Non tutti gli argomenti di coloro che
addebitano quasi esclusivamente la Trump la situazione drammatica che
gli USA stanno attraversando sono da giudicare faziosi o ipocriti.
Certo, c'è moltissima ipocrisia e faziosità negli strilli di chi,
dopo aver applaudito alle violenze inaudite dei BLM, si dice
indignato per l'assalto al parlamento messo in atto da un branco di
imbecilli facinorosi, fra cui molto probabilmente si nascondevano
fior di provocatori. Alcune argomentazioni dei critici di Trump vanno
però prese sul serio ed esaminate in maniera pacata e razionale.
Una
soprattutto mi sembra degna di esser considerata con
attenzione.
Esistono le leggi, dicono alcune persone di provata
buona fede, ed alle leggi bisogna obbedire, anche quando non ci
piacciono. Se si ritiene di esser stati vittime di ingiustizie o
brogli ci sono i canali legali cui ricorrere per far valere le
proprie buone ragioni. Se i ricorsi che si sono presentati vengono
respinti non si può, e non si deve, far altro che accettare il loro
verdetto. Se non lo si fa si entra in un circuito pericolosissimo che
può sfociare in una guerra civile. E le persone ragionevoli
dovrebbero, devono, fare di tutto per evitare una simile
deriva. Trump non lo ha fatto, quindi, quale che sia il giudizio,
magari anche in parte positivo, sulla sua presidenza, va condannato.
Il presidente si è comportato in maniera irresponsabile, e non può
essere concesso al presidente degli USA di comportarsi da
irresponsabile.
Espresso in questi termini generali l'argomento mi
sembra condivisibile, però... però le argomentazioni troppo
generali non sono mai interamente soddisfacenti, non rispondono a
molte legittime obiezioni. Vediamo un po'.
Locke e
Kant
Come si sa
il grande filosofo liberale
John Locke teorizzò il diritto alla resistenza. Quando i poteri
dello stato, governo o corpo legislativo, prendono misure che
attentano alla vita, alla libertà ed agli averi dei cittadini questi
hanno diritto di resistere; non sempre si è tenuti a rispettare le
leggi. Se una legge o, a maggior ragione, una misura amministrativa
ledono i diritti fondamentali degli esseri umani questi hanno diritto
di opporsi, anche con la forza, a simili misure.
Kant era in
disaccordo con il filosofo inglese. Per il prussiano il diritto alla
resistenza è una autentica contraddizione in termini. Come può una
legge concedere ai cittadini il diritto di non obbedire a se stessa?
Siamo di fronte ad un evidente paradosso. Il diritto alla resistenza
inoltre, se messo in atto, porterebbe ad una situazione di caos
permanente. E' pensabile che ogni cittadino si riservi il diritto di
obbedire o meno ad una legge? Basta porsi la domanda per avere la
risposta.
Il contrasto fra Locke e Kant però è, forse, più
apparente che reale. Quando parla di “diritto di resistenza”
Locke non si riferisce al diritto legale,
non ha in mente una legge che comandi la disobbedienza alla legge.
Il diritto di resistenza è un diritto etico, morale. E' giusto
opporsi alla legge quando questa viola qualcosa che è più basilare
della legge stessa e a cui ogni legge deve attenersi se vuole
davvero esser tale:
il diritto naturale.
Ogni essere umano ha, in quanto tale, alcuni diritti fondamentali che
le leggi devono rispettare e garantire. Quando questo non avviene si
può resistere alle leggi, non perché queste consentano la
resistenza, ma perché è giusto farlo.
Se posta in questi termini la questione il contrasto fra Locke e Kant
diventa subito assai meno radicale di quanto possa apparire a prima
vista. Anche Kant infatti mette qualcosa sopra la legge: l'imperativo
categorico a cui tutti gli esseri morali hanno il dovere
incondizionato di obbedire.
Legge e giustizia
Non
è il caso di approfondire qui il discorso sul giusnaturalismo di
Locke e l'imperativo kantiano; su questo argomento sono scorsi i
classici fiumi di inchiostro, affrontarlo con la dovuta profondità
esula dagli scopi di questo modestissimo lavoro e travalica le forze
di chi scrive.
