giovedì 29 agosto 2019

IL MOSTRO

Sta nascendo il mostro. Il peggior governo della storia della repubblica, frutto di un tradimento aperto, arrogante, senza mascheratura alcuna della volontà popolare per come questa si era espressa nelle elezioni del marzo 2018 e per come si è venuta configurando in tutte le successive tornate elettorali. Il governo degli sconfitti. Del PD, grande sconfitto delle politiche del 2018 e del M5S che in tutte le consultazioni elettorali successive ha visto franare i propri consensi.

Con monotona, testarda ripetitività tutti i media hanno ripetuto in questi giorno che l'Italia è una repubblica parlamentare, che gli elettori non eleggono il governo, che questo si forma in una libera dialettica parlamentare sotto la regia del capo dello stato. Tutte ovvie verità, che però hanno pochi nessi con quanto sta avvenendo in questa calda fine di agosto.
E' vero, in Italia gli elettori non eleggono il capo del governo, ma forse da questo discende che il governo che viene a formarsi dopo le elezioni debba essere sostenuto da maggioranze del tutto slegate, anzi, contrapposte alla volontà degli elettori? L'essenza, per usare una parolona, della repubblica parlamentare consisterebbe nel fatto che gli elettori votano A che sostiene il programma P e si vedono poi governati da B che sostiene il programma Q, opposto di P? Se così stessero le cose la repubblica parlamentare sarebbe una schifezza, esattamente come il governo che sta nascendo in questi giorni.
Ma le cose stanno in maniera leggermente diversa.
E' vero, la costituzione non obbliga il capo dello stato a sciogliere le camere quando si apre una crisi di governo, ma neppure gli impedisce di farlo. Le consultazioni del capo dello stato e la sua azione di regia delle crisi mirano, dovrebbero mirare, ad assicurare al paese un governo retto da una solida maggioranza parlamentare che non sia in aperto, tragico contrasto con la volontà espressa dal corpo elettorale in libere e lezioni. Il discorso, che in tanti ripetono ossessivamente secondo cui il capo dello stato non può sciogliere le camere se nel corso delle consultazioni emerge in parlamento una maggioranza qualsiasi, anche in totale contrasto con la volontà popolare, anche frutto di un tradimento aperto di alcune forze politiche nei confronti dei propri stessi elettori, è semplicemente falso. Questa presunta impossibilità di sciogliere le camere in presenza di una simile maggioranza posticcia è una palla. Il capo dello stato non è affatto obbligato ad avallare una simile schifezza. Non è obbligato a sciogliere le camere, ma neppure a non scioglierle. Farlo o non farlo dipende dalla sua valutazione ed in questa valutazione le considerazioni sulla armonia fra il governo che si sta formando e quello che i costituenti chiamavano “lo spirito” del paese, il suo orientamento politico dovrebbero avere la priorità. Se non la hanno si tratta di una scelta del capo dello spato, non di un obbligo costituzionale.
Del resto, se in una crisi di governo la cosa più importante fosse quella di stabilire se esiste in parlamento una maggioranza qualsiasi, anche del tutto scissa dalla volontà manifestata dal corpo elettorale, se questa davvero fosse la cosa fondamentale, non ci sarebbe bisogno di consultazioni, basterebbe una calcolatrice. PD + 5S + LEU + chissà chi, magari Casa Pound se fosse in parlamento o il partito comunista di Rizzo, arrivano ad una qualsiasi stiracchiata maggioranza? Se si i giochi sono fatti. Alla faccia del popolo bue.
No, non è questo il vero spirito della costituzione, se no proprio non si capirebbe perché mai questa, al suo articolo
UNO, dichiara solennemente che “la sovranità appartiene al popolo”. Per quanto la nostra costituzione sia criticabile, in quanto non prevede norme che rendano impossibili schifezze come quella che sta nascendo, la sua essenza profonda è estranea al miserabile gioco di palazzo di questi giorni. Questo non contraddice formalmente la lettera della costituzione. Ne contraddice tuttavia lo spirito. Legale nella forma è illegale ed incostituzionale nella sostanza.

