martedì 25 dicembre 2018

LOGICA ED ARROGANZA

“Se i politici sono eletti dagli elettori e se il 90% degli elettori è stupido come diceva Umberto Eco, anche il 90% dei politici sarà stupido”. Lo ha affermato Piergiorgio Odifreddi, noto logico, matematico e divulgatore scientifico, nel corso di una conversazione sulla politica e la mentalità antiscientifica purtroppo diffusa in Italia.
Non mi interessa entrare nel merito delle affermazioni di Odifreddi sulla scienza. Mi limito a ricordare che la mentalità antiscientifica ha origini lontane. La riduzione della scienza a “strumento del potere borghese” non è di certo una invenzione dei “populisti”. Ed è stato Herbert Marcuse, eroe della sinistra sessantottina, non Luigi Di Maio, ad affermare che “un singolo lancio di palla da parte di un giocatore rappresenta un trionfo della libertà umana sull’oggettività infinitamente maggiore della conquista più strepitosa del lavoro tecnico”.
Ma tralasciamo. Piergiorgio Odifreddi è fra le altre cose un logico, mi interessa quindi esaminare il sillogismo con cui vorrebbe dimostrare che il 90% dei politici è stupido. Attenzione, non cerco né intendo dimostrare che il 90% dei politici NON sia stupido. Forse lo è il 100%. Mi interessa solo esaminare il procedimento logico con cui Odifreddi giunge a questa conclusione. Ad essere in discussione non è la verità della affermazione ma la coerenza del procedimento.

In logica una inferenza deduttiva è corretta quando le conclusioni sono contenute implicitamenge nelle premesse. Esaminiamo il sillogismo perfetto di Aristotele:
Premessa maggiore: Tutti gli uomini sono mortali.
Premessa minore: Socrate è un uomo.
Conclusione: Socrate è mortale.
Nella maggiore e nella minore è già contenuta implicitamente la conclusione. Questo non vuol dire che il sillogismo sia inutile. Il sillogismo esplicita, rende palese, ciò che nelle premesse era solo implicito e non appariva chiaramente. Tecnicamente perché un sillogismo sia perfetto occorre che il soggetto della maggiore (gli uomini) sia predicato della minore (è un uomo). Se la condizione è rispettata la conclusione discende necessariamente dalle premesse, non ne discende in caso contrario. Per fare un altro esempio: Tutti i cani (soggetto) sono quadrupedi – Bolt è un cane (predicato), quindi Bolt è quadrupede. Il sillogismo è corretto. Ma se avessi detto: tutti i cani sono quadrupedi – Bolt è un quadrupede quindi Bolt è un cane avrei fatto un errore di logica. Il predicato della minore in questo caso è diverso dal soggetto della maggiore ed il sillogismo è errato. Intuitivamente: dal fatto che tutti i cani siano quadrupedi e che Bolt sia un quadrupede non deriva che Bolt sia un cane: potrebbe essere un gatto, un cavallo o un maiale.

Esaminiamo ora il sillogismo del professor Odifreddi:
Premessa maggiore: Gli elettori sono stupidi al 90%
Premessa minore: Gli elettori eleggono i politici.
Conclusione: Il 90% dei politici è stupido.
Qui le regole della inferenza deduttiva sono allegramente ignorate. In primis la conclusione non è affatto implicitamente contenuta nelle premesse. Dal fatto che gli elettori siano stupidi e che eleggano i politici non deriva che eleggano dei politici stupidi. Molto spesso elettori stupidi eleggono dei politici intelligenti, capaci di sfruttare intelligentemente la stupidità del corpo elettorale. Inoltre il soggetto della maggiore non è predicato della minore, al contrario, entrambe le premesse hanno lo stesso soggetto, un po' come nel seguente sillogismo:
Premessa maggiore: Tutti i pescatori sono alti un metro e novanta.
Premessa minore: I pescatori pescano orate e dentici.
Conclusione: Orate e dentici misurano un metro e novanta.
Oppure: I diamanti sono cristalli, i cristalli sono comuni, quindi i diamanti sono comuni. Qui il soggetto della maggiore non è predicato della minore, ma, al contrario, il predicato della maggiore diventa soggetto della minore, con conseguenze intuitivamente assurde, come nel presunto sillogismo del professor Odifreddi.

