domenica 22 settembre 2019

CENSURA

Inutile nasconderlo: esiste il problema della censura su FB. Una censura pesante, che colpisce quasi esclusivamente in una certa direzione.
Qualcuno sostiene che è diritto di FB censurare chi vuole. Si tratta di una struttura privata, si dice, con suoi codici di comportamento. Chi non li condivide può andarsene. In fondo se io fossi proprietario e direttore di un giornale sarei liberissimo di non ospitare sullo stesso articoli che non mi piacciono, e in casa mia faccio entrare chi mi pare, almeno per ora.
Ma stanno davvero così le cose? NO.
FB NON è un giornale e neppure una casa editrice, i cui direttori sono responsabili di quanto stampato. Non è neppure una casa privata. La si può paragonare piuttosto ad una edicola, o ad una rete televisiva, o ad un albergo.
Se sono un edicolante NON posso rifiutarmi di vendere nella mia edicola giornali che esprimono idee politiche non di mio gradimento. E la direzione di una rete televisiva può essere politicamente orientata, ma NON PUO' rifiutarsi di render note opinioni diverse dalle sue. Allo stesso modo se sono un albergatore ho pieno diritto di pretendere che chi dorme nel mio albergo paghi il conto, consegni i documenti nella hall, non disturbi gli altri ospiti, rispetti gli orari, se ce ne sono eccetera. NON HO però il diritto di non ospitare nel mio albergo persone col colore della pelle diverso dal mio o con idee politiche che non condivido.
L'argomento di chi sostiene che FB può censurare chi vuole ricorda gli argomenti di coloro che negli USA si opponevano alla legge sui diritti civili. “Non si tratta di razzismo”, dicevano, “noi difendiamo le libertà individuali. Un barista ha il diritto di non fare entrare nel suo bar persone di colore. Sbaglia, ma è suo diritto farlo”.
L'argomento non è peregrino ma è, nella sostanza, radicalmente sbagliato. Chi esercita una attività pubblica (attenzione: ATTIVITA' PUBBLICA, non TRANSAZIONI PRIVATE) ha diritto di chiedere al potenziale cliente quanto direttamente connesso con questa attività. Non ti ospito nel mio albergo se non paghi il conto, o se usi la stanza come sala da ballo. Non entri in un cinema fumando. Non fai a pugni in un bar. Non fai sesso in un taxi. Ma NON HA diritto di negare i suoi servizi a persone che pagano il conto e rispettano i vari regolamenti, ma hanno idee, colore della pelle, credo religioso che all'esercente non piacciono. Se un simile diritto fosse concesso si impedirebbe di fatto a certe categorie di persone di usufruire di essenziali servizi pubblici. In questo alcuni diritti connessi alla libertà individuale trovano dei limiti nelle esigenze della civile convivenza. Nulla di strano in questo: TUTTI i diritti sono in qualche modo limitati in una società libera.
I social sono oggi uno dei grandi canali che contribuiscono al formarsi della pubblica opinione. NON è possibile accettare una prassi che limita, spesso pesantemente, l'uso di questi canali. Esistono leggi contro la calunnia, la diffamazione, la diffusione di notizie false eccetera. Solo in relazione alle violazioni di queste è accettabile la censura, fermo restando che in ogni caso la parola finale deve spettare alla magistratura. Ma che uno Zuckerberg qualsiasi si eriga a giudice di quali opinioni possano essere diffuse e quali no è assolutamente INACCETTABILE.

venerdì 20 settembre 2019

ALTERNATIVA "RIDUTTIVA"

Quella fra porti aperti e porti chiusi è una alternativa falsa, riduttiva”.
Lo ha detto il premier Conte. Così parlò Zarathustra!
Esiste un orribile neologismo nella nostra bella lingua: “benaltrismo”. Questa parola mostruosa indica l'atteggiamento di chi, posto di fronte ad un problema e alle proposte di chi cerca dare ad esso delle risposte, esclama: “ci vuole BEN ALTRO!”
Esiste ad esempio il problema della delinquenza. Qualcuno avanza la proposta di inasprire le pene per certi reati e di aumentare in certe zone delle città i controlli di polizia. Il benaltrista subito esclama. “ci vuole ben altro!”. E prosegue ricordando al suo ignorante interlocutore che la delinquenza ha cause profonde. Dietro alla delinquenza, ad uno stupro ad esempio, c'è il degrado economico e sociale, ci sono modi di ragionare vecchi di secoli, c'è una psicologia sedimentata, un certo modo di intendere i rapporti fra i sessi eccetera eccetera. “Di fronte a problemi di simile portata" esclama in benaltrista, "cosa proponete voi, miseri ometti piccolo borghesi? Inasprimento delle pene, controlli di polizia! Come siete piccoli, miserabili!BEN ALTRO ci vuole!".