Mai in passato si era avuta una simile conclusione di una crisi di governo. Gli stessi governi Monti e Dini, risultato di manovre di palazzo e, almeno il secondo, di violente pressioni della UE, si erano formalmente presentati come governi “tecnici” sostenuti dalla stragrande maggioranza del parlamento. Questo no, questo è, vuole essere, un governo di legislatura, frutto di una
alleanza politica fra forze che fino a ieri si scambiavano le più roventi accuse. Qualcuno potrebbe obiettare che anche lega e 5S non si erano presentate alleate al corpo elettorale. E' vero, infatti lo scandalo non sta nella alleanza in se fra PD e 5S. Lo scandalo sta nel fatto che la alleanza fra PD e 5S viene dopo che questi hanno governato per 15 mesi circa con la lega. Sta in una forza politica che cambia alleanze e programmi con la stessa disinvoltura con cui un uomo cambia la camicia. Ieri sostenevano i porti chiusi, domani sosterranno quelli aperti. Ieri accettavano i decreti sicurezza, domani la loro abolizione. Ieri erano critici feroci “dell'Europa delle banche”, domani ne saranno i fedeli servitori. Questo è lo scandalo, questo 'inganno nei confronti dei propri elettori. Questa la schifezza.

“L'uomo è per natura un animale politico”, afferma Aristotele nella sua “
Politica”. La politica è parte essenziale della natura umana. Ma, che politica?
Intesa in senso nobile la politica consiste nel contrapporre idee, valori, interessi, programmi propri alle idee, ai valori, agli interessi ed ai programmi dei propri rivali, rivali,
NON nemici.
Ma c'è un altro modo di intendere la politica. La si può degradare a mero strumento per impadronirsi di poltrone e prebende e fare qualsiasi cosa pur di non mollarle. Questo è quanto hanno fatti i “grillini” in questa crisi di governo.
E la si può intendere come finalizzata ad acquisire posizioni di potere sempre più estese, ad esempio non rinunciando alla presidenza della repubblica, e/o a far fuori con qualsiasi mezzo il
nemico politico. Farlo fuori non sfidandolo alle elezioni, contrapponendo ai suoi valori, alle sue idee, agli interessi che difende, ai suoi programmi altri programmi, interessi, idee, valori, no, farlo fuori con l'uso politico della giustizia, o con gli accordi sottobanco con chiunque, o con la mobilitazione dei faziosi. Salvini era stato individuato dai dirigenti del PD come il nemico principale e come tale andava abbattuto, non sconfitto alle elezioni, no, allontanato dal governo tramite un accordo senza principi con coloro di cui sino ad un minuto prima si era implacabili nemici. Domani potrebbero servire allo stesso scopo i magistrati politicizzati.
“Non possiamo votare perché se si votasse vincerebbe Salvini” ha detto pochi giorni fa la signora Boschi. Molto interessante. E se fra un po' di tempo, quando si sarà
OBBILGATI a votare Salvini godesse ancora di un vasto consenso popolare cosa farebbero la signora Boschi ed il signor Renzi? Cercherebbero di abolire le elezioni? Stiano bene attenti: non è un gioco facile.

Forse pochi si rendono conto fino in fondo della situazione anomala in cui si trova l'Italia.
Abbiamo un presidente della repubblica eletto da un parlamento in cui il PD disponeva di una maggioranza bulgara grazie ad una legge elettorale dichiarata incostituzionale.
Un parlamento la cui composizione dista anni luce dal paese reale.
Un governo che dallo stesso paese reale dista milioni di anni luce.
Una magistratura al cui vertice sta un organismo scosso da una crisi senza precedenti, su cui è calata la cappa di piombo di un totale silenzio.
Si aggiunga che siamo sottoposti a continui ricatti da parte della UE, che la situazione economica è, a dir poco, insoddisfacente e che siamo la meta predestinata di massicce ondate migratorie che si configurano sempre di più come un trasferimento di popolazioni da un continente all'altro.
Il nostro paese, la sua classe politica con i suoi giochetti da basso impero romano e le sue strutture istituzionali traballanti assomigliano sempre di più ad un sacco vuoto. Governo, parlamento, cariche istituzionali, grande stampa ricordano l'orchestra che suonava mentre il Titanic affondava. Quasi tutti sono talmente indaffarati a discutere di Conte e Di Maio, Renzi e Zingaretti da non capire più i processi reali, anche quando questi assumono dimensioni macroscopiche.
I sacchi vuoti si afflosciano prima o poi. E quando questo avviene sono guai per tutti, e suona la campana a morto per la democrazia.
Sbarazzarsi il prima possibile di un governo di traditori del corpo elettorale, guidati da una boriosa nullità è necessario per ridare un minimo di credibilità alle istituzioni, ed un minimo di speranza al paese.
Solo un minimo.