Il professor Odifreddi passa per essere un grande esperto di logica. Di fronte alla bestialità che ha detto i casi sono due: o la sua fama è del tutto immeritata, oppure è si esperto di logica, ma la sua arroganza e faziosità lo portano del tutto fuori strada.

mercoledì 19 dicembre 2018

SEMPRE MENO DEMOCRAZIA

Quando il popolo (si può ancora usare questa parola?) va a votare elegge i propri rappresentanti e chiede che siano LORO, i deputati e senatori liberamente scelti, a fare le leggi che riguardano ed obbligano tutti.
Un tempo le cose stavano così. Si votava e chi veniva eletto faceva le leggi, buone o cattive ce fossero.
Ora le cose stanno cambiando, sempre di più.
Su una serie di argomenti che riguardano direttamente la vita di milioni di esseri umani non decidono più i parlamenti, le donne e gli uomini eletti dal popolo. Decidono grandi organizzazioni internazionali, guidate da persone che nessuno ha mai votato, oppure gli stati stipulano trattati e convenzioni che incidono in profondità sulla vita delle persone, al di fuori di qualsiasi controllo parlamentare degno di questo nome. 

Dal clima ai migranti, dalla salute alla tutela del territorio è tutto un fiorire di accordi, trattati, convenzioni che interferiscono in maniera sempre più invasiva nella politica dei vari paesi, togliendo fette sempre maggiori di potere ai parlamenti liberamente eletti.
Io voto per eleggere i deputati e i senatori italiani, ma a decidere, ad esempio, sul clima, quindi sullo sviluppo economico del mio paese, non sono le persone che ho votato. Ci sono anche quelle, ma con loro quelle votate da americani e neozelandesi, giapponesi e brasiliani, iraniani e nigeriani. E questo nel migliore, e più teorico, dei casi. Molto spesso firmano accordi di enorme importanza persone che non sono mai passate al vaglia di alcuna consultazione popolare, e a firmare sono spesso, insieme a chi governa il mio paese, i rappresentanti di dittature oscene, teocrazie oscurantiste, totalitarismi.
Certo, gli accordi internazionali sono spesso inevitabili e a volte molto utili. Ma una cosa è stipulare accordi militari o commerciali che impegnano gli stati nelle loro relazioni internazionali e limitano di conseguenza, la loro sovranità. Cosa ben diversa è stipulare accordi inerenti scelte che riguardano la politica interna dei vari paesi e cedere di conseguenza quote consistenti di sovranità. Cedere è ben diverso da limitare. Si limita la propria sovranità quando ci si impegna a non fare certe cose, si cede sovranità quando si da ad altri il potere di fare cose che spetterebbero a noi.
Come membro della Nato l'Italia ad esempio non poteva vendere armi all'URSS, in questo la sua sovranità era limitata. Come membro della UE l'Italia è obbligata a scrivere in un certo modo le sue leggi di bilancio. Questa non è limitazione ma cessione di sovranità. Se l'Italia firmasse il famoso global compact, e se questo fosse vincolante, l'Italia sarebbe costretta a coordinare ad esempio con la Francia le sue politiche migratorie. Il potere decisionale del parlamento italiano sarebbe notevolmente ridotto.
L'estensione abnorme di trattati e convenzioni sui più diversi temi, unita allo strapotere di un numero sempre maggiore di organizzazioni internazionali, costituisce oggi la minaccia più forte per le istituzioni democratiche e liberali. Non a caso coloro che esaltano queste organizzazioni e convenzioni tollerano sempre meno la libera espressione della volontà popolare.

lunedì 10 dicembre 2018

DIRITTI DELL'UOMO

Oggi si celebrava il settantesimo anniversario della dichiarazione ONU dei diritti dell'uomo e ovviamente i vari TG ci hanno sommerso di mielosa retorica buonista.
Nessuno, mi pare, si è degnato di ricordare al popolo bue che un gran numero di paesi islamici
non ha firmato la dichiarazione di 70 anni fa e che nel 1981 questi pasi hanno aderito alla dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo, alquanto diversa da quella del 1948.
Ecco alcuni parti di di questa dichiarazione.

 

Articolo 4 – diritto alla giustizia.
1) Ogni individuo ha diritto di essere giudicato in conformità alla
Legge Islamica e che nessun'altra legge gli venga applicata...

Viene sancita la superiorità della legge islamica sulle leggi secolari dei vari stati. Attenzione, non si tratta di una superiorità
etica, si tratta di una superiorità giuridica, inerente il diritto positivo. Siamo fuori, come si vede, da qualsiasi concezione laica dello stato e della legislazione.
 

Articolo 5 – diritto ad un processo giusto.
1) L'innocenza è condizione originaria:
«Tutti i membri della mia Comunità sono innocenti, a meno che l'errore non sia pubblico»

Qui si riconosce la presunzione di innocenza, limitata però ai “membri della comunità".

