sabato 26 marzo 2016

COMPLOTTISMO DA MANUALE




Il video che riporto è un esempio da manuale di complottismo paranoico. Val la pena di guardarlo e di fare alcune considerazioni sul commento del signor Daniele Penna che lo ha messo in onda.
Nel commento scritto al suo video l'autore afferma: “L'attentato a Bruxelles del 22 Marzo del 2016 sembra essere un'altra montatura mediatica”.
L'affermazione è piuttosto pesante: in pratica si nega che a Bruxelles ci sia stato un attentato, si tratterebbe dell'ennesima montatura mediatica. Dalle torri gemelle a Bruxelles, il terrorismo islamico non esiste, sono tutte montature, di chi? Non si sa... il signor Penna non dice nulla, certo però che il Mossad...
Parlando invece il signor Penna è meno netto: “Qualcosa è successo”, ammette. E si, “qualcosa” è successo: 31 morti, 270 feriti, esplosioni, una città sotto assedio sono “qualcosa”, molto interessante. E, perché mai il signor Penna ammette che “qualcosa” deve essere successo? Molto semplice, perché “alcuni suoi amici” gli hanno confermato che a Bruxelles c'era in effetti un gran casino. Il signor Penna si fida solo dei suoi amici. Centinaia di testimonianze, foto, filmati, le rivendicazioni degli stessi fondamentalisti che si vantano del loro crimine per lui non contano nulla: si fida solo dei suoi occhi, al massimo di quelli degli amici suoi. Liberissimo di farlo. Solo, resta un piccolo, insignificante problemino: Se lui non si fida di nessuno o quasi, perché mai noi dovremmo fidarci di lui? Tutto in fondo può essere falso, tutti possono mentire, od organizzare complotti, compresi coloro che denunciano i presunti, altrui, complotti e menzogne.

Andiamo avanti. Nella prima parte del suo filmato il signor Penna dimostra in effetti una cosa: il filmato mandato in onda da Sky TG 24 sull'attentato all'aeroporto di Bruxelles è in realtà un vecchio filmato relativo ad un attentato del Gennaio 2011 all'aeroporto di Mosca.
Cosa prova in realtà con la sua ricerca il signor Penna? Solo che alcuni giornalisti assetati di sensazionalismo, molto poco onesti e professionali, hanno presentato come una ghiotta primizia quella che era in realtà solo una minestra riscaldata. Non avevano immagini di Bruxelles ed hanno mandato in onda vecchie immagini di Mosca spacciandole per nuove di zecca e provenienti da Bruxelles. Ma al signor Penna questo non basta. Sky TG 24 manda in onda un video taroccato e questo non prova la scarsa professionalità dei giornalisti, no, “prova” che l'attentato “forse” non c'è stato, che al massimo è successo “qualcosa”. Un po' come se la eventuale foto falsa di un ebreo trucidato “dimostrasse” che la Shoah non è mai esistita, che si è trattato di una “cospirazione giudaica”.

Andiamo ancora avanti. Nella seconda parte del filmato il signor Penna si sposta dall'aeroporto al metrò. Ci parla di una esercitazione di sicurezza eseguita circa un mese prima dell'attentato, sullo stesso tratto di metropolitana in cui poi l'attentato è avvenuto. Di nuovo, un simile fatto non prova assolutamente NULLA, se non il livello professionale estremamente basso dei servizi segreti e di sicurezza belgi. Anche il signor Penna non trae conclusioni, in effetti. Si limita ad alludere, sussurra: “guarda caso”, dice e non dice, ma lascia intendere... cosa? Forse che sono state le forze di polizia belghe ad organizzare l'attentato? In questo caso il video del signor Penna sarebbe enormemente contraddittorio. Nella prima parte si lascia intendere che l'attentato non c'è stato, nella seconda che almeno un attentato c'è stato ma che non sono stati i fondamentalisti islamici ad organizzarlo, ma... i poliziotti belgi! E come lo avrebbero organizzato? Mettendo nel tunnel una bomba a tempo destinata a scoppiare un mese dopo? Mistero.
O forse il signor Penna intende dimostrare che la famosa esercitazione è servita a girare filmati che sarebbero stati utilizzati, un mese dopo, per provare un attentato fasullo? Non possiamo saperlo. Il signor Penna dice e non dice, lascia intendere, allude, non si sbilancia.
Le conclusioni del suo “filmato rivelazione” sono però abbastanza chiare: l'attentato all'aeroporto non c'è stato perché giornalisti poco onesti e professionali hanno mandato in onda un falso filmato, quello alla metropolitana non c'è stato perché un mese prima forze di sicurezza hanno eseguito una esercitazione nel corso della quale avrebbero potuto filmare chissà cosa, oppure c'è stato ma sono stati i servizi segreti belgi ad organizzarlo.

E' questo lo stile dei paranoici del complotto: dire e non dire, affermare insieme A ed il contrario di A, seminare dubbi senza fare accuse precise. NEGARE LA VERITA anche quando questa è EVIDENTISSIMA.
Ci sono centinaia di testimonianze sugli attentati di Bruxelles così come ce ne sono state migliaia su quelli di New York. Ci sono foto, filmati non taroccati, testimonianze dei superstiti, ci sono i morti ammazzati, ancora coperti di sangue, ci sono i feriti negli ospedali, in sospeso fra la vita e la morte. Ci sono le rivendicazioni dei criminali, chiare, inequivocabili. C'è, soprattutto, il fatto enorme, gigantesco del fondamentalismo islamico diffuso in tutto il mondo. Ci sono le folle che hanno applaudito ai morti dell'undici settembre, i musulmani che nel quartiere di Molenbeek hanno protetto un terrorista assassino. Tutto questo non basta ai complottisti. Ciò che prova la inesistenza dei loro complotti è a sua volta la risultante di altri complotti. La mancanza di prove che avvalori le loro tesi “dimostra” la diabolica astuzia dei congiurati, anche se poi questi tanto astuti non sembrano, visto che basta un normalissimo blogger a smascherare i loro filmati taroccati.
Il mondo vero a volte scompare e resta solo quello spettrale che alcuni personaggi malati di ideologia spacciano per realtà. Il filmato messo in onda dal signor Penna è da questo punto di vista solo un piccolo esempio di un male che si sta sempre più diffondendo nell'occidente di oggi, malato ed in crisi di identità.