venerdì 23 agosto 2019

IL PARTITO DELLA GUERRA CIVILE

Facciamo un esperimento mentale. Elezioni politiche del 18 aprile 1948. La DC si presenta al corpo elettorale come “diga contro il comunismo” e vince alla grande. Nettamente sconfitto il fronte popolare di PCI e PSI.
Dopo le elezioni si riunisce la direzione democristiana e... sorpresa, decide di fare un accordo col PCI. Nasce un governo DC - PCI con l'appoggio esterno del PSI che lascia da soli all'opposizione repubblicani, liberali, socialdemocratici ed altri.
Sarebbe stata “conforme ai principi della democrazia parlamentare” una simile soluzione? Il capo dello stato la avrebbe avallata? Basta fare la domanda per avere la risposta.
L'Italia è una repubblica parlamentare, il popolo non elegge il capo del governo. Questo nasce dalle trattative fra le forze politiche sotto la regia del capo dello stato. Ma la complessa procedura che porta alla formazione dei governi si basa tutta sul presupposto che le maggioranze che verranno a formarsi non devono essere in contraddizione con la volontà popolare, così come questa si è manifestata nelle elezioni politiche.
Se così non fosse le elezioni potrebbero, molto semplicemente, essere abolite e non si vedrebbe perché l'articolo uno della costituzione stabilisca solennemente che a sovranità appartiene al popolo.
Si tratta di ovvietà, me ne rendo conto, ma val la pensa di ripeterle perché qualcuno la pensa ben diversamente. Per qualcuno democrazia parlamentare vuol dire che si possono formare in parlamento maggioranze che fanno a pugni coi risultati elettorali. In effetti la lettera della costituzione lo permette (e questo è un suo grave difetto che andrebbe corretto), ma, si può dire altrettato del suo spirito? Non credo.
Per certi personaggi non ci sarebbe stato nulla di strano se il 19 aprile 1948 si fosse formato un bel governo DC PCI!
E questo dice tutto,mi pare.
Diciamolo chiaro e tondo: per certi personaggi la democrazia è un inutile ciarpame.
La signora Boschi che dice che non si deve votare perché se si vota vince Salvini.
Il signor Gino Strada che afferma che gli italiani sono in maggioranza dei coglioni da spazzare via.
Il signor Bersani che si dichiara pronto a fare la legge sullo ius soli anche se l'80% degli italiani è contrario.
Tutti questi personaggi disprezzano la democrazia fondata sul suffragio universale. Disprezzano il popolo e le persone comuni. Contrappongono a queste le elites coltissime di cui LORO sarebbero gli esponenti (e qui se non ci fosse da piangere ci sarebbe davvero da sghignazzare: Bersani esponente degli intellettuali...)
Se fossero coerenti e coraggiosi questi personaggi farebbero la proposta di ABOLIRE ELEZIONI E DEMOCRAZIA. Ma non sono né coerenti né coraggiosi.
Stiano attenti però, perché la abolizione della democrazia NON elimina la lotta politica, la trasferisce ad altri livelli. Livelli terribili, tragici, che ogni persona di buon senso dovrebbe cercare di evitare come la peste. E che hanno un nome: GUERRA CIVILE.
Il partito di chi oggi disprezza la democrazia, il popolo, il suffragio universale, la democrazia è il PARTITO DELLA GUERRA CIVILE. Ne siano o meno consapevoli i suoi esponenti.
Non sto dicendo che questa sia probabile, meno che mai che sia auspicabile. Sto dicendo che contrapporre, per meri problemi di POLTRONE, il parlamento agli elettori, il governo al popolo formalmente sovrano è una pratica che accresce e drammatizza tutte le tensioni e può portare il paese sull'orlo del baratro.
Fermare questi pazzoidi è un dovere civico!

mercoledì 21 agosto 2019

RISPOSTA AD UN CRETINO CHE NON MERITEREBBE RISPOSTE.

