martedì 24 febbraio 2015

DUE PAROLE SULLA RESPONSABILITA' CIVILE DEI MAGISTRATI

Quando si parla di responsabilità civile dei magistrati se ne sentono, letteralmente, di tutti i colori.
Faccio zapping e compare sullo schermo la faccia di un giornalista (si fa per dire) del “fatto quotidiano”.
“I magistrati già pagano per i propri errori” afferma convinto, “se un magistrato compie un illecito penale finisce sotto processo”. Ma guarda un po'! Se un magistrato commette una rapina viene processato! Incredibile! Però, il discorso riguarda la responsabilità civile dei magistrati per errori o colpe che questi commettono nel loro lavoro, non eventuali loro delitti. La domandina, facile facile è: “se un magistrato commette, nella sua attività di magistrato, dolo o colpa grave, la vittima di questo dolo o di questa colpa grave può chiedergli i danni?”
Non sia mai detto”, strillano a questo punto tutti i forcaioli. Ho sentito personalmente in TV un magistrato di cassazione di cui, mi scuso, non ricordo il nome, affermare più o meno: “l'autista di un autobus mica paga il premio della assicurazione che copre i danni di suoi eventuali incidenti”. Si, ha detto proprio questo, dimenticando il trascurabile dettaglio che la responsabilità civile dei magistrati si applica ai casi di dolo e colpa grave, non certo ai normali errori possibili in qualsiasi attività. Per stare all'esempio, l'autista di un autobus non paga il premio di assicurazione sul veicolo che guida, è vero, ma se lo giuda ubriaco o drogato ed investe una persona è perseguibile non solo penalmente ma anche civilmente e, se condannato, deve pagare di tasca sua i danni alla sua vittima, o ai suoi parenti.
Si sente addirittura qualcuno che sentenzia: "esiste già per i magistrati il controllo disciplinare del Consiglio superiore della magistratura". Ma, lo capirebbe un bambino, controllo disciplinare è cosa del tutto diversa da responsabilità civile. Poniamo che un impiegato di banca sbagli ad inserire un ordine di borsa e che, a seguito del suo errore, un cliente perda una certa somma di denaro. L'impiegato distratto subirà di certo delle conseguenze disciplinari ma queste non bastano, ovviamente, al cliente che vorrà gli venga reso ciò che ha perso e potrà, se lo ritiene opportuno, citare in giudizio il povero bancario.
Infine, praticamente tutti i forcaioli affermano, con viso contrito: “come può un magistrato fare con serenità il suo lavoro se sa che potrebbe essere denunciato dalle persone che sta indagando?”
Beh, con pari ragioni si potrebbe dire: “come fanno un medico, un chirurgo, un tecnico, un ingegnere a svolgere con serenità il loro lavoro se rischiano una denuncia in caso di dolo o grave colpa?” Per i forcaioli i magistrati, per poter lavorare serenamente, devono godere di assoluta impunità, qualsiasi cosa facciano. Però, è strano, i magistrati di altri paesi sono civilmente responsabili e svolgono in assoluta serenità il loro importantissimo lavoro. Forse perché si occupano non tanto di casi a forte impatto mediatico quanto di quelli che toccano direttamente la vita dei cittadini.
La cosa particolarmente intollerabile è che i forcaioli, nel momento stesso in cui rivendicano la irresponsabilità civile dei magistrati sono pronti a caricare tutti gli altri del massimo di responsabilità per errori, colpe o doli, veri o presunti. L'Italia è il paese in cui dei tecnici sono stati condannati per non aver previsto un terremoto, o in cui chiunque si difenda da una ggressione corre il rischio di finire in galera per “eccesso di legittima difesa”. Nessuno può sbagliare, in questo paese, tranne i magistrati.Tutti sono responsabili dei loro errori, veri o presunti, tranne chi se sbaglia ti può far passare anni in galera. Questo ha poco a che vedere con la democrazia e nulla con la democtazia liberale. Ma, lo si sa, ai forcaioli poco importa della democrazia, meno che mai se liberale.

