domenica 3 ottobre 2021

L'APOCALISSE PUO' ATTENDERE

 L' apocalisse può attendere. Errori e falsi allarmi dell'ecologismo radicale - Paola Vitale,Michael Shellenberger - ebook




Michael Shellenbger: l’apocalisse può attendere. Marsilio editori.

Insieme saggio, giornalismo di inchiesta e reportage scientifico questo “L’apocalisse può attendere” di Michael Shellenbger è un libro che tratta con rigore il tema del catastrofismo ecologico. Se ne sentiva davvero il bisogno.
Non siamo alla vigilia della fine del mondo, questo il punto di partenza di Shellenbger. I problemi ambientali esistono ma il catastrofismo ecologico non solo non li risolve, ma li aggrava. Ne “L’apocalisse può attendere" si alternano pagine di grande rigore scientifico e resoconti di viaggio, considerazioni filosofiche e narrativa giornalistica. E vengono affrontati un po’ tutti i temi dell’ambientalismo radicale: dal riscaldamento del globo alle foreste amazzoniche, dalla biodiversità ai ghiacci del polo ed i grandi incendi.
Shellinbger non dedica molto spazio al problema, tanto dibattuto, se i cambiamenti climatici abbiano o no cause antropiche, e forse questo è un limite del suo lavoro. Sin dall’inizio tuttavia sottolinea l’enorme esagerazione con cui i dati scientifici vengono riportati dai media e dati in pasto ad un pubblico letteralmente martellato da una propaganda che definire di parte è poco.
Avviene che l’IPCC, l’organismo internazionale di controllo sul cambiamento climatico, incarichi uno scienziato di elaborare una relazione sul clima. Questi presenta un lavoro in cui i pericoli del cambiamento climatico vengono evidenziati ma non appaiono particolarmente allarmanti. Il suo lavoro viene sostituito da un altro, nettamente più catastrofista. Questo ha portato alcuni a dare le dimissioni dall’IPCC. Il nuovo testo viene dato in pasto ai media che esagerano ulteriormente il pericolo. Si passa così da “la situazione è grave ma gestibile”a “siamo alla vigilia della fine del mondo”. Poi arrivano le marce e gli scioperi contro “l’ingiustizia climatica” ed i bla bla della piccola Greta.
Shellenberger si definisce un ambientalista umanista e razionale. E’ stato in passato un ecologista radicale, poi ha saputo, con grande onestà intellettuale, rivedere le sue posizioni, pur restando un grande amante della natura. La sua tesi di fondo è che non esiste alcun contrasto insanabile fra ambiente e crescita economica. I discorsi sulle “decrescite felici” o le “crescite sostenibili” sono pura ed inaccettabile ideologia. L’ambiente si tutela puntando sulla una crescita economica intensiva e non estensiva, la stessa che dalla rivoluzione industriale ha caratterizzato l’occidente e che oggi le organizzazioni ambientaliste vorrebbero negare ai paesi poveri.
L’agricoltura estensiva non permette l’uscita dalla povertà ed ha un impatto sull’ambiente estremamente distruttivo. Molti paesi poveri usano il legno quale principale fonte energetica. Questo minaccia l’ambiente, aumenta le emissioni dannose e impedisce a centinaia di milioni di esseri umani di raggiungere un livello di vita decente.
Il libro di Shellenbger è tutto caratterizzato da una profonda empatia nei confronti delle popolazioni dei paesi poveri che i miliardari delle ONG ambientaliste vorrebbero lasciare nella loro povertà in nome di una “natura” deificata. Sono molto belle le pagine in cui l'autore descrive la situazione degli africani che vivono nelle vicinanze dei parchi naturali. Le loro misere culture sono periodicamente distrutte dalle incursioni di elefanti e babbuini. Per chi vive nei pressi di parchi naturali queste incursioni non sono un fastidio, come quelle dei cinghiali che distruggono l'orto di un occidentale. No, per loro si tratta del cibo quotidiano, della sopravvivenza. Eppure le loro proteste cadono nel vuoto. Si sono spesso limitati a chiedere recinzioni elettrificate che tengono lontani gli animali selvatici. Hanno ottenuto solo promesse.
Per venire a problemi di più ampia portata, molte ONG ambientaliste si oppongono alla costruzione di dighe e centrali idroelettriche in Africa. Non propongono però la distruzione delle dighe in Svizzera e California, un atteggiamento che definire razzista è dir poco.

