lunedì 22 febbraio 2021

ALAN FRIEDMAN ED IL PROFESSOR GOZZINI

 

La vicenda del professor Gozzini, il pozzo di scienza che ha definito “scrofa” Giorgia Meloni ricorda quella di Alan Friedman, la gloria del giornalismo mondiale che ebbe a definire “escort” Melania Trump.
Entrambi questi personaggi hanno dimenticato una regola fondamentale della ideologia politicamente corretta in cui pure sono assai ferrati: quando insulti una donna, anche se di destra, rischi l’accusa di sessismo, soprattutto se l’insulto ha dei riferimenti sessuali, espliciti o impliciti.
Salvini e Berlusconi sono stati fatti oggetto di insulti non meno gravi di quelli che il professor Gozzini ha scagliato contro Giorgia Meloni. Per anni Berlusconi è stato definito “criminale”. “mafioso”, pedofilo”, “corruttore e corrotto” in innumerevoli trasmissioni televisive. C’è chi lo ha paragonato ad Hitler, chi si è augurato una sua morte prematura Anche Salvini, sia pure in misura minore, è stato oggetto di simili affettuose esternazioni. Si è addirittura arrivati all’incitarne l’omicidio: “non sparate a salve, sparate a Salvini” è diventato inun certo periodo uno slogan di moda. Il movimento delle “sardine” è nato con l’esplicito obiettivo di impedire democraticamente a Salvini di parlare. Salvo rarissime eccezioni tutto questo non ha suscitato protesta alcuna negli ambienti dell’italica sinistra. Si trattava di normale “critica politica” .
Quanto a Friedman, questo grande giornalista ha riempito per 4 anni Trump di insulti ed improperi senza che nessuno fiatasse. “Fra un mese Al Capone lascerà la casa bianca” ha detto il signor Friedman dopo la “vittoria” di Biden. E si, equiparare il presidente in carica della nazione guida dell’occidente ad un gangster come Al Capone non è un insulto, è normale esercizio della libertà di parola.

Però entrambi questi personaggi, Alan Friedman ed il professor Gozzini, hanno commesso un errore. Pieni di odio e di livore hanno creduto di poter estendere a delle donne gli insulti che negli ambienti di sinistra si lanciano in continuazione contro degli uomini. Non solo, a questo primo errore, meno grave, ne hanno aggiunto un altro, imperdonabile. Hanno rivolto a delle donne insulti a chiaro sfondo sessuale.
Se il professor Gozzini avesse chiamato Giorgia Meloni “assassina, responsabile della morte di migliaia di migranti” nessuno a sinistra, con tutta probabilità, avrebbe protestato. Allo stesso modo, se Friedman avesse definito Melania Trump una “razzista complice dei crimini del marito” le sue parole sarebbero state probabilmente considerate normale “critica politica”. Ma entrambi si sono lasciati andare. Carichi di odio hanno esagerato. Il professor Gozzini ha definito “scrofa” la Meloni ed il termine “scrofa” ha evidenti richiami sessuali. Friedman ha definito “escort” Melania Trump, e qui il richiamo sessuale è esplicito.
L’uno e l’altro sono troppo carichi di odio, troppo arroganti e vanagloriosi, soprattutto troppo poco intelligenti per capire che certi limiti non vanno superati. E così hanno passato il segno. E sono stati puniti. Probabilmente le apparizioni di Friedman in RAI caleranno precipitosamente, e la cosa non può che esser considerata MOLTO positiva. Quanto al geniale professor Gozzini… forse la sua brillante carriera accademica subirà delle battute d’arresto.
Ben gli sta, ad entrambi. Imparino, questi personaggi, se non essere meno lividi, meno arroganti, meno traboccanti odio, almeno un po’ meno “diversamente intelligenti”.

sabato 13 febbraio 2021

FINE DI UNA PERICOLOSA BUFFONATA



La buffonata è finita, il senato USA ha “assolto” Trump nel secondo processo per impeachment intentatogli dai dem.
Un processo incredibile, di cui i più noti costituzionalisti americani avevano da tempo sottolineato la incostituzionalità. Non a caso il presidente della Corte Suprema si era rifiutato di presiederlo, come sarebbe stata normale prassi.
L’impeachment è una procedura  finalizzata a destituire un presidente in carica, è del tutto privo di senso usarlo per “destituire” un presidente non più in carica, un po' come se oggi qualcuno proponesse un impeachment nei confronti di Obama o Clinton. Oggi Trump è un privato cittadino, se dovessero emergere indizi di un qualche reato a suo carico dovrebbe essere la giustizia ordinaria ad perseguirlo, senza impeachment di sorta. Non pare però che qualcosa di simile sia all’orizzonte.

