martedì 25 dicembre 2018

LOGICA ED ARROGANZA

“Se i politici sono eletti dagli elettori e se il 90% degli elettori è stupido come diceva Umberto Eco, anche il 90% dei politici sarà stupido”. Lo ha affermato Piergiorgio Odifreddi, noto logico, matematico e divulgatore scientifico, nel corso di una conversazione sulla politica e la mentalità antiscientifica purtroppo diffusa in Italia.
Non mi interessa entrare nel merito delle affermazioni di Odifreddi sulla scienza. Mi limito a ricordare che la mentalità antiscientifica ha origini lontane. La riduzione della scienza a “strumento del potere borghese” non è di certo una invenzione dei “populisti”. Ed è stato Herbert Marcuse, eroe della sinistra sessantottina, non Luigi Di Maio, ad affermare che “un singolo lancio di palla da parte di un giocatore rappresenta un trionfo della libertà umana sull’oggettività infinitamente maggiore della conquista più strepitosa del lavoro tecnico”.
Ma tralasciamo. Piergiorgio Odifreddi è fra le altre cose un logico, mi interessa quindi esaminare il sillogismo con cui vorrebbe dimostrare che il 90% dei politici è stupido. Attenzione, non cerco né intendo dimostrare che il 90% dei politici NON sia stupido. Forse lo è il 100%. Mi interessa solo esaminare il procedimento logico con cui Odifreddi giunge a questa conclusione. Ad essere in discussione non è la verità della affermazione ma la coerenza del procedimento.

In logica una inferenza deduttiva è corretta quando le conclusioni sono contenute implicitamenge nelle premesse. Esaminiamo il sillogismo perfetto di Aristotele:
Premessa maggiore: Tutti gli uomini sono mortali.
Premessa minore: Socrate è un uomo.
Conclusione: Socrate è mortale.
Nella maggiore e nella minore è già contenuta implicitamente la conclusione. Questo non vuol dire che il sillogismo sia inutile. Il sillogismo esplicita, rende palese, ciò che nelle premesse era solo implicito e non appariva chiaramente. Tecnicamente perché un sillogismo sia perfetto occorre che il soggetto della maggiore (gli uomini) sia predicato della minore (è un uomo). Se la condizione è rispettata la conclusione discende necessariamente dalle premesse, non ne discende in caso contrario. Per fare un altro esempio: Tutti i cani (soggetto) sono quadrupedi – Bolt è un cane (predicato), quindi Bolt è quadrupede. Il sillogismo è corretto. Ma se avessi detto: tutti i cani sono quadrupedi – Bolt è un quadrupede quindi Bolt è un cane avrei fatto un errore di logica. Il predicato della minore in questo caso è diverso dal soggetto della maggiore ed il sillogismo è errato. Intuitivamente: dal fatto che tutti i cani siano quadrupedi e che Bolt sia un quadrupede non deriva che Bolt sia un cane: potrebbe essere un gatto, un cavallo o un maiale.

Esaminiamo ora il sillogismo del professor Odifreddi:
Premessa maggiore: Gli elettori sono stupidi al 90%
Premessa minore: Gli elettori eleggono i politici.
Conclusione: Il 90% dei politici è stupido.
Qui le regole della inferenza deduttiva sono allegramente ignorate. In primis la conclusione non è affatto implicitamente contenuta nelle premesse. Dal fatto che gli elettori siano stupidi e che eleggano i politici non deriva che eleggano dei politici stupidi. Molto spesso elettori stupidi eleggono dei politici intelligenti, capaci di sfruttare intelligentemente la stupidità del corpo elettorale. Inoltre il soggetto della maggiore non è predicato della minore, al contrario, entrambe le premesse hanno lo stesso soggetto, un po' come nel seguente sillogismo:
Premessa maggiore: Tutti i pescatori sono alti un metro e novanta.
Premessa minore: I pescatori pescano orate e dentici.
Conclusione: Orate e dentici misurano un metro e novanta.
Oppure: I diamanti sono cristalli, i cristalli sono comuni, quindi i diamanti sono comuni. Qui il soggetto della maggiore non è predicato della minore, ma, al contrario, il predicato della maggiore diventa soggetto della minore, con conseguenze intuitivamente assurde, come nel presunto sillogismo del professor Odifreddi.

Il professor Odifreddi passa per essere un grande esperto di logica. Di fronte alla bestialità che ha detto i casi sono due: o la sua fama è del tutto immeritata, oppure è si esperto di logica, ma la sua arroganza e faziosità lo portano del tutto fuori strada.

mercoledì 19 dicembre 2018

SEMPRE MENO DEMOCRAZIA

Quando il popolo (si può ancora usare questa parola?) va a votare elegge i propri rappresentanti e chiede che siano LORO, i deputati e senatori liberamente scelti, a fare le leggi che riguardano ed obbligano tutti.
Un tempo le cose stavano così. Si votava e chi veniva eletto faceva le leggi, buone o cattive ce fossero.
Ora le cose stanno cambiando, sempre di più.
Su una serie di argomenti che riguardano direttamente la vita di milioni di esseri umani non decidono più i parlamenti, le donne e gli uomini eletti dal popolo. Decidono grandi organizzazioni internazionali, guidate da persone che nessuno ha mai votato, oppure gli stati stipulano trattati e convenzioni che incidono in profondità sulla vita delle persone, al di fuori di qualsiasi controllo parlamentare degno di questo nome. 

Dal clima ai migranti, dalla salute alla tutela del territorio è tutto un fiorire di accordi, trattati, convenzioni che interferiscono in maniera sempre più invasiva nella politica dei vari paesi, togliendo fette sempre maggiori di potere ai parlamenti liberamente eletti.
Io voto per eleggere i deputati e i senatori italiani, ma a decidere, ad esempio, sul clima, quindi sullo sviluppo economico del mio paese, non sono le persone che ho votato. Ci sono anche quelle, ma con loro quelle votate da americani e neozelandesi, giapponesi e brasiliani, iraniani e nigeriani. E questo nel migliore, e più teorico, dei casi. Molto spesso firmano accordi di enorme importanza persone che non sono mai passate al vaglia di alcuna consultazione popolare, e a firmare sono spesso, insieme a chi governa il mio paese, i rappresentanti di dittature oscene, teocrazie oscurantiste, totalitarismi.
Certo, gli accordi internazionali sono spesso inevitabili e a volte molto utili. Ma una cosa è stipulare accordi militari o commerciali che impegnano gli stati nelle loro relazioni internazionali e limitano di conseguenza, la loro sovranità. Cosa ben diversa è stipulare accordi inerenti scelte che riguardano la politica interna dei vari paesi e cedere di conseguenza quote consistenti di sovranità. Cedere è ben diverso da limitare. Si limita la propria sovranità quando ci si impegna a non fare certe cose, si cede sovranità quando si da ad altri il potere di fare cose che spetterebbero a noi.
Come membro della Nato l'Italia ad esempio non poteva vendere armi all'URSS, in questo la sua sovranità era limitata. Come membro della UE l'Italia è obbligata a scrivere in un certo modo le sue leggi di bilancio. Questa non è limitazione ma cessione di sovranità. Se l'Italia firmasse il famoso global compact, e se questo fosse vincolante, l'Italia sarebbe costretta a coordinare ad esempio con la Francia le sue politiche migratorie. Il potere decisionale del parlamento italiano sarebbe notevolmente ridotto.
L'estensione abnorme di trattati e convenzioni sui più diversi temi, unita allo strapotere di un numero sempre maggiore di organizzazioni internazionali, costituisce oggi la minaccia più forte per le istituzioni democratiche e liberali. Non a caso coloro che esaltano queste organizzazioni e convenzioni tollerano sempre meno la libera espressione della volontà popolare.

lunedì 10 dicembre 2018

DIRITTI DELL'UOMO

Oggi si celebrava il settantesimo anniversario della dichiarazione ONU dei diritti dell'uomo e ovviamente i vari TG ci hanno sommerso di mielosa retorica buonista.
Nessuno, mi pare, si è degnato di ricordare al popolo bue che un gran numero di paesi islamici
non ha firmato la dichiarazione di 70 anni fa e che nel 1981 questi pasi hanno aderito alla dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo, alquanto diversa da quella del 1948.
Ecco alcuni parti di di questa dichiarazione.

 

Articolo 4 – diritto alla giustizia.
1) Ogni individuo ha diritto di essere giudicato in conformità alla
Legge Islamica e che nessun'altra legge gli venga applicata...

Viene sancita la superiorità della legge islamica sulle leggi secolari dei vari stati. Attenzione, non si tratta di una superiorità
etica, si tratta di una superiorità giuridica, inerente il diritto positivo. Siamo fuori, come si vede, da qualsiasi concezione laica dello stato e della legislazione.
 

Articolo 5 – diritto ad un processo giusto.
1) L'innocenza è condizione originaria:
«Tutti i membri della mia Comunità sono innocenti, a meno che l'errore non sia pubblico»

Qui si riconosce la presunzione di innocenza, limitata però ai “membri della comunità".

2) Nessuna accusa potrà essere rivolta
se il reato ascritto non è previsto in un testo della Legge islamica... 
4) In nessun caso potranno essere inflitte pene più gravose di quelle previste dalla Legge islamica per ogni specifico crimine: «Ecco i limiti di Allah, non li sfiorate»

Di nuovo, alla base di tutti c'è la legge islamica. L'uomo ha certi diritti non in quanto uomo ma in quanto fedele di una certa religione. La cosa è comprensibile perché per gli islamici ognuno di noi è, in origine, islamico...

Una simile impostazione ha ricadute pesantissime per ciò che riguarda la libertà di pensiero, di parola e di religione. A questo proposito, la dichiarazione ONU del 1948 afferma:
“Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti”.

La dichiarazione islamica invece afferma:


Art.12 - Il diritto alla libertà di pensiero, di fede e di parola
1) Ogni persona ha il diritto di pensare e di credere, e di esprimere quello che pensa e crede, senza intromissione alcuna da parte di chicchessia,
fino a che rimane nel quadro dei limiti generali che la Legge islamica prevede a questo proposito. Nessuno infatti ha il diritto di propagandare la menzogna o di diffondere ciò che potrebbe incoraggiare la turpitudine o offendere la Comunità islamica. 

Libertà, si, ma entro i limiti dell'Islam...
Non a caso nei pesi musulmani la apostasia è non un peccato ma un reato. La stessa distinzione fra reato e peccato è rifiutata nell'Islam.

