venerdì 21 maggio 2010

La cellula sintetica

La scoperta (o l'invenzione?) della cellula sintetica pone problemi filosofici (ed etici, ma l'etica fa parte della filosofia...) enormi, che, ovviamente, non sfiorano neppure le candide testoline dei giornalisti che la stanno commentando, in questi giorni, dai teleschermi. Dobbiamo rassegnarci: ci sarà chi si sentirà "molto preoccupato", chi felice, chi perplesso, sentiremo molte banalità sulla natura, sull'umana "volontà di potenza" (ma.. è davvero tanto, e sempre, detestabile la volontà di potenza?), sarà difficile, temo, sentire qualche discorso che valga la pena di essere preso sul serio... pazienza.

Siamo solo un insieme i reazioni chimiche? E, se è così, che ne è della nostra libertà? E se la libertà non esiste che senso ha discutere della scoperta (o invenzione) di Venter? I miei, come i tuoi, i suoi, i loro argomenti altro non sono in questo caso che il risultato di qualche reazione chimica che, proprio ora, si compie nella mia (o tua, o sua, o loro..) testolina... e se la libertà è una illusione, se tutto è chimica, come possiamo definire "scoperta, o invenzione, o... chiamiamola come vogliamo quella di Venter? Questa "scoperta" era già fissata da sempre nel "gran libro della natura", non è una scoperta, è una reazione chimica fra le tante... altro che uomo che diventa Dio: se il riduzionismo scientifico è, nella sua totalità, vero, non esiste Dio, e non esistono neppure, a rigore, gli uomini, rassgnamoci.

A prescindere da interrogativi di questo tipo, la scoperta di Venter non trasforma l'uomo in un nuovo Dio, e questo per il semplice motivo che neppure questa scoperta lo pone al di sopra della datità. Dio, se c'è, è l'unico essere non dato, è l'essere che pone sè stesso, e che non è dato nel porsi, è "causa sui", come diceva il vecchio Spinoza. L'uomo, anche nei momenti in cui sembra essere molto simile a Dio, è, sempre, inesorabilmente, un essere dato. Può cambiarsi fin che vuole, può cercare di autocrearsi ma deve, sempre, partire dal dato, da qualcosa che non può spiegare, meno che mai può creare, qualcosa di cui può solo prendere atto. Siamo nel mondo come dati, è la nostra condizione ed anche le nostre scoperte più sconvolgenti ed importanti, e belle! Si, dannazione, belle, come quella di Vanter! Anche quelle sono opera di esseri dati che operano su un materiale dato. Non siamo Dei, nessuno di noi è Dio. Anche con la cellula sintetica la distanza che ci separa da Dio è immensa. Purtroppo, o... per fortuna.

mercoledì 19 maggio 2010

duemilioni e mezzo di euro

Pare che Santoro, finito "anno zero", lascerà la Rai (io però non ci giurerei...) ed avrà come liquidazione, per alcuni anni di "duro lavoro", la modesta somma di 2.500.000 (duemilionicinquecentomila) euro. E si, una bazzeccola, quasi cinque miliardi delle vecchie lire... pinzillacchere, sciocchezzuole. La cosa non mi esalta ovviamente, ma non voglio fare il moralista. Qualcuno potrebbe dire che la grande maggioranza dei comuni mortali una cifra simile non la guadagna in tutta la vita, qualcun altro potrebbe sussurrare che un nemico del capitalismo come Santoro una simile liquidazione non dovrebbe proprio accettarla, meno che mai investirla, magari in azioni o in fondi comuni internazionali! Però... bando al populismo! Francamente l'entità della cifra non mi scandalizza, a scandalizzarmi è invece un'altra cosa, assai più importante, a mio avviso.
Il mondo è pieno di attori, campioni di vari sport, artisti o presunti tali che sono letteralmente sepolti dai soldi, gente che spende in dieci minuti ciò che un normale essere umano guadagna in dieci anni; la cosa mi lascia francamente indifferente, anche se spesso mi infastidisce la sfacciata esibizione di ricchezza cui certi personaggi a volte si lasciano andare. Divi del rok o campioni di basket possono spendere e spandere solo perchè esistono al mondo milioni di esseri umani disposti a pagare per assistere ai loro concerti, avere in casa i loro CD, andare allo stadio e vederli impegnati in una competizione sportiva. Se tutti fossero come me, Madonna sarebbe, letteralmente, costretta a chiedere l'elemosina agli angoli delle strade, però... per uno come me che non ha mai comprato un CD nè assistito ad un concerto di Madonna, ce ne sono molti altri che per quei Cd e quei concerti sono disposti a tirare fuori tanti bei soldini.. sono loro a fare ricca Madonna, e ciò che vale per Madonna vale per Bono, o Jordan, o Maradona... lamentarsi di un fatto simile è sciocco; io stesso del resto, se non ho contribuito ad arricchire Madonna ho fatto qualcosa per rendere ricco, che so io, Karajan, ognuno ha i suoi peccati...
Per Santoro e quelli come lui però le cose sono diverse. Questi personaggi non sono pagati, se non in minima parte, per il loro successo sul mercato, sono pagati, in base a considerazioni politiche, da un ente pubblico che usa per pagarli i soldi dei contribuenti, e questo senza che nessuno venga a chiedere ai contribuenti se sia giusto, lecito, morale che i loro soldi vengano spesi in quel modo. Nessuno mi obbliga a comprare un CD di Madonna, però sono obbligato a pagare il canone, e non posso, se permettete, non incazzarmi quando vedo che i soldi che io, comune mortale, sono costretto a pagare vengono spesi per dare una liquidazione milionaria ad un tipo come Santoro!!!
Il problema è tutto qui, senza strilli, populismi e demagogie. Molti politici, dirigenti di grandi enti pubblici, Rai in testa, vari menager e boiardi di stato, considerano roba loro dei soldi che invece roba loro non sono! Pensano di poter spendere come cazzo gli pare del denaro che è dei cittadini e che dovrebbe servire, così dicono i manuali di scienza delle finanze, per finanziare servizi collettivi, opere pubbliche, strade, ospedali, acquedotti. Ed anche la Rai dovrebbe avere una finalità "sociale": dovrebbe tutelare a livello mediatico le ragioni della cultura, della profondità di pensdiero, dell'arte, ragioni che sono spesso soccombenti in un'ottica unicamente mercatista. Invece come usano i nostri soldi i dirigenti Rai? Per pagare liquidazioni milionarie a Michele Santoro!!! Sono o non sono giustificato ad incazzarmi? Come una belva?