sabato 21 febbraio 2015

DUREZZA

Storia degli ebrei

Gli Israeliani sono duri, si dice spesso, e c'è del vero in questa affermazione.
Sto finendo di leggere “Storia degli ebrei” (TEA 2006) del saggista britannico Paul Johnson, un libro che mi permetto di consigliare ad amiche ed amici.
Una storia niente affatto apologetica, approfondita, critica. Una storia degli ebrei che è anche una rapida ma profonda occhiata su alcuni momenti chiave della storia della cultura occidentale, di cui gli ebrei sono tanta parte; una disamina delle varie componenti dell'ebraismo che è tutto tranne che un sistema monolitico, privo di differenziazioni e di contrasti.
Ma, soprattutto, una terribile storia di persecuzioni, emarginazioni, ghetti, pogrom, migrazioni forzate, fino alla immane tragedia dell'olocausto.
In un mondo lacerato da guerre religiose, contrasti etnici, odi razziali e nazionali gli ebrei, dalla diaspora in poi, sono sempre stati minoranza appena tollerata in paesi le cui popolazioni avevano nei loro confronti, nel migliore dei casi, sentimenti di malcelata ostilità.
Hanno dovuto far fronte alle politiche predatorie dei potenti e all'ira del popolino invidioso. Sono stati accusati di essere una sorta di nazione a parte, estranea alla vita dei paesi che li ospitavano e, nel contempo, di essere degli apolidi sradicati. L'ebreo è stato identificato con l'usuraio e l'avido capitalista e, nel contempo, col bolscevico eversore. Se non riuscivano ad emergere gli ebrei erano dei pezzenti buoni a nulla, quando riuscivano (e ci sono riusciti spessissimo) a salire nella scala sociale, degli arrivisti senza scrupoli. Se si convertivano erano dei “marrani” ingannatori, se non lo facevano dei fanatici attaccati ad una fede insensata. Sono stati perseguitati dai musulmani come dai cristiani, dai cattolici come dai protestanti, dai nazifascisti come dai comunisti. E da quando esiste lo stato di Israele tutte le vecchie accuse anti ebraiche si sono trasferite su questo stato, che, quali che possano essere le sue colpe, vere o presunte, ha dato loro, per la prima volta nella storia, rifugio.
E' vero, gli Israeliani sono duri, a volte. Lo sono perché sanno cosa vuol dire essere perseguitati, è qualcosa che ormai fa parte del loro DNA. E lo sono perché sanno, con assoluta certezza, che non possono perdere. Israele ricorda una squadra di calcio obbligata a vincere, sempre. Perché se perdesse, o anche solo pareggiasse, una partita sarebbe fuori, senza possibilità di recupero. Cosa succederebbe ai cinque milioni circa di ebrei israeliani se Hammas sconfiggesse militarmente Israele? Qualche persona sana di mente può davvero pensare che Hammas vittorioso fonderebbe uno stato palestinese rispettoso dei diritti di tutti, laico aperto, tollerante? Uno stato in cui ognuno potrebbe senza timore praticare la propria fede? Non scherziamo. Una sconfitta militare significherebbe per Israele, né più ne meno, che la distruzione, e la distruzione di Israele segnerebbe la fine dei suoi abitanti ebrei.
Sono esagerazioni? no, la storia ci dice che non lo sono. Se qualcuno nel 1933, forse anche nel 1939,  avesse parlato dell'olocausto lo avrebbero accusato di essere un visionario. E ce lo dice anche la cronaca, ce lo dicono le politiche di massacro indiscriminato che l'Isis sta portando avanti, nella semi indifferenza del mondo.
Gli Israeliani non devono esagerare con la durezza, devono difendersi, ma devono cercare comunque di rispettare, difendendosi, quei valori che stanno alla base della stessa formazione del loro stato. Ma chi li accusa di essere “duri” standosene tranquillamente seduto in poltrona mentre sotto casa sua infuria la barbarie, chi fa questo è solo un ipocrita, per non dire di peggio.

