mercoledì 27 marzo 2013

SO SPRACH BEPPE GRILLO



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Hanno governato a turno per vent'anni, hanno curato i loro interessi, smembrato il tessuto industriale, tagliato lo Stato sociale, distrutto l'innovazione e la ricerca. Pdl e pdmenoelle sono vent'anni che ci prendono per il culo e non hanno ancora il pudore di togliersi in modo spontaneo dai coglioni dopo Penati, Tedesco, Dell'Utri, Cuffaro, Monte Paschi di Siena, dopo il Lodo Alfano, lo Scudo Fiscale e cento leggi abominio. Vent'anni senza riuscire a produrre una legge contro la corruzione e contro il conflitto di interessi, vent'anni per trasformare la legge elettorale in una caricatura anticostituzionale, senza mai trovare il tempo (ah, il tempo...) per cambiarla. I figli di NN vi manderanno a casa, in un modo o nell'altro, il tempo è dalla loro parte. Hanno ricevuto da voi solo promesse e sberleffi, non hanno nulla da perdere, non hanno un lavoro, né una casa, non avranno mai una pensione e non possono neppure immaginare di farsi una famiglia. Vi restituiranno tutto con gli interessi.”

SO SPRACH BEPPE GRILLO, così parlò Beppe Grillo.

E' abile, questo gli va riconosciuto. E' un notevole agitatore, un ottimo demagogo. Degno di nota quel “i figli di NN (…) non hanno nulla da perdere” che ricorda il celeberrimo passo che chiude il “manifesto del partito comunista” di Marx ed Engels: “Le classi dominanti tremino al pensiero d'una rivoluzione comunista. I proletari non hanno da perdervi che le loro catene. Hanno un mondo da guadagnare”. Il parallelo fra l'ex comico genovese
e il padre del socialismo scientifico però si ferma qui. Perché l'invocazione rivoluzionaria di Marx è preceduta da una analisi politica, filosofica, economica del modo di produzione capitalistico che è, si, profondamente errata e foriera di immani catastrofi, ma che rappresenta comunque uno snodo nella storia del pensiero che non è possibile ignorare. Nel “pensiero” di Grillo invece c'è solo lo sberleffo, lo strillo, la denuncia. E ora c'è anche, chiarissima, l'invocazione rivoluzionaria, quasi un appello all'azione diretta.

Quello che lascia attoniti nel discorso di Grillo è la mancanza, la mancanza totale, assoluta, di ogni analisi, magari sbagliata, superficiale, contraddittoria, della realtà economica e sociale. La crisi economica non riguarda solo l'Italia, lo sanno tutti. Colpisce l'Europa nella sua globalità, arrivando a lambire la stessa Germania
; ha colpito, e continua a colpire,  sia pure in maniera diversa, gli Stati Uniti. Basterebbe questa considerazione per spingere chiunque non sia solo un demagogo a cercare di abbozzare una analisi economica e sociale che vada oltre l'accusa a questo o a quello. Si, l'Italia sarà anche la patria dei ladri e dei puttanieri ma se la crisi colpisce anche la Spagna, la Grecia, Cipro, il Portogallo, l'Islanda , la Francia, gli Stati Uniti, forse non tutto è addebitabile ai "Padri Puttanieri", quelli che, dice Grillo “hanno sulle spalle la più grande rapina ai danni delle giovani generazioni”.
Come tutti i demagoghi Grillo sa bene una cosa: non si può indirizzare la rabbia popolare contro un astratto “sistema”, non si odiano le classi o le relazioni sociali, si odiano gli esseri umani, gli esseri umani in carne ed ossa. Ed è contro questi esseri umani che Grillo chiama alla lotta. Non ha scoperto nulla, in fondo. I rivoluzionari marxisti hanno sempre ammantato i loro appelli alla rivoluzione proletaria con pesanti analisi “oggettive” delle “contraddizioni capitalistiche”. Al momento opportuno però sono stati i primi a denunciare per nome e cognome gli “oppressori del popolo”, o i “traditori del movimento operaio”. Grillo, che di “proletario” non ha assolutamente nulla si pone sulla loro scia, ed è più abile di molti di loro.