 

Art. 19 diritto di fondare una famiglia.
1) Il matrimonio, nel quadro islamico, è un diritto riconosciuto a ogni essere umano. È la via che la Legge islamica ha riconosciuto legittima per fondare una famiglia, assicurarsi una discendenza e conservarsi casti... Ognuno degli sposi ha dei diritti e dei doveri nei confronti dell'altro che la legge islamica ha definito con esattezza: «
Le donne hanno dei diritti pari ai loro obblighi, secondo le buone convenienze. E gli uomini hanno tuttavia una certa supremazia su di loro» (Cor., II:228). Il padre deve provvedere all'educazione dei figli, da un punto di vista fisico, morale e religioso, in conformità alla fede e alla sua Legge religiosa. Egli ha la responsabilità di scegliere la direzione che vuole dare alla loro vita: «Ognuno di voi è un pastore; ognuno di voi è responsabile del suo gregge» …

Le donne
non hanno gli stessi diritti e doveri degli uomini, ma diritti pari ai loro obblighi. Quali? Quelli ce a legge islamica stabilisce. E' il padre ad avere il compito di educare i figli, solo lui, il padre...
Non solo, l'educazione che il padre, e solo lui, ha il dovere di dare ai figli è oltremodo autoritaria. Non si tratta di favorire lo sviluppo itellettuale e morale dei figli, ma di decidere la "direzione" delle loro vite, in conformità, ovviamente della legge islamica.
Proviamo ad immaginare cosa direbbero gli educatori e le femministe occidentali se un qualsiasi stato occidentale dovesse adottare simili norme...

Non è il caso di continuare. Ho fatto un po' di copia – incolla per evidenziare che la dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo ha poco a che vedere con quei diritti che per noi sono fondamentali ed inalienabili.
Ma questo non preoccupa più di tanto i “giornalisti” che oggi ci hanno parlato di libertà, democrazia, diritti. Nessuno si è ricordato in questa giornata di Asia Bibi, la povera cristiana pakistana che malgrado una tardiva assoluzione (dopo nove anni di carcere) rischia ancora la vita.
Le “giornate mondiali”, i “ricordi”, le “commemorazioni” sono ormai solo l'occasione di una melensa, insopportabile, nauseante retorica.





domenica 2 dicembre 2018

PARIGI BRUCIA?


Risultati immagini per disordini a parigi foto


Parigi brucia? Ogni persona di buon senso deve condannare con forza gli atti di violenza e di teppismo, le auto distrutte, i negozi saccheggiati, le case date alle fiamme. Ma questa condanna è solo una parte, secondaria, del giudizio che occorre oggi dare della situazione in Francia.
La Francia di oggi è la cartina di tornasole del fallimento totale delle politiche che vanno per la maggiore nella UE e che tutti i media propagandano senza sosta, 24 ore al giorno, tutti i santi giorni.
L'immigrazione fuori controllo, combinata con l'eredità del passato coloniale, ha trasformato una delle più antiche nazioni europee in un aggregato di gruppi etnici che si guardano in cagnesco. E che basta un nulla per fare esplodere. Un poliziotto spara ad un rapinatore di colore ed è subito inferno. Non è importante conoscere i fatti, stabilire le responsabilità. Tu hai fatto fuori uno dei miei e noi scateniamo l'inferno. Questa è la logica tribale che sta dietro le ricorrenti esplosioni delle banlieu francesi. Altro che “integrazione”, altro che “società multicolore”, “felice convivenza fra “diversi”! Viene quasi da chiedersi se la Francia sia ancora uno stato unitario. Non è un caso che ultimamente la Francia abbia di fatto sigillato le frontiere, salvo proporre all'Italia di prendere tutti quelli che lei rifiuta. Sembra però la tipica scelta di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, resa ancora più ipocrita dal fatto che si chiede ad altri, con lei confinanti, di tenerle bene aperte, le stalle.

Ma la Francia di oggi vede anche il fallimento dell'ecologismo da salotto. L'idea che sta dietro alla scelta di inasprire le tasse sulla benzina e di penalizzare i proprietari di auto è semplice. Il pianeta è malato dicono gli “esperti”, come se i pianeti fossero persone, potessero “ammalarsi” o star sani, come se terremoti, maremoti, gas velenosi, formarsi e disgregarsi di corpi celesti non fossero fenomeni assolutamente naturali come l'aria limpida o il mare cristallino. Sono più di 30 ANNI che ci ripetono che siamo sull'orlo del baratro, che basta un passo per farci precipitare, che la catastrofe è alle porte. E da oltre 30 anni, impongono misure che vanno nel senso della green economy, dello “sviluppo sostenibile”, delle “energie rinnovabili” che, per inciso, tali non sono, eccetera. E siamo sempre sull'orlo del baratro...
Credo sia possibile fare a questo punto un piccolo, elementare ragionamento. Se da tanto tempo, e dopo tante misure, siamo sempre sull'orlo del baratro, ma non ci cadiamo, i casi sono due. O il catastrofismo pseudo ecologico è falso, il che non significa che non esitano problemi ambientali da risolvere con serietà e pragmatismo, oppure questo catastrofismo è vero ed allora l'unica misura seria da prendere è il blocco, o quanto meno una pesante, radicale riduzione della crescita economica.
Pensare che siamo sull'orlo del baratro e che possiamo nel contempo permetterci la crescita economica grazie al solare e all'eolico è una idiozia. Nessuno che abbia un minimo di buon senso crede sul serio che eolico e solare possano fornirci anche solo una parte considerevole della energia che ci occorre.
I governanti europei, Macron in prima fila, non mettono in atto, ovviamente, misure che blocchino la crescita, ma accentuano in maniera esponenziale politiche che la rendono più difficile e più costosa, soprattutto a danno degli strati sociali più disagiati. Aumentare il prezzo dei carburanti per finanziare gli investimenti in auto semi elettriche è un esempio da manuale di simili politiche. Penalizza oggi, per primi, i pendolari per avere domani, forse, un piccolo numero di auto semi elettriche che ridurranno poco o nulla le emissioni ed avranno prezzi insostenibili per la gran maggioranza delle persone normali. Considerazioni simili possono farsi per gli aumenti delle bollette elettriche che servono a finanziare i pannelli solari. Gran parte delle gente comune paga una bolletta notevolmente più salata per permettere a pochi di avere qualche pannello solare che fornisce quantità irrisorie di energia e non contribuisce seriamente alla riduzione delle emissioni di CO2. Non c'è da stupirsi se simili politiche si rivelano ogni giorno di più socialmente insostenibili.

La Francia è uno dei paesi più civili d'Europa. Ha alle spalle un grande passato ed una cultura di prim'ordine. Ma oggi è un paese quasi irriconoscibile, che difficilmente può esser paragonato alla Francia che i "diversamente giovani" come chi scrive hanno conosciuto negli anni lontani della loro gioventù. Un paese tormentato dal terrorismo islamico, diviso su basi etniche, sottoposto a politiche ideologiche che mettono al primo posto le pretese dei burocrati UE e considerano sprezzantemente primitivo “populismo” le esigenze, i sentimenti, le paure del popolo, se si può ancora usare questa parola. Non è un caso che questo nobile paese sia oggi attraversato da rivolte violente. In quelle rivolte c'è una vena di nichilismo, è inutile negarlo. Ma c'è anche la sacrosanta protesta di chi non vuole continuare a subire. La Francia ha alle spalle una lunga storia di rivolte, ed anche di rivoluzioni. Stia attento monsieur Macron. Al mondo non esistono solo la UE, le commissioni ONU ed il WTO. E sottovalutare l'incazzatura delle persone normali può essere estremamente pericoloso.

giovedì 29 novembre 2018

FEMMINISMO ISTERICO


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La signora Michela Murgia ha stabilito che chi nasce maschio è in qualche modo colpevole dei soprusi e delle ingiustizie che subiscono le donne, indipendentemente dal fatto che lui personalmente abbia mai fatto qualcosa di negativo nei confronti delle donne.
“Nascere maschi in un sistema patriarcale e maschilista è un po' come essere figli maschi di un boss mafioso. Non sai nemmeno cosa sia la mafia, ma da quel momento tutto quello che mangerai, berrai, vestirai verrà dall'attività mafiosa” afferma la scrittrice sulla sua pagina facebook. E' vero, non hai mai ucciso nessuno, non hai commesso alcun crimine “Però”, prosegue ”vivi lì e se hai occhi e orecchie da un certo punto in poi non potrai più dire: non sapevo con chi stavo vivendo. Hai indossato gli abiti che nessuno dei tuoi amici poteva permettersi, hai studiato in scuole esclusive, quando sei stato male ti ha accolto la sanità che nessun sistema statale può offrire, non hai mai preso un pugno da un compagno né una nota sul registro quando il pugno lo hai dato tu e la gente per strada ti saluta con un rispetto che nessuna delle tue azioni giustificherebbe”.
Anche se individualmente innocente un uomo, qualsiasi uomo, sarebbe “colpevole” dei vantaggi che essere maschio comporta in una società maschilista. E qui già emerge la disonestà intellettuale di Michela Murgia. Perché una cosa è il figlio di un boss che non può fingere di ignorare i vantaggi di esser tale, altra cosa un essere umano di sesso maschile che nei suoi rapporti con gli altri, maschi o femmina che siano, vantaggi simili neppure se li sogna. Ha più vantaggi sociali un lavoratore precario che deve tirare avanti con 1.000 euro al mese o la signora Asia Argento? Di quali particolari vantaggi gode il signor Tizio, sigle, bruttino, che conduce una vita normalissima e leggermente squallida? Le donne cadono ai suoi piedi come “oggetti”? Lui forse lo vorrebbe, ma non è riuscito neppure a trovare una che accettasse di sposarlo. Possiamo davvero considerarlo socialmente avvantaggiato rispetto a donne come Illary Clinton?
Forse la signora Murgia non lo sa, ma esistono anche le
figlie dei boss mafiosi, anche loro indossano abiti milionari, frequentano scuole esclusive e sono circondate da universale rispetto, godono insomma dei privilegi che da l'avere un padre boss mafioso. Oggi esistono anche dei boss mafiosi di sesso femminile. Per Michela Murgia queste signore sono socialmente svantaggiate rispetto a moltissimi esseri umani maschi che conducono una vita ben diversa? Quando si fanno gli esempi andrebbero fatti sino in fondo...

