mercoledì 29 marzo 2023

TEOLOGIA

 

L’Università di Helsinki conferirà il prossimo 9 giugno la laurea honoris causa in teologia a Greta Thunberg.
Sapevo che la piccola grande Greta è una scienziata di enorme valore, una di fronte a cui studiosi del calibro del professor Zichichi letteralmente scompaiono, ma non sapevo fosse anche una teologa. Mi sono perso le sue profondissime considerazioni sulla prova ontologica di Anselmo d’Aosta o sulla filosofia tomista. Ero convinto che nulla nel pensiero di Greta Thunberg potesse far pensare alla teologia.
Però, a ben vedere le cose, sbagliavo, e tanto.
Si, sbagliavo, perché il radicalismo ecologico, di cui la piccola grande Greta è massima esponente, è a tutti gli effetti una religione. Una serie di dogmi ripetuti ossessivamente dai media, senza alcun dibattito, alcuna considerazione critica. E tutti i fenomeni climatici, per lo meno, tutti quelli, e sono moltissimi, che non ci piacciono, vengono “spiegati” con quei dogmi. Un tempo alluvioni e siccità, caldo e freddo, abbondanza o carestia venivano “spiegati” col volere imperscrutabile di Dio. Oggi la causa di tutto sono i “mutamenti climatici”. Dal covid alle alluvioni, dalla siccità alle valanghe, dal gelo al caldo torrido, tutto insomma è casato dai “cambiamenti climatici”. E come un tempo i peccati degli uomini erano causa della collera divina che spesso puniva noi miseri mortali, oggi i cambiamenti climatici sono causati dall’umana arroganza, dal nostro cedere al “consumismo compulsivo”.
Nulla di nuovo sotto il sole dunque. Solo l’’ennesima sostituzione di una religione dell’immanenza ad una della trascendenza.
Giusto quindi che Greta Thunberg si acclamata come “teologa”.
Anche se, con tutta probabilità, non ha letto un rigo di Agostino o Tommaso.
Così va il mondo in questa nostra triste epoca.


domenica 26 marzo 2023

LA TEMPESTA PERFETTA

Sull’Italia e, probabilmente, sull’intera Europa, si stanno addensando le nubi di quella che può essere la tempesta perfetta. Due sono i grandi eventi che, sommati alla guerra di aggressione russa all’Ucraina, possono letteralmente far collassare tutto.

Il primo riguarda i flussi migratori. Inutile cercare di minimizzare, numerose centinaia di migliaia di migranti sono pronti a sbarcare nel nostro paese. Molti di loro sono diretti in altri paesi d’Europa che però non hanno alcuna intenzione di accoglierli. L’Italia non ha nessuna possibilità di reggere un simile impatto. Non la ha dal punto di vista economico, politico, sociale, culturale. Nessun sistema economico può reggere l’impatto di centinaia di migliaia di arrivi di persone in larga misura prive di capacità professionali, meno che mai può reggerlo un sistema caratterizzato già ora da livelli molto elevati di disoccupazione. Nessun tessuto sociale è in grado di assorbire flussi continui di immigrazione clandestina, composti per di più da persone che vengono da culture i i cui valori portanti sono molto spesso del tutto incompatibili con i nostri. Tutte le chiacchiere buoniste, gli strilli, gli slogan non possono cancellare questa elementare verità.

Il secondo riguarda le follie pseudo ecologiste della UE.
La direttiva sulle case “green” è destinata ad accollare a milioni di proprietari di case costi insostenibili. Tutte le idiozie “gretine” non possono cancellare il fatto che una quantità enorme di persone NON è in grado di sostenere i costi folli di ristrutturazione del proprio immobile connessi con la recente decisione del parlamento europeo.
L’unica via d’uscita potrebbe essere la concessione di credito ai proprietari di immobili. Chi ha appena finito di pagare un mutuo dovrebbe accenderne uno nuovo per far fronte ai deliri pseudo ambientalisti dei seguaci di Greta Thunberg. Evitiamo pure i commenti su un simile atto di prepotenza, analizziamolo dal solo punto di vista economico finanziario. Dal sistema bancario vengono inquietanti segnali di crisi. Molte banche non sembrano avere i conti del tutto in ordine e sappiamo tutti cosa può voler dire un simile fenomeno. Le decisioni europee in tema di case “green” sono destinate ad aumentare in maniera esponenziale le richiesta di mutuo e non sempre queste vengono da richiedenti in grado di sostenere l’onere del debito. Non ci vuole molto a prevederlo: aumenteranno i crediti incagliati ed inesigibili, quindi la fragilità del sistema bancario, con possibili conseguenze disastrose. Se lo stato cercherà di far fronte in proprio alla situazione peggiorerà drasticamente la situazione dei conti pubblici, con conseguenze egualmente disastrose.