giovedì 24 marzo 2016

SOCRATE E GLI ATTENTATI



Laura Poltrina. Buona giornata o Socrate! Mi fa davvero piacere incontrarti
Socrate. Fa molto piacere anche a me, ottima amica. Ma, cos'hai? Vedo tristezza nei tuoi occhi.
P. Si o Socrate, tristezza. E come potrei non essere triste dopo quanto è successo a Bruxelles?
S. Ti capisco. Morti innocenti... è terribile.
P. Certo. Ed oltre che triste sono assai preoccupata.
S. Temi che nuovi attentati possano colpire la tua persona? Sarebbe davvero un dramma, per tutti!
P. Non è questo o Socrate. Mi preoccupano le conseguenze di questo attentato, penso a quanto cercheranno di strumentalizzarlo coloro che detestano l'Islam. Già Taddeo Saltini fa affermazioni mostruose, e dice che la colpa di tutto è dell'Islam, e cerca di gettar la croce addosso ad una religione di pace. Grande è la mia preoccupazione per tutto questo.
S. Ottima amica, non mi sembra che Saltini inciti ad indiscriminate ritorsioni o violenze. Sottolineano invece, lui e tanti altri, le responsabilità di una certa ideologia religiosa, e queste mi appaiono innegabili.
P. Ma come puoi dire questo o Socrate! Anche tu cedi al clima di isteria anti islamica che ci circonda? Non ci posso credere.
S. Cara Poltrini, tu sai bene che nulla mi è tanto estraneo quanto il cedere a sentimenti irrazionali. Ma non mi sembra irrazionale affermare che dietro ad atti come quello di Bruxelles ci sia un certo tipo di fanatismo religioso. Sono loro, gli attentatori, ad affermare di essere musulmani, sono loro ad urlare “Allah è grande” prima di farsi esplodere o sparare sulla folla inerme. Io, e tanti altri, non facciamo altro che prenderli sul serio, credere alle loro parole. Del resto, perché dovrebbe mentire chi sta per immolare la propria vita? E cosa più di una fede cieca, fanatica, può spingere gli uomini a morire, pur di uccidere?
P. Ma no, o Socrate. Questi sono solo dei volgari criminali. Quanti rapinatori, stupratori, ladri ci sono fra i cristiani? Molti di certo, ma noi non diciamo che è il cristianesimo ciò che li spinge ad agire.
S. Il discorso mi sembra assai diverso amica mia.
P. E perché mai?
S. Dimmi, se Tizio, cristiano, uccide la moglie che lo tradiva, Caio, cristiano, rapina una banca, e Sempronio, sempre cristiano, scippa una vecchietta potremmo dire che è la fede cristiana, bene o male intesa che sia, ciò che li spinge a tali azioni?
P. Non mi sembra, appunto...
S. In effetti non sembra neppure a me. Perché molti non cristiani uccidono le mogli, rapinano le banche e scippano le vecchiette. Ma se Tizio uccide un ragazzo dalla pelle nera urlandogli “sporco negro”, Caio pretende che un signore dalla pelle nera non entri in un certo ristorante e Sempronio stupra una ragazza di colore e si giustifica dicendo che era solo una “puttana negra”, dimmi, possiamo dire che qualcosa unisce questi tre comportamenti?
P. Certo che possiamo dirlo! Si tratta di osceno, intollerabile razzismo!
S. Sono pienamente d'accordo. E dimmi ora, ottima amica. Se Tizio, Caio e Sempronio entrano tutti e tre nel Ku Klux Klan ed insieme bruciano la casa di una persona di colore, possiamo dire che è il razzismo ad averli spinti a simili gesti?
P. Certo che possiamo!
S. Quindi, se Tizio, Caio e Sempronio compiono “normali” atti criminali noi potremmo dire solo che si tratta di tre criminali, ma se compiono atti chiaramente legati al razzismo, ed entrano a far parte di una organizzazione razzista sarà riduttivo definirli semplicemente “criminali”, ma dovremmo dire che sono criminali razzisti, e che il razzismo la radice dei loro gesti, ne convieni?
P. E come no?
S. E non ti pare che lo stesso discorso si possa fare anche per gli attentatori musulmani?
P. No, non mi pare.
S. Nessuno, mi pare, direbbe che se un musulmano rapina una banca e poi utilizza il denaro per darsi ai bagordi si tratta di un gesto collegato alla sua fede. Sei d'accordo?
P. Certo che lo sono.
S. Ma, poniamo che con quel denaro il musulmano rapinatore acquisti armi e con queste, insieme ad altri, ammazzi gente a casaccio urlando “Allah è grande”. Dimmi, ti sembra che questo caso sia identico al precedente? Non c'è nessuna differenza fra rapinare una banca per aver soldi con cui darsi ai bagordi e farlo per finanziare atti di terrore compiuti in nome di Allah?
P. Certo che c'è differenza.
S. E non ti pare che la differenza sia proprio nel legame fanatico con una certa fede?
P. Non saprei.
S. Non ti pare che nel primo caso i soldi siano il fine e nel secondo solo un mezzo?
P. Forse
S. Hai mai visto un rapinatore che mira solo ai soldi uccidersi durante una rapina gridando: “Allah è grande”?
P. No, mai
S. O un boss mafioso che si immola per conquistare il paradiso?
P. Non mi pare
S. Se un corruttore si facesse esplodere nel momento stesso in cui sta consegnando la mazzetta, diremmo che il suo è il gesto di un corruttore o di un fanatico?
P. Di un fanatico direi
S. Infatti, perché un corruttore è interessato a che il suo atto corruttivo vada a buon fine, non a morire insieme al corrotto.
P. Vero
S. Quindi, fra chi uccide e si uccide in nome di Dio e chi uccide per denaro, o per gelosia, o per altri motivi c'è differenza, concordi?
P. Concordo
S. E non ti sembra evidente che la differenza sia proprio nel fanatismo religioso?
P. Insomma Socrate, quanti sofismi, quanti cavilli! Posso anche ammetterlo, e allora? Anche se i terroristi sono fanatici si tratta di fanatici che non hanno nulla in comune con l'Islam.
S. Fammi capire, ottima amica. Possiamo ammettere che i terroristi non sono criminali comuni ma uccidono mossi da fanatismo religioso?
P. Si, ammettiamolo.
S. Però tu aggiungi che tale fanatismo con l'Islam non ha nulla a che vedere, questo tu dici?
P. Esattamente. L'Islam non ha nulla a che vedere con tali aberrazioni. Prova ne sia che i terroristi sono poche migliaia, forse qualche decina di migliaia in tutto il mondo, mentre di musulmani nel mondo ce ne sono centinaia di milioni.
S. Si tratta invero di un discorso che a prima vista appare assai sensato.
P. Certo che lo è! E non solo a prima vista!
S. Non ti alterare, ti prego. Lo sai come sono fatto. Amo approfondire ogni cosa, esaminarla a fondo, per cercare, se posso, di avvicinarmi alla verità. Per questo ti chiedo se posso farti qualche domanda.
P. E sia o Socrate! Domanda pure.
S. Dimmi, un tempo, diciamo una cinquantina d'anni fa, il razzismo era molto diffuso negli stati del sud degli USA?
P. Direi di si, ed anche oggi lo è, e non solo negli stati del sud.
S. Io volevo circoscrivere il discorso per maggior chiarezza. E dimmi, accadeva in quegli stati che qualcuno a volte linciasse un giovane dalla pelle nera?
P. Certo che accadeva.
S. E in quanti partecipavano al linciaggio?
P. Non saprei.
S. La maggioranza della popolazione o una piccola minoranza?
P. Una piccola minoranza, ma questa piccola minoranza poteva fare cose tanto orribili perché molti condividevano le sue idee razziste o comunque non si opponevano a certi crimini.
S. E dimmi ora, i tedeschi che facevano materialmente a pezzi le vetrine degli ebrei erano la maggioranza della popolazione tedesca?
P. Non saprei
S. Quanti avranno materialmente partecipato alla notte dei cristalli?
P. Qualche migliaio di persone, forse diecimila, non so.
S. Allora nella Germania di Hitler l'antisemitismo riguardava al massimo diecimila persone?
P. Ma no. Una minoranza faceva a pezzi le vetrine ed una gran maggioranza condivideva, stava soddisfatta a guadare, comunque non si opponeva.
S. E potremmo fare simili considerazioni anche per chi mandava materialmente gli ebrei nelle camere a gas? Erano relativamente pochi i boia, ma tanti coloro che sapevano, o intuivano o sospettavano e tacevano perché in fondo pensavano che gli ebrei meritavano i forni. Possiamo dirlo?
P. Si, possiamo.
S. Quindi possiamo anche dire che il nazismo è una ideologia ed un movimento politico criminale anche se solo una minoranza dei nazisti commetteva direttamente dei crimini. E che è infame il razzismo anche se non tutti i razzisti linciavano ragazzi dalla pelle nera.
P. Certo che si
S. Ma, se possiamo dire questo non possiamo quanto meno dire che ci sono nell'Islam forti tendenze integraliste, aggressive e terroriste, indipendentemente dal numero di coloro che, fra gli islamici, sparano sulla folla o si fanno esplodere?
P. Ma no! Come puoi dire cose tanto nefaste o Socrate! Sei affetto anche tu da islamofobia!