Ho letto in rete alcune considerazioni di un cretino sulla democrazia liberale. Non meriterebbero commenti e confutazioni di sorta. Se dedico loro qualche considerazione è solo perché su tratta di idiozie abbastanza diffuse, specie fra gli ignoranti che si credono molto colti. Non faccio il nome di questa persona: non mi va di infognarmi in polemiche personali e, meno che mai, discutere con un simile elemento.
Esaminiamo quanto dice questo signore (per comodità lo chiamerò Tizio) e diamo alcune telegrafiche risposte.
Tizio esordisce dicendo:
“ Questa idea secondo cui la parola debba tornare al popolo quando cade un governo, (…) a me pare, oltreché profondamente illiberale, del tutto bizzarra”.
Nessuno dice, ovviamente, che si deve votare ogni volta che cade un governo. Si deve, o si dovrebbe, tornare a votare quando una maggioranza entra in crisi e quella che la sostituisce rappresenta un ribaltamento della volontà popolare. Ma è proprio questo concetto che non piace a Tizio. Infatti aggiunge:
“E’ proprio per impedire al popolo di decidere, una volta che i re non erano più in grado di farlo, che sono nate le democrazie moderne fondate sulla rappresentanza istituzionale.”
Veramente favoloso! Proseguiamo.
“Che significa? Che le istituzioni rappresentano il popolo fra un’elezione e l’altra, mentre il popolo può nel frattempo dedicarsi alle occupazioni che preferisce, inclusi, se lo desidera, i tweet di insulti e le manifestazioni di piazza”.
Traduciamo. Il popolo elegge A per fare P. Una volta eletto, A fa Q opposto a P ed il popolo deve fregarsene altamente di un simile dettaglio. Deve farsi i cavoli suoi, al massimo sfogandosi sui social. Se questo fosse vero non si vede perché mai si dovrebbe perdere tempo con le elezioni. Voi votate, noi facciamo il cavolo che ci pare e voi vi sfogate con i tweet. Le elezioni non servirebbero a niente. Nella nella migliore delle ipotesi si ridurrebbero ad una costosa cerimonia per dare al popolo bue l'illusione di contare qualcosa. E questa sarebbe per Tizio l'essenza della democrazia liberale!
Si tratta, ovviamente, di una STRONZATA.
I progenitori delle moderne democrazie sono i parlamenti medioevali. Questi nacquero NON per impedire al popolo di decidere ma per limitare il potere decisionale dei sovrani. E tutelare i diritti dei vari “stati”, soggetti collettivi (nobiltà, clero, aristocrazia, poi i borghesi) con esigenze ed interessi non coincidenti con quelli della monarchia.
Questo sistema si è evoluto,anche con strappi drammatici, in due sensi.
Da una parte agli “stati” si sono sostituiti i liberi cittadini, dall'altra i parlamenti hanno visto aumentare sempre più le proprie prerogative. Prima con il potere di stoppare l'introduzione di nuove imposte, si pensi al processo che doveva portare alla rivoluzione inglese, poi con la conquista di autentico potere legislativo.
La affermazione della democrazia contro l'assolutismo monarchico ha fatto però sorgere nuovi problemi. Soprattutto quello della tirannia della maggioranza, magistralmente trattato dal Tocqueville, ma affrontato da un po' tutti i filosofi liberali, non ultimo Isaiah Berlin.
Il potere non può essere illimitato e questo vale anche per il potere democratico. La democrazia deve essere liberale, cioè limitata. I limiti posti alla azione della maggioranza NON riguardano però, come crede Tizio, il rapporto eletti - elettori, NON mettono in discussione il principio della armonia fra maggioranze parlamentari e maggioranze elettorali. I limiti riguardano i POTERI dei parlamenti, ciò che questi possono e ciò che non possono fare. Le maggioranze parlamentari non possono opprimere le minoranze e non possono privare i cittadini dei loro fondamentali diritti. Una maggioranza non può mettere fuori legge i partiti di opposizione o stabilire che i cittadini possono essere imprigionati arbitrariamente.
Il parlamento rappresenta i cittadini, le maggioranze parlamentari non possono essere opposte a quelle elettorali, ma queste maggioranze NON possono fare ciò che a loro piace. QUESTA, non le stronzate che Tizio afferma, è l'essenza della democrazia liberale.
John Locke sostiene che se un governo attenta ai fondamentali diritti dei cittadini questi hanno il diritto alla rivolta. Questo quadra poco con la tesi secondo cui per il liberalismo i cittadini fra una elezione e l'altra possono solo giocare sui social. O forse Locke non era liberale...
E' inutile continuare. Sarebbe dare troppa importanza ad un cretino ignorante.

lunedì 19 agosto 2019

LA LETTERA E LO SPIRITO DELLA COSTITUZIONE

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Così recita l'articolo uno della costituzione.
Lasciamo perdere il “fondata sul lavoro” ed esaminiamo il resto dell'articolo.
“ La sovranità appartiene al popolo” viene stabilito in forma solenne. Poi si aggiunge:
“che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Che la sovranità del popolo venga esercitata nelle forme e nei limiti della costituzione è talmente ovvio da fare apparire ridondante questa specificazione. Qualsiasi diritto viene esercitato nelle forme e nei limiti previsti dalla costituzione o comunque non in contrasto con questa.
E' però altrettanto ovvio che queste forme e questi limiti non possono mettere in discussione la sovranità del popolo solennemente enunciata nell'articolo uno. Dire che “la sovranità appartiene al popolo “ e poi porre a tale sovranità forme e limiti che di fatto la vanificano renderebbe la costituzione auto contraddittoria. Si può forse dire che “la sovranità appartiene al popolo” e poi stabilire che le elezioni politiche si tengono una volta ogni 20 anni? O che il capo dello stato può, a suo piacere, render nulla qualsiasi legge votata dal parlamento? Basta farsi la domanda per avere la risposta. Le “forme ed i limiti” stabiliscono come si esercita la sovranità popolare, ma non possono contraddire la stessa.