lunedì 16 febbraio 2015

SOCRATE E LA PACE




Socrate. Salve carissima Laura, è un vero piacere incontrarti
Laura Poltrini. Salve o Socrate, il piacere è tutto mio.
S. Ti vedo scura in volto eccellente amica, qualcosa non va?
L. Sono preoccupata. Nubi oscure si addensano all'orizzonte, venti di guerra...
S. Pare anche a me.
L. E nulla è peggio della guerra, va evitata ad ogni costo. Invece sento crescere sentimenti bellici fra la gente. Alcuni pretenderebbero che prendessimo le armi contro l'Isis. Sarebbe terribile: morte, distruzione...
S. Certo, la guerra è molto brutta, ma a volte può essere inevitabile, mi pare.
L. No o Socrate, come dice il Santo Padre la pace è sempre possibile. Si può sempre evitare la guerra . Bisogna farlo, ad ogni costo perché non c'è nulla di peggio.
S. Fammi capire amica mia, per te la guerra è il male assoluto e si deve accettare qualsiasi cosa pur di evitarla?
L. Certo Socrate, è proprio così. Son certa che un uomo come te, pacifico ed amante del dialogo, non può che convenire.
S. Certo, io sono un uomo pacifico, amo discutere, cercare insieme al mio interlocutore di avvicinarmi alla verità...
L. sapevo che saresti stato d'accordo.
S. Beh, proprio d'accordo non direi.
L. Che dici, o Socrate? Come puoi dubitare di una cosa tanto evidente? Cosa c'è di peggio dei morti e delle distruzioni che la guerra provoca?
S. Non so, vorrei solo approfondire la cosa. Se mi permetti ti farei qualche domanda.
L. Oh, le tue solite domande! Ebbene, fai pure o Socrate, son pronta a risponderti.
S. Per te la guerra è il male assoluto, quindi la pace è per te l'assoluto bene, è così?
L. Proprio così, lo ribadisco.
S. Dimmi allora, come definiresti tu la pace?
L. Pace significa che gli eserciti delle opposte fazioni restano nelle caserme e non si combattono. Si ha la pace quando tacciono le armi e ovunque regnano il reciproco rispetto, la concordia e la giustizia.
S. Un bellissimo quadro, ne convengo. Potremmo aggiungere che in tempo di pace ognuno si dedica tranquillamente alle proprie faccende, i genitori vanno a lavorare e curano la casa e i bambini vanno a scuola, studiano e giocano in serenità?
L. Certo che potremmo aggiungerlo.
S. Quindi potremmo dire che pace significa armi che tacciono, concordia, reciproco rispetto, civile convivenza all'insegna della giustizia?
L. Concordo perfettamente.
S. Benissimo, non ne dubitavo. Ma dimmi ora, nobile amica, queste condizioni devono darsi tutte affinché vi sia la pace?
L. Non ti seguo...
S. Potrebbero darsi delle situazioni in cui, ad esempio, gli eserciti delle opposte fazioni non si combattono ma non regnano la concordia, il reciproco rispetto e la giustizia?
L. Mah, non mi sembra una situazione molto probabile...
S. Della sua probabilità parleremo, ma dimmi, ritieni possibile una simile situazione?
L. Beh... in linea del tutto teorica, forse si.
S. E dimmi ora, potrebbero darsi delle situazioni in cui gli eserciti non combattono ma le armi non tacciono affatto?
L. Ciò mi sembra assai azzardato da ipotizzare.
S. Eppure è avvenuto innumerevoli volte nella storia. Nella Russia di Stalin, in tempo di pace, i plotoni d'esecuzione lavoravano 24 ore al giorno, e le guardie bolsceviche obbligavano a fucilate i contadini ad entrare nelle fattorie collettive, e strappavano loro fino all'ultimo chicco di grano, facendoli morire di fame. Non mi pare che le armi tacessero e regnassero ovunque la concordia, il reciproco rispetto e la giustizia.
L. Mi sembra che tu sia vittima della propaganda anticomunsita o Socrate.