S. Scusa nobile amica, è o non è vero che se un giornale pubblica una vignetta del profeta il giorno dopo milioni di persone scendono in piazza, assaltano ambasciate, incendiano chiese e addirittura linciano persone che hanno il solo torto di essere occidentali?
P. Non so, forse. Comunque è irrispettoso disegnare vignette del profeta.
S. Ed è o non è vero che quando papa Benedetto ha fatto alcune pacatissime e rispettosissime considerazioni teologiche e filosofiche sul concetto di guerra santa si è scatenato l'inferno in mezzo mondo?
P. Pare sia vero, ma forse era meglio se il papa non faceva simili considerazioni.
S. Ma... niente vignette, niente considerazioni filosofiche, sembra debba fare una brutta fine la nostra libertà.
P. Occorre rispettare l'Islam.
S. Tralasciamo. Dimmi piuttosto, è o non è vero che all'indomani degli attentati dell'undici settembre 2001 in molti paesi islamici, e soprattutto a Gaza, folle sono scese in piazza ad applaudire e a festeggiare gli otre 3000 morti?
P. Si, pare sia vero, ma la politica americana è sempre stata molto cattiva.
S. Ora non stiamo discutendo di quella politica. Solo, ti chiedo: se i seguaci di una certa religione sono pronti ad applaudire un sanguinosissimo attacco terrorista, e a scatenare l'inferno per una vignetta e addirittura per qualche considerazione filosofica, è o non è fondato pensare che fra costoro ci siano molti potenziali terroristi?
P. Che domande! Come posso saperlo? Che prove hai per convalidare la tua tesi?
S. Qui parlare di prove non è necessario. Non stiamo processando qualcuno, ma facendo considerazioni politiche su un movimento religioso e politico. Comunque una specie di prova, politica, non giuridica, posso portarla.
P. E sarebbe?
S. Sarebbe che se anche non tutti i musulmani sono terroristi si da il caso che tutti, o la immensa maggioranza dei terroristi siano musulmani, e questo un certo significato mi pare lo abbia.
P. Molto debole è la tua prova o Socrate! Resta il fatto che solo pochi musulmani sono impegnati in azioni terroristiche.
S. Ti avevo detto che era una prova politica, non giuridica. Lo ripeto, non dobbiamo stabilire se il tale sia o no terrorista, stiamo discutendo delle caratteristiche di un certo movimento, e mi pare che il fatto che sforni tanti terroristi sia significativo. Comunque, a dire il vero, non mi sembra che siano poi tanto pochi i musulmani che attivamente praticano il terrorismo.
P. Come puoi negarlo! Anche se fossero 100.000 in tutto il mondo sarebbero una percentuale infima del miliardo e mezzo di musulmani.
S. Scusa nobile amica, da quanto tempo si sta parlando di terrorismo?
P. Ma, da almeno quindici anni.
S. Forse anche da 20. E dimmi, in questi anni sono caduti tanti terroristi?
P. Sembra di si. Israele poi si è specializzato nello sterminare presunti terroristi, ucciderli senza processo.
S. Lasciamo perdere, non è di Israele che ora ci stiamo occupando. Dimmi piuttosto, i terroristi caduti sono stati rimpiazzati?
P. Si
S. Sia i semplici combattenti che i capi?
P. Si
S. E sono molti i terroristi uccisi o catturati o messi nella impossibilità di nuocere?
P. Sembrerebbe.
S. Quindi, l'Islam non ha nulla a che vedere col terrorismo, ma i terroristi che cadono vengono immediatamente rimpiazzati. Sembra che il terrorismo abbia un ottimo retroterra umano nel mondo islamico.
P. Non so...
S. Possiamo calcolare che negli ultimi 20 anni i vari terroristi siano stati sostituiti almeno una decina di volte?
P. Non so...
S. Se così fosse il numero dei terroristi effettivamente scesi in campo sarebbe di circa un milione. Un numero di tutto rispetto direi, di certo non un numero che ci possa far pensare a piccoli gruppi di fanatici.
P. Ma tu dai numeri a caso o Socrate, butti giù cifre senza senso!
S. Nobile amica, anche se dimezzassimo o riducessimo ad un quarto tali cifre ci troveremmo sempre di fronte ad un numero enorme di combattenti, ad un reclutamento di incredibile estensione e, soprattutto, durata nel tempo. Ammetterai che nessun gruppo terroristico, nessuna setta di fanatici ha mai potuto contare su una tale area in cui reclutare i propri militanti.
P. E sia, ammetto che i terroristi hanno radici nel mondo islamico, ma questo nulla prova, o Socrate.
S. E perché mai?
P. Perché ciò che li spinge ad uccidere non è la religione, ma le orribili condizioni in cui noi occidentali li teniamo. Pensa ai poveri islamici che vivono in occidente, chiusi in miseri ghetti, disoccupati, privi di decenti alloggi. E' chiaro che chi vive in simili condizioni si ribelli, e compia gesti disperati.
S. Veramente molti terroristi non vivono in Europa ma vengono in Europa a seminare morte, ma tralasciamo pure questo particolare. Dimmi o Poltrina, i musulmani che vivono in Europa sono forse obbligati a vivere in certi quartieri? Non possono entrare in certe zone, come è accaduto per secoli agli ebrei?
P. No.
S. Sono forse discriminati nella assegnazione delle case popolari? O nelle assunzioni?
P. No. Ma sono comunque poveri.
S. Vuoi dire che fra loro ci sono molti disoccupati?
P. Si
S. E molti che pure lavorano e non ce la fanno ad arrivare a fine mese?
P. Si
S. E quindi vivono in orrendi ghetti?
P. Si
S. Dimmi ottima amica, in quei quartieri che tu chiami ghetti arrivano luce, gas ed acqua?
P. Ma si, che domande!
S. E c'è linea per i cellulari?
P. Che discorsi, certo che c'è
S. Non dirmi che arriva pure internet.
P. Uffa! Certo che arriva
S. E questi quartieri sono collegati al centro, ci sono autobus, tram e metrò?
P. Si, si
S. E scuole?
P. Si
S. E negozi, e supermercati?
P. Si, ma cosa c'entra tutto questo?
S. Mi sembra che quelli che tu chiami quartieri ghetto altro non siano che normalissimi quartieri periferici, in cui vivono da decenni moltissimi italiani. E se le condizioni di vita sono peggiorate in quei quartieri ciò è dovuto proprio alla immigrazione senza limiti che ha creato grossi problemi di convivenza.
P. Ma no! Sono quartieri grigi, brutti, tristi.
S. Ammetto che vivere in centro è meglio che in periferia, ma dimmi: ci sono italiani che vivono nelle periferie?
P. Si
S. E ci sono stranieri non musulmani che ci vivono?
P. Si
S. E ci sono italiani, o cinesi, o rumeni che vivono in periferia e sono disoccupati?
P. Si
S. E che non arrivano a fine mese?
P. Si
S. E dimmi ora: hai notizia di un italiano disoccupato che si fa esplodere nel metrò, o di un cinese che non arriva a fine mese che spara all'impazzata sulla folla?
P. Non mi pare sia successo
S. Ciò è assai strano, perché se sono i quartieri ghetto o le difficoltà economiche che spingono agli attentati ci dovrebbero essere numerosi attentati compiuti da italiani o da stranieri non musulmani che vivono qui da noi.
P. Sei un sofista o Socrate! Fai girare i concetti, stordisci con le tue domande! Mi fai venire il mal di testa!
S. Me ne spiace immensamente nobile amica!
P. Comunque, i tuoi sofismi non possono cancellare la verità.
S. Dimmela allora, la verità. Io aspiro a conoscerla.
P. La verità è che se anche la religione può avere una piccola parte negli attentati la causa maggiore è la miseria, la emarginazione, la ghettizzazione.
S. La cosa non mi convince. Posso chiederti amica mia: qualche terrorista si è mai fatto esplodere gridando: “voglio un lavoro”?
P. Ma no
S. Oppure: “aumentatemi lo stipendio”?
P. No
S. E c'è qualche documento di qualche gruppo terrorista in cui si avanza la richiesta di case in centro e si minacciano attentati se questa richiesta non viene accolta?
P. Non mi pare esista niente di simile.
S. Invece urlano “Allah è grande” e pretendono la rimozione dei crocifissi e le piscine separate per maschi e femmine e cose simili, mi pare.
P. Ma non li puoi prendere sul serio! Non sanno quali sono i loro veri interessi! Parlano in preda alla esasperazione!
S. Che dici mai amica mia? Mi sembra assai razzista il tuo discorso.
P. Come ti permetti di accusare me di razzismo? E' molto offensivo da parte tua.
S. Assolutamente non ti voglio offendere. Ma, potremmo noi definire persona ragionevole chi parla senza sapere ciò che dice?
P. Sembra di no.
S. Potremmo definirlo un robot?
P. Forse si
S. O uno zombie?
P. Probabilmente.
S. O un burattino, o un essere decerebrato, meno intelligente di un topo?
P. Forse.
S. E non ti pare che definendo robot, zombie, burattini, decerebrati centinaia di migliaia di musulmani tu cada nel razzismo?
P. Basta o Socrate! Discutere con te è impossibile! La testa mi duole! Me ne vado!
S. No amica mia, continuiamo a discutere, ci sono tante cose da approfondire.
P. Un'altra volta. Addio Socrate.
S. Arrivederci ottima amica.