Sappiamo tutti come si formano nel nostro paese le maggioranze parlamentari che sostengono i governi. Ci sono le elezioni. I vari partiti presentano al corpo elettorale i loro programmi e dicono chiaramente con chi intendo allearsi per metterli in atto.
Dopo le elezioni il capo dello stato inizia le consultazioni. Le varie forze politiche gli espongono le loro posizioni. Il capo dello stato affida l'incarico di formare il nuovo governo ad una persona che sembra abbia la capacità di rappresentare la maggioranza uscita dalle urne. Se questa riesce nel suo intento si forma il nuovo governo.
Tutto il sistema si regge sul tacito presupposto che i partiti diranno al capo dello stato più o meno le stesse cose, o cose non troppo dissimili, o comunque non contraddittorie, con quelle che hanno proposto al corpo elettorale.
Le forze politiche discuteranno col capo dello stato i nomi dei vari ministri, questo o quell'aspetto del loro programma, ma non proporranno cose che fanno a pugni con le posizioni che queste avevano prima della consultazione elettorale. Il partito A si presenta alle elezioni alleato con B per attuare il programma P, contro il partito C. Non è che poi dalle consultazioni col capo dello stato esce una alleanza fra A e C per attuare il programma Q, opposto di P. Una simile ipotesi è formalmente possibile, la costituzione NON la esclude. Non è quindi illegale, non tradisce la forma della costituzione. Ne tradisce però, clamorosamente, lo spirito.
Per quanto complesso, macchinoso e criticabile sia il processo che porta alla formazione di un governo, questo ha per fine la formazione di governi sostenuti da maggioranze non in contrasto con quanto voluto dal corpo elettorale. Se così non fosse l'accenno alla sovranità del popolo contenuto nell'articolo uno della costituzione sarebbe del tutto privo di senso. Al limite si potrebbe abolire il rito delle libere elezioni. Il popolo vota, da la maggioranza a certi partiti, poi un gruppo di parlamentari cambia casacca e si forma un governo sostenuto da una maggioranza opposta da quella votata dagli elettori, che attua un programma opposto a quello che il corpo elettorale aveva scelto. Se questo fosse lo spirito della costituzione si dovrebbe da subito pensare a riscriverla, dal primo all'ultimo articolo.

"Non si deve mica votare ogni volta che c'è una crisi di governo", si sente spesso dire in questi giorni. E' vero, non è obbligatorio votare ogni volta che un governo cade, se così fosse in Italia si voterebbe almeno una volta all'anno, magari ogni sei mesi. In passato ci sono state moltissime crisi di governo che non si sono risolte col voto, ma, cosa avveniva in quei casi? Si formava un nuovo governo in un quadro che restava però di sostanziale continuità politica col precedente. Cambiava spesso il presidente del consiglio, cambiavano alcuni ministri, il programma subiva alcune modifiche, ma non c'era alcun ribaltamento del quadro politico, NON si formavano governi contrapposti alla volontà del corpo elettorale così come questa si era manifestata nelle elezioni. Per quanto trasformista fosse la vecchia DC, non è MAI successo che si presentasse al corpo elettorale come la diga contro il comunismo per allearsi, subito dopo col PCI.
Quello che sta avvenendo in questi giorni è qualcosa di radicalmente opposto. Le elezioni del 2018 non avevano dato vita ad una maggioranza omogenea. Le due forze politiche uscite maggiormanete rafforzate dal voto erano riuscite a trovare un accordo sulla base di un programma di compromesso che non tradiva le promesse da entrambe fatte al corpo elettorale. Buono o cattivo che fosse, quell'accordo era al momento l'unico possibile, unica alternativa un ritorno immediato al voto che non avrebbe, con tutta probabilità, cambiato la situazione.
Dopo un anno di continui ed esasperanti tira e molla quell'accordo è saltato e cosa succede? Si prospetta una alleanza fra due forze politiche, PD e 5S che, entrambe, hanno sempre sostenuto di essere del tutto incompatibili, che si sono reciprocamente accusate delle peggiori nefandezze e che fino ad oggi hanno sostenuto programmi del tutto opposti. Qui non c'è alcuna continuità politica, alcun compromesso programmatico. O una delle due forze politiche impone all'altra il suo programma o entrambe si accordano sul nulla, pur di conservare le poltrone ed impedire la vittoria del “mostro”. La cosa è ancora più grave se si pensa che in tutte le consultazioni elettorali succedutesi dal marzo 2018 ad oggi sia il PD che i 5S hanno subito nettissime sconfitte, i 5S addirittura dei tracolli. Il loro sarebbe il governo degli sconfitti, una scatola vuota priva di qualsiasi sostegno popolare, qualsiasi legittimazione elettorale. Il loro programma è intuibile: porte spalancate alla immigrazione clandestina, strapotere della UE, crescita della pressione fiscale, probabilmente una patrimoniale sugli immobili. Quanto di più lontano e contrapposto si possa pensare dalle esigenze e dagli auspici delle persone normali.
Un governo PD - 5S sarebbe, per farla breve, una sfida al popolo italiano. Farlo equivarrebbe a dire agli elettori: “voi votate pure come vi pare, noi facciamo e continueremo a fare il cavolo che ci pare”.
E' impensabile che una tale follia non provochi nel paese risposte molto dure, con ripercussioni molto pesanti sull'economia. Potrebbe anche favorire una vera svolta a destra del paese, l'affermarsi di posizioni davvero razziste e fascisteggianti, tante volte scioccamente evocate a torto dai faziosi.
Spero che una simile follia non si realizzi e, se per sciagura, dovesse realizzarsi, duri il meno a lungo possibile.
E che la parola torni al tanto disprezzato e bistrattato popolo.
Allora per i Renzi ed i Di Maio, i Prodi ed i Grillo sarà la fine.

