Gli
intellettuali della sgangherata sinistra italica sono convinti che
esista un muro insuperabile fra percezioni e realtà.
Le persone normali vedono, ad esempio, il degrado e la delinquenza che affliggono tanti quartieri delle nostre città e ritengono esista un legame fra delinquenza e degrado da un lato e l'immigrazione fuori controllo dall'altro. Sbagliano! Sbagliano perché sono “analfabeti funzionali” che si fanno condizionare dai “demagoghi seminatori di odio e di paura”.
E, dall'alto della loro straordinaria cultura, questi intellettuali contrappongono alla percezione del reale i loro numeri, le loro tabelle e le loro statistiche. Non esistono degrado e delinquenza, o meglio, esistono ma non in forma grave. Nulla di nuovo insomma, tutto è normale, non c'è da preoccuparsi. I numeri, le statistiche lo dimostrano.
Aristotele diceva che la sensazione è sempre vera, semmai possono essere errati i giudizi che da questa si traggono; ma è possibile correggere i giudizi errati solo facendo leva su altri dati empirici che, di nuovo, è la nostra sensibilità a fornirci. Contrapporre il reale ai dati dell'esperienza sensibile è quindi insensato, per Aristotele.
Sbagliava Aristotele? O sbagliano i numeri? O non sbaglia nessuno dei due? Davvero i numeri dicono ciò che certi giganti del pensiero della italica sinistra fanno dire loro? NO, non lo dicono. Dietro a tanta cultura statistica stanno molto spesso degli inganni. Piccoli inganni, trucchi, miserabili giochi di prestigio fatti apposta per confondere la gente
Mi sono permesso di enumerarne alcuni.
Primo trucco:
fornire dati statistici relativi ad incrementi o decrementi di certi valori senza evidenziare i valori di partenza. Ad esempio, ha poco senso dire che nel tal anno il PIL dell'Italia ha avuto un incremento, poniamo, del 2%. Rispetto a quale valore si è avuto quell'incremento? Quale è stato l'andamento del PIL negli anni precedenti a quello in cui la crescita del 2% si è verificata? Una cosa è un incremento del 2% riferito a 1.000, altra cosa riferito a 10.000. Una cosa è un incremento che viene dopo anni di stagnazione, altra cosa lo stesso incremento che segue anni di crescita. In economia né le fasi di espansione né quelle di recessione durano in eterno. Un incremento del PIL che segue anni di crescita indica che l'economia è in piena espansione, lo stesso incremento che viene dopo anni di decrescita o di crescita piatta indica che si è di fronte ad una modesta ripresa che potrebbe esaurirsi presto.
Secondo trucco:
confrontare dati apparentemente omogenei che in realtà omogenei non sono. Coloro che sostengono che l'immigrazione fuori controllo non aumenta la criminalità presentano spesso statistiche di questo tipo: per ogni 100.000 italiani si hanno, ad esempio, 1.000 reati mentre per ogni 100.000 stranieri si hanno solo 500 reati. I dati sembrano molto convincenti e dimostrerebbero che gli stranieri commettono circa la metà dei reati degli italiani. Quindi che non esiste alcun legame fra immigrazione fuori controllo e criminalità.
Ma si tratta di un imbroglio. Gli italiani infatti possono compiere qualsiasi tipo di reato, cosa che per la stragrande maggioranza dei migranti è impossibile. Nei 1.000 reati commessi dagli italiani rientrano, ad esempio, la corruzione, la concussione, l'evasione fiscale, la circonvenzione di incapace, l'aggiotaggio, l'insider trading, tutte cose che sono fuori dalla portata di migranti che spesso neppure conoscono la nostra lingua. Qualcuno immagina un migrante appena sbarcato che commette il reato di concussione? O di aggiotaggio? Per essere seria la statistica dovrebbe limitarsi ai reati che sia italiani che stranieri possono compiere: furti, stupri o rapine, ad esempio. I risultati in questo caso sarebbero opposti. Ed infatti lo sono.
Terzo trucco:
cercare di quantificare fenomeni che sfuggono alla quantificazione. Ad esempio, sorridenti conduttori e conduttrici di TG ci dicono dai teleschermi: “in Italia ci sono tot clandestini”. Ed aggiungono soddisfatti: “non troppi come potete vedere...”
Ma il clandestino è tale precisamente perché sfugge ai tentativi di identificazione e censimento! Se si potesse stabilire con certezza il numero dei clandestini questi cesserebbero di esser tali.