sabato 19 marzo 2016

MOLENBEEK




E così Salah Abdeslam, capo dei massacratori di Parigi è stato catturato. Una ottima notizia, certo, ma si illude chi pensa che questo fermerà, almeno per un po', i terroristi assassini. Catturato un boia terrorista qualcun altro è lì, pronto a sostituirlo. La lotta al terrorismo non la si combatte solo, o prevalentemente, a livello giuridico o di intelligence. E' un fatto militare, politico, culturale. E' strettamente collegata al controllo dei flussi migratori. E' a quel livello che la si può vincere o, più probabilmente, perdere.
C'è qualcosa di molto preoccupante nella vicenda di Salah e della sua cattura. Il boia di Parigi viveva da tempo a Bruxelles, nel quartiere musulmano di Molenbeek, protetto e nascosto dalla popolazione dello stesso. Il terrorista assassino si muoveva in quel quartiere, un quartiere di una città europea, della capitale d'Europa, come “un pesce nell'acqua”, per citare il celeste presidente.
La popolazione di Molenbeek ha accolto con fischi, urla e lancio di oggetti gli uomini dei reparti speciali che stavano conducendo il blitz antiterrorismo. Si tratta di un fatto terrificante, che non a caso i media cercano di nascondere o di ridurre a fenomeno secondario.