lunedì 12 agosto 2019

L'ULTIMA TROVATA DEL GIOCOLIERE


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Oggi Matteo Renzi ha formalizzato la sua proposta per una soluzione della crisi di governo. Si tratta di un autentico capolavoro di doppiezza ed ipocrisia, un gioco delle tre carte dialettico che val la pena di esaminare, se non altro per rendersi conto di fino a che punto possa spingersi l'impudenza di certi personaggi.
“Questa mattina” esordisce, “ho fatto una proposta. Un Governo NoTax che eviti l’aumento dell’IVA e che metta in sicurezza i conti pubblici italiani. Mi sono rivolto a tutti, anche a chi in questi anni mi ha insultato, offeso, diffamato”.
Val la pena di sottolineare il carattere truffaldino delle parole: “mi sono rivolto a tutti”. Renzi crede che gli italiani siano tutti completamente scemi? Crede davvero che si bevano la storiella secondo cui lui si rivolge a tutte le forze politiche? Renzi ha in mente un governo di unità nazionale con dentro Lega, 5S, PD, Forza Italia, Leu e più Europa?
E pensa davvero che una simile, inveroconda ammucchiata possa “mettere in sicurezza i conti pubblici”? Ed evitare l'aumento dell'IVA?
L'aumento dell'IVA si può evitare in tre modi: sfidando le pressioni della UE, alzando altre tasse o evitando di abbassarne altre ancora, tagliando la spesa pubblica. Pensare che un governo con tutti dentro possa trovare un minimo, solo un minimo, di accordo su temi di questo genere vuol dire mentire a se stessi, oltre che agli altri.
Quanto alla “messa in sicurezza dei conti pubblici”, il PD ha governato l'Italia, direttamente o indirettamente, dal 2011 al 2018 senza neppure avvicinarsi ad un simile obiettivo. Solo un parolaio da quattro soldi può raccontare che questo potrebbe essere anche solo avvicinato da un governo ammucchiata.
Ed infatti Renzi NON pensa a questo. Non si rivolge a tutti perché sa che molti di quei “tutti” gli risponderebbero picche. Si rivolge ai 5 stelle, ai “grillini”.
Lo chiarisce subito dopo, lasciandosi andare a ricordi privati.
“Ieri sera, dopo aver fatto l’intervista al Corriere, sono andato a mangiare una pizza con la mia famiglia dai miei genitori. E ho pensato ai giorni in cui delle persone inqualificabili dei Cinque Stelle facevano i segni delle manette nei confronti di due cittadini incensurati settantenni finiti per colpa mia in vicende più grandi di loro”.
Qui non ci sono dubbi, Renzi parla dei 5S, e definisce alcuni di loro “inqualificabili”. Con abilità da giocoliere Renzi evita di classificare “inqualificabile” il movimento politico dei 5S, se la cava prendendosela con alcune persone dei 5S. Andiamo avanti.
“Se vado di pancia” aggiunge “dico che non farò mai accordi con chi mi ha ferito e ha ferito la felicità della mia famiglia. Se penso al Paese, invece, credo che sia giusto mettere al centro l’interesse generale, non il mio orgoglio. Il bene comune, non la mia rabbia”.
Interlocutore di Renzi non sono quindi i “tutti”, ma i 5S. Certo, è dura per lui allearsi politicamente con chi ha insultato la sua famiglia, voleva in manette suo padre. Ma Renzi è un animo nobile, antepone alla sua “pancia” le superiori esigenze del paese. E accetta, chiede a gran voce, la alleanza con chi avrebbe spedito in galera i suoi anche prima del processo.
E non capisce, Matteo Renzi, che proprio questo è un problema politico di prim'ordine. Non si tratta di contrapporre la pancia alla ragione, le esigenze del paese quelle private. Si tratta di capire, con la ragione, che il giustizialismo dei grillini fa molto, molto male al paese prima ed oltre che ai privati cittadini. Renzi è convinto della innocenza di suo padre, io su questo non dico nulla. Per me, da buon garantista, tutti sono innocenti fino a prova contraria. Ma proprio per questo giudico pericolosissimo il giustizialismo grillino, considero che la riforma della giustizia di Bonafede, facesse ridere, o piangere. Renzi neppure vede il problema, lo assimila ad una privata questione “di pancia”. Non so se lo faccia in buona o cattiva fede. Propendo per la seconda ipotesi.

