La tragica vicenda dell’orso che ha ucciso un giovane che correva
nei boschi del trentino è stata seguita da commenti che giudico, lo
dico subito, semplicemente incredibili. Tralascio ogni considerazione
sulla totale mancanza di umanità, l’assenza di umana pietà nei
confronti di un giovane che ha fatto una morte orribile e passo
subito all’esame delle argomentazioni di coloro che, per brevità,
possiamo definire gli “amici dell’orso”, amici a condizione
ovviamente che si tratti dell’orso altrui, quello che NON
aggredisce NOI. Parto dalle argomentazioni di tipo, diciamo così,
empirico per arrivare poi al nocciolo teorico del problema. Per
comodità procedo inizialmente per punti.
1) Il giovane è
stato imprudente, non seguiva i percorsi indicati.
A
parte il fatto che non sappiamo quali sentieri seguisse il giovane,
gli orsi VERI, non i
protagonisti dei cartoni animati che certi pseudo ambientalisti hanno
in mente, se ne
fregano dei sentieri “consigliati”. Quali sarebbero i sentieri
“consigliati”? Si tratta di sentieri protetti da recinzioni anti
orso? Conosco i boschi del trentino, ci ho fatto spesso bellissime
passeggiate ed escursioni e non ho mai visto nulla di simile.
2)
Non esiste il rischio zero. Se ti addentri in zone selvagge sai i
rischi che corri.
Il
trentino NON è una zona selvaggia, al
contrario. Fino a pochi anni
fa era possibile passeggiare nei suoi boschi senza timore alcuno.
Potevi imbatterti in un daino o in un cervo, non
in orsi o lupi. Il trentino
sta
diventando una zona selvaggia e pericolosa in seguito alla demenziale
politica di ripopolamento che ha introdotto animali molto pericolosi
in zone caratterizzate da forte presenza umana e di animali da
allevamento e pascolo. Se a
qualche imbecille venisse in mente di “ripopolare” i giardinetti
di Milano con vipere, cobra e leoni anche i giardinetti
diventerebbero una zona selvaggia e pericolosa. In fondo un po’ di
millenni fa anche nei territori che attualmente si chiamano Italia
c’erano i leoni…
E’ vero, non esiste il rischio zero, ma
questo non giustifica la follia di politiche che incrementano
irresponsabilmente i rischi. Ci saranno sempre morti in incidenti
stradali, questo non è un buon motivo per abolire i limiti di
velocità.
3) Il giovane non ha seguito i
consigli sul come comportarsi in presenza di un orso.
A
parte il fatto che non
sappiamo come si sia comportato il giovane, non è molto facile in
una situazione estrema seguire con freddezza quanto
prescritto dal
manuale per la difesa (non violenta ovviamente) dagli orsi. Se un
orso ti attacca devi fare
così e cosà...
L’orso
è un animale molto pericoloso, qualcosa di completamente diverso dal
simpatico orso Yoghi che certi cretini hanno in mente. Può essere
molto aggressivo, è dotato di forza incredibile e, a dispetto
dell’aspetto, è molto veloce. Difficile conservare la calma se ti
imbatti in un simile, splendido predatore.
4)
L’orso ha diritto di vivere nel suo
ambiente che noi a suo tempo gli abbiamo ingiustamente
strappato. L’uomo non deve addentrasi nella casa degli orsi.
Un
tempo erano “casa” di orsi, lupi, serpenti velenosi e di ogni
sorta di animale selvaggio più o meno pericoloso anche le terre su
cui oggi
sorgono città, pesi e villaggi. Erano “casa” di animali selvaggi
le terre su cui ora si coltivano
grano e
riso, o alberi da frutta. In
natura non esiste alcun “diritto” alla difesa del proprio
habitat. Un certo animale segna i limiti del proprio territorio. Un
altro entra in quel territorio e
lo reclama per se. Esiste un
“diritto” che regoli le relazioni
fra questi due animali? NO,
ovviamente. Sarà la forza a decidere quale dei due sarà dominante
in quel certo territorio. Parlare degli habitat degli animali come se
si trattasse del diritto di proprietà degli umani è una idiozia che
non sta né in cielo né in terra. Noi umani siamo diventati la
specie dominante nel pianeta ed abbiamo strappato molte terre agli
animali selvaggi. Abbiamo violato qualche “diritto”? No
ovviamente, come non viola alcun diritto il leone che sbrana la zebra
o lo squalo che uccide un delfino o
il maschio dominante (e si, in natura esistono, eccome, i maschi
dominanti) in un branco di leoni marini che reclama solo per se il
“diritto” di accoppiarsi.
Ovviamente è bene tutelare gli animali selvaggi, conservare intatte
ampie zone di natura incontaminata, ma tutto questo non ha nulla a
che vedere con presunti “diritti”. Si tratta di esigenze umane,
non sentite, per inciso, da alcun animale non umano. E, come tutte le
esigenze umane, anche queste vanno armonizzate
con altre esigenze, pure umane, ad esempio quella di chi vive in
trentino, o visita questa
bellissima regione, di
passeggiare nei suoi splendidi boschi. O si pensa che i trentini
debbano vivere rinchiusi in casa e che solo genovesi o milanesi
abbiano il diritto di fare passeggiate?