Una variante di questo trucco consiste nel presentare serie numeriche relative a certi fenomeni basandosi sui dati ufficiali relativi agli stessi, mentre questi non possono fotografare realisticamente i fenomeni in questione. Quando si dice: “i furti sono diminuiti del tot per cento” ci si basa sulla diminuzione delle denunce di furto. E si dimentica, o si finge di dimenticare, che ormai molti neppure li denunciano i furti che subiscono.
Quarto trucco:
si presentano dati numerici relativi ad un certo fenomeno senza presentarne altri che potrebbero spiegarlo adeguatamente, ed in maniera opposta a quella strombazzata. Le statistiche sulla eventuale diminuzione dei furti andrebbero, ad esempio, accompagnate da altre relative all'andamento delle vendite di impianti di allarme.
I furti in un certo quartiere sono diminuiti perché è diminuita la delinquenza o perché la gente ha installato in casa propria impianti di allarme, porte blindate ed altri costosissimi aggeggi? Sono diminuiti gli scippi e gli stupri perché ci sono meno delinquenti in giro o perché la gente vive barricata in casa? La diminuzione dei reati violenti c'è stata, se e quando c'è stata, precisamente perché la gente aveva una percezione esatta della situazione ed in base a questa ha modificato il suo stile di vita. Esattamente Il contrario di quanto affermano i Pierini delle statistiche.
Le persone normali vedono, ad esempio, il degrado e la delinquenza che affliggono tanti quartieri delle nostre città e ritengono esista un legame fra delinquenza e degrado da un lato e l'immigrazione fuori controllo dall'altro. Sbagliano! Sbagliano perché sono “analfabeti funzionali” che si fanno condizionare dai “demagoghi seminatori di odio e di paura”.
E, dall'alto della loro straordinaria cultura, questi intellettuali contrappongono alla percezione del reale i loro numeri, le loro tabelle e le loro statistiche. Non esistono degrado e delinquenza, o meglio, esistono ma non in forma grave. Nulla di nuovo insomma, tutto è normale, non c'è da preoccuparsi. I numeri, le statistiche lo dimostrano.
Aristotele diceva che la sensazione è sempre vera, semmai possono essere errati i giudizi che da questa si traggono; ma è possibile correggere i giudizi errati solo facendo leva su altri dati empirici che, di nuovo, è la nostra sensibilità a fornirci. Contrapporre il reale ai dati dell'esperienza sensibile è quindi insensato, per Aristotele.
Sbagliava Aristotele? O sbagliano i numeri? O non sbaglia nessuno dei due? Davvero i numeri dicono ciò che certi giganti del pensiero della italica sinistra fanno dire loro? NO, non lo dicono. Dietro a tanta cultura statistica stanno molto spesso degli inganni. Piccoli inganni, trucchi, miserabili giochi di prestigio fatti apposta per confondere la gente
Mi sono permesso di enumerarne alcuni.
Primo trucco:
fornire dati statistici relativi ad incrementi o decrementi di certi valori senza evidenziare i valori di partenza. Ad esempio, ha poco senso dire che nel tal anno il PIL dell'Italia ha avuto un incremento, poniamo, del 2%. Rispetto a quale valore si è avuto quell'incremento? Quale è stato l'andamento del PIL negli anni precedenti a quello in cui la crescita del 2% si è verificata? Una cosa è un incremento del 2% riferito a 1.000, altra cosa riferito a 10.000. Una cosa è un incremento che viene dopo anni di stagnazione, altra cosa lo stesso incremento che segue anni di crescita. In economia né le fasi di espansione né quelle di recessione durano in eterno. Un incremento del PIL che segue anni di crescita indica che l'economia è in piena espansione, lo stesso incremento che viene dopo anni di decrescita o di crescita piatta indica che si è di fronte ad una modesta ripresa che potrebbe esaurirsi presto.
Secondo trucco:
confrontare dati apparentemente omogenei che in realtà omogenei non sono. Coloro che sostengono che l'immigrazione fuori controllo non aumenta la criminalità presentano spesso statistiche di questo tipo: per ogni 100.000 italiani si hanno, ad esempio, 1.000 reati mentre per ogni 100.000 stranieri si hanno solo 500 reati. I dati sembrano molto convincenti e dimostrerebbero che gli stranieri commettono circa la metà dei reati degli italiani. Quindi che non esiste alcun legame fra immigrazione fuori controllo e criminalità.