Dietro alle scemenze che abbiamo esaminato sta però una concezione ben precisa della società che val la pena di cercare di esplicitare.
Che da sempre, in
tutte le culture e società, le donne in quanto tali abbiano subito forme gravissime di emarginazione e di oppressione, che siano state relegate in una situazione di marginalità sociale è vero. Tutto sta ad intendersi sulla forma di questa marginalizzazione ed oppressione.
La signora Michela Murgia ha, mi pare, una sua interpretazione di questo fatto. Tutte le società hanno emarginato ed oppresso le donne nello stesso modo: le hanno trasformate in paria, escluse da tutti i benefici e soggette a tutti i costi, dello sviluppo culturale e socio economico. Un po' come gli schiavi: puro fattore negativo, massa umana posta sull'ultimo gradino sociale o addirittura
fuori dalla società, nei cui confronti ognuno può essere considerato privilegiato.
E' possibile dire che questa è stata storicamente, o addirittura
è oggi, la posizione della donna in tutte le culture ed in tutte le civiltà? La risposta, piaccia o non piaccia agli estremisti di ambo i sessi, è NO.
Pur in condizioni di marginalità e spesso di dura, quasi bestiale, oppressione la donna è stata in molte culture
interna allo sviluppo sociale. La donna è moglie, madre e figlia e questo solo fatto basta a farci comprendere quanto sciocche siano posizioni come quella di Michela Murgia che sembra trasformare tutte indistintamente le donne nel puro fattore negativo della storia, le fa socialmente soggette a tutti indistintamente gli uomini. Per il solo fatto di generare il futuro re, o, in certi paesi, la futura regina, la moglie del re non può essere collocata all'ultimo gradino della scala sociale.
Lo sviluppo sociale e culturale è abbastanza diverso da come lo immaginano le femministe radicali. L'oppressione della donna è certamente trasversale, passa dentro le culture, le nazioni, le classi sociali. Ma è vero anche il contrario. Le divisioni nazionali, culturali e socio economiche sono trasversali ai sessi. Un re poteva rendere la vita infelice ad una regina, ma questa godeva di un vantaggio sociale enorme nei confronti di un servo della gleba (maschio). Una ragazza “ariana” era, nella Germania nazista, enormemente privilegiata nei confronti di un maschio ebreo. Una militate del partito comunista dell'Unione Sovietica aveva una vita enormemente migliore rispetto a quella di un ospite maschio dei gulag siberiani. Il mondo è leggermente più complicato di come lo vedono tutti gli estremiste, e le estremiste.

E qui si pone il problema: è possibile giudicare allo stesso modo
tutte le culture e civiltà perché tutte sono state caratterizzate, ed in parte ancora sono, da forme di oppressione o di emarginazione delle donne? E di nuovo la risposta è NO. Piaccia o non piaccia alle persone un po' isteriche non tutte le culture e le civiltà sono sullo stesso piano, anche riguardo alla condizione femminile.
Già l'universalismo umanitario cristiano ha introdotto nella civiltà occidentale elementi che hanno in parte reso meno pesante la condizione della donna. L'affermarsi di idee liberali e democratiche ha enormemente accelerato questo processo. Per l'universalismo democratico, come prima per lo stesso cristianesimo, la donna è innanzitutto una persona, essere umano diverso ma complementare rispetto all'uomo, dotata in quanto persona di dignità e diritti inviolabili. Non posso certo dilungarmi su un simile processo. E' stato lento, faticoso e contraddittorio. Con passi avanti cui sono spesso seguito dolorosi passi indietro, ma ha creato una situazione in cui per lo meno gli aspetti peggiori, e spesso non solo quelli, della oppressione femminile sono stati trasformati in un brutto ricordo. Presentare l'occidente odierno come una sorta di enorme cupola mafiosa finalizzata alla oppressione delle donne è quindi semplicemente una scemenza. Non tutte le civiltà purtroppo hanno compiuto un analogo percorso. L'Islam ad esempio ha conservato quasi intatte abitudini, usi e costumi vecchi di secoli e da secoli orribilmente oppressivi nei confronti delle donne. Se c'è una civiltà che si avvicina pericolosamente alla situazione in cui ogni donna è socialmente svantaggiata nei confronti di ogni uomo, come nelle società schiaviste ogni schiavo era socialmente inferiore ad ogni libero, anche del più modesto, ebbene, questa società è l'Islam, compresa una parte non marginale dell'Islam di oggi. Ma le femministe radicali come signora Murgia o la signora Laura Boldrini non sono d'accordo su questo. Per loro, e non solo per loro, non valgono distinzioni fra civiltà è culture. La legge, abolita da tempo, che riconosceva delle attenuanti al marito che uccideva la moglie “per onore” è per alcuni sullo stesso piano della lapidazione delle adultere. In molti paesi islamici le donne sono costrette a viver in sacchi neri chiamati burka. In occidente possono passeggiare in minigonna: fra le due situazioni non c'è differenza. La donna che passeggia in mini è considerato un “oggetto” da alcuni uomini; questo ipotetico pensiero equipara l'obbligo del burka con la libertà di indossare la mini. Di notte tutte le vacche sono nere. E una volta fatte nere tutte le vacche persone come Michela Murgia e Laura Boldrini possono sostenere
insieme un femminismo ideologico che sfiora l'isteria e una immigrazione fuori controllo che riempie l'occidente di uomini che considerano la donna più o meno una schiava domestica, se non peggio. Tutto è uguagliato, omologato. Così quando un migrante stupra una ragazzina perché convinto di avere il diritto di farlo non si manifesta in difesa delle vittima ma si strilla “razzista” a chiunque sottolinei il legame del carnefice con una determinata cultura. Gli uomini sono tutti uguali nel male, come più o meno tutti uguali nel male sono i mafiosi. Burka e infibulazioni, lapidazioni e fustigazioni delle adultere cosa volete che contino?

E non a caso, una volta abolite tutte le differenze, le femministe radicali non tengono nel minimo conto un fatto che invece ha enorme importanza nei rapporti fra i sessi. Quel fatterello che è dentro l'esperienza, dentro alla vita di centinaia di milioni di esseri umani, uomini e donne e che si chiama
amore fra persone di sesso diverso. E che si chiama anche attrazione sessuale fra le stesse, amicizia, simpatia, reciproca integrazione delle proprie vite, maternità, paternità, famiglia. Il fatto che siano esistite ed in parte ancora esistano la subordinazione sociale ed anche l'oppressione delle donne non cancella l'amore fra donna ed uomo, non fa dei rapporti fra i sessi una sorta di guerra crudele e permanente, non li equipara agli scontri fra gang mafiose. Una volta abolite le differenze però tutto questo scompare. E vengono assimilati a rapporti di oppressione anche quei normalissimi rapporti fra uomo e donna che riguardano solo la loro vita privata. Una donna decide di abbandonare il lavoro per curarsi dei figli? Subisce una spaventosa forma di oppressione! Afferma che si tratta di una sua scelta, che nessuno le ha imposto. Aggiunge che le piace la vita che ha scelto? Ha interiorizzato la “cultura del pene” replicano strillando le femministe radicali. Crede di essere felice mentre in realtà subisce la più feroce coartazione della libertà che sia possibile immaginare. O gli esseri umani di sesso femminile si comportano secondo i canoni del radicalismo femminista politicamente corretto o sono dei poveri fantasmi, dei robot che non sanno quello che vogliono perché non sanno quello che sono. Solo gli, meglio, LE intellettuali radicali sanno tutto, compreso ciò che ci rende felici anche se a noi sembra che la felicità che loro ci propongono sia solo uno spaventoso vuoto interiore.
Se la vita felice deve essere quella che ci propongono persone come la signora Michela Murgia: un lungo, squallido, permanente odio fra i sessi, preferisco la mia piatta infelicità di maschio un po' all'antica, marito, padre e nonno. Molto meglio.

sabato 17 novembre 2018

I FALSI SILLOGISMI POLITICAMENTE CORRETTI

Si chiama “anfibolia”. Si tratta di un ragionamento ambiguo, può assumere la forma di un sillogismo scorretto, spesso caratterizzato dal fatto che nelle premesse viene usato lo stesso termine con significati diversi.
Ad esempio, il sillogismo

I diamanti sono cristalli
I cristalli sono comuni
Quindi i diamanti sono comuni

è caratterizzato da una ambiguità ed è scorretto. La ambiguità e la relativa scorrettezza derivano dal fatto che si attribuiscono a
tutti i componenti dell'insieme “cristalli” le caratteristiche che spettano invece solo all'insieme globalmente inteso. I cristalli sono comuni, ma ciò non significa che sia comune ogni tipo di cristallo. Sarebbe come dire che se una macchina è pesante sono pesanti tutti i suoi singoli componenti.

Moltissimi dei “ragionamenti” dei politicamente corretti di vario tipo sono, si basano o partono da, volgarissime anfibolie.
Esaminiamo ad esempio questa evidente anfibolia:

L'uomo è l'unico essere vivente dotato di ragione
Le donne non sono uomini
Quindi le donne non sono dotate di ragione.

La ambiguità deriva qui dal fatto che il termine “uomo” è usato nella maggiore e nella minore con significati del tutto diversi. Nella maggiore “uomo” indica
appartenente al genere umano e si riferisce a tutti gli esseri umani, quale che sia il loro sesso. Nella minore “uomo” indica l'appartenente al genere umano di sesso maschile. E' evidentissimo che la ambiguità con cui viene usato questo termine rende scorretto il sillogismo.
Eppure proprio su simili ambiguità si basa il chiasso che tante femministe fanno a proposito del linguaggio. Termini come sindaco o ministro ad esempio si riferiscono a certe
cariche istituzionali, quale che sia il sesso di chi le ricopre. Per certe femministe invece questi termini vanno riferiti alle persone che ricoprono certe cariche e declinati di conseguenza. Dire “Tizio è sindaco” sarebbe come dire “Tizio è bello. Se al posto di Tizio mettiamo Tizia si dirà Tizia è bella,”quindi”, passando a Tizia, si dovrà dire: “Tizia è sindaca”. Tutto si basa sulla ambiguità con cui viene usato il termine “sindaco”. Dire che Tizio è sindaco vuol dire: “Tizio ricopre la carica di sindaco” ed un simile enunciato non cambia di una virgola se al posto di Tizio si mette Tizia.

Qualcuno potrebbe chiedere: “perché per indicare una carica viene usato un termine che intuitivamente appare maschile?”
Ad una simile domanda si può rispondere solo: “perché così si è evoluto il linguaggio”. I linguaggi si modificano nel tempo, cambiano certi termini e si modificano certi significati, ma nella evoluzione si mantiene il legame fra vecchio e nuovo e proprio questo garantisce la continuità dello sviluppo culturale, ci permette di leggere e gustare oggi Omero e Dante anche se siamo molto lontani da loro quando valutiamo, ad esempio, il ruolo della donna nella società. Pretendere di cambiare i linguaggi dall'alto proibendo certe parole ed imponendone altre spezza invece la continuità della evoluzione culturale del genere umano, impoverisce il pensiero e mette in atto un orrendo dirigismo totalitario.
Fra un po' qualche femminista proporrà che vengano aboliti termini come “umanità” o “antropologia”. La scrittrice (si fa per dire) Michela Murgia ha già proposto di abolire il termine “patria” e di sostituirlo con “matria”. Anche lei basa tutto sulla anfibolia di cui abbiamo parlato. E fa venire in mente la orribile distopia della neolingua orwelliana.

Anche molte idiozie del mondialismo si basano su anfibolie.
Esaminiamo il seguente sillogismo:

Tutti gli esseri umani che abitano il mondo hanno pari diritti.
Chi ha pari diritti è cittadino.
Quindi siamo tutti cittadini del mondo.

