lunedì 18 marzo 2013

GRAMSCI E BERSANI






Nei “quaderni dal carcere” Antonio Gramsci analizza la differenza fra la Russia prerivoluzionaria ed i paesi dell'Europa occidentale. In Russia lo stato era fortissimo, la società civile invece era estremamente fluida e debole. In occidente lo stato è relativamente debole mentre la società civile è forte, articolata, complessa. In Russia l'assalto rivoluzionario al potere ha assunto la forma della “guerra di movimento”: un colpo di mano audace, sferrato in un momento di crisi gravissima, ha consentito ai bolscevichi di conquistare il potere ed ora questi lo mantengono costi quel che costi, ed impongono la loro politica ad una società civile frammentata e dispersa.
In occidente la tattica della guerra di movimento non è applicabile, dice Gramsci. In occidente l'assalto allo stato dovrà essere la fase conclusiva di una lunga guerra di posizione che consenta al partito comunista di conquistare le fortezze e la casematte del potere borghese. In Russia la presa del potere statale aveva preceduto l'attacco alla società civile, in occidente la conquista dei gangli vitali della società civile deve precedere la conquista dello stato. Scuole, università, enti locali, magistratura o suoi settori importanti, cooperative, settori del mondo economico e finanziario, cariche istituzionali devono essere conquistate dal “moderno principe”, il partito comunista, e questo PRIMA della rottura rivoluzionaria.
Malgrado che diffuse leggende affermino il contrario in Gramsci non c'è nulla che ricordi, neppure vagamente, la democrazia liberale. Nulla è più lontano dal suo pensiero quanto la concezione di una società in cui forze politiche e sociali diverse si alternino democraticamente al governo e mettano in atto i loro programmi, rispettando l'avversario momentaneamente sconfitto. Gramsci vuole che il partito comunista raccolga un vasto consenso, sia la forza egemone in un “blocco storico” che comprenda anche forze non proletarie, ma vuole questo consenso al fine di imporre alla società tutta una trasformazione che la unifichi, la renda omogenea. Esattamente come Lenin Gramsci detesta il pluralismo non vuole una società divisa in classi, forze sociali, politiche e culturali diverse e tutte egualmente legittime.
Se si guarda alla politica di questi giorni ci si rende conto che i vertici del PD hanno bene appreso la lezione gramsciana. Il PD non è neppure il primo partito d'Italia, ha vinto le elezioni per meno di una manciata di voti, è maggioranza alla camera solo in grazia dei meccanismi della tanto detestata legge elettorale. Eppure vuole tutto per se. Se appare disposto a cedere qualche carica ai grillini lo fa al solo fine di potersi assicurare una maggioranza a sostegno di un governo, un governo qualsiasi che però gli consenta di restare al potere.
Non parlo della presenza del PD in banche e cooperative, enti locali, scuole e università. Non parlo della magistratura...
Certo, Bersani non mira alla "presa del potere" si limita a volere per il suo partito il massimo del potere, fine a se stesso. Per fortuna, a differenza di Gramsci che aveva una testa possente, Bersani è decisamente stupido...

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