2) Nessuna accusa potrà essere rivolta
se il reato ascritto non è previsto in un testo della Legge islamica... 
4) In nessun caso potranno essere inflitte pene più gravose di quelle previste dalla Legge islamica per ogni specifico crimine: «Ecco i limiti di Allah, non li sfiorate»

Di nuovo, alla base di tutti c'è la legge islamica. L'uomo ha certi diritti non in quanto uomo ma in quanto fedele di una certa religione. La cosa è comprensibile perché per gli islamici ognuno di noi è, in origine, islamico...

Una simile impostazione ha ricadute pesantissime per ciò che riguarda la libertà di pensiero, di parola e di religione. A questo proposito, la dichiarazione ONU del 1948 afferma:
“Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti”.

La dichiarazione islamica invece afferma:


Art.12 - Il diritto alla libertà di pensiero, di fede e di parola
1) Ogni persona ha il diritto di pensare e di credere, e di esprimere quello che pensa e crede, senza intromissione alcuna da parte di chicchessia,
fino a che rimane nel quadro dei limiti generali che la Legge islamica prevede a questo proposito. Nessuno infatti ha il diritto di propagandare la menzogna o di diffondere ciò che potrebbe incoraggiare la turpitudine o offendere la Comunità islamica. 

Libertà, si, ma entro i limiti dell'Islam...
Non a caso nei pesi musulmani la apostasia è non un peccato ma un reato. La stessa distinzione fra reato e peccato è rifiutata nell'Islam.

 

Art. 19 diritto di fondare una famiglia.
1) Il matrimonio, nel quadro islamico, è un diritto riconosciuto a ogni essere umano. È la via che la Legge islamica ha riconosciuto legittima per fondare una famiglia, assicurarsi una discendenza e conservarsi casti... Ognuno degli sposi ha dei diritti e dei doveri nei confronti dell'altro che la legge islamica ha definito con esattezza: «
Le donne hanno dei diritti pari ai loro obblighi, secondo le buone convenienze. E gli uomini hanno tuttavia una certa supremazia su di loro» (Cor., II:228). Il padre deve provvedere all'educazione dei figli, da un punto di vista fisico, morale e religioso, in conformità alla fede e alla sua Legge religiosa. Egli ha la responsabilità di scegliere la direzione che vuole dare alla loro vita: «Ognuno di voi è un pastore; ognuno di voi è responsabile del suo gregge» …

Le donne
non hanno gli stessi diritti e doveri degli uomini, ma diritti pari ai loro obblighi. Quali? Quelli ce a legge islamica stabilisce. E' il padre ad avere il compito di educare i figli, solo lui, il padre...
Non solo, l'educazione che il padre, e solo lui, ha il dovere di dare ai figli è oltremodo autoritaria. Non si tratta di favorire lo sviluppo itellettuale e morale dei figli, ma di decidere la "direzione" delle loro vite, in conformità, ovviamente della legge islamica.
Proviamo ad immaginare cosa direbbero gli educatori e le femministe occidentali se un qualsiasi stato occidentale dovesse adottare simili norme...

Non è il caso di continuare. Ho fatto un po' di copia – incolla per evidenziare che la dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo ha poco a che vedere con quei diritti che per noi sono fondamentali ed inalienabili.
Ma questo non preoccupa più di tanto i “giornalisti” che oggi ci hanno parlato di libertà, democrazia, diritti. Nessuno si è ricordato in questa giornata di Asia Bibi, la povera cristiana pakistana che malgrado una tardiva assoluzione (dopo nove anni di carcere) rischia ancora la vita.
Le “giornate mondiali”, i “ricordi”, le “commemorazioni” sono ormai solo l'occasione di una melensa, insopportabile, nauseante retorica.





domenica 2 dicembre 2018

PARIGI BRUCIA?


Risultati immagini per disordini a parigi foto


Parigi brucia? Ogni persona di buon senso deve condannare con forza gli atti di violenza e di teppismo, le auto distrutte, i negozi saccheggiati, le case date alle fiamme. Ma questa condanna è solo una parte, secondaria, del giudizio che occorre oggi dare della situazione in Francia.
La Francia di oggi è la cartina di tornasole del fallimento totale delle politiche che vanno per la maggiore nella UE e che tutti i media propagandano senza sosta, 24 ore al giorno, tutti i santi giorni.
L'immigrazione fuori controllo, combinata con l'eredità del passato coloniale, ha trasformato una delle più antiche nazioni europee in un aggregato di gruppi etnici che si guardano in cagnesco. E che basta un nulla per fare esplodere. Un poliziotto spara ad un rapinatore di colore ed è subito inferno. Non è importante conoscere i fatti, stabilire le responsabilità. Tu hai fatto fuori uno dei miei e noi scateniamo l'inferno. Questa è la logica tribale che sta dietro le ricorrenti esplosioni delle banlieu francesi. Altro che “integrazione”, altro che “società multicolore”, “felice convivenza fra “diversi”! Viene quasi da chiedersi se la Francia sia ancora uno stato unitario. Non è un caso che ultimamente la Francia abbia di fatto sigillato le frontiere, salvo proporre all'Italia di prendere tutti quelli che lei rifiuta. Sembra però la tipica scelta di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, resa ancora più ipocrita dal fatto che si chiede ad altri, con lei confinanti, di tenerle bene aperte, le stalle.