Nella maggiore il termine “diritti” è usato nel senso di
diritti naturali, nella minore nel senso di diritti positivi, stabiliti dagli ordinamenti giuridici dei vari stati.
Nella dichiarazione di indipendenza americana si legge: “Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi
inalienabili diritti...”.
Il termine “diritti” qui significa diritti umani, qualcosa che spetta agli esserti umani per il solo fatto di essere umani, senza alcun riferimento a questo o quel diritto positivo di questo o quello stato. I vari governi non devono violare nelle loro legislazioni positive questi diritti fondamentali. Così prosegue infatti la dichiarazione: “ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità”. Da un lato dunque i
diritti naturali di tutti gli esseri umani, dall'altro le legislazioni positive dei vari stati che non devono coartare tali diritti. Va da se che sono le legislazioni positive, diverse da stato a stato, quelle che danno vita al diritto di cittadinanza. Nulla quindi nel concetto di diritti naturali può far concludere che siamo tutti cittadini del mondo. Non a caso la dichiarazione di indipendenza americana è, appunto, una dichiarazione di indipendenza, l'atto di nascita di un nuovo stato. Il richiamo ai diritti inalienabili dell'uomo non rimanda ad una pretesa cittadinanza mondiale ma legittima l'esistenza di uno stato nuovo che nasce, non dimentichiamolo, da una scissione, dalla rottura della originaria unità fra il regno unito e le sue colonie.

I cretinetti che sfilano nelle varie città d'Italia impiccando pupazzi di Salvini ed inneggiando al meticciato universale ragionano (si fa per dire) invece proprio in questo modo: siamo tutti esseri umani, abbiamo tutti la nostra dignità “quindi” siamo tutti cittadini del mondo! Un po' come dire che poiché io e Tizio abbiamo pari dignità e siamo entrambi liberi la mia famiglia è anche quella di Tizio e viceversa, io sono anche marito di sua moglie ed i suoi figli sono anche i miei. In realtà sia io che Tizio, proprio in quanto esseri liberi e dotati di dignità, abbiamo entrambi il diritto di formarci una
nostra famiglia; e la pace che è bene regni fra le nostre famiglie non ne cancella le differenze e le reciproche autonomie.

Si potrebbe continuare ma il senso del discorso è abbastanza chiaro, mi sembra. Moltissime idiozie della ideologia politicamente corretta si basano su volgarissime anfibolie. Si passa dalla uguaglianze di diritti alla uguaglianza di caratteristiche fisiche, e si nega la rilevanza della differenza sessuale. Si parte dall'affetto che ci può legare ad un cane o ad un gatto o, perché no, ad un certo luogo e si arriva a cancellare la differenza etica ed ontologica fra uomo, animali e più in generale natura non umana. Si riconosce a tutti gli esseri umani pari dignità e si salta da questa ad una pretesa pari rilevanza di tutte le realizzazioni di tutti gli esseri umani. La libertà, i diritti, il riconoscimento della dignità, la giusta attenzione all'ambiente sono tutti fattori di civiltà. Nelle mani dei nuovi barbari politicamente corretti diventano strumenti di imbarbarimento. E di crisi della nostra millenaria civiltà.

mercoledì 31 ottobre 2018

ASIA BIBI


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Asia Bibi è stata assolta. La donna pakistana condannata a morte per “blasfemia”, potrà tornare libera, dopo aver trascorso quasi 10 ANNI nelle carceri pakistane, che non credo siano troppo confortevoli.
La notizia non può che render felice ogni essere umano degno di questo nome, ma non può modificare di una virgola il giudizio su quella che alcuni insistono a chiamare la “religione di pace”.
La suprema corte pakistana ha annullato la sentenza di morte, già confermata dalla suprema corte di Lahore, non perché ritenga ingiusto condannare a morte un essere umano per il solo fatto che ha bestemmiato. No, la suprema corte ha ritenuto che le accuse non fossero abbastanza provate ed ha deciso per un tardivo atto di clemenza (non intendo chiamarlo giustizia).

Asia Bibi è un po' la cartina di tornasole di tutte le contraddizioni, le ambiguità, le viltà della cosiddetta “sinistra progressista” dell'occidente.
Per Asia Bibi non si sono mobilitate le femministe di mezzo mondo. Hanno preferito strillare per le “ingiustizie” subite da un'altra Asia: Asia Argento. Per lei non ci sono state marce, mozioni, petizioni, minuti si silenzio, cartelli appesi nei luoghi pubblici. Gli intellettuali progressisti non hanno speso parole in difesa di una donna che ha vissuto per quasi 10 anni in carcere in attesa di una possibile impiccagione. Lo stesso Santo Padre non ha detto una parola in difesa di una donna condannata a morte, questa è la verità VERA, solo perché cristiana.

Se Asia Bibi fosse riuscita a fuggire dal Pakistan e avesse raggiunto l'Italia avrebbe dovuto essere accolta a braccia aperte, lei di certo avrebbe potuto essere definita “profuga”, ma... chissà se i “progressisti umanitari” sarebbero stati teneri con lei. Loro sono per la illimitata accoglienza di persone che probabilmente condividono una legislazione che manda a morte apostati e bestemmiatori. La loro benevolenza si attenua invece quando hanno a che fare con le vittime della “religione della pace”.

Non vorrei essere troppo polemico, ma... mi permetto di invitare, molto pacatamente, tutti a fare un piccolo esperimento mentale.
Poniamo che in Israele una giovane musulmana sia, non dico condannata a morte, non dico incarcerata per dieci anni, ma tenuta in prigione per dieci settimane o per dieci giorni per avere pronunciato una bestemmia contro il Dio di Israele. Quali sarebbero le reazioni del mondo? Cosa strillerebbero Roberto Saviano, Laura Boldrini e Gad Lerner? Quali “accorati appelli” pronuncerebbero il pontefice e il capo dello stato? La UE rimarrebbe in silenzio? L'ONU non emetterebbe subito una decina di risoluzioni contro lo “scempio dei diritti umani” messo in atto dallo stato ebraico? I TG di tutte le reti non ci aggiornerebbero in tempo reale sull'evolversi della “triste vicenda”?
L'occidente in crisi sta affondando in una mare di maleodorante ipocrisia. La tragica vicenda di una donna pakistana coraggiosa ce lo ricorda, dolorosamente.

martedì 16 ottobre 2018

FALLIMENTO?

Davvero l'Italia è sull'orlo del baratro? Davvero rischiamo il fallimento? Per stabilirlo occorre guardare non alle variazioni giornaliere dello spread e degli indici di borsa, ma ai fondamentali dell'economia.
Il più importante “fondamentale” è il tasso di incremento del PIL. Nel 2011 il tasso di incremento del PIL è stato dello 0,4%. Nel 2012 e nel 2013 abbiamo avuto decrementi del 2,5% e del 1,9%. Poi una crescita non superiore all'uno per cento fino al 2017 quando si è raggiunto un incremento dell'uno e mezzo per cento.
Per il 2018 la UE (fonte insospettabile) prevede una crescita dell'1,3%.
Siamo di fronte a livelli di crescita del tutto insoddisfacenti, ma nulla che faccia pensare ad un crollo dell'economia italiana. E, per dirla tutta, non si vede perché mai un rallentamento dello 0,2% della crescita prevista (PREVISTA) dovrebbe portare l'Italia dalle condizioni “buone” di cui tutti parlavano al tempo del governo Gentiloni a quelle “fallimentari” di oggi. La differenza fra “situazione buona” e “fallimento” è contenuta in uno 0,2% di incremento del PIL? Ma per favore!!!

Si possono fare considerazioni analoghe su un altro fondamentale: quello dell'andamento della occupazione.
Il tasso di disoccupazione è passato dal 8,4% del 2011 al 10,9 del 2017, dopo aver toccato un picco del 12,7% nel 2012. A Luglio 2018 il tasso di disoccupazione è sceso al 10,4% . Di nuovo: dati molto negativi ma nulla che faccia pensare al baratro. E se sono negativi quelli di oggi cosa erano qulli dei tempi felici dei governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni?

In realtà l'Italia NON è sull'orlo del baratro, NON rischia nessun fallimento. Il gran casino di questi giorni ha cause esclusivamente politiche. C'è chi tifa per lo spread, chi vorrebbe che davvero ci avvicinassimo all'orlo del baratro.
Ma fanno male i conti. La stesa UE non può tirare troppo la corda. Lo sa ogni impiegato di banca: far fallire una impresa affidata è una scelta molto, molto rischiosa in primo luogo per la banca. Se i fidi vengono revocati e l'impresa fallisce la banca vede azzerato o quasi il valore dei suoi crediti. E questo vale anche nel caso in cui l'impresa affidata rischi davvero il fallimento. L'Italia ha un mare di problemi ma è ben lontana da una simile situazione. Molti nella UE vorrebbe spingerla verso il baratro, ma anche loro sanno di non poter fare troppo i gradassi: scherzano col fuoco. E lo sanno
Farebbero bene a smetterla, il più presto possibile.

domenica 7 ottobre 2018

GLI ULTIMI GORNI DELL'IMPERO ROMANO




Michele de Jeaghere: “Gli ultimi giorni dell'impero romano”. Libreria editrice goriziana.

Un affresco appassionante della caduta del grande impero in cui l'accuratezza del racconto si intreccia con l'analisi rigorosa delle cause di quello che resta uno degli eventi cardine della storia universale.
Non esiste, afferma l'autore, una causa del crollo dell'impero romano, la storia non è una scienza esatta e le vicende umane non sono assimilabili a quelle del mondo fisico. Esistono diverse cause di quel crollo. Cause socio economiche che si intrecciano con scelte ed errori umani, motivi culturali, modificazioni della psicologia delle classi dirigenti.
La crisi economica e fiscale derivante dalla fine delle grandi conquiste e dall'affermarsi della pax romana. L'affermarsi di una aristocrazia terriera slegata dalla vita cittadina, l'estensione smisurata del lavoro schiavo che bloccava ogni tentativo di innovazione tecnologica sono alcune delle cause socio economiche che si intrecciano con la crisi demografica, l'abbandono dei vecchi ideali che costituivano il fondamento della lealtà di tutti gli strati della popolazione romana nei confronti della loro città imperiale, l'affermarsi di un materialismo edonista potenzialmente distruttivo.

L'impero romano fu distrutto dalle grandi migrazioni, su questo non possono esserci dubbi. Jeaghere contesta con estremo rigore, dati alla mano, la tesi di chi vorrebbe attenuare il carattere drammatico di questa distruzione, farla passare per un processo di “reciproca integrazione” quasi pacifico. NON fu così, come testimoniano tutti i contemporanei dell'evento, compreso un grande filosofo: Agostino di Ippona. Ne “La città di Dio” Agostino polemizza con chi, di fronte al disastro, dubita della bontà ed onnipotenza del Signore e fa coincidere il crollo dell'impero con la fine della civiltà. Le invasioni dei barbari sono un autentico flagello, ma questo non deve farci perdere la speranza perché noi cristiani, dice il Vescovo di Ippona, facciamo parte della città di Dio, oltre e prima che di quella dell'uomo. Siamo di fronte ad una catastrofe che però non deve far vacillare la nostra fede: in una simile posizione nulla può far pensare alle invasioni come ad un processo di graduale e reciproca “integrazione”. Il crollo fu un dramma e fu seguito da un generale declino della civiltà durato almeno un paio di secoli.