Non voglio ora discutere se certe “cause” abbiano o meno l'importanza che tanti sembrano attribuir loro. Il legame, ad esempio, fra delinquenza e degrado economico esiste, ma non è affatto così diretto come qualcuno crede. Non è questo però, ora, il punto da trattare. Quello che invece mi interessa discutere è l'atteggiamento di chi respinge o giudica “riduttiva” ogni proposta tendente a risolvere, o a rendere meno grave, un problema perché questa proposta non risolve il problema nel suo complesso.
O si eliminano tutte le cause della criminalità, o si crea un mondo di angeli in cui nessuno commetta più atti di violenza, o tutte le proposte tendenti a risolvere questo o quell'aspetto del problema criminalità, a renderlo meno grave, più gestibile, sono “riduttive”.
Siamo di fronte ad una delle manifestazioni del pensiero utopico. O si risolve un problema alla radice, eliminandolo semplicemente dal mondo, o tutto è “riduttivo”.
Per venire al problema della immigrazione clandestina, o si crea un mondo in cui nessuno sia più spinto ad emigrare clandestinamente o qualsiasi proposta tendente a combattere l'immigrazione clandestina, a ridurre partenze ed arrivi, a rimpatriare chi non è in regola è qualcosa di inutile, “riduttivo”. Per limitarci all'Africa, fino a quando l'Africa non avrà uno sviluppo economico più o meno pari a quello dell'Europa ci saranno africani invogliati ad emigrare clandestinamente in Europa. Ed ogni tentativo di bloccarli non potrà che essere “riduttivo”.
Che fare nel frattempo, mentre si attende che l'Africa raggiunga economicamente il vecchio continente? Nulla, o meglio, accogliere tutti i migranti “ripartendoli equamente” fra i vari paesi europei. Fantastica soluzione che porterà al collasso l'Europa senza aiutare in Africa alcun decollo economico. Perché, lo sanno tutti, i processi controllati di emigrazione regolare possono aiutare la crescita economica, i trasferimenti di popolazioni NO. E come potrebbero? Come può il paese A decollare economicamente se una parte consistente della sua popolazione si sposta nel paese B? Le soluzioni “globali”, utopiche non risolvono alcun problema, li aggravano tutti.

Tornando ai porti chiusi, non è vero che si tratti di una soluzione “riduttiva”. Certo, chiudere i porti non elimina tutti gli ingressi di clandestini, ma li riduce drasticamente. Trasforma una emergenza drammatica in un problema gestibile e controllabile. Non a caso i paesi che tengono ben chiuse le frontiere ai clandestini non hanno a che fare con emergenze neppur lontanamente paragonabili a quelle con cui ha a che fare l'Europa occidentale. Non esiste una emergenza migranti in Giappone, o in Australia, o in Nuova Zelanda, o in Ungheria, o in Polonia, o nella repubblica Ceca. Di certo ci sono anche in quei paesi dei clandestini, ma la loro presenza non crea situazioni drammatiche come quelle che sono costretti a vivere paesi come il Belgio o la Francia.

Del resto, a proposito di “soluzioni riduttive”, nulla è tanto “riduttivo” quanto la proposta di “distribuire equamente” i migranti in Europa”.
In primo luogo una simile proposta da per scontato che, in un periodo neppur troppo breve, l'Europa cessi di essere tale. Solo delle persone stupide o in cattiva fede possono pensare che l'Europa sarà sempre
Europa il giorno in cui la metà o anche solo il 30% della sua popolazione dovesse essere musulmano. Chi punta tutto sulla “equa distribuzione” in realtà cerca solo di indorare la pillola. L'Europa cesserà di esser tale ma intanto ripartiamoci chi la farà cessare di esser tale. L'agonia della nostra cultura sarà un po' più lunga e un po' meno dolorosa.
In secondo luogo una simile proposta è del tutto irrealistica. Si, irrealistica perché, malgrado i belati di Conte, i vari paesi europei non hanno alcuna intenzione di prendersi altri migranti. Francia e Belgio ad esempio sono già stracariche di migranti. Normale che non ne vogliano più. Meno normale che strillino “accoglienza” e dirottino tutti in Italia. Ma è questo ciò che avviene, e continuerà ad avvenire, piaccia o non piaccia la cosa al signor Giuseppe Conte.

No, la alternativa fra porti aperti e porti chiusi non è né falsa né riduttiva. Infatti il governo giallo rosso ha fatto la sua scelta,
per i porti aperti. E gli sbarchi hanno da subito subito un notevole incremento. Altro che “riduzioni”!

domenica 15 settembre 2019

REDISTRIBUZIONE DEI MIGRANTI?