Ma si tratta di un imbroglio. Gli italiani infatti possono compiere qualsiasi tipo di reato, cosa che per la stragrande maggioranza dei migranti è impossibile. Nei 1.000 reati commessi dagli italiani rientrano, ad esempio, la corruzione, la concussione, l'evasione fiscale, la circonvenzione di incapace, l'aggiotaggio, l'insider trading, tutte cose che sono fuori dalla portata di migranti che spesso neppure conoscono la nostra lingua. Qualcuno immagina un migrante appena sbarcato che commette il reato di concussione? O di aggiotaggio? Per essere seria la statistica dovrebbe limitarsi ai reati che sia italiani che stranieri possono compiere: furti, stupri o rapine, ad esempio. I risultati in questo caso sarebbero opposti. Ed infatti lo sono.
Terzo trucco:
cercare di quantificare fenomeni che sfuggono alla quantificazione. Ad esempio, sorridenti conduttori e conduttrici di TG ci dicono dai teleschermi: “in Italia ci sono tot clandestini”. Ed aggiungono soddisfatti: “non troppi come potete vedere...”
Ma il clandestino è tale precisamente perché sfugge ai tentativi di identificazione e censimento! Se si potesse stabilire con certezza il numero dei clandestini questi cesserebbero di esser tali.
Una variante di questo trucco consiste nel presentare serie numeriche relative a certi fenomeni basandosi sui dati ufficiali relativi agli stessi, mentre questi non possono fotografare realisticamente i fenomeni in questione. Quando si dice: “i furti sono diminuiti del tot per cento” ci si basa sulla diminuzione delle denunce di furto. E si dimentica, o si finge di dimenticare, che ormai molti neppure li denunciano i furti che subiscono.
Quarto trucco:
si presentano dati numerici relativi ad un certo fenomeno senza presentarne altri che potrebbero spiegarlo adeguatamente, ed in maniera opposta a quella strombazzata. Le statistiche sulla eventuale diminuzione dei furti andrebbero, ad esempio, accompagnate da altre relative all'andamento delle vendite di impianti di allarme.
I furti in un certo quartiere sono diminuiti perché è diminuita la delinquenza o perché la gente ha installato in casa propria impianti di allarme, porte blindate ed altri costosissimi aggeggi? Sono diminuiti gli scippi e gli stupri perché ci sono meno delinquenti in giro o perché la gente vive barricata in casa? La diminuzione dei reati violenti c'è stata, se e quando c'è stata, precisamente perché la gente aveva una percezione esatta della situazione ed in base a questa ha modificato il suo stile di vita. Esattamente Il contrario di quanto affermano i Pierini delle statistiche.
Quinto trucco:
eccessiva aggregazione dei dati. Lo sanno tutti: la statistica è quella scienza seconda la quale se io mangio due polli e tu nessuno abbiamo mangiato un pollo a testa. E' inutile dire, ad esempio, che la delinquenza è calata a Milano. In quali quartieri è calata? In quali è cresciuta vertiginosamente?
Sesto trucco:
eliminare molte voci nel calcolo dei costi e ricavi relativi ad un certo fenomeno. Quando si parla delle spese relative alla “accoglienza” ci si riferisce di solito alle sole spese di soccorso e di prima accoglienza. Ma questa è solo una parte del tutto. Quanto costa mantenere spesso per anni i nuovi venuti? Quanti “migranti” usufruiscono dei benefici dello stato sociale senza pagare un centesimo di tasse? A quanto ammontano i costi indiretti della “accoglienza”? Quanto dobbiamo spendere in sicurezza per tutelare i cittadini dal pericolo di attentati? Quanto costa tener blindate le nostre città? E che peso economico, che impatto sul turismo ha il degrado di molti quartieri delle nostre città?
Settimo trucco:
presentare come positiva una situazione che ha invece il solo pregio di essere meno negativa di altre. Ad esempio, si dice che in fondo in Italia ci sono meno migranti che non in Francia. Questo è vero, ed allora? A parte il fatto che la Francia ha un passato coloniale che l'Italia non ha, la domanda da porsi è la seguente: “la Francia, con più migranti, sta meglio o peggio dell'Italia?”
La Francia è tormentata dal terrorismo islamico, le banlieue di Parigi sono polveriere pronte ad esplodere, vogliamo anche noi arrivare a questo punto? Perché fare sempre i confronti con chi sta peggio? Ogni tanto andrebbero fatti anche con chi sta meglio di noi.
Si potrebbe continuare, ma penso che basti. Se correttamente usati numeri e statistiche non contraddicono la veridicità delle percezioni, quando queste riguardano milioni di esseri umani. Statistiche e numeri se correttamente usati sono un prezioso strumento conoscitivo. Debitamente torturati invece possono dire tutto ed il contrario di tutto. Esattamente ciò che fanno loro fare i Pierini della incredibile sinistra italica.