S. Nessuno più di me è insensibile alla propaganda, cara amica. Ma, ti farò un esempio diverso. Dimmi, se Hitler avesse fatto sterminare gli ebrei in tempo di pace, se mentre mandava milioni di esseri umani a morire nelle camere a gas gli eserciti non avessero combattuto al fronte, avremmo avuto una situazione in cui le armi tacevano e regnavano ovunque rispetto, concordia e giustizia?
L. E' un esempio irrealistico, la shoah è avvenuta in tempo di guerra.
S. Ma non aveva alcuna relazione con le operazioni belliche, anzi, praticamente tutti gli storici ammettono che dal punto di vista della conduzione della guerra lo sterminio degli ebrei è stato un colossale errore, è servito solo a stornare uomini e mezzi dai combattimenti.
L. Può essere...
S. Comunque io non voglio addentrarmi in dissertazioni storiche. Ti chiedo solo se ritieni possibile una situazione come quella che ho ipotizzata.
L. Si direi che lo è.
S. Quindi ammetterai che è almeno possibile che gli eserciti non combattano ma le armi non tacciano, e non vi sia reciproco rispetto, né concordia; e gli adulti non si dedichino tranquillamente alle loro faccende e i bambini non vadano sereni a scuola e al parco giochi.
L. Si, direi che è possibile.
S. E non solo possibile direi, è anche probabile. E' avvenuto tante volte, in tanti paesi, e avviene anche oggi, nei territori controllati dall'Isis.
L. Propaganda, propaganda...
S. Beh, cara Laura, tu stessa hai condannato gli attentati di Parigi, dicendo che sono stati dei falsi islamici a commetterli...
L. Ed è vero...
S. Falsi o non falsi, la violenza c'è stata. E, se non hai potuto negare quella violenza non potrai certo negare quella dell'Isis...
L. Anche loro sono falsi islamici, probabilmente.
S. Non mi interessa ora stabilire questo. Saranno anche falsi islamici ma di certo ammazzano, sgozzano, crocifiggono, bruciano viva la gente. Non mi sembra che dove dominano queste persone le armi tacciano, e regnino giustizia, reciproco rispetto e concordia.
L. Si tratta di un problema che devo approfondire.
S. Fai pure o eccellente amica. Però, permettimi di chiederti un'altra cosa. Puoi ipotizzare una situazione in cui uno solo degli eserciti resti nelle caserme, mentre l'altro nom ci resta affatto, confinato in casema?
L. Un po' difficile ad ipotizzare.
S. Ne convengo, è un po' difficile da ipotizzare perché da che mondo è mondo chi è aggredito si difende. Ma se chi è aggredito seguisse le raccomandazioni dei pacifisti questo dovrebbe sempre succedere. Qualcuno aggredisce qualcun altro e questo non spara un colpo a sua difesa perché, come tu dicevi, la pace va perseguita ad ogni costo. Un esercito avanza, la soldataglia spara sui civili, occupa città, fucila possibili oppositori dell'invasione e, in nome della pace, l'aggredito accetta tutto.
L. Un po' fantasiosa la cosa.
S. Mi fa piacere che anche a te appaia fantasiosa, ma questo dovrebbe essere il comportamento di chi ritiene che la pace sia il bene assoluto. Inoltre, per essere precisi, qualcosa di simile è accaduto, a volte. Pensa alla invasione sovietica della Cecoslovacchia, nel 1968. L'esercito russo invase quel povero paese ed i cechi non si difesero, per timore di venire massacrati. E, qualche decennio prima, la stessa Cecoslovacchia aveva dovuto subire, senza potersi difendere, l'invasione dell'esercito hitleriano, e un po' prima una sorte simile era toccata all'Austria.
L. Si, mi sembra di ricordare.
S. Comunque, se una simile situazione si creasse, dovremmo dedurne che può esserci pace anche se un paese ne invade un altro, e il suo esercito compie massacri, e ovunque regnano morte e distruzione e non esiste alcuna concordia, alcun reciproco rispetto e, meno che mai, alcuna giustizia. Possiamo far nostra una simile conclusione?