La convivenza fra uomo ed
animali selvaggi è una gran bella cosa ma può essere solo parziale
e limitata. Una cosa sono i parchi naturali, cosa ben diversa orsi e
lupi nelle vicinanze di case e stalle, o cinghiali che scorrazzano in
città.
Il punto 4 ci ha avvicinati al cuore del problema
che consiste precisamente in questo: la assurda pretesa,
tipica dei cultori di ideologie nichiliste, di applicare categorie e
valori umani al mondo non umano.
La
natura è il regno dell’essere, non del dover essere. In natura non
esistono il giusto e l’ingiusto, il bene ed il male, né esistono
colpevoli o innocenti, buoni o cattivi. Il leone non è “cattivo”
perché divora, viva, la zebra, né questa subisce “ingiustizia”
alcuna quando viene divorata. D’altro canto la zebra non si
comporta “ingiustamente” quando, fuggendo agli artigli del leone,
obbliga questo alla fame. La natura non è “immorale”, è, molto
semplicemente, amorale. Si colloca in un settore dell’essere in cui
parlare di moralità è completamente privo di senso. Non ci sono
diritti né doveri in natura, solo fatti, eventi, enti animati o
inanimati. Parafrasando il vecchio Nietzsche la natura è fuori dal
bene e dal male, è semplicemente ciò che E’.
Si può ammirare o temere in orso, lo si può detestare o si
può addirittura volergli bene, ma non si può, in alcun modo,
rapportarsi moralmente ad esso. Non
lo si può fare perché l’orso si adegua in maniera immediata a
leggi che sono al di fuori di ogni possibilità di valutazione
morale. Rapportarsi moralmente ad un orso vorrebbe dire pretendere di
processarlo quando uccide una preda, cosa assolutamente, totalmente
ridicola. Una volta Bolt, il mio amato cagnolino, ha ucciso una
tortora che saltellava allegramente, ignara del pericolo, nel
giardino di casa mia. Non ho, ovviamente, “punito” Bolt per la
sua azione, semplicemente ho cercato di strappargli dalla bocca
l’uccello; quando ci sono riuscito era purtroppo troppo tardi...
Piaccia o non piaccia la cosa la morale riguarda solo quella
piccolissima parte della natura consistente nel mondo umano. Può
essere oggetto di valutazione etica solo chi comprende i concetti di
bene e di male,
solo con lui è possibile instaurare rapporti basati sulla morale. I
fanatici del radicalismo ecologico non capiscono questa semplice,
elementare verità. Loro negano qualsiasi discontinuità nella
natura, rifiutano la radicale cesura ontologica che separa il mondo
umano da quello non umano. Siamo di fronte ad una ulteriore
manifestazione di quel rifiuto delle differenze che caratterizza la
fase attuale, decadente, della nostra civiltà. Per
alcuni il sacrosanto
riconoscimento della uguale dignità di ogni essere umano avrebbe
come conseguenza la negazione di ogni differenza
rilevante fra le culture, nazioni e civiltà così come non
esisterebbero differenze
strutturali fra i sessi. I fanatici dell’animalismo radicale
ampliano questo errore: trasferiscono la negazione della differenza
dai rapporti dentro il mondo umano a quelli fra mondo umano e mondo
non umano. Attribuiscono pari dignità etica a uomini, orsi, dentici e
lombrichi. I più radicali, ma anche i più coerenti, ampliano ancora
l’area dell’etica: per loro diventano soggetti etici anche olmi e
pini, fiumi e montagne. Un delirio di follia nichilista che se si
trasformasse in comportamenti coerenti porterebbe alla distruzione
dell’unico animale che si ponga problemi etici, anche se solo
piuttosto raramente si comporta davvero in maniera moralmente
accettabile. Chi ama troppo gli orsi odia gli esseri umani, e la
tragica vicenda del giovane ne è una ulteriore riprova.
Un’ultima
considerazione: è “giusto” abbattere l’orso che ha ucciso il
giovane?
La risposta non è semplice. Se abbattendo il bestione
si intende “punirlo” siamo di fronte ad una pura e semplice
idiozia. Pretendere di “punire” un orso è del tutto sbagliato
proprio perché un orso NON
è un soggetto morale.
Non credo però che chi intende
abbattere l’orso parta da considerazioni etiche. Forse pensa che un
orso può diventare particolarmente pericoloso
se uccide un uomo ed istintivamente “capisce” che questi è una
preda facile. In questo caso
siamo di fronte ad un problema di opportunità e tutela della
sicurezza che solo persone esperte possono risolvere, senza
isterismi.
In
ogni caso, nessuno teorizza un mondo privo di animali pericolosi,
semplicemente si pretende che questi non vivano ad un passo da casa
nostra. Chi amministra il trentino ha il dovere di garantire la
sicurezza dei trentini, anche riducendo il numero di orsi in libertà,
abbattendone un certo numero o sterilizzandone una parte; di nuovo,
in casi simili la parola spetta agli esperti.
E tanto basta.
Termino stigmatizzando di nuovo la totale mancanza di umana pietà di
cui in questa occasione hanno dato prova i teorici del radicalismo
animalista. I presunti “buoni” si dimostrano spesso e volentieri
terribilmente cattivi.