lunedì 10 maggio 2010

La crisi greca

E così la crisi riparte, dalla Grecia ora, non più dalla lontana e liberista America, ma dal cuore stesso dell’Europa. La Grecia è sull’orlo del fallimento, e non è la sola a trovarsi in una situazione tanto drammatica: la Spagna, la esaltatissima Spagna di Zapatero, additata per anni come modello positivo, naviga in acque non molto migliori. Mentre l’Italia riesce a cavarsela, malgrado un quadro istituzionale antiquato, la guerra che parti consistenti della magistratura hanno dichiarato al governo ed al suo leader, l’azione spesso irresponsabile di una opposizione capace solo di strillare, le stesse divisioni interne alla maggioranza, mentre l’Italia, dicevo, resta a galla sono proprio i paesi europei più amati dalla italica sinistra a trovarsi sull’orlo dell’abisso.. forse non è un caso.

Molti hanno parlato e parlano, a proposito della crisi Greca, del ruolo della speculazione. Ora, la speculazione esiste ed è certamente un fattore molto negativo in crisi come questa. Ma, fare della speculazione la causa scatenante della crisi è del tutto fuori luogo, serve solo ad occultare i problemi.

Si può speculare al ribasso ma si può speculare anche al rialzo, molti oggi tendono a dimenticarlo, questo elementare fatterello. Gli speculatori possono scommettere sull’indebolimento di una certa economia, ma possono scommettere anche sul suo rafforzamento. Il problema è proprio questo: perché la speculazione scommette oggi sulla crisi, forse addirittura sul tracollo della Grecia? Perché lo stesso euro appare oggi nell’occhio del ciclone? La risposta è molto semplice. Si scommette sull’indebolimento dell’economia greca, e forse europea, perché questa economia da ampi, addirittura drammatici, segnali di debolezza. La Grecia è, letteralmente, senza soldi, quindi rischia l’insolvenza: l’origine della crisi è tutta qui. I nodi vengono al pettine: non si possono spendere soldi che non si hanno, non si può vivere in eterno al di sopra delle proprie possibilità. Se qualcuno, privato cittadino o popolo che sia, lo fa, beh.. prima o poi deve pagare il conto, e la cura allora è molto, molto dolorosa. E’ comprensibile il malessere di quei greci che si vedranno tagliati salari e pensioni, meno comprensibile è l’atteggiamento del sindacato che dimostra di non avere alcun senso di responsabilità.

Di fronte ad una crisi tanto drammatica e che rischia di contagiare tutto il vecchio continente, viene anche da chiedersi: perché la si è voluta allargare tanto, questa vecchia Europa?

L’Europa oggi non ha un’anima, e sono i vari leader europei i primi a non volere che l’Europa abbia un’anima. L’Europa non deve riconoscersi in una storia, in una tradizione, in alcuni valori comuni ed unificanti, non a caso dalla costituzione europea è stato escluso ogni riferimento alle radici cristiano giudaiche del vecchio continente. Per molti parlare di identità culturale europea significa cadere nel nazionalismo, nello sciovinismo, nella xenofobia. Nuda, priva di storia, radici, valori, identità l’Europa deve solo “aprirsi”! Aprirsi ad una immigrazione priva di limiti e controlli, aprirsi alle altre culture, aprirsi al… “dialogo”, dialogo con chi? E per che cosa? E come si fa a dialogare se si è privi di identità? Se non si è altro che un insieme di istituzioni burocratiche?

Finora l’Europa è stata unita solo a livello bancario: un mostro privo di anima ma assai attento al portafoglio. La crisi attuale però fa crollare anche questo fragile fattore unificante fra gli stati europei. Di nuovo, i nodi vengono al pettine. Smaniosa di allargarsi, allargarsi a tutti senza essere nessuno, l’Europa ha aperto la porta a paesi che erano finanziariamente ben lontani dal possedere i requisiti richiesti… le conseguenze rischiamo di pagarle tutti, e a prezzo carissimo, le stiamo già pagando, in verità. Una sola, provocatoria domanda: a parte ogni considerazione sulla cultura, le tradizioni, i valori, i livelli di democrazia di un paese come la Turchia, siamo certi che, anche a livello puramente finanziario, questo paese abbia davvero le carte in regola? O non bisogna porsele, queste domande, per paura di dire cose “politicamente scorrette”?

Certo, oggi bisogna intervenire per bloccare le conseguenze potenzialmente catastrofiche della crisi finanziaria. Però prima o poi, meglio prima, bisognerà pur iniziare a parlare di Europa al di fuori della retorica e delle banalità di maniera!