
Chi ha più caduti ha ragione?
I
nemici di Israele lo ripetono sempre, con instancabile monotonia. I
morti palestinesi sono molto più numerosi di quelli israeliani. Ed
esibiscono di continuo fior di statistiche per dimostrare la verità
del loro asserto.
A dire il vero i numeri che esibiscono sono
spesso molto discutibili. Prendono per buone cifre fornite dalla ANP
o addirittura da Hammas, nei casi migliori da associazioni
internazionali note per non avere nessuna simpatia per Israele. Non
solo, nel macabro conteggio delle vittime si fa riferimento solo ai
momenti culminanti delle varie crisi fra israeliani e palestinesi.
Per settimane o mesi i palestinesi compiono innumerevoli attentati ai
danni di civili israeliani. Alla fine Israele si stufa ed inizia con
le rappresaglie. Si passa dalla fase degli attentati a quella dei
combattimenti veri e propri. Gli amici dei palestinesi iniziano la
loro macabra conta solo a partire da questo momento. Fra i caduti
israeliani non compaiono gli accoltellati, le vittime dei cecchini, i
ragazzi che stavano aspettando un bus e sono stati falciati da
un'auto lanciata contro di loro a folle velocità. Per i nemici di
Israele queste sono, a quanto pare, morti “occasionali”, non
degne di figurare nel calcolo dei caduti.
Ma questi sono in fondo
semplici dettagli. E' vero, i caduti palestinesi sono molto più
numerosi di quelli israeliani. E allora?
Qualche cifra
Il
bombardamento della cittadina inglese di Coventry è ricordato come
un tragico episodio della seconda guerra mondiale. In quel
bombardamento morirono 1936 civili britannici.
Il bombardamento
di Dresda nel Gennaio del 1945 causò la morte di un numero di
tedeschi compreso fra le trenta e le
QUARANTAMILA unità. Il
rapporto è di circa uno a venti. Sempre nel secondo conflitto
mondiale la Gran Bretagna ebbe 365.000 caduti, la Germania
7.418.000. Gli Stati Uniti ebbero 413.000 morti, il Giappone
2.630.000. Se teniamo conto che un numero considerevole di americani
sono caduti in Europa si può ipotizzare, con tutte le inesattezza
del caso, che il rapporto fra i caduti americani e quelli nipponici
vari da uno a quindici ad uno a venti.
Questi sono numeri molto
parziali ovviamente. Il paese che ebbe più perdite nella seconda
guerra mondiale fu l'URSS. Le autorità sovietiche falsarono a lungo i dati
delle perdite subite dal loro paese, oggi si ritiene che queste siano
comprese fra i 15 ed i 20, 23 per qualcuno,
milioni di esseri
umani.
Le cifre che mi sono permesso di fornire, e che possono non
essere esatte, dimostrano solo una cosa:
è assolutamente
sbagliato assegnare i torti e le ragioni di una guerra in base al
numero dei caduti. Il fatto che i bombardamenti sulla Germania
siano stati enormemente più distruttivi che quelli sulla Gran
Bretagna o che la Germania abbia avuto un numero di caduti assai più
alto di quelli di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti messi insieme,
non dimostra che nella guerra che ha opposto il nazismo tedesco alle
democrazie occidentali fosse il primo ad avere ragione. Allo stesso
modo il fatto che l'URSS abbia pagato il prezzo più alto per la
sconfitta del nazismo non dimostra, come è stato invece sostenuto,
che questo paese sia stato l'alfiere della libertà e della
democrazia, dimostra semmai il contrario.
Il
ragionamento di coloro che pretendono che chi subisce più perdite
sia per questo dalla parte della ragione è completamente assurdo.
Ogni stato impegnato in una guerra cerca di massimizzare le
perdite del nemico e di minimizzare le proprie. Per vedere
riconosciute le sue buone ragioni uno stato in guerra dovrebbe,
secondo la logica malata di chi attribuisce ragioni e torti in base
al numero dei caduti, fare esattamente il contrario:
massimizzare
le sue perdite e minimizzare quelle del nemico. Per farla breve,
uno stato in guerra dovrebbe, al fine di veder riconosciute le sue
buone ragioni, lavorare per la sconfitta propria e delle proprie
buone ragioni. Un paradosso che dimostra tutta l'assurdità di certi
discorsi che tuttavia si sentono fare di continuo, specie sui
media.
