martedì 24 febbraio 2015

DUE PAROLE SULLA RESPONSABILITA' CIVILE DEI MAGISTRATI

Quando si parla di responsabilità civile dei magistrati se ne sentono, letteralmente, di tutti i colori.
Faccio zapping e compare sullo schermo la faccia di un giornalista (si fa per dire) del “fatto quotidiano”.
“I magistrati già pagano per i propri errori” afferma convinto, “se un magistrato compie un illecito penale finisce sotto processo”. Ma guarda un po'! Se un magistrato commette una rapina viene processato! Incredibile! Però, il discorso riguarda la responsabilità civile dei magistrati per errori o colpe che questi commettono nel loro lavoro, non eventuali loro delitti. La domandina, facile facile è: “se un magistrato commette, nella sua attività di magistrato, dolo o colpa grave, la vittima di questo dolo o di questa colpa grave può chiedergli i danni?”
Non sia mai detto”, strillano a questo punto tutti i forcaioli. Ho sentito personalmente in TV un magistrato di cassazione di cui, mi scuso, non ricordo il nome, affermare più o meno: “l'autista di un autobus mica paga il premio della assicurazione che copre i danni di suoi eventuali incidenti”. Si, ha detto proprio questo, dimenticando il trascurabile dettaglio che la responsabilità civile dei magistrati si applica ai casi di dolo e colpa grave, non certo ai normali errori possibili in qualsiasi attività. Per stare all'esempio, l'autista di un autobus non paga il premio di assicurazione sul veicolo che guida, è vero, ma se lo giuda ubriaco o drogato ed investe una persona è perseguibile non solo penalmente ma anche civilmente e, se condannato, deve pagare di tasca sua i danni alla sua vittima, o ai suoi parenti.
Si sente addirittura qualcuno che sentenzia: "esiste già per i magistrati il controllo disciplinare del Consiglio superiore della magistratura". Ma, lo capirebbe un bambino, controllo disciplinare è cosa del tutto diversa da responsabilità civile. Poniamo che un impiegato di banca sbagli ad inserire un ordine di borsa e che, a seguito del suo errore, un cliente perda una certa somma di denaro. L'impiegato distratto subirà di certo delle conseguenze disciplinari ma queste non bastano, ovviamente, al cliente che vorrà gli venga reso ciò che ha perso e potrà, se lo ritiene opportuno, citare in giudizio il povero bancario.
Infine, praticamente tutti i forcaioli affermano, con viso contrito: “come può un magistrato fare con serenità il suo lavoro se sa che potrebbe essere denunciato dalle persone che sta indagando?”
Beh, con pari ragioni si potrebbe dire: “come fanno un medico, un chirurgo, un tecnico, un ingegnere a svolgere con serenità il loro lavoro se rischiano una denuncia in caso di dolo o grave colpa?” Per i forcaioli i magistrati, per poter lavorare serenamente, devono godere di assoluta impunità, qualsiasi cosa facciano. Però, è strano, i magistrati di altri paesi sono civilmente responsabili e svolgono in assoluta serenità il loro importantissimo lavoro. Forse perché si occupano non tanto di casi a forte impatto mediatico quanto di quelli che toccano direttamente la vita dei cittadini.
La cosa particolarmente intollerabile è che i forcaioli, nel momento stesso in cui rivendicano la irresponsabilità civile dei magistrati sono pronti a caricare tutti gli altri del massimo di responsabilità per errori, colpe o doli, veri o presunti. L'Italia è il paese in cui dei tecnici sono stati condannati per non aver previsto un terremoto, o in cui chiunque si difenda da una ggressione corre il rischio di finire in galera per “eccesso di legittima difesa”. Nessuno può sbagliare, in questo paese, tranne i magistrati.Tutti sono responsabili dei loro errori, veri o presunti, tranne chi se sbaglia ti può far passare anni in galera. Questo ha poco a che vedere con la democrazia e nulla con la democtazia liberale. Ma, lo si sa, ai forcaioli poco importa della democrazia, meno che mai se liberale.

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