccoli generatori casalinghi. Avremo prodotti abbondanti e a buon mercato, non inquineremo e saremo più sani, facile no? Si, facilissimo, ci pensò a suo tempo, e a modo suo, nientemeno che il presidente Mao, quando lanciò la campagna per le piccole fornaci siderurgiche. "Una piccola industria siderurgica deve sorgere in ogni villaggio" ordinò il celeste presidente. Fu un disastro economico, sociale ed umano, ma questo Grillo non lo sa.
Ovviamente per risolvere senza costo alcuno il problema del rapporto uomo ambiente occorre battere qualcuno... chi? La risposta è facile, facilissima. Occorre battere il grande capitale che oppone all'economia di autoconsumo la  produzione accentrata in megafabbriche, la grande industria farmaceutica che vuole che noi consumiamo cibi insalubri per continuare a venderci i malefici farmaci della medicina occidentale, eccetera eccetera. E poi, occorre battere gli interessi monopolistici dell'industria automobilistica che si oppone alla fabbricazione di auto elettriche perché vuole continuare a vendere le vecchie auto a benzina. Fra tutte le idiozie di Grillo questa, sia detto fra parentesi, è la più idiota di tutte. Per Grillo l'economia di mercato sarebbe strutturalmente conservatrice, contraria alle innovazioni di prodotto: si possono far profitti solo nei settori tradizionali, non in quelli innovativi. Profonda analisi economica, non c'è che dire. Infatti gli interessi dei costruttori di carrozze hanno impedito il decollo delle ferrovie, e quelli dei proprietari delle ferriere lo sviluppo del traffico aereo. L'industria aereo spaziale è stata bloccata dagli interessi dei proprietari di aerei ad elica, quella delle biotecnologie dalle resistenze dell'industria chimica tradizionale. Non fa una grinza!!

Insomma, che si parli della crisi, o della pace nel mondo, o del rapporto con l'Islam, o della salvaguardia della natura la risposta di Grillo è sempre, monotonamente la stessa: “cerchiamo il colpevole, i colpevoli”. Novello, manzoniano cacciatore di untori Grillo non tenta diagnosi né cerca terapie: vuole uomini, uomini da mettere alla gogna, gogna virtuale, mediatica ovviamente.
In questo però non c'è nulla di nuovo. Grillo ha molti predecessori ed imitatori. Il suo modo di affrontare i problemi è molto simile a quello di un Di Pietro o di un Ingroia, o di un Nanni Moretti. Grillo però ha molto più successo dei vari giustizialisti forcaioli, dei girotondini, delle femministe di “se non ora quando?” ed è, in effetti, molto diverso da loro. In cosa?
La risposta è semplice. Di Pietro e Moretti, girotondini, femministe di “se non ora quando?” sono, tutti, caratterizzati da una mostruosa parzialità. Come Grillo anche questi personaggi pensano che tutto si risolva mettendo le mani sui malfattori, però, diversamente da Grillo, sono di una faziosità vomitevole quando si tratta di indicare i malfattori. Per Di Pietro, Ingroia o Moretti il malfattore è uno solo, in fondo, e si chiama Silvio... gli altri, al massimo, sono suoi “complici” o “colpevoli” di non combattere Silvio con sufficiente decisione. Così questi personaggi appaiono a moltissimi italiani per quello che sono: faziosi, ipocriti, intollerabilmente parziali. Grillo in questo è ben diverso. No, lui non fa sconti a nessuno: spara sul cavaliere, è vero, ma sbatte in faccia a Bersani, senza tante storie, lo scandalo del Monte paschi, e a Monti i suoi rapporti con la finanza internazionale. Tutti rubano, e spesso chi strilla contro i ladri è quello che ruba più di tutti, urla Grillo e in fondo, su questo, non ha tutti i torti. Ed ancora, i Bersani, i Di Petro, gli Ingroia non fanno che sbraitare contro gli evasori, Grillo non li segue. “Ma come, i politici corrotti si sono mangiati mezza Italia ed ora quegli stessi politici cercano di mettere le cose a posto strozzandoci con le tasse? E se un piccolo imprenditore non ce la fa a pagarle, tutte queste tasse, che fanno? Gli pignorano la casa? Ma andate a fan....” urla Grillo, e, di nuovo, qualcosa di vero nella sua invettiva c'è. In questo modo, differenziandosi dai forcaioli più ipocriti e parziali, Grillo strizza l'occhio a settori consistenti dell'elettorato di centro destra, ed acquista una forza che non avrebbe mai avuto se fosse stato l'ennesima, sbiadita, copia di squallidi personaggi come Di Pietro o Ingroia.
Non stupisce quindi il successo di Grillo. Non stupisce perché alcune delle cose che denuncia sono vere; la corruzione dei politici, il potere abnorme della finanza e delle multinazionali non sono invenzione del comico genovese, l'errore non consiste nel denunciare queste realtà, consiste, ovviamente, nel ridurre a loro la crisi. Non stupisce, il suo successo, perché Grillo è stato ed è abilissimo a tenere i contatti con aree molto ampie, e trasversali, dell'elettorato. Di fronte alla ipocrisia di Bersani ed alla evidente ripetitività di Berlusconi Grillo riesce ad apparire quasi come una alternativa credibile. Ma si tratta di un abbaglio. La sua non è una proposta politica, è solo un urlo, uno sberleffo, un tentativo, l'ultimo di una lunga serie, di non affrontare davvero i problemi nella loro complessità. Soprattutto, anche a voler ignorare l'antisemitismo e le tante idiozie e volgarità presenti nel suo programma, il grillismo è inaccettabile in quanto nuova forma di giustizialismo forcaiolo. Un giustizialismo forcaiolo diverso, non limitato al cavaliere, aperto a tutti, generalizzato, non ipocrita, ma comunque giustizialismo, comunque forcaiolo. Forse Grillo neppure se ne rende conto ma la sua Italia sarebbe una dittatura dei giudici, la peggiore delle dittature, diceva Alexis de Tocqueville.
Però avrà un buon successo, c'è da starne certi. Non ci aspettano tempi allegri...

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