Ma, a parte le disquisizioni costituzionali a far paura sono  il tipo di accuse mosse al presidente e le modalità con cui questo processo incredibile è stato organizzato.
Una procedura di impeachment è preceduta da lunghe indagini, esami di prove, audizione di testimoni, cose che durano mesi. Stavolta invece gli accusatori di Trump si sono mossi alla velocità della luce. In poche ore la camera ha messo in stato d’accusa il presidente e pochi giorni dopo i senatori sono stati chiamati a condannarlo. Roba da fare invidia ai più faziosi fra i giudici politici.
Le cose sono ancora più inquietanti se si esaminano le accuse mosse al presidente. Trump sarebbe colpevole di avere organizzato il famoso assalto al congresso, ma, a parte il fatto che stanno emergendo particolari sul famoso assalto che fanno pensare ad un astuto trappolone organizzato dai nemici di Trump, a parte questi “dettagli”, Trump non ha mai detto una parola che potesse essere interpretata come incitamento alla violenza. Ha invitato i manifestanti a dimostrare pacificamente il proprio dissenso, lo provano le registrazioni del suo famoso discorso.
La tesi dei dem. in realtà è più sottile ed enormemente più pericolosa. Anche se Trump non ha incitato alla violenza le sue denunce sulla irregolarità delle elezioni la avrebbero “oggettivamente” provocata. Trump avrebbe “acceso gli animi” ed è quindi “responsabile” di ciò che è successo. Insomma, io affermo in un comizio che Tizio fa una pessima politica, un tale che mi ascolta si incazza con Tizio e gli spara. E io sono accusato di omicidio. Se critichi il potere, se ne denunci la corruzione sei responsabile di quanto può fare il primo esaltato e, attenzione, non politicamente responsabile, no, responsabile giuridicamente. Era a suo tempo una delle tecniche di Giuseppe Stalin: chiunque non fosse d’accordo anche su qualche dettaglio della politica staliniana era “oggettivamente” un traditore, una spia dell’imperialismo, un sabotatore. Andava fucilato, o spedito a divertirsi ai lavori forzati in Siberia.
Ma c’è di peggio. Dietro alla aggressione a Trump c’è una mentalità che si sta facendo sempre più strada in occidente. Mi riferisco alla pretesa di criminalizzare i sentimenti. Indipendentemente dagli incitamenti alla rivolta, indipendentemente dalle responsabilità “oggettive” Trump sarebbe colpevole perché la sua politica provocherebbe “odio”. Non si puniscono più gli atti e neppure le parole, si puniscono i sentimenti. Se provi odio per X sei colpevole, quindi vai processato, se possibile sbattuto in galera. Domani all’odio potrebbe affiancarsi la antipatia, dopodomani l’indifferenza. Siamo obbligati ad amarci e se qualcuno non ama è un criminale: lo si metta in catene.
La cosa è tanto più rivoltante se si pensa che chi avanza certe accuse è , lui si, letteralmente divorato dall’odio. Chi per 4 anni ha accusato Trump di provocare odio lo avrebbe con tutta probabilità fatto fuori se solo avesse potuto; quanto alla violenza, fa davvero ridere vedere i dem. ergersi a fieri oppositori della stessa dopo che hanno esaltato, comunque difeso o giustificato, le azioni dei BLM e degli “antifa” che per mesi hanno trasformato importanti città americane in campi di battaglia con  circa 140 morti e miliardi di dollari di danni. Ma, si sa, odio e violenza sono brutti solo se a provengono da una certa parte.

Per fortuna ora questa buffonata è finita. C’è da chiedersi: perché i dem. hanno tentato una carta tanto disperata? Non bastava loro aver messo le mani sulla presidenza? Probabilmente no. I dem. sanno benissimo che le elezioni tutto sono state meno che regolari, sanno che la popolarità di Trump è ancora altissima, sanno che sono ancora aperte quasi una ventina di cause collegate ai presunti brogli elettorali ed hanno paura. Paura di ritrovarsi fra i piedi il mostro, paura che la verità venga a galla, almeno in parte. Ed hanno tentato il colpaccio: far fuori il loro nemico mortale. Non bastava che i social di regime gli avessero tappato la bocca, occorreva metterlo nella impossibilità di continuare a far politica perché in un paese ancora, in parte, democratico come gli USA un personaggio del calibro di Trump trova il modo di farsi sentire. E questo i talebani del politicamente corretto lo temono.
Lo dico sinceramente: mi spiace, mi spiace davvero, vedere un partito che ha dato agli USA alcuni grandi presidenti, campioni della lotta ad ogni tipo di totalitarismo, ridotto come sono oggi ridotti i democratici americani. Impegnati a proibire il pronome lui nei dibattiti in parlamento, o a sostituire “Amen” con “Awomen”. Al traino di estremisti che non trovano niente di meglio da fare che distruggere le statue di Lincon o di Churchill, persone e forze politiche violente che nulla hanno a che vedere con i valori e la storia degli Stati Uniti d’America.
Sarebbe bello se, chiusa questa assurda parentesi dell’impeachment, la politica americana tornasse in un quadro di normalità istituzionale. Ma non credo che avverrà. La normalità istituzionale sta cominciando a diventare un miraggio. Non solo negli USA ma in tutto l’occidente, Italia compresa.

