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vendita su Amazon il mio nuovo libro "Dal marxismo al
nichilismo".
Il prezzo di copertina è di euro 12,50.
Formato kindle euro 2,99
Qui
di seguito parte del sunto di copertina e brani tratti da alcuni
degli scritti che compongono il volume
…Questo libro
parte dalla analisi di alcuni concetti chiave del marxismo. Si cerca
di analizzarne i legami col totalitarismo e di rispondere ad una
domanda inquietante: perché mai una filosofia che parla di continuo
di integrale liberazione dell’uomo ha dato vita a tirannidi
totalitarie fra le più terrificanti della storia? Si passa poi ad
esaminare criticamente la marxiana teoria del valore e la
degenerazione terzomondista del marxismo.
Col crollo del
comunismo è andata in frantumi la granitica compattezza della
dottrina marxista, ma solo per dar vita ad un mix di ideologie
enormemente meno rigorose e tutte caratterizzate da un nichilismo a
volte strisciante, altre manifesto. In questo volume se ne analizzano
alcune fra le più rilevanti...
… E’ certo che
Marx non è Stalin, ed è almeno probabile che Marx sarebbe
inorridito di fronte all’ampiezza ed alla efferatezza dei crimini
staliniani. (…) Il problema però non è questo. Il problema è
di capire se esistono nell’impianto complessivo del marxismo
concezioni, teorie, modi di vedere l'uomo e la storia che, messe in
pratica, hanno portato, sempre ed ovunque, alle conseguenze che
conosciamo. Marx non ha mai teorizzato i gulag ma questo non basta a
recidere ogni legame fra i gulag ed il marxismo. Occorre invece
cercare di capire perché persone che si richiamavano a Marx e che
conoscevano benissimo la sua opera hanno potuto costruire i gulag. I
gulag sono stati costruiti in nome di Marx. Si tratta di un
fraintendimento? Anche ammettendolo resta da spiegare perché il
pensiero di Marx si è prestato ad essere frainteso in maniera così
radicale, perché ad essere frainteso non
è stato il pensiero di Kant , Hume o Locke.(...) Se un autore viene frainteso troppo e in maniera troppo
profonda la colpa non è mai solo di chi lo fraintende...
…
Se si osservano gli eventi
dell'ottobre russo si nota come una nemesi. Gli operai, o quanto meno
quelli più radicalizzati, volevano il controllo operaio. Avranno la
più dura disciplina sul lavoro. Le nazionalità invocavano
l'autonomia, Lenin aveva loro promesso l'autodeterminazione. Dovranno
subire il più spietato centralismo grande russo. I contadini
volevano la terra. Dovranno subire prima la requisizione forzata dei
raccolti, poi, dopo la parentesi della NEP (nuova politica
economica), il massacro dei “kulaki”, i contadini considerati
“benestanti”, e la collettivizzazione forzata dell'agricoltura.
Tutti volevano la pace, tutti avranno invece lunghi anni di spietata
guerra civile…
“i
gemiti di sorella terra, che si uniscono ai gemiti degli abbandonati
del mondo, con un lamento che reclama da noi un’altra rotta. Mai
abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi
due secoli” afferma l'enciclica.
Il
guaio insomma è cominciato circa due secoli fa, quando l'uomo,
accecato dalla sua insana volontà di potenza, ha intrapreso la
strada della industrializzazione. Qualcuno potrebbe retrodatare
l'inizio della catastrofe e collocarlo, più correttamente, fra il
'500 ed il '600, al tempo della rivoluzione scientifica, ma questi
sono dettagli.
Però,
anche ad un esame superficiale le cose non sembrano quadrare troppo.
Si, perché gli ultimi 200 anni sono stati quelli che hanno visto una
riduzione della miseria ed uno sviluppo del benessere mai visti prima
nella storia. Fino al 1400 un neonato poteva sperare di vivere al
massimo 20, 30 anni e solo un bambino su due raggiungeva il quinto
compleanno. In Francia nel 1845 l'aspettativa di vita era di circa 45
anni, oggi nei paesi sviluppati raggiunge o supera gli 80 anni ed
anche in molti paesi economicamente arretrati si avvicina ai 70.
La storia non va studiata, capita, criticata. Non si fanno in essa distinzioni, non si condanna ciò che c'è da condannare sforzandosi nel contempo di riconoscere quanto di positivo ci hanno lasciato epoche lontane, caratterizzate da idee, valori, modi di agire profondamente diversi dai nostri. Il rinnovamento assoluto del mondo, la aspirazione al "totalmente altro" segnano la fine della storia ed il suo ripudio. Più radicale è il nuovo più netto il rifiuto del vecchio, la svalorizzazione di ogni tradizione, la negazione di ogni continuità.
L'assalto nichilista alle statue, l'invocazione della censura, l'attacco a grandi personaggi come Curchill e Lincon, la pretesa di espellere Dante dai corsi scolastici o quanto meno di sottoporlo a censura sono la logica conseguenza di simili concezioni. E ci mostrano con chiarezza quali sono, inevitabilmente, gli esiti del radicalismo antistorico. Non l'inizio di un'epoca nuova e felice ma la regressione nella barbarie. Perchè la barbarie, solo la barbarie, è l'esito obbligato di ogni forma di nichilismo.