Renzi quindi si rivolge ai 5S. Punto. E se ne frega del loro giustizialismo. Altro punto. Perché vuole una simile alleanza che gli fa venire il mal di pancia? Semplice, per battere il nuovo mostro, Matteo Salvini.
Lo dice chiaramente, dimenticando che all'inizio parlava di “proposta fatta a tutti
Salvini “vuole pieni poteri per far che? Per portarci via dall’Euro? Per cacciare chi ha il colore della pelle diverso? Per educare all’odio i nostri figli?”
Il solito elenco di palle. La lega e Salvini non vogliono “pieni poteri” mussoliniani ma una solida maggioranza che permetta loro di governare sul serio. Non sono contro chi ha la pelle di colore diverso, tra l'altro l'unico senatore con la pelle nera milita nella lega. Sono contro l'immigrazione clandestina, che è cosa del tutto diversa. E sono contro il fondamentalismo islamico, che è cosa ancora più diversa. Perché l'Islam, lo sanno tutti, non è una razza ma una religione, e fra gli islamici i più numerosi sono gli arabi e gli arabi sono bianchi. Provate ad immaginare Osama Bin Laden vestito in smoking e nulla lo fa apparire diverso da un gentiluomo italiano o francese, forse anche britannico.
Quanto all'odio: è mai successo che militanti della lega disturbassero comizi del PD? Qualcuno ha mai strillato che vuole vedere Renzi a testa in giù? Se ragionasse invece di parlare per slogan Renzi eviterebbe di dire simili idiozie.
Infine, l'Europa. Personalmente non la considero un dogma e non mi scandalizza l'idea di uscirne. Renzi invece, che con l'Europa ha barattato immigrazione clandestina contro un po' di flessibilità, inorridisce al solo pensiero. Liberissimo di farlo. Non però di ignorare che l'uscita dall'Euro e meno che mai dalla UE, non fa parte del programma della lega, come non faceva parte del programma del governo giallo verde.

Lasciamo perdere gli slogan e le palle. Se Salvini e la lega sono un branco di rozzi ignoranti, biechi razzisti, fascisti o semi fascisti, perché Renzi non propone al suo partito di affrontarli a viso aperto alle elezioni? Denunciate al popolo questi barbari, fate capire a tutti che costituiscono un pericolo mortale per la democrazia, un cancro ne corpo della nostra società. Sconfiggeteli, umiliateli in una democratica competizione elettorale! E' tanto difficile sconfiggere dei selvaggi?
Sento già la risposta. Il popolo è bue, è incolto, ignorante. Vota seguendo passioni elementari, si fa condizionare dalla pancia, non segue i dettami della ragione. Non lo si può far decidere, potremmo trovarci con Salvini premier.
Che rispondere a simili considerazioni? A parte il fatto che fino a pochi anni fa questo popolo rozzo ed incolto aveva votato massicciamente Renzi, a parte questo, penso si possa rispondere con una esortazione: abbiate il sublime coraggio della coerenza! Traete dalle vostre premesse le loro logiche conclusioni, chiedete la abolizione del suffragio universale. Si, abolizione del suffragio universale, perché, se il popolo è rozzo ed ignorante oggi cosa vi fa pensare che possa non esserlo più fra uno o due anni? Se il corpo elettorale è costituito da una massa di barbari abbiate il coraggio di fare ciò che nazisti, fascisti e comunisti hanno fatto: proponete di togliere a questi barbari il diritto di voto. Quanto meno tutto sarà più chiaro.
Però, state attenti perché questa è la logica della guerra civile. Perché la abolizione della tanto detestata (da voi) democrazia non è mai un processo indolore. Porta spesso e volentieri alla guerra civile, comunque a tensioni sociali e politiche di estrema violenza. Perché il popolo sarà anche bue, gli elettori saranno anche un branco di barbari analfabeti, ma anche i barbari analfabeti ed anche i buoi possono incazzarsi, alla fin fine.