Ne “L’apocalisse può attendere” l’autore dedica molto spazio ai problemi energetici. La crescita economica può essere garantita solo da fonti ad alto potenziale energetico, costi limitati e basso impatto ambientale. Il carbone è, da questi punti di vista, molto meglio del legno, petrolio e gas naturale sono meglio del carbone, il nucleare è assai meglio di tutte le altre fonti. Per questo andrebbe esteso come principale fonte di energia, al di la delle demonizzazioni e delle incredibili esagerazioni sui pericoli che comporta. Per inciso: gli incidenti a centrali idroelettrioche hanno provocato un numero di vittime enormemente superiore a quelle causate dal nucleare. E le cosiddette “rinnovabili”? Queste hanno un basso potenziale energetico, producono poca energia in rapporto ai mezzi utilizzati ed hanno costi elevatissimi in rapporto all’energia prodotta. Hanno inoltre un enorme impatto ambientale. Questo viene allegramente ignorato dai loro sostenitori. Se tutta l’energia che oggi gli USA consumano fosse prodotta da eolico e solare una superficie variabile dal 25 al 50 per cento degli Stati Uniti sarebbe coperta da pannelli e pale eoliche dal costo elevatissimo. Una follia economica ed ambientale.

Agricoltura intensiva, acquacultura ed allevamento, nucleare non distruggono il pianeta. A minacciare le grandi foreste è la agricoltura primitiva fondata sul brucia e semina, non gli OGM e l’applicazione della scienza all’agricoltura. Dietro ai discorsi apparentemente dolci sullo “sviluppo sostenibile” sta di fatto la accettazione del dato terrificante della povertà per centinaia di milioni di esseri umani. Pretendere che gli africani possano nutrirsi e raggiungere un decente livello di vita con l’agricoltura biologica o le pale eoliche altro non è che una forma modificata di malthusismo. Noi occidentali siamo sulla "scialuppa di salvataggio", possiamo tenerci il tanto deprecata benessere. Gli altri… vadano al diavolo!
Interessanti le considerazioni filosofiche finali di Shellenbger, in cui l’autore collega l’attuale catastrofismo climatico alla cultura della disperazione diffusasi in occidente nella prima parte dello scorso secolo ed all’ansia di assoluto che caratterizza una parte della pubblica opinione occidentale, specie fra le giovani generazioni. L’ecologismo radicale è ormai una nuova religione, una religione mondana in cui la “natura” sostituisce Dio. Ultimamente questa religione ha visto attenuarsi il suo aspetto utopico a tutto vantaggio di un pervasivo nichilismo. Le teorizzazioni ideologiche sulla dolce armonia fra uomo e natura sono state sostituite dagli strilli sulla fine del mondo prossima ventura e da atteggiamenti sempre più decisamente ostili nei confronti dell’uomo. L’uomo è il cancro del pianeta, la sua scomparsa non deve essere considerata un gran danno, dopotutto. Si elimini l’uomo e la natura tornerà al suo antico splendore. Un nuovo diluvio deve punire i reprobi, ben venga!
Teorizzazioni minoritarie certo, ma da non sottovalutare. Alle quali l’autore contrappone un rinnovato umanesimo, amico, insieme, della natura, dello sviluppo economico e della scienza.
In definitiva, “L’apocalisse può attendere” è un libro da leggere e meditare. Un ottimo antidoto contro la propaganda goebbelsiana di chi cerca di presentarci Greta Thunberg come la salvatrice del mondo. E’ assai positivo che fra la tanta spazzatura editoriale che fa brutta mostra di se sugli scaffali delle librerie compaia ogni tanto qualcosa di buono, di molto buono.