Certo, tentativi di integrazione ci furono. I romani adottarono la politica di concedere agli invasori che oltrepassavano i confini dell'impero lo status di “clientes”. Concedevano ai barbari terre ed ampie autonomie in cambio dell'impegno a fornire soldati destinati a difendere un impero smisurato. In certi momenti questo diede sollievo all'impero ed alle sue esauste finanze, ma alla lunga contribuì a minarlo irrimediabilmente. Nelle fasi precedenti della storia romana la fedeltà dei popoli vinti era la risultante di una politica che combinava una assimilazione severa con la concessione di molti benefici della romanità. Nelle fasi della decadenza invece si crearono nell'impero autentiche isole non romane, formalmente sottoposte alla autorità imperiale ma di fatti slegate, e spesso nemiche, della stessa.
Molto belle, nelle pagine finali del libro, le considerazioni sull'impero in quanto tale. Un impero di enormi dimensioni può assicurarsi la fedeltà dei popoli sino a quando questi possono godere dei benefici della pace e della relativa prosperità che l'impero stesso riesce ad assicurare. Quando si tratta invece si difenderlo armi alla mano si può constatare che un simile, smisurato organismo è in grado di suscitare pochi entusiasmi e scarso spirito combattivo.

Fermo restando che a storia non si ripete mai negli stessi termini, non ci vuole molto per notare le impressionanti analogie fra la situazione descritta da Jeaghere e quella che sta oggi sotto i nostri occhi. Crisi demografica, crisi economica, finanze dissestate, migrazioni fuori controllo, intere zone di grandi città europee in cui di fatto non vige più la legge inglese, o francese, o tedesca. Siamo nell'Europa di oggi ma sembra, da certi punti di vista, di essere in quella di quindici o sedici secoli fa...
E non ci si deve illudere, afferma Jeaghere, pensando che i contemporanei previdero il crollo dell'impero romano mentre noi oggi non prevediamo nulla di simile riguardo alla nostra declinante civiltà.
“I contemporanei della fine dell'impero romano” scrive Jeaghere, “rifiutarono di crederci per tutto il tempo in cui riuscirono ad afferrarsi alle loro chimere. “Nei tempi in cui cominciava a sorgere la luce del mondo questa Roma destinata a vivere fintanto che esisterà l'uomo...” scriveva Ammiano Marcellino nel libro XIV delle sue storie. Era il 385. Venticinque anni dopo, Alarico avrebbe preso Roma. Meno di un secolo e sarebbe scomparso l'impero di occidente”.
I contemporanei della fine dell'impero romano rifiutarono di crederci per tutto il tempo in cui riuscirono ad afferrarsi alle loro chimere! Fanno un certo effetto queste parole, fa effetto soprattutto quel rifiutarono di crederci, un rifiuto che non può non far pensare ai tanti illusi dei nostri giorni (non mi occupo di chi è in malafede) che non vogliono credere al peggio, alla crisi, neppure in via ipotetica, non vogliono neppure pensarci e che invece vogliono credere alle favolette che raccontano.

Non è il caso di dilungarci troppo. In ogni caso non riuscirei a dare una idea adeguata di un'opera come quella che sto cercando malamente di recensire. La narrazione è accurata, documentata e minuziosa, a volte un po' dura per il lettore che si trova avvolto in una miriade di nomi, eventi, congiure di palazzo, intrighi, difficile da seguire. In ogni caso mai noiosa, con pagine di autentica piacevolezza narrativa: le descrizioni dei principi barbari ad esempio, dei loro usi e costumi, degli incredibili banchetti.
In definitiva, nel tetro panorama editoriale dei nostri giorni questa storia dello Jeaghere rappresenta una bellissima eccezione. Un libro da leggere, meditare e, se si ha tempo, studiare!

giovedì 4 ottobre 2018

IDIOZIE ECONOMICHE

In questo momento di turbolenza dei mercati sarebbe essenziale che i media dessero al pubblico una informazione il più corretta possibile. Invece i vari TG sembrano fare a gara nel diffondere quelle che è lecito definire autentiche idiozie economiche. Eccone tre, fra le più ricorrenti.

1) Quando la borsa cala si BRUCIANO miliardi.
PALLA! In borsa non si brucia mai neppure un centesimo, come d'altronde non si crea mai neppure un centesimo di nuova ricchezza. Questo per il semplice motivo che la borsa è un gioco a SOMMA ZERO.
Nel '600 scoppiò in Olanda la famosa crisi dei tulipani. Il prezzo dei tulipani salì rapidamente fino a toccare vette incredibili. Poi la “bolla” si sgonfiò, ovviamente. Nelle fasi di massimo rialzo il prezzo di un mazzo di tulipani era pari (ad esempio) a quello di una casa, dopo il ribasso con un mazzo di tulipani si poteva comprare al massimo una sedia di quella casa. Nella fase di rialzo era aumentata la ricchezza nazionale olandese e questa era diminuita nella fase di ribasso? NO, ovviamente. La ricchezza era sempre la stessa, ad essere cambiati erano i VALORI RELATIVI dei vari beni. La ricchezza era rappresentata, per semplificare al massimo, dalla casa e dal mazzo di tulipani, sia prima che dopo i rialzi ed i ribassi. Solo che nella fase di rialzo con i tulipani potevi avere la casa, dopo il ribasso no. Del resto, se fosse vero che in borsa si crea o si brucia ricchezza dovremmo dire che nelle fasi rialziste il PIL aumenta mentre in quelle ribassiste diminuisce. Una idiozia galattica!

2) Lo spread oggi è aumentato. Dobbiamo pagare più interessi sul debito.
PALLA. Se OGGI lo spread dovesse aumentare pagheremmo più interessi solo nel caso che OGGI ci fosse una nuova emissione di BTP. Se l'emissione ci sarà fra tre mesi ad incidere sul costo per interessi sarà lo spread FRA TRE MESI. L'andamento dello spread è determinato dal corso dei titoli sul mercato secondario ed ha effetti indiretti e differiti. I media lo presentano invece come causa immediata del costo per interessi.

3) Aumenta il debito. E' come se tuo figlio appena nato si trovasse indebitato per tot euro.
PALLA. Un simile ragionamento vale solo per la parte del debito pubblico in mano ad investitori esteri. Per la parte del debito in mano ad investitori nazionali l'aumento del debito rende gli italiani, contemporaneamente, debitori e creditori di se stessi.
Compro un BTP. In  seguito al mio acquisto lo stato ha un debito nei miei confronti e, nel contempo, io ho un credito nei confronti dello stato. Visto però che sono io a finanziare con tasse ed imposte lo stato, nel momento in cui compro un BTP divento automaticamente creditore e debitore di me stesso.

NON intendo sostenere, sia chiaro, che debito, spread e movimenti di borsa non siano importanti per l'economia, al contrario, sono molto importanti, a volte importantissimi. Ma NON per i motivi che i media truffaldini ci raccontano. Un a crisi finanziaria, un debito fuori controllo, uno spread alle stelle rischiano di bloccare i flussi finanziari dai settori in avanzo a quelli in disavanzo e questo può mettere in crisi l'economia reale. Fenomeno di enorme gravità che però a poco o nulla a che vedere con le PALLE dei vari TG.

martedì 2 ottobre 2018

NON HANNO PAURA


L'immagine può contenere: una o più persone, persone in piedi e spazio all'aperto


















Sono l'Italia che non ha paura. Infatti non hanno paura:


Del fondamentalismo islamico
Del terrorismo
Dell'incremento della criminalità
Del degrado di interi quartieri
Di stupri, rapine, scippi, furti, pestaggi
Della crisi verticale della civiltà occidentale
Dell'abbandono di usi,costuni, tradizioni che ci caratterizzano come popolo e civiltà

In compenso hanno paura:

Dell'effetto serra
Dei sacchetti di plastica
Dell'aumento del livello degli oceani
Di alcune parole "proibite"
Del "sessismo" , escluso quello che riguarda l'Islam
Dell'"omofobia" (idem come sopra)
Del razzismo (che per fortuna NON ha oggi dimensioni di massa)
Del fascismo (idem come sopra)


Hanno sostituito al mondo reale la loro immagine ideologica del mondo. E questa indirizza le loro paure ed il loro (presunto) coraggio.

Non so davvero come definirli. Preferisco non farlo...

mercoledì 26 settembre 2018

COME TI MISTIFICO LE STATISTICHE

Gli intellettuali della sgangherata sinistra italica sono convinti che esista un muro insuperabile fra percezioni e realtà.
Le persone normali vedono, ad esempio, il degrado e la delinquenza che affliggono tanti quartieri delle nostre città e ritengono esista un legame fra delinquenza e degrado da un lato e l'immigrazione fuori controllo dall'altro. Sbagliano! Sbagliano perché sono “analfabeti funzionali” che si fanno condizionare dai “demagoghi seminatori di odio e di paura”.
E, dall'alto della loro straordinaria cultura, questi intellettuali contrappongono alla percezione del reale i loro numeri, le loro tabelle e le loro statistiche. Non esistono degrado e delinquenza, o meglio, esistono ma non in forma grave. Nulla di nuovo insomma, tutto è normale, non c'è da preoccuparsi. I numeri, le statistiche lo dimostrano.
Aristotele diceva che la sensazione è
sempre vera, semmai possono essere errati i giudizi che da questa si traggono; ma è possibile correggere i giudizi errati solo facendo leva su altri dati empirici che, di nuovo, è la nostra sensibilità a fornirci. Contrapporre il reale ai dati dell'esperienza sensibile è quindi insensato, per Aristotele.
Sbagliava Aristotele? O sbagliano i numeri? O non sbaglia nessuno dei due? Davvero i numeri dicono ciò che certi giganti del pensiero della italica sinistra fanno dire loro?
NO, non lo dicono. Dietro a tanta cultura statistica stanno molto spesso degli inganni. Piccoli inganni, trucchi, miserabili giochi di prestigio fatti apposta per confondere la gente
Mi sono permesso di enumerarne alcuni.


Primo trucco:
fornire dati statistici relativi ad incrementi o decrementi di certi valori senza evidenziare i valori di partenza. Ad esempio, ha poco senso dire che nel tal anno il PIL dell'Italia ha avuto un incremento, poniamo, del 2%. Rispetto a quale valore si è avuto quell'incremento? Quale è stato l'andamento del PIL negli anni precedenti a quello in cui la crescita del 2% si è verificata? Una cosa è un incremento del 2% riferito a 1.000, altra cosa riferito a 10.000. Una cosa è un incremento che viene dopo anni di stagnazione, altra cosa lo stesso incremento che segue anni di crescita. In economia né le fasi di espansione né quelle di recessione durano in eterno. Un incremento del PIL che segue anni di crescita indica che l'economia è in piena espansione, lo stesso incremento che viene dopo anni di decrescita o di crescita piatta indica che si è di fronte ad una modesta ripresa che potrebbe esaurirsi presto.
 