Ocean Viking, l'Italia assegna Lampedusa: 82 migranti divisi in cinque Paesi


I migranti della “Ocean Viking” sono sbarcati, tanto per cambiare, in Italia. Ma Francia, Germania ed “altri” se ne prenderanno una parte. Esultano i militati del PD. “Avete visto?” chiedono festosi, “l'Europa ci da una mano, si prende una bella fetta di migranti, non come quando c'era quel mostro di Salvini”.
Ci sarebbe da chiedersi come mai quando c'era il mostro l'Europa di migranti non voleva neppur sentir parlare; forse per i “buoni” l'accogliere o meno qualcuno è una forma di aiuto o di pressione politica. Molto interessante, molto... “caritatevole”. Lasciamo perdere...
Facciamo invece qualche domandina e qualche considerazione.

- Se la cosiddetta “europa” è disposta a redistribuir i migranti perché mai questi continuano a sbarcare in Italia? La Ocean Viking poteva raggiungere un porto francese o spagnolo, in quello i migranti sarebbero potuti sbarcare e da lì, dalla Francia o dalla Spagna, si sarebbe potuto provvedere alle operazioni di “redistribuzione”. Queste averanno invece, guarda caso, in Italia.

- La gran parte dei migranti che da tempo avrebbero dovuti essere accolti fuori dall'Italia sono ancora nel nostro paese, compresi quelli della famosa “Diciotti” che avrebbero dovuto essere smistati, se ricordo bene, in Albania. Sono gli stessi migranti che, un volta sbarcati in Italia, rifiutano di abbandonarla. E le loro pretese trovano orecchie attente e grandi solidarietà qui da noi. Insomma, l'importante è sbarcare... e la “redistribuzione”? Si vedrà....

- Malgrado manchi qualsiasi accordo scritto, qualsiasi cosa che abbia anche vagamente la forma di un trattato, sono in molti a parlare di un grande risultato raggiunto dal governo Conte bis. Ci sarà, sempre, la “redistribuzione”, dicono. La Francia e la Germania si prenderanno ognuna il 25% dei migranti, “altri” (si, genericamente “altri”) se ne prenderanno il 40% e l'Italia si terrà solo il restante 10%. Evviva!

- Domandina: queste percentuali a chi si riferiscono? Alla totalità di chi arriva o solo a coloro che vengono riconosciuti come profughi? La differenza è fondamentale. I profughi veri sono una piccola minoranza dei migranti. Se, come appare quasi certo, le percentuali si riferiscono ai “profughi” Francia, Germania ed “altri” si prenderanno il 25% o il 40% di questa piccola minoranza. Il resto resterà sul groppone dell'Italia. Ma che bello! E DOVE si faranno le verifiche per stabilire chi è “profugo” e chi non lo è? Chissà perché ho il vago sospetto che si faranno nel paese in cui sono nato e vivo...

- Il meccanismo di redistribuzione dovrebbe avvenire su base volontaria. Chi non accetta i migranti dovrebbe essere multato. Il condizionale è d'obbligo visto che non c'è assolutamente nulla di scritto, di ufficiale. In ogni caso, è chiarissimo che chi non vuole i migranti preferirà una multa alla accoglienza. Quanto a pagarla, quella multa, campa cavallo!

Tutte queste considerazioni però sono, a ben vedere le cose, secondarie, non toccano, neppure sfiorano, il centro del problema. In realtà è il concetto stesso di “equa redistribuzione dei migranti” ad essere del tutto fuori luogo.
Il problema vero non è “redistribuire” i migranti. Il problema vero, drammatico, urgente è bloccare le partenze e gli arrivi. Ed è un problema che riguarda tutta l'Europa, non la sola Italia.
Quella a cui stiamo assistendo non è una emergenza, un fatto limitato nel tempo e nello spazio, non riguarda singoli individui, o piccoli gruppi.
Quello a cui stiamo assistendo è un trasferimento di popolazioni da un continente, quasi da due, ad un altro. Un fenomeno di dimensioni massicce che in nessun modo può essere ridotto a mera sommatoria di emergenze.
Di fronte ad un simile fenomeno tutti i discorsi sul “porto più sicuro”, il “salvataggio di naufraghi”, il “diritto di asilo” diventano privi di senso. Meglio, sono discorsi che hanno il loro valore nelle aule dei tribunali, o nelle controversie legali fra stati, ma sono del tutto fuori luogo se da questi si vuole partire per rapportarsi ad un fenomeno che ha davvero valenza epocale. Le varie leggi sul diritto di asilo o sui “porti sicuri” riguardano emergenza, casi eccezionali, singoli individui o gruppi, qualcosa che poco o nulla ha a che vedere coi fenomeni in corso.
E poco a che vedere con questi fenomeni ha “l'equa redistribuzione dei migranti”.
L'Europa è già stracarica di migranti. Diciamo la verità, paesi come la Francia o il Belgio stanno davvero peggio che l'Italia. Intere aree della Francia, molti quartieri di Parigi sono ormai tutto meno che Parigi o Francia. E si tratta di autentiche polveriere, pronte a scatenare terribili esplosioni di violenza.
E' del tutto comprensibile ed accettabile che la Francia di migranti non ne voglia più. E' invece meno comprensibile ed accettabile che il governo francese strilli: “accoglienza”, salvo poi pretendere che di questa si debba far carico l'Italia.
Di fronte agli spettacoli di una Europa che parla di “ponti e non muri”, ma vuole che i migranti restino in Italia, o di navi ONG tedesche che pretendono sempre di sbarcare a Lampedusa, di fronte a questi spettacoli indecenti è giusto chiedere la “redistribuzione”. In quanto tale però la “redistribuzione” non risolve alcun problema, anzi, lo allarga.