L’incapacità, in larga misura ideologica, dell’Europa di fra fronte alla crisi dei migranti e le follie del radicalismo ecologico stanno preparando una crisi che potrebbe diventare distruttiva.
Tutto il resto sono chiacchiere, strilli e slogan.

 

lunedì 20 marzo 2023

IL SILENZIO DELLA RAGIONE ED IL FRASTUONO DELLA PROPAGANDA

Prendiamo due temi di discussione e dibattito politico: la guerra in Ucraina ed il riscaldamento globale. Come li affrontano i media?
Sulla guerra in Ucraina sui media c’è o quanto meno c'è stata, una autentica pluralità di voci. In innumerevoli talk show e dibattiti televisivi abbiamo assistito alle esibizioni di fior di filo putiniani. Ne conosciamo tutti gli argomenti ormai: la Nato che vuole “circondare” la Russia, il “genocidio” in Donbass, la “guerra per procura” ed altre simili facezie. Personaggi ridicoli come il professor Orsini sono ospiti fissi su Rai 3, e tanto basta direi.
Avviene lo stesso per il riscaldamento globale? Qualcuno ha mai potuto assister ad un dibattito televisivo in cui si confrontassero, pacatamente e con serietà, posizioni diverse sull’argomento, sostenute da persone davvero esperte in materia? La risposta è NO. Al massimo, in qualche rarissima occasione sono stati concessi a qualche critico del “gretismo” pochi minuti nei quali tra l’altro non gli è neppure stato permesso di esprimere la propria posizione perché subito interrotto da strilli e provvidenziali “spazi pubblicitari”. Personaggi del calibro del professor Zichichi, un tempo molto presente in trasmissioni di divulgazione scientifica, sono letteralmente scomparsi dai teleschermi, scienziati di fama mondiale come Rubbia o il professor Prodi non vi compaiono mai. In compenso dobbiamo succhiarci le idiozie di personaggi come Mario Capanna o Alfonso Pecoraro Scanio che ogni tanto riemergono dal nulla per ricordarci che “il capitalismo” prepara la “fine del mondo climatica”. Non parliamo poi di quella grandissima esponente del pensiero scientifico chiamata Greta Thunberg le cui farneticazioni sono continuamente riportate dai media.
Per farla breve, malgrado il clima di intolleranza che si sta diffondendo sempre più nel paese, in Italia si può ancora discutere di molte cose. Se ne discute male, spesso con faziosità, spesso chi dice cose sgradite viene continuamente interrotto, ma comunque può in qualche modo quanto meno far sapere al popolo bue che su un certo tema esistono posizioni diverse. Sul riscaldamento globale NO. Di questo proprio non si parla, non si discute, non ci si confronta. Che il mondo stia “bruciando” è una verità certificata che nessuno ha il diritto di mettere minimamente in discussione. Dire che forse la situazione non è così grave come la si presenta, che forse non è proprio certo che la causa di tutto siano le attività umane, che forse le soluzioni adottate non sono davvero efficaci, ecco, dire cose simili sui media è praticamente impossibile.
E mentre tace il dibattito razionale infuria la propaganda. La pubblicità ci parla suadente di prodotti “sostenibili”. Tutto deve essere “sostenibile”: dalle carote allo stoccafisso, dai libri alle abitazioni. E severi censori ci invitano a comportamenti “responsabili”: Non sprecate acqua ci dicono severi, non sciacquate i piatti prima di metterli nella lavastoviglie. Non mi stupirei se fra un po’ ci invitassero a non farci più la doccia o a non usare il bidet, ovviamente per “la salvezza del pianeta”.
Insomma, al silenzio della ragione si accompagna il frastuono della propaganda persuasiva. Che di solito genera mostri.


