Ci sono riusciti, finalmente. Dopo venti anni, una quantità industriale di inchieste, processi, intercettazioni, can can mediatici, finalmente Berlusconi è fuori dal parlamento, sconfitto, umiliato. Se ne sono fregati dei milioni di cittadini che Berlusconi lo hanno votato: sono tutti criminali in formato minore, per i tipi come Santoro o Rosy Bindi. Hanno fatto di tutto pur di ottenere questa vittoria, compresa la applicazione retroattiva di una legge di dubbia costituzionalità e la modifica dei regolamenti parlamentari, ma alla fine ci sono riusciti! Bravi!!
Non mi interessa tornare per l'ennesima volta sulle vicende giudiziarie del cavaliere. Su quelle la gran maggioranza degli italiani si divide in due grandi categorie: i garantisti ed i forcaioli. Per i primi le mie parole sono superflue, per i secondi inutili.
Berlusconi ha detto che la sua eliminazione politica (solo politica?) è un golpe. Sbaglia. Il vero golpe è iniziato in Italia venti anni fa, quando d'improvviso i magistrati si sono accorti che nel nostro paese esisteva la corruzione (ma guarda un po'!), e questa “scoperta” ha portato alla eliminazione di tutti i principali partiti italiani, tutti tranne uno. L'eliminazione del cavaliere cambia però le cose, le cambia molto, e in peggio.
Da oggi la politica è più che mai ostaggio delle procure. Chi sgarra rischia. Ci provi Renzi a “riformare la giustizia”! Per far fuori un ragazzotto chiacchierone come lui di certo non ci vorrebbero venti anni.
Da oggi l'Italia è più che mai una repubblica presidenziale. Il governo Letta è in realtà il governo Napolitano: mai si era visto un capo dello stato intervenire tanto spesso, e tanto pesantemente, nelle vicende politiche. Nulla di male, sia chiaro, personalmente sono favorevole al presidenzialismo. Però, nelle repubbliche presidenziali sono gli elettori ad eleggere il capo dello stato, e questo non si presenta, non pretende di essere, l'arbitro imparziale, l'uomo al di sopra delle parti.
Da oggi l'Italia è più che mai sotto il controllo dell'Europa. Non saranno certamente i belati di Letta sulla necessità di “coniugare austerità e sviluppo” a rendere meno rigidi i vincoli che dobbiamo subire da parte dell'unione europea.
Il nuovo centro destra ha votato contro la decadenza. Gran sforzo! Al punto in cui erano arrivate le cose avrebbero potuto anche votare a favore. Votare sulla decadenza di un leader come Berlusconi non è come votare su un emendamento ad una leggina qualunque. Dire: “VOTO NO” e poi lasciare che le cose vadano come devono andare equivale a votare SI, salvo cercare di salvarsi l'anima, e la faccia, di fronte ai propri elettori. I casi sono due: o Berlusconi è il criminale che dicono i vari Travaglio e compagnia, ed allora era sacrosanto votare la sua decadenza, o è vittima di una persecuzione giudiziaria ventennale, ed allora votare contro la decadenza e poi riprendere amorevolmente a collaborare con chi lo ha fatto fuori è pura ipocrisia.
Stamattina ho sentito per pochi minuti (è il massimo dei dibattiti televisivi che reggo) Gaetano Quagliariello. “La prescrizione ci sarebbe stata comunque, ha detto, in seguito alla sentenza della magistratura, sentenza ingiusta ma di cui dobbiamo comunque tener conto”. Quagliariello ha ragione: la decadenza ci sarebbe stata comunque, perché allora anticiparla? Il motivo è semplicissimo, e stupisce che Quagliariello non lo capisca (in realtà fa finta di non capirlo). A gran parte della base del PD, quella, assai numerosa, ammalata di giustizialismo forcaiolo, la decadenza di Berlusconi per via giudiziaria non bastava, doveva esserci un atto politico che cacciasse Berlusconi dal senato. Il PD è tallonato dai grillini che lo accusano di essere “PD meno elle”, un partito quasi “filoberlusconiano”, e una bella fetta della base del PD è sensibilissima a questo tipo di “argomentazioni” (si fa per dire). A quella base il PD doveva offrire la testa del cavaliere. Bersani ed Epifani, Renzi e Cuperlo dovevano dimostrare a tutti i giustizialisti, i forcaioli e gli imbecilli di cui non intendono perdere il consenso di non essere secondi a nessuno nella difesa della cosiddetta “legalità”, cioè del più bieco giustizialismo. I dirigenti del PD sono quasi comprensibili, in fondo: fanno quelli che sono, o credono siano, gli interessi del loro partito. Che però persone come Alfano e Cicchitto, Schifani e Quagliarello li assecondino è leggermente indecente!
E ora cosa succederà? Non lo so. La
eliminazione parlamentare del cavaliere non coincide
necessariamente con la sua eliminazione politica. Del resto,
Berlusconi non è solo: gli altri due leader della politica italiana
(Grillo e Renzi) sono fuori dal parlamento, e fuori sono pure Vendola
e Maroni. Questo però rende la situazione più pericolosa per il
cavaliere. Se decide, come sembra abbia fatto, di continuare a
lottare, e forse, vista l'età ed il logoramento, non si tratta di
una buona decisione, deve mettere nel conto la possibilità di finire
in galera, e di restarci. Se la eliminazione parlamentare di
Berlusconi non coinciderà con la sua fine politica i suoi nemici
alzeranno la posta. Sbatterlo in carcere, fargli arrivare altre
condanne per totali dieci, quindici anni sarebbe l'ideale per
eliminarlo una volta per tutte. I forcaioli rischiano, ovviamente,
percorrendo una simile strada. In un paese in crisi verticale come
l'Italia di oggi non è intelligente tirare troppo la corda. Ma,
raramente i forcaioli hanno il dono dell'intelligenza.
La decadenza di Berlusconi ha un lato
positivo, in fondo. Elimina tutti gli alibi, mette tutti di fronte
alle loro responsabilità. Ora non è più possibile incolpare di
tutto il cavaliere. Ora chi subisce i morsi della crisi, i giovani
che non trovano lavoro, i genitori che per dare una mano ai figli
devono intaccare i loro risparmi o, peggio, indebitarsi, i lavoratori
che con lo stipendio in euro che prendono arrivano si e no a metà
mese, ora tutti questi non potranno più dire: “è colpa di
Berlusconi”. Ora, forse, i giustizialisti forcaioli o almeno, i
meno stupidi fra loro, cominceranno a capire che non si può mangiare
l'odio.