Vediamo di concludere. In realtà Renzi non mira a risolvere i problemi del paese, a mettere al sicuro i conti, ad evitare l'aumento dell'IVA, non mira neppure a ridurre il numero dei parlamentari (l'ultimo dei problemi del paese). Mira solo a ritardare il più possibile le elezioni, sperando che la situazione evolva favorevolmente per lui.
Perché lo fa? Perché se si votasse ora perderebbe l'ultima rendita di posizione che gli resta: un buon gruppo di parlamentari “renziani”, punto e basta. Miseri interessi di bottega quindi, che si incontrano con altri miseri interessi: quelli dei parlamentari “grillini” terrorizzati dall'idea di abbandonare il posto in parlamento, con relativi stipendi e prebende.
Un governo PD 5S sarebbe oggi un insulto per la gran maggioranza degli italiani. Farebbe imbestialire non solo gli elettori di lega, FdI e FI ma anche molti elettori del PD e dei 5S. Sarebbe un sacco vuoto, privo di qualsiasi base di consenso. Aggraverebbe tutte le tensioni politiche e sociali, con enorme danno per l'economia. Un'avventura insomma, della peggior specie.
Spero che il presidente Mattarella, che è uomo intelligente, eviti al paese questo autentico salto nel buio.

sabato 10 agosto 2019

CHIESA E POLITICA

Risultati immagini per PAPA FRANCESCO FOTO


Per trovare un intervento della Chiesa tanto massiccio come quello di cui è protagonista in questi giorni papa Bergoglio e, più in generale, la gerarchia vaticana occorre andare molto indietro nel tempo.
Il primo luglio 1949 un decreto della congregazione del Sant'ufficio, approvato da papa Pio XII, dichiarava che coloro che appoggiavano la dottrina comunista erano da considerare apostati ed incorrevano quindi nella scomunica.
Oggi papa Bergoglio non arriva a tanto, ma dice chiaramente che il sovranismo gli fa pensare ad Hitler ed induce in lui grande preoccupazione. Non si tratta del solito prodicozzo in favore dei migranti: Il papa, tra l'altro in un momento di precrisi di governo, si rifà ad una precisa corrente di pensiero politico e la paragona nientemeno che al nazismo.
A proposito di nazismo, val la pena di ricordare che la chiesa cattolica adottò a suo tempo nei suoi confronti una politica di sostanziale silenzio, mai ufficialmente condannata in seguito. Inezie, il nazismo vero non induceva preoccupazione.
Val la pena di aggiungere che la scomunica dei comunisti avvenne in un momento in cui nella Russia sovietica i cristiani erano sottoposti a barbare forme di persecuzione. Oggi Bergoglio condanna i cosiddetti "sovranisti" nel momento stesso in cui in mezzo mondo i cristiani vengono sottoposti a persecuzioni altrettanto barbare da parte dei fondamentalisti isamici. Salvini fa paura al Santo padre, chi crocifigge ed impala i cristiani no. Punti di vista.
Naturalmente molte persone diversamente intelligenti hanno applaudito l'esternazione papale. “Il papa ha diritto di difendere i diritti umani”, hanno, più o meno, strillato. La difesa di tali diritti è più importante della laicità dello stato, dello stesso articolo 7 della Costituzione che recita:
“Lo stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.
Cosa volete che conti la sovranità dello stato quando ci sono di mezzo i diritti dell'uomo? Peccato che fra tali diritti NON esista quello di immigrazione clandestina, e che tutti (si TUTTI) gli stati del MONDO NON riconoscano tale diritto.
Ma, a parte questi dettagli, val la pena di ricordare che la Chiesa cattolica non ha detto molte parole di condanna per fatterelli come il gran balzo in avanti in Cina, che costò al popolo cinese alcune DECINE DI MILIONI di morti, o per il genocidio che negli anni 70 dello scorso secolo eliminò da un sesto ad un quarto della intera popolazione cambogiana.
E si, Salvini non solo è più pericoloso di Hitler, lo è anche di Mao e di Pol Pot. Punti di vista.
Per mia fortuna, o sfortuna, non lo so, io comunque non sono credente.
Se lo fossi sarei molto, molto in crisi di fronte ad un simile stato della gerarchia vaticana.