Ma la Francia di oggi vede anche il fallimento dell'ecologismo da salotto. L'idea che sta dietro alla scelta di inasprire le tasse sulla benzina e di penalizzare i proprietari di auto è semplice. Il pianeta è malato dicono gli “esperti”, come se i pianeti fossero persone, potessero “ammalarsi” o star sani, come se terremoti, maremoti, gas velenosi, formarsi e disgregarsi di corpi celesti non fossero fenomeni assolutamente naturali come l'aria limpida o il mare cristallino. Sono più di 30 ANNI che ci ripetono che siamo sull'orlo del baratro, che basta un passo per farci precipitare, che la catastrofe è alle porte. E da oltre 30 anni, impongono misure che vanno nel senso della green economy, dello “sviluppo sostenibile”, delle “energie rinnovabili” che, per inciso, tali non sono, eccetera. E siamo sempre sull'orlo del baratro...
Credo sia possibile fare a questo punto un piccolo, elementare ragionamento. Se da tanto tempo, e dopo tante misure, siamo sempre sull'orlo del baratro, ma non ci cadiamo, i casi sono due. O il catastrofismo pseudo ecologico è falso, il che non significa che non esitano problemi ambientali da risolvere con serietà e pragmatismo, oppure questo catastrofismo è vero ed allora l'unica misura seria da prendere è il blocco, o quanto meno una pesante, radicale riduzione della crescita economica.
Pensare che siamo sull'orlo del baratro e che possiamo nel contempo permetterci la crescita economica grazie al solare e all'eolico è una idiozia. Nessuno che abbia un minimo di buon senso crede sul serio che eolico e solare possano fornirci anche solo una parte considerevole della energia che ci occorre.
I governanti europei, Macron in prima fila, non mettono in atto, ovviamente, misure che blocchino la crescita, ma accentuano in maniera esponenziale politiche che la rendono più difficile e più costosa, soprattutto a danno degli strati sociali più disagiati. Aumentare il prezzo dei carburanti per finanziare gli investimenti in auto semi elettriche è un esempio da manuale di simili politiche. Penalizza oggi, per primi, i pendolari per avere domani, forse, un piccolo numero di auto semi elettriche che ridurranno poco o nulla le emissioni ed avranno prezzi insostenibili per la gran maggioranza delle persone normali. Considerazioni simili possono farsi per gli aumenti delle bollette elettriche che servono a finanziare i pannelli solari. Gran parte delle gente comune paga una bolletta notevolmente più salata per permettere a pochi di avere qualche pannello solare che fornisce quantità irrisorie di energia e non contribuisce seriamente alla riduzione delle emissioni di CO2. Non c'è da stupirsi se simili politiche si rivelano ogni giorno di più socialmente insostenibili.

La Francia è uno dei paesi più civili d'Europa. Ha alle spalle un grande passato ed una cultura di prim'ordine. Ma oggi è un paese quasi irriconoscibile, che difficilmente può esser paragonato alla Francia che i "diversamente giovani" come chi scrive hanno conosciuto negli anni lontani della loro gioventù. Un paese tormentato dal terrorismo islamico, diviso su basi etniche, sottoposto a politiche ideologiche che mettono al primo posto le pretese dei burocrati UE e considerano sprezzantemente primitivo “populismo” le esigenze, i sentimenti, le paure del popolo, se si può ancora usare questa parola. Non è un caso che questo nobile paese sia oggi attraversato da rivolte violente. In quelle rivolte c'è una vena di nichilismo, è inutile negarlo. Ma c'è anche la sacrosanta protesta di chi non vuole continuare a subire. La Francia ha alle spalle una lunga storia di rivolte, ed anche di rivoluzioni. Stia attento monsieur Macron. Al mondo non esistono solo la UE, le commissioni ONU ed il WTO. E sottovalutare l'incazzatura delle persone normali può essere estremamente pericoloso.