La domanda che ogni politico degno di questo nome dovrebbe farsi è la seguente: “l'Europa è in grado di assorbire il trasferimento di popolazioni in atto? Può, restando se stessa, accogliere milioni, decine, forse centinaia di milioni di africani e di medio orientali in larga maggioranza di religione islamica?”
Basta farsi la domanda per avere la risposta.
L'Europa non può far fronte ad un simile trasferimento di popolazioni. Non lo può reggere economicamente, socialmente, politicamente. Non lo può, soprattutto, reggere culturalmente. Se i processi in corso continueranno l'Europa cesserà molto semplicemente di essere Europa. Diventerà prima un aggregato semi tribale di etnie, la Francia un po' lo è già, si trasformerà in seguito in qualcosa di simile ad un Califfato. In ogni caso NON sarà più Europa. Sarà qualcos'altro.
Chi parla sempre di “redistribuzione” in realtà questo processo lo da per scontato. Lo ritiene inevitabile e si preoccupa di renderlo intanto un po' digeribile a quei rozzi europei che non lo gradiscono. Personalmente ritengo invece che sia possibile. e prima ancora che possibile sia doveroso opporsi a processi destinati a distruggere una civiltà millenaria. Chi parla di “impossibilità” dimentica di aggiungere che sono proprio le politiche che lui propugna a rendere impossibile ciò che impossibile non è
E tanto basta.

martedì 3 settembre 2019

SI, LO SCHIFO E' SERVITO

1) La cosa scandalosa non sta nel fatto che i militanti 5S abbiano votato, ma che siano stati gli UNICI a poter votare.

2) E' scandaloso che un partito faccia un accordo che impedisce il voto di DECINE DI MILIONI di Italiani ed esalti poi la “democrazia diretta” che permette a alcune migliaia di SUOI iscritti di votare.

3) Il paragone con quanto avvenne dopo il 4 marzo 2018 è assurdo: allora SI ERA APPENA VOTATO nessuno chiedeva nuove elezioni.

4) Il fatto che abbiano vinto i SI non conferisce legittimità alcuna al governo che sta per nascere. Anzi proprio questo fatto dimostra la distanza siderale fra tale governo ed il paese reale.

5) PD e 5S NON sono stati votati da milioni di italiani. Il loro accordo non ha trovato eco nel paese reale. Tutti i consensi che il loro governo ha raccolto si riducono ad alcune migliaia di voti dei SOLI militanti 5S raccolti sulla piattaforma di una società privata, che molti sospettano essere ampiamente manipolabile.

6) Renzi giunse al governo grazie ad una manovra tutta interna al PD. Il Conte bis nasce grazie al vto di un pugno di militanti grillini. Le istituzioni della democrazia vengono sostituite da consultazioni interne ai partiti. Fra un po' le primarie del PD sostituiranno le lobere elezioni. Far votare il popolo è "populista"!

7) Il governo Conte bis è e resta più che mai il governo degli sconfitti, di coloro che hanno preso sonore batoste tutte le volte che hanno osato confrontarsi col voto popolare e che riescono a governare grazie ad un accordo senza principi.

8) E' ormai da tempo immemorabile che il PD ci governa senza MAI vincere alcuna elezione. Tutto questo non ha NULLA a che vedere con la democrazia.

9) Abbiamo un capo dello stato eletto da un parlamento in cui il PD godeva di una maggioranza bulgara grazie ad una legge elettorale incostituzionale,
IL CSM è scosso da una scandalo senza precedenti.
Il parlamento ed il governo sono distanti anni luce dal paese vero.
Ormai viviamo in una situazione di sostanziale illegalità istituzionale

10) Non so se il governo degli sconfitti potrà durare, di certo NON risolverà nessun problema, li aggraverà tutti. Per impedire il crollo di ciò che resta della democrazia in Italia occorre che l'opposizione a questo schifo sia durissima. Legale, non violenta ovviamente, ma condotta a tutti i livelli, senza sconto alcuno. L'opposizione cavalleresca si fa quando si ha a che fare con dei gentiluomini. Non è questo il caso.