 

martedì 14 marzo 2023

UN RACCONTINO GREEN

Un certo stato, chiamiamolo X, è governato da un re megalomane, chiamiamolo Tizio.
Un bel giorno viene in mente a Tizio una grande idea. Sui tetti di tutte le case del suo regno dovranno essere costruite statue di Tizio, per immortalarne l’immagine nei secoli. Qualcuno ha delle perplessità: dove troveranno i proprietari delle case i soldi per simili, costosi lavori? Niente paura, dicono i regali economisti: lo stato finanzierà le opere tramite il sistema bancario, inoltre, aggiungono da solerti keynesiani, ci sarà un incremento di occupazione che stimolerà consumi ed investimenti.
I lavori iniziano. Le imprese edili lavorano al rafforzamento dei tetti, artisti ed artigiani costruiscono le statue, abili muratori le fissano su solide basi.
Ci sono più occupati, nel sistema circola più denaro che alimenta un certo flusso di investimenti aggiuntivi, anche se di dimensioni assai modeste.
Tutto bene allora? Non proprio. Si, perché muratori, artisti ed artigiani cosa hanno prodotto? Forse beni che interessano in qualche modo i consumatori? Merci che si possono trovare sui banchi dei mercati? NO. Non hanno prodotto generi alimentari, televisori, automobili, nuove abitazioni, solo statue di Tizio. La quantità di beni che la gente compra è rimasta invariata o è aumentata di poco. La maggiore liquidità immessa nel sistema, non trovando il corrispettivo di una maggior quantità di beni si traduce in incremento dell’inflazione.
Non solo: le banche che hanno finanziato i lavori hanno ora dei crediti nei confronti dello stato, ma questo crea una situazione molto difficile. Lo stato non ha i soldi per pagare i suoi debiti. Per farlo può solo aumentare il disavanzo pubblico o stampare moneta, cioè, in ogni caso, creare inflazione, oppure può NON pagare il suo debito nei confronti delle banche, ma questo può portarne molte al fallimento, con conseguenze disastrose per tutto il sistema economico.
Quella che sembrava, oltre che un doveroso omaggio al grande Tizio, una intelligente politica economica si rivela come un’avventura che può portare il paese X al disastro.
Ora, sostituiamo le statue di Tizio con l’efficientamento energetico delle abitazioni ed avremo chiaro ciò che significa la decisione presa dal parlamento europeo in tema di “case green”.
Una follia, economicamente devastante e con effetti irrisori, se non negativi, sull’ambiente.
Qualcosa di simile ai monumenti sui tetti delle abitazioni, solo che non si tratta di Tizio ma di Greta Thunberg.

domenica 12 marzo 2023

TANTE MIGRAZIONI...