Ci hanno detto e ripetuto che i terroristi sarebbero solo “un pugno di fanatici” che con l'Islam hanno poco o nulla da spartire. Ci hanno parlato di “casi individuali” che sarebbe sbagliato “generalizzare”. Qualcuno ha ripetuto fino alla noia che il vero nemico dei terroristi sarebbe l'Islam, per altri i terroristi sarebbero criminali comuni attratti solo dalla religione del “Dio denaro”. Infine non è mancato chi ha affermato, o insinuato, che il terrorismo non esiste, che si tratta di una costruzione della CIA o del Mossad. Insomma, dietro alla strage del Bataclan ci sarebbe Israele, poteva mancare? Beh, questi signori ora dovranno dimostrare che gli abitanti di Molenbeek sono tutti falsi islamici, o adoratori del Dio denaro, o, più probabilmente, agenti del Mossad travestiti da islamici. Ci riusciranno, c'è da sterne certi. I paranoici hanno sempre ragione...

Ci hanno ripetuto fino alla noia che i “migranti” sono una risorsa preziosa. Ringiovaniscono la popolazione europea, pagano le nostre pensioni, puntellano lo stato sociale. Monsignor Galantino parla dei migranti come dei protagonisti della “ripresa economica” (quale ripresa, please?). Altri ci ricordano lo scambio interculturale, la necessità di aprirsi al diverso, di conoscere la sua cultura. Grazie ai migranti superiamo quanto c'è ancora in noi di particolaristico, provinciale, ci apriamo al mondo. Che belle cose! Una sorta di revival illuministico!
Personalmente non amo i particolarismi provinciali. Mi capita di mangiare in ristoranti cinesi o giapponesi, ho frequentato palestre, no, dojo, di karate e mi interessa la filosofia cinese. Sono convinto che allargare i propri orizzonti sia ottima cosa. Ma solo dei mistificatori possono spacciare per “allargamento degli orizzonti” ciò che sta avvenendo nella Europa politicamente corretta in cui abbiamo la sventura di vivere.
Non è in corso in Europa alcun “dialogo”, nessun “allargamento degli orizzonti”, nessuna "reciproca apertura". Soprattutto non è in corso nessuna “integrazione”!
La società europea si sta frantumando secondo linee etniche. Intere zone delle nostre città sono diventate terre straniere in cui le nostre leggi non vengono rispettate, praticamente non si parla la nostra lingua, i nostri valori fondamentali vengono semplicemente irrisi. Il quartiere di Molenbeek non è più una parte del Belgio, è qualcosa d'altro, uno stato nello stato, un pezzo di Islam fondamentalista nel cuore d'Europa. Non un luogo in cui si può dialogare con l'altro a partire dalla comune capacità di pensare e dalla comune accettazione di alcuni, pochi ma fondamentali, valori. No, Molenbeek è un luogo dell'altro, è casa sua, una casa in cui il suo fanatismo, la sua visione teocratica ed intollerante del mondo, il suo modo di concepire i rapporti fra i sessi sono la legge. Ed in cui per noi non c'è posto.

Quante Moleenbek ci sono in Europa? Quante zone delle nostre città sono diventate isole impermeabili ai valori fondanti della nostra civiltà? Basta che ognuno pensi alla propria città per avere la risposta.
Altro che “dialogo”, “integrazione”, “allargamento degli orizzonti”! Altro che immissione di “preziose risorse”! L'Europa sta regredendo ad una situazione di frammentazione tribale, si sta sgretolando sotto la spinta di una immigrazione incontrollata favorita da politiche che si possono definire solo folli!
Ci saranno altri Salah, altre stragi,c'è da esserne certi. Ed altri sapientoni traboccanti una melassa di bontà ci parleranno di “dialogo”, accoglienza”, “confronto con l'altro”. E qualche “esperto in medio oriente” ci dirà che il “vero Islam” con i terroristi non ha nulla a che fare.
Ma si guarderanno bene, questi sapienti e coltissimi personaggi, dal passeggiare da soli in certi quartieri delle nostre città. Se poi si tratta di gentili signore, non tenteranno neppure di avvicinarsi ai luoghi della armoniosa integrazione...
Loro parlano solo nei talk show televisivi, lontani anni luce dalla vita vera.

mercoledì 9 marzo 2016

PENSIERINI SULLE "PRIMARIE"



Visto che se parla come se fossero la cosa più importante del mondo, val la pena di dire qualche cosa sulle famose “primarie” del PD.
Primo. In un quadro istituzionale come quello italiano le primarie per la scelta del candidato premier costituiscono un non senso istituzionale. Ha senso fare le primarie quando gli elettori sono chiamati a votare il capo del governo e questo in Italia non è previsto. L'articolo 92 della costituzione, secondo comma, recita: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”. Si può essere o non essere d'accordo, ma fare le primarie per scegliere il candidato premier e mantenere intatta una struttura istituzionale che le esclude è ridicolo. Le uniche primarie possibili in Italia dovrebbero essere quelle per scegliere il candidato sindaco o presidente della regione.
Secondo. Le primarie per la scelta del segretario del partito sono il colmo della ridicolaggine. La scelta del segretario è qualcosa di totalmente interno ad un partito, riguarda i suoi militanti ed iscritti, non i suoi elettori. Tizio può votare per un certo partito anche senza conoscerne bene i programmi e la linea politica, non c'è nulla di male in questo. Scegliere il segretario però è cosa diversa: richiede una discussione seria e approfondita, non una campagna elettorale.
Terzo. Non è vero che le primarie siano sempre sinonimo di democrazia. Nell'attuale sistema italiano le primarie possono diventare uno strumento per aggirare la democrazia. Renzi ne è la prova vivente. E' diventato leader del PD grazie alle primarie, poi ha fatto il grande salto a capo del governo senza che nessuno lo avesse mai eletto neppure deputato. In un sistema proporzionale puro Renzi, per diventare primo ministro, avrebbe dovuto guidare il PD alla vittoria in elezioni politiche, essere indicato dal suo partito al capo dello stato quale premier ed essere infine nominato primo ministro dal capo dello stato. In un sistema maggioritario puro avrebbe dovuto essere eletto capo del governo dagli elettori. Non ha fatto né una cosa né l'altra: è il risultato della italica combinazione fra una struttura istituzionale disegnata sul proporzionale e diffuse vocazioni maggioritarie che trovano riscontro nelle varie leggi elettorali che il parlamento continua a sfornare.
Quarto. Ovviamente ogni partito può fare le primarie, il fatto che non possano avere peso istituzionale non implica che sia comunque sbagliato farle. Però bisognerebbe che chi le fa cercasse di trasformarle in una cosa seria. Quanto meno occorrerebbe che per poter votare alle primarie fossero necessari gli stessi requisiti richiesti per poter votare alle elezioni vere. Questo per ora non accade. Per votare alle elezioni vere occorrono 18 anni, per le primarie ne bastano 16. Alle elezioni vere possono votare solo i cittadini italiani, alle primarie del PD votano senegalesi, cinesi, marocchini, tutte persone rispettabilissime, ma che non sono cittadini italiani; pare che a volte neppure parlino la nostra lingua. Nobile estensione della democrazia? Non credo. Mi pare si tratti del suo contrario: manovra per poter disporre di una bella massa di voti facilmente manipolabili.
Il casino delle “primarie” è una piccola manifestazione del caos in cui siamo immersi sino al collo...