L. Non so, forse.
S. Quindi ci può essere pace senza giustizia, senza civile convivenza, senza reciproco rispetto, addirittura senza che tutti gli eserciti restino nelle caserme e lascino silenziose le armi, puoi concordare su questo?
L. Non so.
S. Dimmi, o nobile amica. Sei d'accordo che nel matrimonio i rapporti fra i coniugi debbano essere improntati all'amore, alla stima ed al rispetto reciproci e debba assolutamente essere bandita ogni forma di violenza?
L. E come no?
S. E dimmi ora, capita o non capita che in alcune famiglie non esista fra i coniugi alcuna stima e alcun reciproco rispetto?
L. Certo che capita.
S. E capita o non capita che uomini malvagi picchino le loro mogli?
L. Capita, lo so bene.
S. E capita che malgrado tutto queste restino sposate al loro uomo?
L. Si, succede, purtroppo.
S. E non ti sembra che, con moltissima approssimazione, potremmo paragonare la situazione fra gli stati in pace a quella fra i coniugi in un matrimonio? Fra gli stati non è necessario, ovviamente, che ci sia amore e condivisione di obbiettivi, ma, se c'è la pace, dovrebbe esserci rispetto reciproco e dovrebbe essere bandita ogni violenza, ne convieni?
L. Ne convengo.
S. Eppure, come fra i coniugi spesso regna la violenza e ciò malgrado il matrimonio non si rompe, così fra gli stati e negli stati spesso regna la violenza ma gli eserciti non combattono, quindi c'è la pace e insieme c'è la violenza. Puoi convenire?
L. Diciamo che posso.
S. Quindi esistono situazioni di pace che sono insieme situazioni di non pace, addirittura di guerra. Situazioni in cui c'è la pace fra gli stati ma non negli stati, o addirittura situazioni in cui c'è la pace fra gli stati perché non tutti gli eserciti combattono, ma non c'è fra loro pace perché uno ne aggredisce di continuo un altro senza che questo reagisca. Sei d'accordo che simili situazioni possano esistere, sono esistite ed esistono?
L. Si, pensandoci bene devo convenire che simili situazioni a volte si sono create nella storia.
S. E dommi, ottima amica, saresti d'accordo se dicessi che situazioni in cui ci sono, insieme, pace e violenza, sono situazione di finta pace?
L. Si, sono perfettamente d'accordo. La vera pace infatti si fonda sul rispetto, la civile convivenza e la giustizia.
S. Concordiamo e la cosa mi fa molto piacere. Ma, se esiste una situazione di finta pace è o non è giusto operare per e sostituirla con una di pace vera?
L. Concordo di nuovo, alla perfezione..
S. E, non potremmo dedurne che a volte per sostituire la finta pace con la pace vera sia necessario prendere le armi contro i prepotenti, coloro che cercano di perpetuarle, le situazioni di pace finta e fasulla?
L. Sono in totale disaccordo o Socrate! Tu ragioni come quelli che dicono che se si vuole la pace occorre preparare la guerra. Ma questo è cinico, ed è anche falso. Se si vuole la pace occorre preparare la pace. E questo io intendevo quando dicevo che occorre cercare la pace ad ogni costo. Intendevo dire che bisogna confrontarsi, dialogare, tener conto dell'altrui punto di vista, mettersi nei panni dell'altro. Ma tu hai travolto con i tuoi sofismi il senso delle mie parole.
S. Mah, a me sembra di non aver fatto altro che cercare di approfondire, insieme a te, il senso di ciò che dicevi. Ma, non è il caso di perdersi in polemiche sterili. Devo dirti che concordo con la sostanza di quanto tu hai appena detto.
L. Benissimo, la cosa mi fa molto piacere, anche se un po' mi stupisce.