Linee d'azione
Sento già gli strilli di chi
non è d'accordo. “Qui non si tratta di caduti fra i combattenti,
si tratta della popolazione civile! A Gaza muoiono donne e
bambini!”
Veramente anche le cifre relative alla seconda guerra
mondiale che mi sono permesso di fornire comprendono i caduti civili
e gli attentati dei terroristi di Hammas hanno mietuto molte vittime
fra le donne ed i bambini israeliani, ma tralasciamo pure questi
“dettagli”.
E' vero, uno stato democratico e liberale anche in
guerra si comporta, deve comportarsi, in maniera diversa da una
tirannide sanguinaria. Per schematizzare senza dilungarci troppo
possiamo dire che uno stato democratico liberale in guerra deve:
1)
Massimizzare le perdite fra i combattenti nemici.
2) Minimizzare
le perdite dei propri combattenti.
3) Cercare di ridurre a
ZERO
le perdite fra la propria popolazione civile.
4) Trattare con
umanità i prigionieri.
5) Cercare di non causare perdite fra la
popolazione civile del paese nemico.
Francamente mi sembra che
Israele cerchi di attenersi a queste linee d'azione. I suoi nemici
invece, a cominciare dai terroristi di Hammas, si comportano nella
maniera diametralmente opposta. Questi angioletti infatti:
1) Cercano di evitare gli scontri con i
militari israeliani
2) Concentrano i loro attacchi sulla popolazione civile Israeliana, cercando di massimizzare il
numero delle vittime.
3) Trattano in maniera brutale i
prigionieri. Non li uccidono solo quando li ritengono utili per degli
scambi.
4) Si curano poco per la vita dei loro combattenti.
5)
Non cercano in alcun modo di minimizzare le proprie perdite
civili.
Gli Israeliani avvisano la popolazione civile di Gaza
prima di effettuare un raid, i terroristi di Hammas spesso
impediscono ai civili avvistai di fuggire dalle proprie abitazioni.
Le scuole israeliane sono munite di rifugi antimissile ed i loro
studenti fanno spesso e volentieri prove di evacuazione. A Gaza
Hammas piazza rampe missilistiche nelle vicinanze o sui tetti di
scuole ed ospedali; le differenze mi sembrano evidenti. Di solito
qualcuno obietta che le precauzioni di Israele miranti a limitare le
perdite di civili fra i palestinesi sono ipocrite. Gaza è densamente
popolata, si dice, quindi ogni attacco israeliano, quali che siano le
precauzioni, è inevitabilmente destinato a causare vittime fra i
civili. Insomma, gli israeliani non dovrebbero rispondere agli
attacchi di Hammas. Logica veramente superba! Se venisse messa in
atto qualsiasi stato potrebbe vincere qualsiasi guerra. Gli
basterebbe far partire razzi e missili da qualche quartiere
densamente popolato ed il gioco sarebbe fatto. Lui potrebbe colpire
allegramente chi vuole e l'aggredito non dovrebbe rispondere, se lo
facesse diventerebbe, ipso facto, “disumano”, “nazi fascista”
e chi più ne ha più ne metta. I teorici della doppia morale mettono qui
in mostra tutti i loro sofismi da quattro soldi. I palestinesi se ne
possono fregare delle sofferenze della popolazione civile israeliana,
gli israeliani invece dovrebbero pensare solo alle sofferenze
della popolazione civile palestinese. Hammas può lanciare razzi a
casaccio contro Israele, Israele non può rispondere con attacchi
mirati contro le postazioni di Hammnas perché questi attacchi
possono comunque causare morti fra i civili. Qualcuno ha solo
diritti, qualcun altro solo doveri, e tutto questo in nome del
“diritto”. Ci
dovrebbe essere un limite alla faccia tosta!
Al di là
della faccia tosta e di tutti i contorcimenti sofistici una cosa
dovrebbe comunque essere chiara. Proprio l'argomento della elevata
densità di popolazione a Gaza dimostra tutta la malafede di chi
accusa gli israeliani di mirare al “massacro”, addirittura al
“genocidio”, dei palestinesi.
