venerdì 22 marzo 2013

I DUE MARO'





Dal 4 novembre 1979 al 20 novembre 1980 l'America visse col fiato sospeso. A Teheran 52 membri della ambasciata erano stati presi in ostaggio dai fondamentalisti islamici. Per la loro liberazione i fanatici chiedevano che lo scià Reza Pahlavi fosse estradato in Iran per essere giudicato dal “popolo iraniano”. Gli Usa non cedettero, ovviamente, non consegnarono ai carnefici lo scià anche se era in gioco la vita di 52 loro cittadini. Tentarono addirittura di liberare gli ostaggi con una azione militare, purtroppo fallita. Alla fine ne ottennero comunque la liberazione. Per quanto fanatici i seguaci di Khomeini capivano che avrebbero pagato un prezzo altissimo per la loro morte.
L'Italia è fatta di un'altra pasta. E' bastato che il governo indiano limitasse la libertà del nostro ambasciatore per costringere il governo Monti, ormai defunto ma ancora in grado di far del male, a a rispedire in India i due marò.
“Abbiamo ottenuto garanzie” farfuglia Monti, “non sarà applicata la pensa di morte”. Molto interessante, però, vanno fatte alcune osservazioni.

1) L'Italia ha sempre sostenuto che il caso NON era di competenza della magistratura indiana, visto che i fatti sono avvenuti in acque internazionali. Ora questa posizione è stata di fatto abbandonata se l'unico problema diventano le garanzie che la giustizia indiana può riconoscere. E le garanzie in un processo dovrebbero essere qualcosa di scontato, non dovrebbe essere necessario alcun impegno scritto. Monti ha rispedito in India i due marò in cambio di qualcosa che non dovrebbe neppure essere oggetto di discussione.

2) Si potrebbe obbiettare che Monti ha ottenuto che non si applichi la pena di morte. Dal che si deduce che un ergastolo gli starebbe benissimo. Starebbe benissimo A LUI, ovviamente, non ai nostri militari. Inoltre, se in India esiste, come pare esista, un minimo di autonomia della magistratura gli impegni del governo indiano non sono vincolanti per i magistrati indiani. E' deprimente lo spettacolo di strenui difensori della autonomia della magistratura che trattano con un governo al fine di ottenere da questo delle pressioni sulla propria magistratura.

3) Non mi stancherò mai di ripeterlo. Esiste la sentenza del 27 giugno 1996 della CORTE COSTITUZIONALE. Questa sentenza afferma chiaramente che l'Italia non concede l'estradizione a persone accusate di delitti per i quali sia prevista, nel loro paese, la pena di morte. Non la concede MAI, QUALI CHE SIANO LE ASSICURAZIONI, VERBALI O SCRITTE DEL PAESE CHE CHIEDE L'ESTRADIZIONE. Restituendo all'India i due marò il governo Monti ha quindi agito in maniera incostituzionale, ha violato lo spirito della costituzione ed una sentenza specifica della consulta, e questo malgrado il gran parlare di costituzione da parte di schiere infinite di ipocriti della politica.

4) In realtà Monti ha fatto addirittura di peggio perché nel caso dei marò non si tratta neppure di negare o concedere l'estradizione, ma solo di affermare il diritto dell'Italia di giudicare secondo le proprie leggi i propri militari, per un fatto di propria competenza.

5) Ogni paese serio difende e tutela i diritti dei propri cittadini, ovunque questi si trovino; a maggior ragione difende e tutela i diritti dei propri militari, e dei propri ambasciatori. L'Italia, quanto meno l'Italia di Monti, non lo fa, è palesemente incapace di gestire una crisi internazionale, indietreggia terrorizzata se qualcuno le mostra una espressione anche solo un po' minacciosa. E dire che il professore è stato additato per un sacco di tempo come colui che ci ha ridato lustro a livello internazionale!

6) Ultima considerazione: l'Europa. L'india prende praticamente in ostaggio l'ambasciatore di un paese importante della UE e la famosa “Europa”, quella che impone misure economiche distruttive a tutti, si limita a farfugliare poche, generiche banalità. E noi dovremmo far sacrifici per un una simile “europa”? (il minuscolo è voluto). Totò direbbe: “MA MI FACCIA IL PIACERE!!!!!”

Un po' di ottimismo per chiudere. Visti i magistrati che circolano in Italia, visti i Woodkok, gli Ingroia, le Boccassini, i De Magistris ed i Di Pietro, visti i PM che tengono la foto del “Che” in ufficio, forse i nostri due militari, se si prescinde dall'orrore della pena di morte, sono più garantiti in India che in Italia. E' così che va il mondo, meglio, che va il nostro sventurato paese.

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