S. Non devi stupirti. Se io sapessi che un mio conoscente ha in mente di stuprare ed uccidere una bambina non gli sparerei addosso, piuttosto parlerei con lui, cercherei di convincerlo che ciò che intende fare è una cosa orribile, indegna di un essere umano, ed userei tutte le mie modeste capacità di convinzione per indurlo a cambiare idea.
L. E faresti benissimo.
S. Non solo, cercherei di capire le cause di intenzioni tanto malvagie, cercherei, nei limiti delle mie possibilità, di mettermi nei suoi panni, di tener conto delle sue motivazioni.
L. Le tue parole mi riempiono di gioia, o Socrate. Vedo che alla fine, superati i vani sofismi, non puoi non concordare totalmente con me.
S. Beh, proprio totalmente non direi.
L. Non ricominciare! Perché non totalmente?
S. E' molto semplice. Penso a cosa dovrei farei se, proprio discutendo con questa persona, proprio mettendomi nei suoi panni, scoprissi che non ha alcuna intenzione di rinunciare ai suoi propositi.
L. Ricominci con i sofismi.
S. Nessun sofisma. Dimmi o eccellente persona, esistono gli stupratori?
L. E me lo chiedi?
S. E sei d'accordo con me se dico che uno stupratore ha il suo punto di vista?
L. Si, lo sono.
S. E che uno stupratore considera le donne non persone ma strumento per soddisfare i suoi desideri?
L. Si, così è.
S. E che ritiene che solo lui abbia dei diritti e tutti gli altri no?
L. E' così purtroppo.
S. Dimmi, nobile amica, cosa risponderesti ad un uomo che dicesse: “io solo ho diritti, tu non ne hai alcuno, sei solo uno strumento nelle mie mani”?
L. Gli direi che tutti abbiamo dei diritti e che ognuno di noi è obbligato a rispettare i diritti degli altri.
S. Concordo pienamente. Ma, se lui ti rispondesse: “tieniti pure le tue convinzioni, non mi interessa, tu sei solo uno strumento per il soddisfacimento del mio piacere”, se così ti rispondesse, e, dopo aver risposto, allungasse su di te le sue mai, tu cosa faresti?
L. Ah, penso che gli tirerei un bel pugno sui denti!
S. E, se tu fossi armata e lui fosse molto più forte di te, e campione di lotta, ed il pugno non bastasse?
L. Se fossi armata, non so, però, forse, credo che mi difenderei.
S. Anche a costo di ucciderlo?
L. Forse.
S. Ma così aggiungeresti violenza a violenza.
L. Forse, ma eliminerei una delle cause della violenza
S. Giustissimo, ed in futuro non più ma meno violenza ci sarebbe al mondo, concordi?
L. Si, credo di poter concordare.
S. Scusa amica mia, ma non ti sembra che questo sia, con le dovute differenze, il caso della guerra?
L. Che intendi dire?
S. Che occorre certo fare di tutto per evitare una guerra, occorre trattare, discutere, tener conto degli altrui interessi e degli altrui punti di vista, ma, se con questi auspicabili mezzi non si convincono i prepotenti ad abbandonare i propri piani, occorre saperli affrontare con le armi.
L. Uffa Socrate! Hai ricominciato coi sofismi!
S. Nessun sofisma. Scusa, sbaglio o tu festeggi sempre, con lieto volto, la festa della liberazione, il 25 di Aprile?
L. certo, bellissima festa che ricorda la sconfitta del nazifascismo.
S. Sconfitta in cosa?
L. In guerra.
S. Quindi, per te, la guerra che ha portato alla sconfitta del nazifascismo è stata positiva.
L. Certo che si.
S. Perché allora non vuoi neppure sentir parlare di guerra a chi stupra le donne e le vende come schiave, brucia vivi i prigionieri, sgozza innocenti civili, seppellisce vivi dei bambini, è pronto a bombardarci e pretende di obbligarci tutti ad aderire ad una certa fede? Non ti sembrano queste pretese e queste atrocità molto simili a quelle perpetrate dai nazisti?
L. Basta Socrate, mi sta venendo un forte mal di testa, vado a casa a riposare un po'
S. Buon riposo nobile amica.