Locke non era un pericoloso eversivo. Era una
persona moderata, osservante delle leggi e non aveva la minima
intenzione di incitare qualcuno alla rivolta. Il suo diritto alla
resistenza pone però un problema enorme ed attuale: quello del
rapporto fra legge e giustizia.
Si
deve obbedire alle leggi, in linea di massima questo è vero, ma...
che fare quando le leggi a cui si deve obbedire sono palesemente
ingiuste?
Anche le peggiori tirannidi totalitarie hanno un
simulacro di leggi. E' vero che i tiranni sono i primi a violare le
loro stesse leggi, ma queste comunque esistono perché conferiscono
un minimo di legalità al potere arbitrario e, soprattutto,
assicurano un certo ardine alle organizzazioni totalitarie.
Ci
sono leggi, o loro simulacri, più o meno ovunque, ma sono, in
quanto leggi, sempre e comunque giuste?
Difficile sostenerlo. In fondo anche le leggi di Norimberga erano
leggi. Ed era legge il codice penale staliniano che Solgenicyn
sottopone a minuziosa analisi in “arcipelago Gulag”.
Quel codice fu la base su cui si edificarono crimini mostruosi.
E
non solo legge e giustizia non coincidono, esiste anche il caso di
leggi giuste, la cui applicazione, perfettamente regolare, ha portato
a clamorose ingiustizie.
Socrate considerava giuste le leggi della
cui violazione era accusato ed il processo a Socrate fu condotto in
maniera del formalmente regolare. Ma la condanna di Socrate è una
delle grandi ingiustizie della storia. Considerazioni analoghe
possono farsi per Sacco e Vanzetti o per caso Dreyfus. Il militare
francese non sognava neppure di negare il carattere criminale del
tradimento ed il suo processo fu formalmente, solo formalmente,
regolare, ma la sua condanna clamorosamente ingiusta. Venendo a tempi
più recenti e a casi meno drammatici le inchieste a raffica che
Silvio Berlusconi ha dovuto subire per oltre venti anni non erano
illegali. Formalmente i PM che hanno letteralmente braccato il
cavaliere non hanno commesso alcun reato. La loro azione tuttavia,
formalmente legale, comunque mai sottoposta neppure ad indagine, è
stata quanto di più ingiusto sia avvenuto nella storia italiana
recente. Si potrebbe continuare molto, molto a lungo. Legge
e giustizia non coincidono, come non coincidono giustizia ed
applicazione della legge, giustizia e sentenze, giustizia e
regolarità formale di processi, inchieste, indagini.
Guerra
civile?
A volte si deve
resistere alle leggi, protestare contro sentenze, inchieste,
indagini in cui, al di la della regolarità formale, si palesa una
faziosità di fondo. Ma... cosa innesca una simile situazione?
Inutile nascondersi dietro ad un dito. L'obbedienza alla legge è
condizione primaria della coesione sociale. Se disobbedire alla legge
diventa pratica di massa la coesione sociale si spezza ed un paese
rischia di precipitare nella guerra civile.
Si, le cose stanno
così. A volte disobbedire alle leggi è necessario, ma bisogna esser
ben consapevoli di cosa si rischia in casi simili. Le guerre civili
sono qualcosa di tragico ma a volte nella storia sono diventate
tragicamente necessarie.
“l'esperienza di sempre ha dimostrato
che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno
finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le
forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di
malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso
obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo,
allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo
e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire”.
Così recita la dichiarazione e di indipendenza degli
Stati Uniti d'America. I padri
fondatori non cercarono qualche cavillo che potesse conferir loro la
autorità legale di staccarsi dalla madre patria. Contrapposero il
diritto naturale alla legalità, ed agirono di conseguenza.
In
effetti gli Stati Uniti sono nati da una ribellione quanto meno
simile ad una guerra civile ed hanno subito una guerra civile
autentica, terribile, sanguinosissima. Era possibile evitarla? Forse,
di certo è parte integrante della loro storia.