Secondo trucco:
confrontare dati apparentemente omogenei che in realtà omogenei non sono. Coloro che sostengono che l'immigrazione fuori controllo non aumenta la criminalità presentano spesso statistiche di questo tipo: per ogni 100.000 italiani si hanno, ad esempio, 1.000 reati mentre per ogni 100.000 stranieri si hanno solo 500 reati. I dati sembrano molto convincenti e dimostrerebbero che gli stranieri commettono circa la metà dei reati degli italiani. Quindi che non esiste alcun legame fra immigrazione fuori controllo e criminalità.
Ma si tratta di un imbroglio. Gli italiani infatti possono compiere qualsiasi tipo di reato, cosa che per la stragrande maggioranza dei migranti è impossibile. Nei 1.000 reati commessi dagli italiani rientrano, ad esempio, la corruzione, la concussione, l'evasione fiscale, la circonvenzione di incapace, l'aggiotaggio, l'insider trading, tutte cose che sono fuori dalla portata di migranti che spesso neppure conoscono la nostra lingua. Qualcuno immagina un migrante appena sbarcato che commette il reato di concussione? O di aggiotaggio? Per essere seria la statistica dovrebbe limitarsi ai
reati che sia italiani che stranieri possono compiere: furti, stupri o rapine, ad esempio. I risultati in questo caso sarebbero opposti. Ed infatti lo sono. 

Terzo trucco:
cercare di quantificare fenomeni che sfuggono alla quantificazione. Ad esempio, sorridenti conduttori e conduttrici di TG ci dicono dai teleschermi: “in Italia ci sono tot clandestini”. Ed aggiungono soddisfatti: “non troppi come potete vedere...”
Ma il clandestino è tale precisamente perché sfugge ai tentativi di identificazione e censimento! Se si potesse stabilire con certezza il numero dei clandestini questi cesserebbero di esser tali.
Una variante di questo trucco consiste nel presentare serie numeriche relative a certi fenomeni basandosi sui dati ufficiali relativi agli stessi, mentre questi non possono fotografare realisticamente i fenomeni in questione. Quando si dice: “i furti sono diminuiti del tot per cento” ci si basa sulla diminuzione delle
denunce di furto. E si dimentica, o si finge di dimenticare, che ormai molti neppure li denunciano i furti che subiscono. 

Quarto trucco:
si presentano dati numerici relativi ad un certo fenomeno senza presentarne altri che potrebbero spiegarlo adeguatamente, ed in maniera opposta a quella strombazzata. Le statistiche sulla eventuale diminuzione dei furti andrebbero, ad esempio, accompagnate da altre relative all'andamento delle vendite di impianti di allarme.
I furti in un certo quartiere sono diminuiti perché è diminuita la delinquenza o perché la gente ha installato in casa propria impianti di allarme, porte blindate ed altri costosissimi aggeggi? Sono diminuiti gli scippi e gli stupri perché ci sono meno delinquenti in giro o perché la gente vive barricata in casa? La diminuzione dei reati violenti c'è stata, se e quando c'è stata, precisamente perché la gente aveva una percezione
esatta della situazione ed in base a questa ha modificato il suo stile di vita. Esattamente  Il contrario di quanto affermano i Pierini delle statistiche.

Quinto trucco:
eccessiva aggregazione dei dati. Lo sanno tutti: la statistica è quella scienza seconda la quale se io mangio due polli e tu nessuno abbiamo mangiato un pollo a testa. E' inutile dire, ad esempio, che la delinquenza è calata a Milano. In
quali quartieri è calata? In quali è cresciuta vertiginosamente? 

Sesto trucco:
eliminare molte voci nel calcolo dei costi e ricavi relativi ad un certo fenomeno. Quando si parla delle spese relative alla “accoglienza” ci si riferisce di solito alle sole spese di soccorso e di prima accoglienza. Ma questa è solo una parte del tutto. Quanto costa mantenere spesso per anni i nuovi venuti? Quanti “migranti” usufruiscono dei benefici dello stato sociale senza pagare un centesimo di tasse? A quanto ammontano i costi indiretti della “accoglienza”? Quanto dobbiamo spendere in sicurezza per tutelare i cittadini dal pericolo di attentati? Quanto costa tener blindate le nostre città? E che peso economico, che impatto sul turismo ha il degrado di molti quartieri delle nostre città?
 

Settimo trucco:
presentare come positiva una situazione che ha invece il solo pregio di essere meno negativa di altre. Ad esempio, si dice che in fondo in Italia ci sono meno migranti che non in Francia. Questo è vero, ed allora? A parte il fatto che la Francia ha un passato coloniale che l'Italia non ha, la domanda da porsi è la seguente: “la Francia, con più migranti, sta meglio o peggio dell'Italia?”
La Francia è tormentata dal terrorismo islamico, le banlieue di Parigi sono polveriere pronte ad esplodere, vogliamo anche noi arrivare a questo punto? Perché fare sempre i confronti con chi sta peggio? Ogni tanto andrebbero fatti anche con chi sta meglio di noi.

Si potrebbe continuare, ma penso che basti. Se correttamente usati numeri e statistiche non contraddicono la veridicità delle percezioni, quando queste riguardano milioni di esseri umani. Statistiche e numeri se correttamente usati sono un prezioso strumento conoscitivo. Debitamente torturati invece possono dire tutto ed il contrario di tutto. Esattamente ciò che fanno loro fare i Pierini della incredibile sinistra italica.

mercoledì 12 settembre 2018

CONSIGLIO ONU PER I DIRITTI UMANI



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Del consiglio ONU per i diritti umani, quello diretto dalla signora Bachelet, amicona di Chavez, Castro e Maduro, quello i cui ispettori dovrebbero arrivare in Italia per controllare che da noi i diritti umani vengano rispettati, di questo consiglio, dicevo,  fanno parte 47 stati: 13 sono africani, 13 asiatici, 8 latino americani, 6 est europei, 7 europei occidentali. Ne sono membri tra gli altri l'Afhanistan, l'Angola, il Burundi, la Cina, Cuba, la repubblica democratica del Congo, l'Iraq, la Nigeria, il Ruanda, la Tunisa, l'Arabia Saudita, il Venezuela.
Tutti stati assolutamente democratici come si può vedere. Stati in cui i fondamentali diritti umani sono rigorosamente rispettati, le donne godono degli stessi diritti degli uomini, esiste un vasto pluralismo politico e le opposizioni possono liberamente criticare chi governa.
Nei sui primi 10 anni di vita il consiglio ha condannato 68 volte Israele, 20 volte la Siria, 9 volte la Corea del Nord, 6 volte l’Iran e mai (MAI) Venezuela, Arabia Saudita o Cina.
Certo, Israele è molto meno democratico della Corea del Nord perbacco! Ed i diritti delle donne sono assai meglio tutelati a Riad o a Teheran che non a Tel Aviv!
Qualcuno pensa sul serio che l'Italia debba accettare di accogliere gli “ispettori” di questo osceno organismo? Dobbiamo farci trattare come un paese a sovranità limitata dagli amici di Maduro e delle teocrazie di mezzo mondo?
Cosa ne pensa di questa incredibile vicenda il presidente Mattarella? Si sente forse capo di uno stato in preda alla “violenza razzista” contro cui devono intervenire i caschi blu?
E gli ebrei di sinistra, i militanti del PD amici di Israele cosa hanno da dire? Intendono appoggiare l'azione di un organismo che condanna circa 7 volte all'anno lo stato che ha dato rifugio e protezione al popolo ebraico?
Tempo fa Renzi ebbe a dire che israele non ha solo il diritto ma anche il dovere di esistere. E' sempre della stessa opinione? E, nel caso, si sente vicino all'organismo presieduto dalla signora Bachelet?
Solo per sapere...

domenica 26 agosto 2018

CINQUE PUNTI SULLA "DICIOTTI"



1) I migranti sono scesi dalla “diciotti” Albania e Irlanda ne accoglierannoun cinquantina in tutto. Un centinaio la CEI. Ma... la CEI è forse uno stato? Non è sottoposta alle leggi italiane? Il clero cattolico considera la Chiesa uno stato nello stato? O i migranti resteranno rigorosamente entro le mura del Vaticano, senza spesa alcuna per lo stato italiano? Staremo a vedere.
2) In questa crisi la UE ha assunto un atteggiamento di totale chiusura, perché? Non perché Francia o Germania non potessero farsi carico di qualche decina di migranti. La UE voleva battere il governo italiano, infliggergli una umiliazione politica. Pare che ci sia riuscita, ma non è detto che la cosa non le si ritorca contro.
3) A Genova crollano 200 metri di viadotto, ad Amatrice non si sono ancora sgombrate la macerie a due anni dal sisma, e la gente aspetta ancora le casette prefabbricate. Un nordafricano indagato per stupro era da tempo stato espulso ma continuava a restare in Italia, libero come un fringuello. Ma la magistratura italica indaga formalmente il ministro dell'interno “reo” di compiere atti che rientrano pienamente nelle sue prerogative. Uno scandalo! Non è il primo, non sarà l'ultimo.
4) E' fin troppo facile prevederlo: mirano a far cadere il governo per sostituirlo, probabilmente, con un governo tecnico sostenuto da PD, sinistre, pezzi dei 5 S o di FI. E' un piano difficilissimo da realizzarsi, ma possiamo starne certi: lo tenteranno.
5) L'Italia è sempre meno una democrazia. La elite mondialista non vuole cedere un grammo del suo potere. Le elezioni contano sempre meno: chiunque vinca a dettare l'agenda politica sono sempre gli stessi. Occorre reagire, pacificamente ma con determinazione. O anche le ultime parvenze di stato di diritto saranno spazzate via.

mercoledì 22 agosto 2018

PAROLE

Le parole sono importanti. Usare una certa parola o una certa espressione invece che un'altra provoca in chi ascolta reazioni psicologiche del tutto diverse. Ecco perché i campioni della propaganda stanno bene attenti alle parole che pronunciano. Usano parole ed espressioni in linea coi loro fini propagandistici, anche se sono del tutto fuori luogo e danno un quadro degli eventi lontano anni luce dal vero.

Mi limito a tre soli esempi, molto significativi.

Crollo del muro di Berlino. Fine della guerra fredda.

Nel 1989 è crollato il comunismo, è finita una esperienza storica durata oltre 70 anni che aveva incantato milioni di esseri umani e moltissimi intellettuali.
Dire che è crollato il muro di Berlino e che la guerra fredda è finita suscita invece l'idea che nel 1989 sia finita la contrapposizione fra i blocchi, la reciproca incomprensione fra comunismo e democrazie occidentali. Prima si guardavano in cagnesco poi il muro è crollato e le incomprensioni sono state superate. Tutti possiamo volerci bene. E i milioni di morti, le economie distrutte, le società disgregate, il comunismo che ancora esiste in Corea del nord o a Cuba?
Dettagli.