Cuba, Vietnam, Cambogia, est Europa, Venezuela… da qui sono partiti nel corso di decenni ed ancora partono moltissimi profughi. E molti, moltissimi di loro sono morti durante il viaggio.
Quanto sono i cubani divorati dagli squali mentre cercavano di fuggire dall’isola del socialismo caraibico? Quanti berlinesi sono stati uccisi mentre cercavano di scavalcare il famoso muro? Nessuno lo sa, di certo moltissimi.
Eppure l’allora PCI non ha espresso solidarietà con questi migranti, al contrario li ha definiti “reazionari”, "biechi controrivoluzionari”, “amici degli sfruttatori” e così via.
Il discorso potrebbe allargarsi. Nell’epoca staliniana in URSS vigevano i passaporti interni. Fuggire dalla Cina di Mao (a suo tempo adorato dei raffinati intellettuali del “Manifesto”) era praticamente impossibile...
Solo ora le sinistre sono diventate favorevoli a tutte le migrazioni, teorizzano la fine dei confini, vagheggiano un mondo privo di frontiere, o, per essere più precisi, vagheggiano un OCCIDENTE, meglio ancora, una ITALIA priva di frontiere, di un suo territorio, mera terra di nessuno, zona di passaggio aperta a tutti.
Dalla esaltazione dei muri alla teorizzazione della fine di ogni muro, a condizione, ovviamente, che si tratti di un muro che delimiti i NOSTRI confini.
La cosa è tanto più grave in quanto i migranti che oggi arrivano sulle coste italiane si distinguono in un particolare fondamentale da quelli che, ad esempio, abbandonavano ed abbandonano Cuba.
I profughi cubani di certo non sono amici del castrismo. Chi arriva in Italia dal medio oriente è forse un oppositore di qualche immondo regime teocratico? Si tratta di omosessuali che temono l’impiccagione, adultere che rischiano la lapidazione o la fustigazione? Di liberi pensatori amici della cultura occidentale? Di cristiani perseguitati? In larga misura no. Di certo molti migranti fuggono da persecuzioni politiche e religiose, ma si tratta di minoranze. La gran maggioranza di coloro che arrivano sono migranti economici che spesso condividono valori in larga misura incompatibili con quelli che stanno a base della nostra convivenza civile.
Ne abbiamo avuto una prova in occasione della tragica vicenda di Asia Bibi. A suo tempo la comunità islamica britannica protestò contro l’asilo politico che il governo britannico voleva concedere alla sventurata donna pakistana sfuggita per un pelo alla impiccagione. Era una peccatrice nemica dell'Islam che non doveva essere accolta… molto significativo direi.
Per questo la politica delle porte spalancate alla immigrazione clandestina non solo è economicamente e socialmente insostenibile, ma mette a rischio i capisaldi della nostra democrazia liberale. Può sottovalutare un simile pericolo solo chi NON VUOLE vedere la realtà. Come non la vedeva ieri, quando i poveretti che fuggivano da Cuba erano etichettati “biechi reazionari”.

lunedì 6 marzo 2023

GLI ALTRI MIGRANTI

 

La sinistra no border, i teorici di un mondo privo di confini e polizie di frontiera hanno stranamente un atteggiamento negativo nei confronti di uno specifico caso di migrazione di massa. Quello che ha dato vita, nel 1948 allo stato di Israele.
Nella storia i fenomeni di migrazione di massa hanno avuto esiti diversi: catastrofici in alcuni casi, progressivi in altri, quasi sempre tuttavia i nuovi venuti hanno commesso atti di violenza e sopraffazione nei confronti delle popolazioni locali. Da questo punto di vista la migrazione degli ebrei in medio oriente presenta particolarità uniche, di cui stranamente i no border di oggi sembra non si vogliano proprio rendere conto.

Gli i migranti ebrei raggiungevano una terra che era stata loro ed in cui era da sempre presente una comunità ebraica, sia pure minoritaria.
Sbarcavano in un territorio in larga parte desertico, privo di ricchezze naturali, in cui non esisteva e per un paio di millenni non era mai esistito alcuno stato, meno che mai uno stato nazionale.
Non esisteva neppure un movimento nazionalista che reclamasse la costruzione su quella terra di uno stato palestinese. La organizzazione per la liberazione della Palestina nasce nel 1964, ben 16 ani dopo la fondazione dello stato di Israele. Quando iniziarono le migrazioni di ebrei nessuno pensava alla costruzione di uno stato palestinese.
I migranti ebrei non rubarono nulla a nessuno. Nessuno venne espropriato, nessuno cacciato a forza dalla sua terra, nessuno rinchiuso in “riserve”. I nuovi venuti ebrei COMPRARONO le terre in cui si insediarono.
Gli ebrei non cercarono di imporre ai locali la loro cultura. Chiesero ed offrirono collaborazione, si dissero disposti a mettere a disposizione dei locali le loro notevolissime conoscenze tecniche e scientifiche.
I migranti ebrei non cercarono di imporre a nessuno la loro fede, non chiesero abiure, non imposero conversioni forzate.
Diedero vita ad uno stato in cui tutte le fondamentali libertà sono riconosciute e tutelate. Gli arabi israeliani sono rappresentati in parlamento, votano loro partiti, nessuno attenta alla loro libertà religiosa. Israele non supera le dimensioni della Lombardia. Eppure ci sono in esso più di 200 moschee. Quante sinagoghe ci sono a Gaza? O in Iran? O in Siria?
Israele è l’unico stato nato in seguito alla decisione di un organismo che tutela, bene o male, spesso più male che bene, il diritto internazionale. Un caso unico nella storia.
Infine, cosa di enorme importanza, la creazione dello stato di Israele ha dato una patria ed offerto protezione al popolo più perseguitato della storia, reduce da un genocidio di proporzioni immani che è stato tuttavia solo l’ultimo di una serie di atti di feroce violenze perpetrati ai suoi danni.