giovedì 3 marzo 2016

LIBERALISMO E UTERO IN AFFITTO




Il "caso Vendola" ha scatenato dibattiti molto accesi, come c'era da aspettarsi, ed ha posto a tutti problemi teorici non indifferenti. Qui mi interessa affrontarne uno, parziale ma di una certa rilevanza.
Molti hanno polemizzato con Vendola sottolineando la sua ipocrisia. Lui, l'uomo che denuncia per 25 ore al giorno la “mercificazione” del corpo femminile, e non solo, ricorre alla pratica dell'utero in affitto! E' diventato liberista dall'oggi al domani? Tutto giusto, a mio modesto parere, però il discorso potrebbe essere reversibile. Vendola detesta il mercato e ricorre alla pratica dell'utero in affitto, è in contraddizione con se stesso. Però, i suoi critici sono molto spesso dei liberali che invece il mercato lo difendono. Non sono anche loro in contraddizione con se stessi? Non si può, in nome della sacrosanta libertà individuale, vendere il proprio seme o il proprio ovulo ad una clinica che poi, a pagamento, li inietterà nel ventre di una donna che affitta il proprio utero? Se siamo liberi non dovremmo avere il diritto di fare cose simili?
Il problema sta nello stabilire se davvero la filosofia liberale, o almeno quella liberista, ritengano che tutto possa essere oggetto di compra vendita. Penso che la risposta ad un simile quesito sia NO. Certo, possono esserci pensatori liberali che sostengono simili tesi, queste però restano estranee al liberalismo e probabilmente allo stesso liberismo. Sono semmai proprie della filosofia libertina e, per venire a tempi recenti, del movimento libertariano o “anarco capitalista”, qualcosa che forse assomiglia qua e la al liberalismo ma ne è nella sostanza estraneo. E' davvero difficile trovare in un Locke, o in un Tocqueville, in un Constant o in un Kant una sola parola che possa essere portata a sostegno della tesi secondo cui tutto può essere oggetto di compra vendita.

Adam Smith è noto per la “Ricchezza delle nazioni”, ma ha scritto anche la “Teoria dei sentimenti morali”, un'opera di grande rilevanza in cui sostiene che dietro agli scambi economici stanno sentimenti, idee, convinzioni etiche che li garantiscono e li rendono possibili.
Potrebbero Tizio e Caio scambiarsi qualcosa se non esistesse una certo grado di fiducia fra loro, se entrambi non ritenessero che è sbagliato derubare l'altro? Qualcuno potrebbe rispondere che si, potrebbero farlo, perché la legge tutela entrambi, ma, a parte il fatto che con questo ammetterebbe che lo scambio ha bisogno di precondizioni giuridiche e politiche, basta davvero la legge a garantire il regolare andamento degli scambi? La risposta è con tutta evidenza negativa. Lo scambio è possibile se esiste un certo grado di reciproca fiducia fra compratore e venditore, se entrambi presuppongono l'uno nell'altro un certo livello di onestà, hanno qualche valore, qualche convinzione etica in comune. La gran maggioranza delle persone non cerca di allontanarsi da un negozio senza pagare il conto e ad impedir loro di farlo non è tanto il timore del carcere quanto della vergogna che proverebbero se fossero scoperte. Per la gran maggioranza degli esseri umani “passare alla cassa” è un comportamento naturale. Dietro al fatto economico dello scambio ci sono convinzioni, sentimenti e c'è, in ultima istanza, la legge; in una parola, molte cose che non possono a loro volta essere oggetto di scambio.
E' quasi un luogo comune dire che l'onestà, la correttezza, la fedeltà alla parola data non possono essere oggetto di scambio, come non possono essere oggetto di scambio le sentenze dei tribunali. Ovviamente, capita, ed anche spesso, che onestà e correttezza vengano comprate, ma questo le distrugge come correttezza ed onestà, col risultato di rendere più difficili gli scambi, di inquinare la vita economica con la corruzione ed il malaffare. E capita anche che correttezza ed onestà finiscano per avere, in senso buono, un prezzo sul mercato, come quando una azienda, nell'assumere un manager, valuta oltre che la sua competenza la sua onestà e correttezza. In questo caso però non si mira a corrompe una persona onesta e corretta, la si assume e la si paga proprio perché tale.
Storicamente la affermazione generalizzata della economia di mercato ha ristretto, non ampliato l'area di ciò che è possibile comprare e vendere. Il sistema feudale si basava su uno scambio fra imperatore e signori feudali con il quale il primo comprava la fedeltà dei secondi cedendo loro terre. Nelle società precapitalistiche si potevano comprare e vendere uomini e, soprattutto, donne, cariche pubbliche, sicurezza, giustizia. La possibilità di fare un certo mestiere doveva essere comprata, un criminale poteva comprare il “perdono” dei parenti delle sue vittime. Tutte queste forme di compra vendita sono diventate obsolete o sono scomparse con l'affermazione piena dell'economia di mercato Le cause sono molteplici. Economiche, certo. Il lavoro schiavo è, ad esempio, poco produttivo, non grado di adeguarsi alle mutevoli situazioni di mercato. Ma non solo economiche. Lo scambio è tale solo se avviene fra soggetti formalmente uguali e liberi. Lo ha messo in evidenza Marx: lo scambio di equivalenti presuppone l'eguaglianza formale e la libertà di disporre di se stessi, quindi un sistema giuridico caratterizzato da leggi uguali per tutti e la garanzia generalizzata della sicurezza. Tutto questo è incompatibile con la compravendita, ad esempio, di esseri umani, della giustizia o della protezione dal crimine. Economia di mercato non vuol dire quindi che tutto possa essere comprato e venduto. Se davvero tutto potesse essere immesso sul mercato a non funzionare sarebbe proprio questo, il mercato.
Avviene precisamente il contrario nelle economie globalmente pianificate. In queste
tutto, ma proprio tutto, può essere inserito nella pianificazione. Quella pianificata è una economia di comando: una autorità centralizzata e dotata di enorme potere decide cosa, come e quanto produrre e tutti si devono adeguare. Ormai nessuno, tranne pochi dinosauri, cerca di negarlo: il lavoro forzato, con milioni di esseri umani trattati peggio degli schiavi, ha avuto un ruolo di primaria importanza nella costruzione dell'industria sovietica, e non solo. In Cina veniva, ed in parte avviene ancora, pianificato l'incremento demografico tramite la pratica degli aborti selettivi e l'obbligo per le coppie di non avere più di un figlio. Le libertà elementari degli esseri umani, quelle che non possono essere oggetto di compra vendita alcuna, erano toccate direttamente dalle inappellabili decisioni dei pianificatori, facevano parte del piano come le quantità di petrolio o carbone da estrarre. I nostalgici di baffone Stalin e del celeste presidente non hanno proprio alcun diritto di indignarsi per l'utero in affitto!

