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"Fra filosofia e politici” - In difesa del finito
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Il
sottotitolo del libro è “in difesa del finito” perché il filo
rosso che lega in qualche modo gli scritti su argomenti diversi è la
polemica, a volte sotterranea, altre volte esplicita contro le
filosofie totalizzanti, quelle che pretendono di depurare il mondo da
quanto vi è in questo di dato, arazionale. e che non a caso
degenerano spesso in forme pericolose di nichilismo.
Gli
scritti del libro possono idealmente dividersi in tre parti.
Nella
prima si esaminano la filosofia politica con particolare riferimento
ad alcuni grandi pensatori: Kant, Hegel, Marx. Si critica la
tendenza all’assoluto, limitata e solo solo latente in Kant,
esplicita in Hegel e Marx.
Nei vari scritti si esamina il
concetto di alienazione e se ne sottolinea la potenziale
pericolosità. Si tratta del materialismo storico e della presunta
assoluta centralità dell’economia, si sottopongono a breve esame i
legami teorici fra Rousseau e Lenin e si getta uno sguardo sui drammi
storici legati alle dottrine di questi uomini.
Nella
seconda si esaminano le pericolose derive nichiliste che hanno
seguito il sostanziale fallimento delle filosofie della totalità. Si
sottolinea in particolare che ogni riduzione del mondo ad insieme di
rappresentazioni conduce o si avvicina a quello che in uno scritto
chiamo “l’ospite indesiderato”: il solipsismo.
Si prendono
in esame alcune possibili alternative alle derive nichiliste
di parte della filosofia contemporanea: la critica di Wittgenstein al
linguaggio privato, il falsificazionismo popperiano, di cui si
critica tuttavia il radicale rifiuto dell’induzione, un fenomenismo
che non neghi o riduca al soggetto il mondo reale.
La
terza parte comprende alcuni scritti più “leggeri” su argomenti
di maggiore attualità. L’Ucraina, Israele ed il suo diritto di
esistere, il politicamente corretto ed il linguaggio ad esso
collegato, la diffusione del pensiero di Malthus in ambienti
apparentemente lontanissimi dall’economista inglese.