Possono
esserci guerre civili nella storia di grandi paesi. Le responsabilità
in questi casi sono in primo luogo di chi fa leggi ingiuste o si
comporta ingiustamente. Il discorso sulle responsabilità però può
avere una importanza secondaria, tutto sommato. Il vero punto
importante è un altro. Le guerre civili sono una tragedia, quindi
occorre porsi la domanda: è possibile evitarle anche quando si è
costretti a resistere a leggi ingiuste, protestare contro indagini e
sentenze inique, denunciare brogli elettorali clamorosi? La mia
risposta è SI. E' possibile evitarle e comunque occorre
operare in questo senso.
Non
è vero che di fronte ad una legge ingiusta, o a processi ed indagini
farsa, o a brogli l'unica via percorribile sia quella della
disobbedienza alla legge. Il lockiano diritto alla resistenza non
porta necessariamente allo scontro frontale col potere. Fino a che
in un paese sono garantite le fondamentali libertà democratiche e i
basilari diritti umani su può lottare pacificamente, restando nella
legalità contro leggi ingiuste. Questa è la fondamentale differenza
fra l'occidente di oggi e paesi come l'URSS di Stalin o la Germania
nazista.
Viene proposta una legge ingiusta? Si cerca di bloccarla
in parlamento, la si denuncia alla pubblica opinione. Se passa si
organizza un referendum abrogativo, si fa ricorso alla corte
costituzionale, si scende pacificamente in piazza per protestare
(scendere in piazza è perfettamente legale).
I mezzi ci sono, basta avere la volontà di cercarli ed usarli. Prima
di alzare le braccia e porre tutti di fronte alla alternativa
disastrosa: o accettare enormi, clamorose ingiustizie o iniziare a
sparare, si ha il dovere morale, oltre e prima che politico, di
lottare pacificamente restando nella legalità, Si può far ricorso
a soluzioni diverse solo se ci si è letteralmente trascinati per i
capelli da un potere tanto arrogante quanto stupido e sconsiderato.
In questo caso sue e solo sue saranno le responsabilità del dramma.
Veniamo all'oggi
Non
nascondiamoci dietro ad un dito. Tutti i discorsi fatti sinora
rimandano alla drammatica situazione che gli USA stanno vivendo in
questo periodo.
Trump si è messo fuori dalla legalità affermano
in molti. Non ha accettato il risultato elettorale ed ha contestato i
verdetti delle corti. Ha denunciato brogli che non esistevano ed
eccitato gli animi. Lui è il responsabile di tutto.
La cosa che
stupisce in molti discorsi è questa: si afferma che Trump ha perso
le elezioni perché questo hanno detto le autorità dei vari stati.
In realtà non tutte e autorità si sono dette d'accordo sulla
sconfitta di Trump: i parlamenti dei sei stati contestati sono
entrati in rotta di collisione coi rispettivi governatori e ben 20
stati hanno fatto ricorso alla corte suprema sulla questione della
Pensilvanya. Questi però in fondo sono dettagli. Ad essere
inaccettabile è la logica del ragionamento: Trump ha perso perché
così hanno stabilito le autorità. Un po' come dire: “c'è rigore
quando l'arbitro lo fischia”, oppure, per passare a cose meno
frivole: il capitano Dreyfus era colpevole perché il tribunale
militare lo ha ritenuto tale. La giustizia coincide a priori con la
legge e la legge coi verdetti. Verità legale e verità di fatto
vengono ad identificarsi.