Non tutto si può comprare o vendere quindi, questo però lascia irrisolto il problema sul
cosa si possa invece vendere e comprare, lo lascia irrisolto proprio a proposito di temi come la “maternità surrogata” e l'utero in affitto.
Nel “
mercante di Venezia” Shakespeare presenta una situazione che ricorda un po' l'oggetto di tanti odierni dibattiti. Antonio, un ricco mercante veneto, garantisce un prestito che Shylock, un usuraio ebreo, ha fatto al suo amico Bassanio. Antonio si impegna, nel caso non riuscisse a pagare il debito, di dare a Shylock una libbra della propria carne, tagliata all'altezza del cuore. L'opera di Shakespeare è stata al centro delle attenzioni soprattutto per ciò che concerne la polemica sull'antisemitismo, ma non è questo che ora ci interessa.
Antonio può impegnarsi a dare a Shylock una libbra della propria carne e Shylock ha diritto di pretenderla? Il contratto fra loro da un lato è
giusto: entrambi lo hanno firmato in piena libertà, senza pressioni o violenze di sorta, ma è anche un contratto iniquo: vendere la propria carne è qualcosa che degrada la dignità umana.
Con un piccolo sforzo è possibile immaginare situazioni simili: ho diritto di firmare un contratto con cui divento schiavo di una persona che si impegna a versare una certa rendita a mia moglie ed ai miei figli? O posso impegnarmi con Tizio al suicidio in cambio di certe azioni che lui si impegna a fare dopo la mia morte? In una parola: avere la libertà su se stessi significa poter disporre
senza limite alcuno di se stessi? O questo non è ammissibile in quanto una simile libertà è per definizione abbruttente ed una sua pratica generalizzata distruggerebbe prima di ogni altra cosa proprio la libertà degli esseri umani? E cosa si può includere, e cosa escludere, dal novero delle cose di cui non può disporre senza limite alcuno? E' un quesito difficile. Alcuni vorrebbero allargare il numero delle cose di cui non si può disporre tanto da vanificare ogni libertà personale. Altri vorrebbero che nei fatti non ci fosse alcun limite.
E ci sono persone che da un lato sono pronte ad invocare leggi e regolamenti su tutto, dall'altro teorizzano una libertà senza limiti proprio riguardo a quelle cose su cui è invece lecito per lo meno chiedersi se non sia giusto porre limiti rigorosi. L'Europa, lo si sa, è la madre delle più assurde politiche programmatorie. La UE pone regole e vincoli su tutto, dal diametro della pizza alla portata degli sciacquoni nei cessi. Però pretende, in nome della libertà individuale, che si possano vendere ovuli ed affittare uteri, e che un bambino possa avere un numero imprecisato di genitori. Molto bizzarro.

Non amo nascondere le mie opinioni, quindi, una volta riconosciuto che si tratta di scelte difficili, su cui è praticamente impossibile arrivare a conclusioni largamente condivise, dico chiaramente come la penso sul problema. Personalmente sono del tutto
contrario alla pratica dell'utero in affitto ed alla vendita, comunque mascherata, di sperma od ovuli, il tutto indipendentemente dal fatto che la coppia richiedente sia omo od eterosessuale. Lo sono principalmente per quattro motivi, che espongo in ordine crescente di importanza.
In primo luogo
, non è possibile ignorare che lo scambio avviene sempre fra soggetti che non si trovano affatto nelle stesse condizioni economiche e sociali.
Non sono un egualitario, sono profondamente convinto che l'uguaglianza economica e sociale non sia possibile e neppure desiderabile. La stessa eguaglianza nei punti di partenza, che ad alcuni liberali sembra accettabile, si rivela, se si approfondiscono un attimo le cose, del tutto illusoria. Una buona società dovrebbe garantire a tutti un numero sufficientemente elevato di possibilità di emergere, non certo la totale ed assoluta eguaglianza dei punti di partenza. Questa è solo una cattiva illusione, se non altro perché, anche ammettendo che tutti abbiano uguali punti di partenza, è lo stesso gioco della vita a rendere diseguali nuovi punti di partenza: chi è stato primo a scuola avrà un migliore punto di partenza nel lavoro, ad esempio. Da questo però non deriva che si debbano accettare pratiche che sembrano fatte apposta per rendere ancora più svantaggiati coloro che già la vita ha reso tali. Acquistare parti del corpo di altri esseri umani vuol dire usare la propria superiorità economica per cacciare di fatto questi in una situazione di permanente emarginazione sociale. E' quanto meno dubbio che un simile uso della libertà possa davvero essere consentito.