E, come tutti gli eversori, Grillo non ha, probabilmente non vuole avere, neppure un po' di coerenza. La coerenza blocca l'azione, la rallenta, la indebolisce.
Essere coerenti è assolutamente necessario quando si vuole costruire qualcosa, diventa un ostacolo quando si mira solo a distruggere. Se devo scatenare quanta più gente possibile contro il “sistema” devo appoggiare tutte le rivendicazioni, far mie tutte le proteste, identificarmi con tutte le esplosioni di rabbia, anche le più lontane fra loro. E così Grillo, che teorizza la “decrescita felice”, cioè il ritorno o la forte espansione dell'economia di autoconsumo, non si perita di accusare i "padri puttanieri" di aver “smembrato il tessuto industriale”, come se lo sviluppo industriale non si sia, sempre, ovunque, accompagnato alla contrazione dell'economia di auto consumo. Ed ancora, strilla in difesa delle giovani generazioni che non avranno mai una pensione e nel contempo denuncia l'azione dei “padri puttanieri” che hanno tagliato lo stato sociale. Da buon demagogo Grillo non si chiede, ovviamente, se per caso non sia vero il contrario, se cioè la colpa più grave di molti politici, e sindacalisti, non sia stata proprio l'aver favorito la crescita abnorme della spesa pubblica; se non sia la metamorfosi dello stato sociale in stato assistenziale la causa, o una delle cause, della crisi drammatica in cui ci troviamo, della tragica incertezza dei giovani e del fatto che per moltissimi di loro la pensione non è affatto certa.
Grillo vuole il salario di cittadinanza per tutti, indipendentemente dal fatto che lavorino e producano, e vuole nel contempo la pensione garantita a tutti. Non lo sfiora l'idea che non basta mettere nelle tasche della gente dei pezzi di carta chiamati “denaro” per darle qualcosa di simile ad un po' di benessere. Ignora che il benessere lo si costruisce col
lavoro produttivo, infatti non dice nulla su come si può ampliare l'area del lavoro produttivo e ridurre quella dell'assistenzialismo sprecone e parassitario. Lui è per la "decrescita felice", teorizza una economia con meno lavoro, meno energia, meno capitali. Però vuole occupazione, salari e pensioni per tutti. Per chi voglia costruire qualcosa, qualsiasi cosa, un simile programma è folle, per chi vuole sfasciare tutto è ottimo.
Questo è, in fondo, il punto centrale: Beppe Grillo è un nichilista, lo è nel senso pieno, letterale del termine: il suo obiettivo è distruggere.
Per questo non tenta neppure di analizzare la società che detesta, per questo personalizza tutti i problemi, per questo è incoerente, neppure si pone il problema delle compatibilità fra le cose che vuole o dice di volere. Se devo distruggere qualcosa non serve che ne conosca il funzionamento, mi basta prenderla a mazzate. Se devo aizzare la gente alla rivolta devo sputtanare i nemici, addittarli per nome e cognome al pubblico disprezzo, se voglio un largo consenso devo appoggiare tutte le richieste, anche le più contraddittorie fra loro, e poco mi importa se poi non potrò soddisfarle, quelle richieste, l'importante è che chi le fa mi segua, pieno di rabbia contro i comuni nemici.
In una solo campo Grillo è "costruttivo": la tecnica della comunicazione demagogica, la retorica dell'agitazione, l'arte dell'insulto e dello sberleffo. In questo è davvero un grande innovatore, bisogna dargliene atto.  


Solo una persona non capisce, o fa finta di non capire, il carattere eversivo, profondamente distruttivo delle sfuriate grilline: Pier Luigi Bersani. Il segretario del PD corteggia Grillo dal giorno dopo le elezioni. Non vuole un governo col Pdl, sa che se lo facesse legittimerebbe in qualche modo il mostro di Arcore, e questo lui non lo può accettare, dopo che da 20 anni a questa parte il suo partito non fa che indicare in Berlusconi il male sommo, assoluto. Così tenta in tutti i modi di ingraziarsi, se non Grillo, almeno alcuni dei suoi seguaci, per mettere in piedi uno straccio di maggioranza, e governare, per un po'. Uno spettacolo davvero poco edificante.
Ma ancora più squallidi di Bersani sono, se possibile, certi “intellettuali” che hanno pregato
per giorni Grillo, lo hanno invocato di “essere ragionevole”, appoggiare Bersani. Perché tante preghiere inascolate? Pensano forse che un governo Grillo - Bersani sarebbe in grado di affrontare i problemi drammatici del paese? No, ovviamente. Il fatto è che a certi personaggi dei problemi del paese non frega assolutamente niente. Hanno una sola cosa in testa, perseguono da venti anni un solo obiettivo: far fuori Silvio Berlusconi. E così fremono, gli Ingroia ed i Di Pietro, i Benigni ed i Flores D'arcais, i don Gallo ed i Travaglio, al pensiero che se Grillo e Bersani si alleassero si potrebbe disporre di una solida maggioranza in grado di dichiarare ineleggibile il cavaliere, cacciarlo dal parlamento, aiutare i magistrati che da 20 anni non fanno altro che aprire inchieste su di lui, a cacciarlo in galera. I più ottimisti forse sperano che si possa addirittura metter fuori legge il Pdl, magari dichiarandolo “organizzazione mafiosa”. "Ah, se solo Grillo volesse..." sospirano malinconici.Sono Forcaioli, irresponsabili e ciechi. Che l'economia stia sprofondando non li preoccupa, una sola cosa turba i loro sonni: il fatto che Silvio Berlusconi esista. E se ne fregano dei danni devastanti che avrebbe la acutizzazione dello scontro politico che i loro disegni causerebbero, se attuati. Si, acutizzazione, perché solo degli idioti possono davvero sperare che circa dieci milioni di italiani siano disposti a restar privi di rappresentanza politica senza ribellarsi.
E sono, inoltre, incredibilmente stupidi. Non hanno capito nulla di Beppe grillo. Pensano sia un altro Travaglio o un altro Santoro. Non capiscono che Grillo è diventato tanto forte non perché urlava contro Berslusconi ma perché urlava, e u
rla, contro tutti. Se Grillo si alleasse con Bersani al fine di far fuori il cavaliere diventerebbe un altro Ingroia, o un altro Di Pietro e perderebbe gran parte del suo seguito. Degraderebbe al rango dei tanti faziosi che passano la vita a maledire il cavaliere e chi lo vota. Ma Grillo è diverso, è un demagogo vero, un nichilista autentico. Per questo manda al diavolo i sui consiglieri interessati ed i suoi ancora più interessati corteggiatori. Per questo è molto più pericoloso dei personaggi lividi di rabbia che infestano il nostro sottobosco politico. Per questo ogni persona responsabile dovrebbe, seriamente, cercare di fermarlo, prima che doventi davvero troppo forte. Altro che invocarlo e genuflettersi davanti a lui!

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