Considerazioni simili possono farsi per
i verdetti delle corti: i brogli non esistevano perché le corti si
sono rifiutate di prendere in esame le prove che i legali di Trump
avevano presentato. Lo stesso caso di prima: Dreyfus, e Socrate, e
Sacco e Vanzetti e tantissimi altri erano colpevoli perché i
tribunali li hanno ritenuti tali. Anzi, il caso di di Trump è ancora
più clamoroso. Perché, ad esempio nel caso Dreyfus un tribunale ha
almeno ascoltato dei testi, esaminato delle prove. Nel caso dei
ricorsi di Trump NO:
sono stati in larga misura respinti per motivi procedurali. I giudici
potevano respingerli, ovviamente, ma potevano anche non farlo ed
esaminare lo sterminato materiale probatorio in mano ai legali di
Trump. Hanno scelto di non farlo, di tirarsi indietro e lavarsene le
mani, ma la loro scelta può essere criticata di fronte alla pubblica
opinione.
Trump ha presentato ricorsi su ricorsi, tutti
respinti. I parlamenti di vari stati hanno ascoltato dei testi ed
esaminato alcune prove e, caso strano, questi parlamenti hanno
contestato la scelta dei governatori, favorevole a Biden. Visto che
la situazione non si sboccava Trump ha fatto appello alla pubblica
opinione: ha denunciato quella che gli sembrava una ingiustizia
enorme di cui erano vittima, prima di lui, i 75 milioni di americani
che lo avevano votato. Infine è sceso in piazza. E' “sovversivo”
tutto questo? Se lo fosse sarebbe stato sovversivo il “j'accuse”
di Zola , sarebbero state sovversive la manifestazioni di piazza a
favore di sacco e Vanzetti, sarebbero state sovversive le
innumerevoli denunce di Berlusconi contro la magistratura
politicizzata.
In realtà Trump non ha fatto altre che ricorrere a
tutti i mezzi pacifici e legali
che in una democrazia un cittadino ha a disposizione per far fronte a
quella che ritiene, ed i effetti E',
una enorme ingiustizia. Ha cercato di sanare quella contraddizione
fra legge e giustizia cui hanno dedicato grande attenzione fior di
pensatori e che è presente nella stessa dichiarazione di
indipendenza degli Stati uniti d'America.
Ora è in corso un
tentativo chiaro, smaccato di cancellare
Trump, cancellare non (per ora) nel senso di incarcerarlo o
eliminarlo fisicamente. Nel senso di ridurlo al totale silenzio,
precludergli il diritto alla parola, imporgli, per farla breve, la
morte civile. Stessa sorte deve toccare alla presidenza Trump. I
quattro anni durante i quali Trump è stato presidente vanno
cancellati dalla storia, Si è trattato di una infernale parentesi
che va dimenticata, rimossa. La presidenza Trump non è,
orwellianamente, mai esistita. E stessa sorte deve toccare infine a
quella parte enorme della popolazione americana che in Trump ha
creduto e crede, in misura più o meno ampia. Si tratta di una massa di
zoticoni ignoranti. Sessisti, razzisti, fascisti da ridurre al
silenzio e sacrificare alle esigenze della mondializzazione. Se ci
stanno con le buone bene, altrimenti li si ridurrà alla ragione con
altri mezzi. Non ci vuole molto per capire che un simile
atteggiamento porta, questo si, alla guerra civile. Perché si
potranno giudicare come si vuole Trump ed il trumpismo ma una cosa è
certa: questo è molto diffuso nella società americana e non solo, comprende
strati sociali vasti ed importanti, esprime interessi, idee, valori,
aspirazioni di moltissima gente. Pensare che questi possano essere
calpestati senza che vi sia una reazione molto forte è pura follia.
E porta a situazioni tragiche.
Chi oggi è sostanzialmente fuori
dalla legalità sono le Nancy Pelosi e gli Zuckerberg. Quando la
speaker della camera dei rappresentanti chiede l'impeachement per
Trump ad 11 giorni dalla scadenza del mandato perché, afferma, in
questi 11 giorni Trump potrebbe scatenare una guerra nucleare si è
del tutto fuori da ogni normalità istituzionale. L'odio
politicamente corretto diventa pura follia.
La situazione è
grave e potrebbe degenerare. Spero che questo non succeda e che
vengano ripristinate al più presto le condizioni di una lotta
politica civile. Negli stati Uniti ma non solo. Se no gli esiti della
crisi in cui l'occidente versa potrebbero davvero essere disastrosi.