sabato 2 ottobre 2021

MIMMO LUCANO

Le forze politiche di sinistra protestano per la condanna di Lucano. Hanno tutto il diritto di farlo. Le sentenze si possono commentare, criticare e condannare, tutte. Si possono criticare le condanne come le assoluzioni, si può definire ingiusta una sentenza come la si può definire giusta. Sono quelli che oggi strillano contro la condanna di Lucano ad aver sostenuto per anni che “le sentenze non si commentano”. Sembra che oggi abbiano cambiato idea, Meglio tardi che mai.
C’è anche chi cerca di tenere il piede in due scarpe. Enrico Letta, ad esempio. Lui esprime solidarietà e vicinanza a Lucano ma rispetta il lavoro dei giudici. Che possente ingegno! Gli sfugge un minuscolo particolare: la logica. O Lucano è innocente, ed allora condannandolo ad oltre 13 anni di carcere i giudici hanno, come minimo, commesso un enorme errore ed una clamorosa ingiustizia, oppure merita la condanna perché si è macchiato di reati gravissimi, ed allora è impossibile esser solidali con lui. E’ pura logica, ma… chiedere coerenza logica ad un personaggio come Letta è come pretendere la castità da un divo del porno.
Vediamo di parlare di cose serie. Nei processi, specie in quelli che hanno forti legami con la politica, un imputato può difendersi in due modi.
Può dichiararsi innocente, negare di aver commesso i reati che gli vengono contestati. Non ho organizzato un attentato, non ho aggredito un poliziotto, non ho scippato una vecchia pensionata. Sono innocente.
Oppure può ammettere di aver commesso certi reati, violato certe leggi, ma sostenere che è giusto commettere quei reati, violare quelle leggi perché si tratta di leggi ingiuste. In questo casi l’imputato contrappone la giustizia alla legalità, difende le sue azioni in nome di un ideale di giustizia che è doveroso anteporre alla legge. Chi agisce in questo modo spesso mira a sollecitare un movimento di opinione che spinga i politici a modificare una legge ritenuta ingiusta. Si dichiara formalmente colpevole, ma sostanzialmente innocente.
Tornando a Lucano, l’ex sindaco di Riace ha ammesso di aver commesso alcune delle cose che gli sono state contestate. Ha fornito a migranti irregolari documenti senza aver appurato la loro reale identità, ha organizzato matrimoni di comodo fra vecchi pensionati e giovani donne nigeriane, alcune, pare, dedite alla professione più antica del mondo. Pare che molti pensionati abbiano preteso di consumare i matrimoni di comodo, altri avrebbero acconsentito “gratuitamente”.
In ogni caso, in seguito alle azioni di Lucano sono diventate regolari persone di cui non si sa assolutamente nulla, sono arrivate clandestinamente in Italia, potrebbe trattarsi di malviventi ricercati dalle polizie dei loro paesi che oggi, grazie a lui, circolano regolarmente in Italia. Di certo Lucano ha fatto cose simili che la nostra legislazione considera reati. Ebbene, è possibile ritenere che regalare documenti senza fare i doverosi accertamenti, organizzare matrimoni di comodo sia qualcosa di giusto da contrapporre al formale rispetto della legge? Chi lo sostiene sia serio: proponga che una legge stabilisca che si possono rilasciare documenti a chiunque li richieda, senza verifica alcuna, o che sia legale “convincere” un novantenne a sposare una ventenne al solo fine di regolarizzare la posizione di quest’ultima, il tutto naturalmente senza alcuna delle trafile legali che chi fra noi è sposato ha dovuto seguire.
Se le azioni di Lucano rappresentano la giustizia da contrapporre alla legalità non si deve dire: “Lucano è innocente”, si deve dire “Lucano è colpevole ma la sua colpevolezza è un esempio di superiore giustizia” e si deve chiedere che le sue azioni divengano il paradigma di una nuova legislazione.
Ovviamente i suoi sostenitori e lui stesso si guardano bene dall’assumere un simile atteggiamento. Lucano non è una sorta di nuovo Ganhdi, un martire della disubbidienza civile. In base alla sentenza che lo condanna è solo uno dei tanti che ha fatto fortuna con l’immigrazione clandestina. Davvero un bel compagno di viaggio per Enrico Letta.