venerdì 16 settembre 2022

METAFORE

Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha avuto il suo momento di notorietà giorni fa quando ha definito la Puglia la “Stalingrado d’Italia”, ha assicurato che loro “non cederanno” qualsiasi sia l’esito delle elezioni ed ha terminato affermando che i nemici dovranno “sputare sangue”. Mi sono astenuto dal commentare queste dichiarazioni perché non amo le polemiche a tinte forti, non servono a nessuno. Ora apprendo che Emiliano ha addirittura telefonato alla Meloni per “rassicurarla”. Le sue affermazioni erano solo metaforiche: nessun invito alla violenza, anzi, in una successiva trasmissione televisiva Emiliano ha affermato che fra lui e la Meloni esiste un rapporto di amicizia e reciproco rispetto.
Caso chiuso quindi? Diciamo di si. Personalmente non ho mai dubitato che quelle di Emiliano fossero affermazioni metaforiche, però… però non è un caso che le metafore cui fa uso una certa parte politica siano molto, molto spesso di carattere militare. “Stalingrado d’Italia”, “roccaforti rosse”, “qui non passeranno”, “avanzate”, “ritirate”, “strategia”, “tattica”… la politica, tutta la politica, fa spesso uso di termini militari, ma è certo che la sinistra italica ne fa un uso smodato, molto superiore al normale.
Carl Von Clausewitz, celebre generale prussiano, definì a suo tempo la guerra una “prosecuzione della politica con altri mezzi”. Parafrasando le sue parole Lenin definì la guerra civile una prosecuzione della politica rivoluzionaria con altri mezzi. Sia il generale prussiano che il rivoluzionario russo non pongono alcuna barriera qualitativa fra guerra e politica; la politica non è per loro un confronto civile fra interessi, idee, valori diversi tutti pienamente legittimi, no, la politica è lotta a morte fra nemici ognuno dei quali cerca di distruggere l’altro.
La attuale sinistra italiana sembra aver capovolto le formule di Von Clausewitz e Lenin senza tuttavia abbandonarne la sostanza. Per Von Calusewitz la guerra è prosecuzione della politica con altri mezzi, per personaggi come Emiliano la politica sembra essere una sorta di guerra combattuta con altri mezzi. Il voto non è lo strumento a disposizione dei cittadini per conferire ad una certa parte politica il diritto di governare, temporaneamente e secondo certe modalità. No, il voto è una sorta di proiettile non letale. Il confronto politico cessa di essere alternanza fra rivali per diventare guerra di distruzione fra nemici.
Questa concezione aberrante della politica è ancora presente in Italia. Fa capolino un po’ ovunque, è di certo egemone in gruppazzi di estrema destra ed estrema sinistra per fortuna del tutto minoritari nel paese, ma è largamente presente, assai più che altrove, anche nella sinistra che conta, quella che ci ha governato per quasi dieci degli ultimi undici anni.
Per questo le metafore di Emiliano sono comunque preoccupanti.


 

sabato 10 settembre 2022

LETTA HA SBAGLIATO TUTTO

Se, sottolineo: SE, i sondaggi hanno una qualche affidabilità è chiaro che Enrico letta ha sbagliato clamorosamente l’impostazione della campagna elettorale. Che il centro destra partisse nettamente favorito lo sapevano tutti, ma circa un mese fa PD e FdI erano dati più o meno alla pari. Nel corso della campagna elettorale la distanza fra i due partiti si è però andata allargando a tutto vantaggio del partito della Meloni. Insomma, Letta ed il PD dovevano cercare di recuperare lo svantaggio, questo è invece cresciuto man mano che la campagna elettorale proseguiva, come mai?
La risposta mi sembra abbastanza chiara. Letta NON ha cercato di convincere gli indecisi, di parlar loro, misurarsi coi loro problemi e le loro perplessità. No, Letta ha parlato SOLO ai suoi, si è rivolto a quell’area del corpo elettorale che è già schierata a sinistra, spesso addirittura all’estrema sinistra.
Per quanto riguarda i programmi Letta non ha fatto altro che riproporre tutto l’armamentario ideologico post comunista: ecologismo alla Greta Thunberg, immigrazionismo no border, filosofia gender, ma questa è in fondo la cosa meno importante. Tutta la campagna elettorale di Letta ha gravitato e gravita attorno ad un nome ed un cognome: Giorgia Meloni. E’ stata ed è LEI, non la crisi energetica, non la guerra, non l’economia il centro degli sforzi propagandistici di Letta. Tutta l’azione del segretario del PD ha mirato e mira non a battete l’avversaria ma a demonizzarla, delegittimarla, addirittura a contestare il suo diritto costituzionale a partecipare alle elezioni e, se vincente, a governare.
Ora, è chiaro che una simile impostazione della campagna elettorale convince solo chi è già convinto, può al massimo compattare il campo della sinistra, ma non conquista alcun voto aggiuntivo, anzi, provoca una reazione, un moto quasi istintivo di rifiuto in masse consistenti del corso elettorale, specie fra gli indecisi.
C’è da chiedersi: possibile che Letta non capisca una cosa tanto semplice? D’accordo, il leader del PD non è un genio, ma non occorre un genio per rendersi conto di simili, elementari banalità.
L’errore di Letta ha in realtà una radice profonda. Per i leader del PD gli elettori di sinistra sono la “parte più avanzata” del paese, quelli che vanno nel verso giusto della storia. Gli altri, chi vota per il centro destra ed anche la gran massa degli indecisi, sono il corpo morto della storia. Sfruttatori, evasori fiscali, persone grette con interessi limitati al loro miserabile orticello, nel migliore dei casi imbecilli. Non val neppure la pena di cercare di conquistare gente simile, la si può solo disprezzare.
Marx divideva la società in sfruttatori e sfruttati, oppressi ed oppressori. Letta ha sostituito alla polarizzazione marxiana del corpo sociale una polarizzazione di tipo diverso, ma ancora più sbagliata: quella fra nobili ed ignobili. Con una differenza importante rispetto a Marx. Il barbone di Treviri fonda la sua previsione della polarizzazione sociale su una analisi filosofica ed economica che Letta non è in grado, probabilmente, neppure di capire. Chiedo perdono a Marx per l’accostamento col leader del PD.
Comunque, il 25 settembre si vota. Fra poco sapremo se Letta ha davvero sbagliato tutto o se invece ha dimostrato una intelligenza politica superiore.
Io penso che il 26 settembre le persone intelligenti del PD si porranno il problema di una sua immediata sostituzione.
Ovviamente posso sbagliare.