mercoledì 4 febbraio 2015

FANTASCIENZA? FORSE...

Primo gennaio 2016, ore 9.
L'Iran sgancia una atomica tattica su Israele. Per fortuna il razzo non è molto preciso e la bomba esplode sull'estrema periferia di Tel Aviv. Ad una prima, sommaria, valutazione si calcola che le vittime possano ammontare a due, tre decine di migliaia.
Primo gennaio 2016, ore 11
Tutte le forze politiche italiane esprimono sdegno ed orrore per il brutale attentato terroristico. Giuliano Ferrara fa notare che non di terrorismo ma di guerra si tratta.
Due gennaio 2016. ore 10.
Il santo padre condanna l'inumano atto di violenza, invita i fedeli a pregare per le vittime ed esorta tutti a lavorare per la pace. “la pace è sempre possibile!” esclama.
Due gennaio 2016, ore 15.
A Roma grande corteo di solidarietà per le vittime del terrorismo. Migliaia di manifestanti marciano in silenzio, portano in mano dei lumini accesi. In testa al corteo un grande striscione: NO ALLA VIOLENZA, NO ALLO SCONTRO DI CIVILTA'.
Tre gennaio 2016, ore 10.
la direzione del PD approva un documento in cui si condanna il vile attentato terroristico e si invitano tutti i governi a non agire se non dietro esplicito mandato dell'ONU.
Tre Gennaio 2016, 0re 11.
La presidente della camera Laura Boldrini lancia a tutti un accorato invito a non confondere i terroristi criminali con l'Islam che è una religione di pace. Sul “Foglio” appare un articolo in cui si evidenzia che l'attacco nucleare è stato organizzato non da cellule terroristiche ma dal governo iraniano.
Tre gennaio 2016, ore 22.
Il governo iraniano dichiara di non aver ordinato alcun attacco nucleare. In un comunicato tuttavia sottolinea che questo attacco era da preventivare viste le continue provocazioni anti islamiche della entità sionista.
Tre gennaio 2016, ore 23,30.
Il leader israeliano Nattanyau in un messaggio alla nazione dichiara che sono possibili nuovi attacchi contro Israele e che lo stato ebraico è intenzionato ad evitarli con qualsiasi mezzo.
Quattro gennaio 2016, ore 4.
Il presidente Obama riesce a far approvare dal consiglio di sicurezza dell'ONU una ferma condanna dell'Iran. Nel documento tuttavia non si fa accenno ad azioni militari.
Quattro gennaio 2016, ore 5.
Il governo israeliano dichiara che Israele è pronto ad agire anche da solo.
Quattro gennaio 2016, dalle ore 7 in poi.
Niki Vendola lancia un accorato appello per la pace. “Una azione militare contro l'Iran aggiungerebbe solo morti ai morti” afferma con la voce rotta dall'emozione. Gli fa eco Laura Boldrini: “occorre spezzare la spirale della violenza, aprire la porta al dialogo”. Gianni Vattimo, Dario Fo ed altri 34 intellettuali firmano un appello per la pace in cui si mette in evidenza che la responsabilità dell'attacco va fatta risalire alla politica aggressiva, razzista, sciovinista e xenofoba dello stato di Israele. In un talk show serale Michele Santoro dice che sarebbe un gravissimo errore dimenticare, in questo tragico momento, i bambini uccisi a Gaza.
Cinque gennaio 2016, ore 8.
Beppe Grillo pubblica sul suo blog un lungo articolo dal titolo. OCCORRE VEDERCI CHIARO. “L'attacco nucleare contro Tel Aviv favorisce la destra israeliana, inoltre sappiamo, da fonti sicure, che alcune multinazionali legate ad Israele stavano da tempo mettendo gli occhi sul petrolio iraniano. Da qualsiasi punto di vista si guardino le cose la conclusione è sempre la stessa: l'attacco fa il gioco di Israele. Non voglio lanciare accuse”, conclude Grillo, “ma tutti sappiamo quanto sia potente il Mossad...”
Cinque gennaio 2016, ore 10.
Parlando ad una TV locale Giulietto Chiesa fa una sconvolgente rivelazione. “Ho esaminato attentamente la forma del fungo atomico, mi sono consultato con un mio amico, eminente professore di fisica, e sono giunto alla conclusione che l'esplosione atomica non c'è mai stata. Si tratta con tutta evidenza della esplosione di alcuni quintali di tritolo. Chi li ha fatti esplodere? Di certo non l'Iran”. Successivi accertamenti dimostreranno che l'eminente professore di fisica è in realtà uno studente fuori corso della facoltà di chimica.
Intanto il professor Gianni Vattimo, nel corso di un seminario sul tema: "Heidegger ed il comunismo ermeneutico", afferma che quella scoppiata su Israele è con tutta evidenza una atomica giocattolo.
Sei gennaio 2016, ore 2.
Uno stormo di caccia bombardieri israeliani raggiunge, volando a bassa quota per sfuggire ai radar, gli impianti nucleari iraniani, li bombarda e li distrugge completamente. Nell'azione molti militari e civili iraniani perdono la vita. Il governo israeliano annuncia: “restiamo pronti a reagire con la massima fermezza ad ogni attacco”
Sei gennaio 2016, ore 10.
Il presidente Obama definisce “inopportuno ma comprensibile” l'attacco israeliano. La UE condanna l'azione israeliana che allontana la prospettiva di una pace equa. In Italia Massimo D'Alema dichiara che “nel suo stesso interesse Israele deve rinunciare ad ogni uso della forza.”
Sei gennaio 2016, ore 18
Filtra la notizia che la procura di Milano sta indagando. Pare che le azioni mediaset abbiano subito un rialzo nelle ore immediatamente successive alla esplosione nucleare. “I PM vogliono vederci chiaro” titola il fatto quotidiano in edizione straordinaria.
Sette gennaio 2016, ore 8 e successive.
In tutto il mondo mussulmano folle enormi manifestano contro la vile aggressione della entità sionista all'Iran. Vengono prese d'assalto chiese cattoliche, uccisi occidentali a caso, bruciate vive alcune suore, massacrati ebrei. Il papa ripete. “la pace è sempre possibile”.
Otto gennaio 2016, ore 10.
A Roma grande manifestazione pacifista contro il brutale attacco israeliano al popolo dell'Iran. Prende la parola, fra gli altri, Gad Lerner che afferma: “sono ebreo ma non posso non dirmi schifato dallo sciovinismo imperialista degli israeliani. Il vero nemico degli ebrei è oggi lo stato di Israele”. Al termine viene abbracciato da Moni Ovadia e Gianni Vattimo.

Fantascienza? Forse....