Gaza è un territorio piuttosto
piccolo e densamente popolato, gli israeliani dal canto loro sono in
possesso di armi molto potenti e sofisticate. Se davvero mirassero al
“massacro” i caduti palestinesi si conterebbero a decine, forse
centinaia di migliaia. La popolazione di Gaza avrebbe quanto meno
subito una drastica riduzione nel corso degli ultimi, tormentati
anni. Invece questa popolazione non fa che aumentare. Gaza conta oggi
circa 1.800.000 abitanti, ne contava 1.300.000 nel duemila. Davvero
strano! Nell'ultima crisi di Gaza i morti palestinesi sono stati
circa duemila in oltre un mese di combattimenti, meno di due terzi
delle vittime provocate in pochi minuti dagli attacchi dell'undici
settembre 2001. Parlare di “genocidio” mi sembra davvero il
colmo!
Cultura della morte
L'Unione sovietica
ebbe, lo si è visto, un numero di caduti spaventosamente alto nel
secondo conflitto mondiale. Li ebbe solo per la ferocia degli
invasori tedeschi e la durezza della guerra? No. I nazisti misero in
atto in URSS una politica di sterminio, ma il numero mostruoso dei
caduti sovietici è da addebitare anche al modo in cui Stalin
condusse la guerra. Il dittatore sovietico non solo fece
imperdonabili errori nella prima parte dello scontro, quando fino
all'ultimo rifiutò di prendere atto che la Germania hitleriana si
stava preparando ad attaccarlo, ma condusse in seguito la guerra
nella più totale indifferenza per le sofferenze del proprio popolo.
In questo il dittatore georgiano fu se possibile addirittura peggiore
del suo nemico austro tedesco, anch'egli sordo alle sofferenze del
sua gente. Le dittature totalitarie sono fatte così: si riempiono
la bocca con la parola “popolo” ma mostrano una assoluta
noncuranza per gli esseri umani in carne ed ossa che formano il
“popolo”. Stalin ordinava offensive e difese ad oltranza senza
mai curarsi dei loro mostruosi costi umani; alla fine del conflitto
Hitler non si fece scrupolo di mandare a combattere vecchi e bambini
al solo scopo di prolungare l'agonia del “reich millenario”. Il
numero altissimo dei caduti sovietici e tedeschi si deve addebitare
anche al cinismo dei dittatori che li guidavano.
Il
fondamentalismo islamico non differisce in questo dalle grandi
tirannidi totalitarie, anzi, nel caso del fondamentalismo le cose
sono aggravate dal fanatismo religioso, autentica arma di distruzione
di massa che spinge moltissimi giovani ad immolarsi per onorare la
propria divinità ed ottenere le delizie del paradiso.
L'arma
preferita dai terroristi fondamentalisti è l'attacco suicida, che da
per scontata la morte dell'attentatore. Quando compiono un attentato
i terroristi islamici pensano solo ad uccidere il maggior numero
possibile di “infedeli”, senza badare ai costi che loro stessi
devono pagare per queste uccisioni. Se nell'attentato vengono uccisi,
oltre agli “infedeli” e all'attentatore, anche alcuni, o molti,
“buoni fedeli” la cosa non li spaventa affatto: se erano “buoni
fedeli” andranno in paradiso, e tanto basta.
L'islam
fondamentalista è caratterizzato da una diffusa e pericolosissima
cultura della morte. Non sono occidentali affetti da “islamofobia”
a dire questo. Ce lo dicono loro, i fondamentalisti. “Noi cerchiamo
il martirio” urlano questi signori, “voi amate la vita, noi la
morte.” Attenzione, non dicono “noi non temiamo la morte”,
il loro non è un coraggio che sconfina con la temerarietà. Dicono
di amare la morte ed effettivamente la amano perché
morire in nome Dio è qualcosa di bello e puro. Se per uccidere un
solo israeliano devono morire tre, quattro o dieci palestinesi che
muoiano pure, l'importante è che un ebreo infedele muoia, così
ragionano i fondamentalisti. L'occidentale politicamente corretto non
vuole credere a cose simili. Quando ascolta le farneticazione dei
fanatici subito sussurra: “dicono queste cose perché sono tanto
arrabbiati, poverini. Se avessero un buon lavoro, un reddito decente,
se i palestinesi avessero un loro stato certe brutture sparirebbero”.