Strage di Lampedusa.

Nessuno parla di “strage del Titanic” o dell'Andrea Doria. Si parla dei naufragi di queste grandi navi. Si parla invece di strage di Marzabotto, o di Katyn, o di San Valentino. La parola “strage”, come il quasi sinonimo "massacro", richiama irresistibilmente l'immagine di esseri umani che uccidono dei loro simili. Usarla riferendosi ad un naufragio fa nascere l'idea che di quel naufragio siamo sotto sotto responsabili NOI. E' stata una strage perché ci sono dei colpevoli e quelli siamo noi, con il nostro egoismo. Tipico esempio di uso propagandistico delle parole.

Naufraghi. Salvare da un naufragio (espressioni riferite ai migranti soccorsi in mare).

Una nave compie un viaggio, per un qualsiasi motivo affonda, chiede soccorso e la nave più vicina accorre per portare il suo aiuto. Questo è un naufragio, questo vuol dire soccorrere dei naufraghi.
Il caso dei migranti soccorsi in mare è completamente diverso. Nel migliore dei casi si tratta di navi che pattugliano il mare alla ricerca di naufraghi senza che vi sia stata alcuna richiesta di aiuto. Quando queste navi incontrano un barcone provvedono al trasbordo dei passeggeri anche se il barcone stesso non è in difficoltà.
Nel peggiore dei casi le navi di soccorso arrivano fino a pochi chilometri dal luogo di partenza dei migranti, li imbarcano e provvedono a trasportarli in Italia. Si comportano insomma come dei normali traghetti. Val la pena di aggiungere che, almeno nel caso delle ONG, la gran maggioranza dei soccorsi è di questo secondo tipo.

Solo tre esempi. Possono bastare, direi.

domenica 19 agosto 2018

GENOVA


Risultati immagini per crollo del ponte Morando foto

Non amo le polemiche politiche sulle sciagure, ma la gestione delle infrastrutture non è solo un problema tecnico, è anche, piaccia o non piaccia la cosa, un problema politico. Quindi qualche pacata considerazione politica sulla tragedia di Genova val la pena di farla.

La gronda.
Lo ripetono da giorni numerosi esponenti del PD. Se fosse stata fatta la famosa “gronda” la tragedia poteva essere evitata, e ad opporsi a quell'opera furono proprio i 5 S.
La mancata costruzione della “gronda” è uno dei tanti frutti velenosi di quella ideologia nichilista che si chiama misticismo ecologico. Quella che vede in ogni realizzazione del lavoro umano una “ferita” inferta dalla “umana follia” a “madre natura”. Ma, va detto a chiare lettere, questa ideologia nichilista non riguarda solo i 5S, è largamente egemone nella sinistra e nel PD. Fu il governo Prodi a bloccare a suo tempo la “gronda” e chi ha amministrato Genova negli ultimi decenni non ha di certo voluto la costruzione dell'opera. Erano contro la “gronda”, o comunque avanzavano dubbi paralizzanti sulla necessità di costruirla, il sindaco Doria e prima di lui Marta Vincenzi, entrambi a guida di coalizioni di centro sinistra. Del resto, il centro destra era favorevole all'opera, se anche il centro sinistra lo fosse stato la “gronda” sarebbe stata costruita. Elementare.

Il ponte.
Gronda o non gronda, duecento metri di viadotto non possono crollare in un attimo, come un castello di carte.
Detesto il giustizialismo, odio i processi sommari, non sono uno di quelli che di tutto vogliono un colpevole, ma di certo dietro alla tragedia di Genova ci sono responsabilità umane. Se un viadotto si sbriciola vuol dire che ci sono stati errori di progettazione, o che i materiali usati non erano adeguati, o che la manutenzione è stata fatta male, o che era insufficiente o sbagliata. Ma è impossibile sostenere che un viadotto crolla in un attimo per pura fatalità. Tra l'altro i segnali preoccupanti c'erano, e da tempo. Il minimo che si può dire è che sono stati sottovalutati.

Le concessioni.
Autostrade ed Autogrill erano due delle poche aziende pubbliche in attivo. Nel 1997 Prodi (sempre lui) decise di privatizzarle. Anas firmò la convenzione con Autostrade nel 1999. Presidente del consiglio era D'Alema, ministro del tesoro Amato. Nel 2017 Del Rio allungò la concessione ad autostrade di 4 anni. Per farla breve, tutta la vicenda delle concessioni ad autostrade è stata gestita dal PD e dalla sinistra. Nulla di male, è il libero mercato, si potrebbe dire. Beh... non proprio. Perché con quelle concessioni una società (autostrade, controllata tramite Atlantia dai Benetton) otteneva una sorta di monopolio sulla rete autostradale italiana ed era di fatto esente da controlli seri sul suo operato. Infine i contratti di concessione erano secretati. Tutto questo con un mercato davvero libero e trasparente ha poco, molto poco, a che vedere.

I Benetton.
Non so se la famiglia Benetton abbia finanziato le campagne elettorali del PD. Di certo i Benetton sono politicamente molto vicini a quel partito.
Benetton vuole, e propaganda, una società senza sesso ed un mondo senza stati e barriere, tranne che ai caselli delle autostrade, dove il pedaggio va pagato. Si tratta della tipica azienda mondialista che però per fare affari non disdegna gli accordi più o meno segreti col potere politico. Il suo portabandiera, Oliviero Toscani, è uno dei più convinti sostenitori delle libere migrazioni. La vicinanza politica di una simile azienda al PD è lampante direi.

E tanto basta. Non ho voglia di polemizzare troppo in un momento in cui tanti miei concittadini soffrono.

lunedì 13 agosto 2018

CINQUE CLASSICI VERI

Se avessi letto questi cinque classici della letteratura non avresti votato Salvini”. Così recita un post che circola in questi giorni in rete.
I cinque “classici” sono: Il Milione di Marco Polo, Dei delitti e delle pene, di Cesare Beccaria, Sul sentiero dei nidi di ragno, di Italo Calvino, Il nome della rosa, di Umberto Eco e, udite udite, Vieni via con me di Roberto Saviano.
A parte la irresistibile comicità di annoverare Saviano fra i “classici”, gli accostamenti fra questi libri e la politica di Salvini sono quanto mai pretestuosi ed infondati. Il Milione sarebbe contro Salvini perché esalta il valore del dialogo fra le culture, come se chiedere regole per la immigrazione si identificasse col rifiuto degli scambi culturali. L'opera di Beccaria costituirebbe una implicita critica al leader leghista perché invoca rispetto per l'umanità dei condannati. A parte il fatto che Beccaria troppo tenero non era, ad esempio si oppeneva in certi casi alla pena di morte solo perché non la riteneva abbastanza spaventosa ai fini della prevenzione del crimine, a parte questo, non mi sembra che la richiesta del rispetto di leggi e regole si identifichi col ripristino della tortura. Ed ancora, sottolineare il peso della religione nella nostra tradizione culturale equivarrebbe a sognare il ripristino della inquisizione, difendere la brigata ebraica nelle manifestazioni del 25 aprile equivarrebbe al ripudio della costituzione repubblicana e facezie di questo genere.

Mi permetto di consigliare ai soloni che hanno compilato questo comico elenco la lettura di cinque libri, questi si davvero dei CLASSICI. Potrebbe far loro bene.

Arcipelago gulag. Di Aleksandr Solzenicyn.
Molti dei super “buoni” critici del ministro dell'interno sono stati o sono fieramente comunisti, ed hanno difeso o giustificato l'esperienza sovietica prima, quelle cinese, cubana, vietnamita e venezuelana poi.
Nel suo capolavoro Solzenicyn ricorda al mondo cosa realmente è stata quella esperienza: i fiumi di sangue e la quantità immane di sofferenze che ha provocato. Senza lasciare alcuna eredità positiva al genere umano: solo economie distrutte, società disgregate, e, soprattutto, montagne di cadaveri. Ma simili sofferenze non indignano ne commuovono i “buoni”.

Lettera sulla tolleranza. Di Jhon Locke.
Il padre del pensiero liberale difende in questa sua famosissima opera il valore della tolleranza religiosa. Ricorda però che non si può tollerare sempre tutto. I “papisti” dice Locke, non vanno tollerati. Non vanno tollerati perché sono a loro volta intolleranti, cercano di imporre a tutti il loro credo e perseguono fini che mirano alla sovversione politica prima che alla salvezza delle anime.
Chi sono oggi i nuovi “papisti”? Qualsiasi persona intellettualmente onesta e capace di vedere lo sa benissimo. I “buoni” non lo sanno, o fingono di non saperlo.

I promessi sposi. Di Alessandro Manzoni.
E' il romanzo più importante della letteratura italiana ed uno dei più importanti di quella mondiale. Scritto in un italiano splendido ci ricorda il peso enorme che la religione ha avuto nella nostra storia e nello sviluppo della nostra cultura. Si può non essere credenti ma non si può pensare di conservare un minimo di identità culturale se si prescinde dal rapporto positivo con quella storia e quella cultura tanto segnate dalla religione. Si tratta di ovvietà, è vero, ma non per tutti.

I demoni. Di Fedor Dostoevskij.
I super “buoni” si ritengono enormemente superiori al resto del genere umano. Loro sono individui intellettualmente ed eticamente superiori, gli altri dei miserabili omuncoli, poveri fantozzini “alienati”, dominati da sentimenti meschini ed interessi volgari. Giudicano se stessi e gli altri esattamente nello stesso modo dei protagonisti del capolavoro di Dostoevskij. Spietati rivoluzionari che non indietreggiano di fronte a nulla pur di affermare la loro ideologia nichilista.

La macchia umana. Di Philip Roth.
Un tranquillo professore universitario americano custodisce da sempre un suo personalissimo segreto. Vive in pace, stimato e benvoluto, fino a quando pronuncia per caso una parola che alcuni ipocriti del politicamente corretto denunciano come “razzista”. Questo evento gli distrugge la vita.
Piuttosto attuale, vero?

Penso che se gli autori del post di cui stiamo parlando avessero letto, o leggessero, queste opere avrebbero di che pensare e forse comincerebbero a riconsiderare alcune delle loro posizioni. Ma pretendere che gente che considera un “classico” Saviano legga, e capisca, Locke o Dostoevskij è davvero esagerato

venerdì 10 agosto 2018

E' LA NATURA, BELLEZZA!