I no border, quelli che detestano frontiere e confini, dovrebbero guardare con benevolenza al processo migratorio che ha dato vita allo stato di Israele, dovrebbero sottolineare le circostanze abbastanza eccezionali della sua nascita. Invece no. Israele è nato da una migrazione quindi (QUINDI!!!) non ha diritto di esistere. La sua sola esistenza costituisce una prevaricazione nei confronti dei palestinesi. In realtà nel 1948 nessuno parlava di palestinesi, lo scontro fu fra Israele e stati arabi. In realtà oggi un palestinese che abbia simpatie per la cultura occidentale, o che sia omosessuale, o una donna palestinese godono di molta più libertà in Israele che a Gaza, ma questi per gli attuali no border sono solo “dettagli”. Loro sono per i palestinesi, sempre e comunque, non perdonano ad Israele il delitto di essere nato.
Come mai una cosa tanto strana? Semplice. Israele è uno stato occidentale, i suoi nemici sono occidentali che odiano l’occidente. Collocati a sinistra come a destra sono dei malati di ideologia. Pronti a sostenere oggi qualsiasi flusso migratorio, incuranti delle conseguenze catastrofiche che questo può avere, non perdonano le migrazioni di 70, 80 o 100 anni fa, che videro spesso protagonisti gli scampati ai campi di sterminio nazisti.
L’ideologia è davvero una malattia, molto grave.

domenica 5 marzo 2023

MORTE DI UN TIRANNO

 Tutto su Iosif Stalin | Studenti.it
Settanta anni fa, il 5 marzo 1953 moriva Giuseppe Stalin.
Anche sulla sua morte, come su tanti episodi della sua vita ci sono ancora parecchie ombre.
Stalin va a dormire nella sua dacia la sera del 28 febbraio. La mattina non si alza. Poco male, dicono le sue guardie del corpo ed i burocrati che alloggiano nella sua amplissima e confortevole abitazione. Capita spesso che il dittatore si alzi decisamente tardi.
Passa il tempo, qualcuno si preoccupa, ma nessuno intende assumersi la responsabilità di svegliarlo. Con Stalin non si sa mai...
Passa altro tempo. Nessuno sa cosa fare. Il capo del servizio di sicurezza chiama alti dirigenti del partito. Non sanno cosa suggerire.
Infine si decidono. Alle 22,30 del primo marzo un coraggioso entra nella stanza in cui il padre dei popoli riposa. Lo trova disteso per terra, sta malissimo.
Scoppia il caos. Nella dacia arrivano tutti gli altissimi dirigenti del partito. Non sanno cosa fare. Ogni scelta potrebbe rivelarsi erronea e nella Russia di Stalin chi commette errori è subito qualificato “traditore antisovietico”, "spia" e, soprattutto “fascista”.
Si deve chiamare un medico? E se poi il medico sbaglia la cura? E… quale medico? I migliori medici di Mosca sono tutti internati in piacevoli gulag…
Infine, nel pomeriggio del 2 marzo i medici arrivano, ma possono fare molto poco ormai.
Stalin muore di una morte orribile, praticamente soffocato. Muore pieno di odio nei confronti dei suoi tirapiedi: sa bene che non aspettano altro che la sua morte per iniziare a contendersi il potere. Muore dopo una lenta agonia il 5 marzo. In tutto il mondo la stampa comunista esce listata a lutto e lo esalta come il più grande amico dei lavoratori e degli intellettuali.
Lo storico sovietico Roj Medved, lo si può definire un comunista riformatore, un “gorbacioviano”, non certo un anticomunista “viscerale” afferma ne ”lo stalinismo” che le vittime, dirette ed indirette, di Stalin e della sua tirannia, sono circa 22 MILIONI.
Per esemplificare telegraficamente la natura del regime staliniano mi permetto di riportare un brano di un mio precedente post, presente nel “blog di Giovanni”:
“Nel 1954 Kruscev volle che fosse fatto uno studio sugli “eccessi” dello stalinismo nel trentennio precedente. Da questo studio, assolutamente ufficiale, risulta che nei 30 anni oggetto di analisi sono state eseguite in URSS 642.980 sentenze di morte”.
Non si tratta ovviamente di tutte le vittime del comunismo staliniano. Non si parla dei morti, circa 5 milioni, forse 7, dell’holodomor ucraino, delle vittime della collettivizzaione in altri stati dell'URSS, delle vittime delle deportazioni di intere popolazioni o dei morti di fame, freddo e stenti nei gulag e nelle piacevoli località di confino. No, quelle 642.980 esecuzioni sono state precedute da “processi “ e da sentenze. Tutto “regolare” insomma: in media 21.432 persone all’anno, oltre 57 AL GIORNO, sempre in media. Le medie porò conoscono alti e bassi: sempre Roy Medved ricorda ne “lo stalinismo” che durante le grandi purghe venivano fucilate, nella sola Mosca, più di 1000 (MILLE) persone AL GIORNO!
Un’orgia di sangue per costruire un regime che alla fine è miseramente imploso su se stesso.
Il tragico è che la Russia post comunista continua ad essere governata da persone che si sono formate politicamente durante il comunismo ed hanno costruito una società ed una organizzazione politica che ne conserva alcune importanti caratteristiche.
In molti ripetono, rivolti all’attuale presidente del consiglio, che occorre fare i conti col passato. Però, forse i conti col passato devono cominciare a farli quelli che li chiedono ad altri e fanno finta che una delle più sanguinose tirannidi della storia non sia mai esistita, quando addirittura non la esaltano.