E così la colpa ricade di nuovo, (se ne poteva dubitare?) sul
cattivo occidente. L'occidentale politicamente corretto pensa che
tutti condividano la sua scala di valori e quando sbatte la faccia
sul fatto incontestabile che qualcuno questi valori non li condivide
non esita ad attribuirglieli. “Tu dici di odiarci ma in realtà ci
ami” mormora l'occidentale politicamente
corretto al fondamentalista, un attimo prima che questi gli tagli la gola.
Gli errori pacchiani di Stalin e la sua indifferenza per le
sofferenze del popolo sovietico contribuirono ad aumentare il numero
dei caduti sovietici nel corso della seconda guerra mondiale. Eppure
proprio il numero delle perdite sovietiche, sia pure "abbellito" dalla censura, fu usato dalla
propaganda comunista per indicare nell'URSS il paese guida della
coalizione antifascista, il faro a cui tutti i sinceri democratici
avrebbero dovuto guardare. I palestinesi nemici di Israele fanno
qualcosa di simile. La cultura della morte che ne ispira le azioni
provoca loro un numero molto alto di vittime, e proprio queste
servono alla propaganda anti israeliana.
I fondamentalisti sono
fanatici ma non stupidi. Con una abilità che deve essere loro
riconosciuta riescono ad utilizzare sia i caduti israeliani che
quelli palestinesi. Presentano orgogliosi i morti israeliani a larghe
fasce della pubblica opinione medio orientale: “vedete?” dicono,
“trattiamo gli ebrei infedeli come meritano”. Nel contempo
sbattono in faccia agli occidentali “buoni” i morti palestinesi;
riempiono la rete di immagini, spesso false, di bambini uccisi o di filmati, di
solito taroccati, in cui si mostrano al mondo le “brutalità”
delle forze di sicurezza israeliane. Quando fanno questa propaganda i
palestinesi abbandonano il linguaggio truculento del fondamentalismo
per far proprio quello rassicurante del teorico dello stato di
diritto. “Gli israeliani violano le leggi internazionali”,
strillano, “contravvengono a questa e a quella normativa, non
rispettano l'habeas corpus”. La guerra santa è sostituita dal
“trattato sulla tolleranza” di John Locke. Musica per le
orecchie dell'occidentale politicamente corretto, desideroso di
ascoltare solo ciò che rassicura il suo animo buono.
Concludendo
E' avvenuto più di una volta che gli
israeliani abbiano liberato centinaia di terroristi in cambio della
liberazione di un loro soldato, uno solo. A volte sono stati
liberati numerosi terroristi per avere in cambio il corpo senza
vita di un soldato israeliano.
In Israele, come un po'
ovunque in occidente, un funerale è prima di tutto un momento di
dolore. A Gaza i funerali sono momenti di rabbia. Un
cadavere è per gli israeliani prima di tutto ciò che resta di una
persona da piangere, per i fondamentalisti palestinesi una bandiera
da sventolare, un martire per il quale chiedere vendetta. O uno
strumento di propaganda ad uso e consumo degli occidentali
politicamente corretti.
Gli israeliani cercano con ogni mezzo di
limitare le proprie perdite, specie di civili. I terroristi di Hammas
indicono di continuo “giornate della rabbia”
che ricordano gli orwelliani “cinque minuti dell'odio” e che si
concludono quasi sempre con scontri violentissimi con gli
israeliani.
Nel corso dei 67 anni della sua storia in Israele, uno
stato da sempre in guerra per la propria sopravvivenza, è stata
eseguita una sola
sentenza capitale: quella del criminale nazista Adolf Heichmann. A
Gaza sono quasi normali i linciaggi, o le fucilazioni pubbliche al
termine di processi farsa, di presunte “spie” israeliane.
Qualsiasi considerazione sul numero delle vittime israeliane e
palestinesi non può fare astrazione da fatti di questo genere. Tutti
mostrano con palmare evidenza posizioni diametralmente opposte sul
valore della vita umana. Chi se ne dimentica è destinato a diventare
vittima della propaganda fondamentalista e della cultura della morte
che la ispira. Favorisce questa cultura, non la pace e la vita.