Perché nasca un essere umano (ed anche un cane od un gatto) occorre che uno spermatozoo maschile fecondi un ovulo femminile. La fecondazione può avvenire nel corpo femminile o in provetta, può essere o non essere il risultato di un rapporto sessuale, tutti questi sono in fondo dei dettagli. La cosa fondamentale è che per far nascere un essere umano (o un cane o un gatto) occorrono lo spermatozoo maschile e l'ovulo femminile quindi un padre ed una madre. E' la natura, bellezza.
E dalla natura non si può prescindere, mai. Francesco Bacone, uno che di certo non può essere sospettato di misticismo naturalistico, diceva che l'uomo può dominare la natura solo sottomettendosi alle sue leggi. La scienza scopre le leggi che regolano i fenomeni naturali e tutte le conquiste della tecnologia, dalla ruota ai viaggi interplanetari, utilizzano a fini umani queste leggi. Se un giorno si dovesse riuscire a costruire una macchina che produce bambini, ebbene, questa macchina dovrebbe avere una parte “maschile” ed una “femminile”, dovrebbe in qualche modo “imitare” quanto avviene in conseguenza dell'atto sessuale. Piaccia o non piaccia la cosa dal padre e dalla madre non si può prescindere, mai.

Certo, un bambino può avere genitori adottivi, diversi da quelli naturali, ma, appunto, di genitori adottivi si tratta, e l'avere genitori adottivi non elimina il fatto che si abbiano un padre ed una madre naturali.
Oggi invece qualcuno contesta proprio questo: il concetto stesso di padre e di madre, l'importanza della differenza sessuale nella riproduzione della specie umana. Padre e madre non esistono, neppure bisogna nominarli, esistono i genitori uno e due, domani, chissà, potrebbero esistere i genitori tre, quattro e cinque. Si, perché una volta eliminata la differenza sessuale quale base della riproduzione della specie, ogni combinazione è possibile. Perché fermarsi a due? Se un bambino può avere due maschi, o due femmine, come genitori perché non potrebbe avere per genitori due maschi ed una femmina? O tre femmine ed un maschio?

Sento già qualcuno che strilla: “tu attenti ai diritti degli omosessuali!”. No, per niente! Se qualcuno è o si sente omosessuale ha diritto di vivere come meglio crede la sua sessualità. Semplicemente non può, in quanto omosessuale, essere padre o madre perché la sessualità omosessuale è slegata dalla riproduzione della specie. Non lo dico io né lo dice Salvini, e prima di lui papa Giovanni Paolo secondo, lo dice la natura, tutto qui.
E' la natura, bellezza!

martedì 31 luglio 2018

COME TI COSTRUISCO UNA "EMERGENZA"

Aggredire,insultare, lanciare uova o altri oggetti contro passanti sono tutti atti teppistici da condannare senza se e senza ma, a maggior ragione se dietro ci sono motivazioni razziali. Il problema non è la condanna, assolutamente doverosa, di simili gesti, il problema è stabilire se questi dimostrino o meno che esiste nel nostro paese una emergenza razzismo. Personalmente sono convinto che tale emergenza non esista oggi in Italia, per fortuna. E che questa presunta “emergenza” sia una costruzione dei media di regime, che nel costruire emergenze sono autentici maestri.

Come si costruisce una emergenza, riguardi questa il razzismo, il fascismo, l'omofobia, l'ambiente o mille altri argomenti?

I passaggi sono più o meno i seguenti.

1) Dare enorme rilevanza mediatica a fatti che di solito non superano i confini della cronaca locale.
Tirare uova a innocenti passanti è uno spregevole atto di teppismo, ma, tutto sommato, non molto più grave degli insulti o addirittura dei pugni sferrati ad un dipendente di Trenitalia “reo” di voler verificare il documento di viaggio di un migrante. Gesti simili, ne accadono tutti i giorni, passano invece completamente sotto silenzio su tutti i media. Atti ancora più gravi, ad esempio i famosi stupri di Colonia di alcuni anni fa, sono stati censurati per settimane. Solo la protesta della rete li ha fatti emergere.

2) Mischiare sapientemente verità e menzogna.
Lanciare un uovo ad una atleta italiana di colore è una aggressione teppistica intollerabile. Ma non può essere definita, come ha fatto Renzi, un “pestaggio selvaggio”. Aggiungi alla verità, l'aggressione, la menzogna, il “pestaggio” ed avrai un cocktail perfetto.

3) Depurare la notizia da tutto ciò che non quadra con la tesi della “emergenza”.
Pare che i teppisti che hanno lanciato un uovo alla atleta italiana di colore si siano esibiti in passato in simili gesti contro italiani non di colore. Questo particolare, che quadra poco con la tesi della “emergenza razzismo”, è stato abilmente censurato dai media di regime.

4) Accostare e mettere sullo stesso piano fatti profondamente diversi.
Il lancio di un uovo contro una atleta italiana di colore. Una eventuale rissa con relativo pestaggio di cui è vittima, insieme ad alcuni italiani, anche un migrante. L'inseguimento, conclusosi tragicamente, di un nord africano sorpreso a rubare. Si tratta di eventi completamente diversi fra loro, solo nel primo caso è lecito parlare di possibile movente razziale. Ma i media di regime li equiparano tutti, raggruppandoli sotto la categoria del “razzismo”.

Combinate i quattro punti di cui sopra ed avrete una perfetta “emergenza”, fresca, croccante e profumata. Da consumare in giornata. Si, in giornata. Perché dopo poco tempo la fresca e croccante “emergenza” va a male. Inizia a puzzare, come tutte le palle della “libera informazione”.

Che palle dover parlare di queste tristezze! Stavo tanto bene in montagna!

lunedì 9 luglio 2018

SILLOGISMI POLITICAMENTE CORRETTI

Una legge fondamentale della coerenza logica afferma che dal vero non si può mai, in nessun caso, dedurre il falso. Un ragionamento è logicamente corretto quando è strutturato in maniera tale che, se le premesse sono vere, non si può mai dedurre da queste una conclusione falsa.
Se è vero che tutti gli uomini sono mortali e che Socrate è un uomo allora Socrate è necessariamente mortale.

Esistono tuttavia sillogismi che partono da premesse vere ed arrivano a conclusioni vere, ma che intuitivamente non appaiono corretti.
Ad esempio, esaminiamo il sillogismo S: “tutti gli uomini sono mortali, Socrate è un uomo quindi Socrate è ateniese”.
In S sia le premesse che la conclusione sono vere, eppure il sillogismo non appare corretto.
Dal fatto che tutti gli uomini sono mortali e che Socrate è un uomo NON discende necessariamente che Socrate è ateniese. Infatti è possibile immaginare un mondo in cui tutti gli uomini siano mortali e Socrate sia un uomo, ma spartano. E questo conferma, appunto, la regola generale da cui eravamo partiti. Se dalle premesse vere è possibile che segua una conclusione falsa il ragionamento non è corretto. La deduzione è corretta quando dalle premesse vere non possano MAI, in nessun caso, in nessun mondo possibile, seguire conclusioni false.
E' abbastanza evidente che la scorrettezza del sillogismo S deriva dalla mancanza di relazione necessaria fra le due premesse e la conclusione. Non esiste relazione fra la mortalità di tutti gli uomini, l'essere uomo di Socrate ed il suo essere ateniese. Date le premesse Socrate può benissimo essere spartano o persiano, ovviamente.

Esaminiamo adesso un sillogismo “politico” che chiamiamo per comodità S1.
S1
: “Tutti i governi regolano l'immigrazione, Salvini è ministro di un governo, quindi Salvini regola l'immigrazione”. Il sillogismo è corretto e la deduzione coerente.
Ma gli esponenti super ideologizzati della sinistra radical chic modificano
S1 in questo modo:
S2
: “Tutti i governi regolano l'immigrazione, Salvini è ministro di un governo, quindi Salvini è razzista”.
Salvini può anche essere razzista, ma la conclusione in questo caso
non discende coerentemente dalle premesse. In S2 si potrebbe sostituire “razzista” con “milanese” o “australiano” o “altro un metro e novanta” o “aristotelico” e le cose non cambierebbero. Si tratta sempre di conclusioni slegate dalle premesse e che quindi possono essere vere o false, malgrado la verità delle premesse. Chi “ragiona” in questo modo viola la validità di una fondamentale legge logica.

E' quello che avviene in questi caldi giorni di luglio, fra una nuotata ed una partita del mondiale russo. Persone incapaci di pensare strillano frasi fatte, slogan, emettono dalla bocca parole prive di senso che assomigliano sempre più a suoni inarticolati.
Continuate pure così. Per vostra sventura la gente non è poi così tanto scema!

martedì 26 giugno 2018

CONTRADDIZIONI

Ogni volta che un Pierino del PD appare in TV e parla di migranti tira fuori dal cilindro il seguente ragionamento: “sui migranti Salvini è in contraddizione perché da un lato è vicino ad Orban, che non vuole accogliere nessuno, e dall'altro chiede che l'Europa si prenda una parte dei migranti che sbarcano”.
In effetti c'è un po' di ambiguità nelle posizioni del governo su questo punto, ma c'è anche un sacco di malafede da parte dei Pierini del PD.
In realtà nessuno, mi pare, propone: “accogliamo tutti i migranti salvo poi redistribuirne un po' nei vari paesi europei". La linea è, mi pare: "occorre ridurre drasticamente gli sbarchi e le partenze, espellere chi non ha titolo per restare e redistribuire i restanti fra i vari paesi europei". Una posizione leggermente diversa da quella che i Pierini di turno cercano di presentare. Ed opposta rispetto a quella portata avanti dai precedenti governi che era più o meno: "facciamo entrare tutti, preghiamo l'Europa di prendersene un po' e se l'Europa risponde picche teniamoceli tutti noi".
Se davvero l'Europa riduce drasticamente gli sbarchi ed espelle chi non ha diritto di restare si può chiedere a tutti, Ungheria compresa, di collaborare. Ma se questo non avviene è pura prepotenza pretendere che paesi che già hanno subito dominazioni straniere pesantissime mettano in gioco la loro identità per seguirci in un buonismo ipocrita e peloso!

Poi i Pierini parlano di Minniti. E' vero che con lui le cose sono un po' cambiate, ma proprio Minniti è stato oggetto, anche nel PD, di critiche violente. Questo nessuno lo ricorda.
Infine, parlando di contraddizioni, la contraddizione più enorme è, da sempre, tutta DENTRO il PD.
Per anni i vari Pierini hanno continuate a dire: “è dovere MORALE accogliere tutti”.
Per anni hanno ripetuto: “i migranti sono preziose risorse, ci pagano le pensioni, sostengono lo stato sociale, contribuiscono a ringiovanire la popolazione” (una logica da mercanti di schiavi o da ratto delle sabine, ma... tralasciamo).
Ora, posti di fronte ad una situazione insostenibile conguettano: “NOI abbiamo ridotto gli sbarchi, NOI siamo quelli bravi”.
E no cari signori!
Se è dovere MORALE accogliere tutti riducendolo gli sbarchi avete commesso un atto immorale, disumano!
Se i migranti sono preziose risorse riducendo gli sbarchi avete impoverito il paese!
Decidetevi! Siete per la accoglienza illimitata o NO? E se no come pensate di ridurre davvero, e drasticamente, sbarchi e partenze?
Siate seri, una volta tanto!