mercoledì 3 febbraio 2021

QUALCOSA E' CAMBIATO


Bce: l'ultima di Mario Draghi: "Ho cercato di rispettare il mandato nel  modo migliore" - la Repubblica


Sarebbe sciocco negarlo, qualcosa di importante è cambiato, e si tratta di cambiamenti positivi.
1) Conte se ne va e con lui se ne vanno cialtroni incapaci come Bonafede, Azzolina, Boccia, Di Maio. Tutto questo è MOLTO positivo.
2) Si rompe l’alleanza fra PD e 5S e si allenta la cappa di piombo che sta soffocando la democrazia in Italia.
3) I 5S vanno verso la dissoluzione.
4) Il centro destra torna in gioco dopo esser stato costretto all’angolo per quasi due anni. Aumentano le sue possibilità di condizionare l’elezione del nuovo capo dello stato.

Ciò non mi spinge ad esultare per l’incarico a Draghi. Certo, Draghi è una persona di altissima professionalità; che una simile persona vada a sostituire una nullità arrogante come Conte non può che rallegrare le persone perbene. Ma la soluzione Draghi rappresenterebbe, se passa, l’ennesima sconfitta della politica. In una democrazia devono governare coloro che il popolo elegge per governare, non personalità scelte nel palazzo e mai passate al vaglio di libere elezioni.
Le argomentazioni di chi vuole a tutti i costi evitare il voto sono risibili. Dire che non si può votare perché scade il blocco dei licenziamenti è ridicolo, visto che quel blocco è stato allegramente prorogato più volte. Sul Recovery plan è possibile un accordo che permetta il rapido utilizzo dei fondi, quanto alla pandemia, davvero non si vede perché mai si possa far coda davanti a casse dei supermercati, poste, banche, farmacie e non davanti ad una cabina elettorale. Tra l'altro qualcuno mi dovrebbe spiegare perché mai la pandemia dovrebbe impedire il voto quando non impedisce gli sbarchi dei clandestini...
In realtà la scelta di evitare il voto è tutta e sola politica: si vuole evitare il voto perché NON si vuole che il centro destra vinca e possa eleggere un suo uomo quale nuovo capo dello stato. Da tempo immemorabile i capi dello stato sono vicini alla sinistra e così deve continuare ad essere. Il capo dello stato deve essere un nostro arbitro imparziale: così ragionano Zingaretti e compari. Questo è il VERO motivo degli strilli contro le elezioni anticipate. Punto.

Ciò detto, val la pena di aggiungere che il centro destra deve valutare con molta attenzione l’atteggiamento da prendere nei confronti di Draghi. Le elezioni anticipate restano assai improbabili: i 5S strillano che non voteranno Draghi ma non credo vogliano andare al voto. Paradossalmente il voto anticipato potrebbe favorirli dal punto di vista politico: se si vota nel ‘23, dopo due anni di governo Draghi, scompaiono, se si vota in anticipo possono conservare ancora un po’ di forza. Ma i 5S ormai NON sono più, in larga misura, una forza politica: solo un branco di semidisperati attaccati agli stipendi. Faranno di tutto per non dover rinunciare al “vil denaro”.
Le elezioni anticipate quindi sono assai improbabili. In una simile situazione conviene al centro destra una opposizione frontale a Draghi? Non credo. Una simile posizione lo isolerebbe e gli impedirebbe di contare nella prossima elezione del capo dello stato.
Certo, è importante vedere cosa Draghi si impegnerà a fare, ad esempio, che atteggiamento assumerà sul problema, oggi un po’ dimenticato, della immigrazione clandestina? E ancora: occorre vedere quale sarà il comportamento delle varie forze politiche, quali spazi sono destinati ad aprirsi, quali a chiudersi. La situazione è intricata e va gestita con intelligenza, senza subalternità o settarismi.
Staremo a vedere.