In secondo luogo
pratiche come la compra vendita di semi ed ovuli o l'utero in affitto sono umanamente degradanti di per se. Portare a termine una gravidanza e dare ad altri il bimbo appena partorito trasforma la donna in una mera produttrice di bambini, le toglie qualcosa di profondamente, intimamente suo, mutila la sua essenza umana. Soprattutto, una tale pratica toglie alla donna (o all'uomo che vende il suo seme) qualsiasi diritto, presente o futuro, sul proprio figlio. Se io vendo la mia auto perdo, ovviamente, ogni diritto futuro sulla stessa, non c'è assolutamente in questo nulla di male. Ma se una donna partorisce un figlio che viene consegnato ad un'altra persona e perde su questo ogni futuro diritto la cosa cambia. Cambia perché un figlio non è un'auto. Il figlio è parte di questa donna, una sorta di prolungamento di se stessa. Nessun contratto, nessun libero accordo fra le parti, può obbligare una persona a non avere diritti su ciò che è profondamente, intimamente ed inseparabilmente suo.
La natura disumana di una simile situazione emerge con chiarezza se la si paragona ad un'altra situazione: quella dell'artista nel rapporto con la sua opera. In un cerro senso un romanzo è parte dello scrittore, una cristallizzazione della sua personalità, qualcosa di profondamente
suo. Lo scrittore può, ovviamente, vendere i diritti sul romanzo, firmare contratti che lo riguardano. Non perde però ogni diritto sulla sua opera. L'editore avrà l'esclusiva delle pubblicazioni, ma nessuno impedirà allo scrittore di dire che quel romanzo è suo, che scrivendo quelle certe cose intendeva dire questo o quello, che questa o quella interpretazione della sua opera sono errate. Nessun contratto fa si che un libro, o un quadro o una sinfonia, cessino di essere, in senso profondo, opera di chi le ha create.
Nel caso dell'utero in affitto questo avviene. Si recide il legame fra la donna e la persona, non il romanzo, il quadro, la canzone,
la persona, che questa ha partorito. In un momento di bisogno o di disperazione, o di scarsa capacità di pensare, una donna può decidere di affittare il proprio utero. Ma è lecito che rinunci al diritto di ripensarci? Che non abbia la possibilità di cercare quello che è comunque suo figlio? Di chiedergli se vuole venire a vivere con lei? Di dirgli, almeno di dirgli: “io sono tua madre”? Basta porre la domanda per avere la risposta. Tra l'altro molti contratti prevedono esplicitamente la possibilità del ripensamento. Un cantante, un calciatore, un attore possono, pagando delle penali, rescindere i legami con certe società. Fare un film o giocare al pallone sono davvero più importanti di partorire?
In terzo luogo
, Il bambino. Un bambino, e poi un adulto, ha il diritto di sapere chi sono i suoi genitori naturali, quelli che gli hanno trasmesso il patrimonio genetico. Ha diritto a porsi la domanda: da dove vengo? Chi sono veramente? Rescindere il legame fra il bambino e chi lo ha davvero fatto, fra l'uomo e la sua natura originaria è quanto di più radicalmente innaturale, nel senso negativo, peggiore, del termine, si possa concepire. Certo, esistono genitori che rifiutano i figli, non li vogliono, in questo caso, ben vengano le adozioni. Ma una cosa è rimediare, tramite un benemerito istituto, a tragiche situazioni che la vita crea, cosa del tutto diversa è pretendere di trasformare in ovvia normalità certe situazioni.
Infine
, la cosa più importante di tutte. La pratica dell'affitto dell'utero e della compra vendita di seme ed ovuli è ad un passo dall'eugenetica. Non solo si sceglie il bambino, si cerca di costruirlo, si vuole che sia conforme a certi standar prestabiliti.
Altro che accordo fra “maternità surrogata” e pensiero liberale! Il pensiero liberale pone al centro di tutto la
singola persona umana, il soggetto etico e razionale che vale di per se e che non può essere "costruito" da nessuno. L'eugenetica, sia essa privata o di stato, distrugge l'autonomia del singolo, irripetibile essere umano, lo fa dipendere sin nelle sue più intime caratteristiche dalle scelte di un altro. Non a caso è da sempre il sogno dei totalitarismi, l'oggetto della loro folle volontà di potenza. E non a caso è stata una delle caratteristiche più mostruose del nazismo.

Ancora un paio di considerazioni, prima di concludere. E' diventato una moda dire che “è genitore chi ama il bambino, lo alleva, lo educa”. La maternità e la paternità sarebbero solo fatti sociali, culturali, senza legame alcuno con la natura. Si tratta di una evidente forzatura, che sono proprio coloro che ricorrono alla maternità surrogata a smentire. Se davvero paternità e maternità fossero solo fatti culturali perché ricorrere alla maternità surrogata? Perché non adottare, semplicemente, un bambino abbandonato dai genitori naturali? Vendola poteva adottare un bambino, non lo ha fatto. Ha voluto che il suo seme (o quello del suo compagno) fecondasse l'ovulo di una donna e che l'ovulo fecondato fosse impiantato nell'utero di un'altra donna. Ha voluto un figlio che fosse, in parte, suo, che contenesse parte del suo patrimonio genetico, o di quello del suo compagno. E' comprensibile, in fondo. Chi ha figli vuole anche, forse soprattutto, lasciare nel mondo qualcosa di se, qualcosa di intimamente, essenzialmente suo. La riproduzione è legata al desiderio di opporsi al nulla, desiderio che è proprio dell'uomo, e solo dell'uomo. Comprensibilissimo che un omosessuale provi questo desiderio, anche se smentisce le sue stesse teorizzazioni sul carattere solo sociale di maternità e paternità. Ma il desiderio di prolungare in qualche modo la nostra permanenza nell'essere non può giustificare pratiche non rispettose della umanità che è dentro di noi, e che è alla base del desiderio di permanenza.
L'omosessualità è del tutto lecita e rispettabile. Cercare di criminalizzarla, considerarla un “vizio” o una “perversione” da reprimere, emarginare o “curare” è nel migliore dei casi una idiozia, una porcheria nel peggiore. Ma
non è una forma di sessualità “normale”, per lo meno nel senso che non è praticata dalla gran maggioranza degli esseri umani. Soprattutto, è una forma di sessualità separata da paternità e maternità, in una parola, dalla procreazione. Sono convinto che la maggioranza degli omosessuali, e la gran maggioranza di quelli di buon senso, sono perfettamente d'accordo con questo. A non esserlo, a voler costruire ad ogni costo un impossibile legame fra procreazione ed omosessualità, non sono gli omosessuali in quanto tali, sono gli omosessuali, e gli eterosessuali, malati di ideologia. Sono coloro che, a prescindere dalla sessualità che praticano, credono nella ideologia “gender” e nella sua assurda pretesa che il sesso non abbia nulla a che fare con la natura, sia una “convenzione sociale”, un fatto solo o prevalentemente culturale. E tutto questo coi diritti, le libertà, e la filosofia liberale, ha ben poco a che vedere.