sabato 4 marzo 2023

SENTENZE DI MORTE

Sto terminando la lettura di “Gulag – storia dei campi di concentramento sovietici” di Anne Applebaum, storica polacca naturalizzata americana ed ottima conoscitrice della storia sovietica.
Non intendo qui commentare il suo libro, del resto non ancora terminato, solo spendere qualche parola su un dato a mio parere davvero impressionante.
Nel 1954 Kruscev volle che fosse fatto uno studio sugli “eccessi” dello stalinismo nel trentennio precedente. Da questo studio, assolutamente ufficiale, risulta che nei 30 anni oggetto di analisi sono state eseguite in URSS 642.980 sentenze di morte.
Attenzione, NON si tratta del totale delle vittime de comunismo staliniano. Quella cifra non comprende i milioni di morti (da 4 a 7) causati dall’holodomor in Ucraina, né le vittime della collettivizzazione forzata dell’agricoltura in Russia, Georgia e in tutti gli altri stati dell’URSS. Non comprende i morti per freddo, fame e malattia nei gulag, né le innumerevoli morti fra i condannati al confino in località situate oltre il circolo polare artico. Non comprende neppure i morti in carcere o sotto tortura, né coloro, moltissimi, che furono trucidati senza aver subito alcun processo. No, la cifra, certamente assai approssimata per difetto, di 642.980 riguarda morti “ufficiali”, persone condannate al termine di un “processo” e giustiziate come da sentenza.
In URSS si fucilavano (stando alle cifre UFFICIALI) 21.432 persone all’anno, oltre 57 AL GIORNO, e questo è durato la bellezza di 30 ANNI.
Nel decennio fra il 1931 ed il 1940 sono state pronunciate nell’Italia fascista 118 sentenze di morte, di cui 65 eseguite.
Secondo Amnesty international nel 2020 sono state eseguite nel mondo 483 sentenze di morte.
In 40 anni, dal 1973 al 2013, sono state eseguite negli USA 1359 sentenze di morte.
In tutta la storia di Israele, uno stato in guerra da sempre, è stata eseguita una sola sentenza di morte: quella contro il criminale nazista Adolf Heichmann.
Val la pena di aggiungere che la stragrande maggioranza di quei 642.980 morti ammazzati non era colpevole di NULLA, cosa che di certo non si può dire di Heichmann e della quasi totalità dei condannati statunitensi alla pena capitale.
Però mi capita de leggere in rete parole roventi contro i massacri messi in atto dal “nazi - liberalismo” e lunghe dissertazioni “filosofiche” (si fa per dire) sui suoi presunti crimini.
E a tutti noi capita di essistere a manifestazioni "antifasciste"  caratterizzate dallo svantolio di bandiewre rosse con tanto di falce e martello.
Qualcuno sembra dimenticare che se è vero che tutti i democratici sono antifascisti NON è vero il contrario: NON tutti gli antifascisti sono democratici, certe manifestazioni lo confermano ampiamente.
L’imbecillità sposata con l’ignoranza è davvero un’arma di distruzione di massa.


 

venerdì 3 marzo 2023

LA SCELTA

Vediamo un po’.
Nel naufragio di Lampedusa, nel 2013, perirono 368 migranti. Il presidente del consiglio nel 2013 era Enrico Letta. Ministro dell’interno Angelino Alfano.
Nel 1997 l’Italia cercò di bloccare il flusso di profughi proveniente dall’Albania con un blocco navale. Ci fu una collisione fra una imbarcazione albanese carica di migranti ed una nave militare italiana. Morirono 81 persone. Nel 1997 il presidente del consiglio era Romano Prodi, il ministro degli interni Giorgio Napolitano.
Non mi pare che in nessuno di questi due tragici episodi qualcuno abbia chiesto le dimissioni del ministro dell’interno o del capo del governo. Se non sbaglio non ci fu neppure alcun intervento della magistratura.
Tanto basta direi per chiarire fino a che punto sia ipocrita l’attuale tentativo delle opposizioni di sfruttare l’ultimo, tragico naufragio a fini politici.
Questi però sono, in fondo, semplici dettagli. Il punto fondamentale è un altro.
Fermo restando che se una imbarcazione è in difficoltà va soccorsa e che sulla adeguatezza dei soccorsi nell’ultimo tragico naufragio indagherà chi di dovere, fermo restando tutto questo occorre chiedersi: in che modo possono essere evitate o quanto meno fortemente ridotte le stragi del mare?
E’ inutile girarci attorno: non c’è politica dei soccorsi che tenga, se continua il flusso continuo di partenze i naufragi sono destinati a ripetersi. . Per evitare questi drammi ci sono solo due soluzioni.
La prima è: ridurre drasticamente le partenze. Bloccare nei porti di partenza i flussi di migranti e soccorrere le poche imbarcazioni che, malgrado tutto, riescono a prendere il mare.
Se non si accetta questa soluzione non resta che una strada: instaurare un autentico servizio di navi traghetto per migranti. Si prendono una o più navi, magari un paio di traghetti che normalmente collegano Genova alla Sardegna e le si manda nei porti nord africani o turchi o medio orientali. Caricano un buon numero di migranti e li portano in Italia, senza passaporti, senza documenti, senza visti, autorizzazioni, contratti di lavoro e quant’altro: la legalizzazione della immigrazione clandestina.
E’ fin troppo chiaro che questa seconda soluzione porterebbe in breve tempo il paese al collasso economico, sociale e politico, anzi, lo trasformerebbe da subito in un non-paese. Si, non-paese perché un paese esiste se ha dei confini e se il suo governo ha il diritto di stabilire chi può e chi non può, e con che modalità, attraversare i propri confini. Se uno stato non ha confini cessa di essere uno stato, diventa terra di nessuno. Se l’Italia è di chi ne calpesta il suolo l’Italia non esiste più. Se il governo italiano non ha il diritto di stabilire le sue politiche migratorie non esiste un governo italiano, quale che sia il suo colore politico.
Quindi, si decidano i teorici dell’immigrazionismo senza limiti e controlli. La smettano di barare sul “restiamo umani”. Certo, occorre restare umani, occorre soccorrere i disperati, ma, in che modo si resta umani? Diventando terra di nessuno o quanto meno riducendo flussi migratori incontrollati e chiaramente gestiti da organizzazioni criminali? Cooperando con i paesi di partenza per agevolarne lo sviluppo economico o diventando complici di chi li priva di forza lavoro potenzialmente indispensabile per tale sviluppo? Favorendo i flussi legali o quelli illegali di immigrazione?
Tutto qui. La scelta a chi di dovere.