sabato 11 luglio 2015

VIOLENZA, DENARO E RELIGIONE - prima parte





Un po' di logica, molto alla buona.


Non si uccide in nome di Dio”. Dopo ogni grosso attentato, cioè, più o meno ogni due, tre mesi, tutti ripetono questa filastrocca. Da Matteo Renzi a papa Francesco, dal capo dello stato all'ultimo utente di FB è un coro: “non si uccide in nome di Dio”. Quelli che dicono di uccidere in nome di Dio mentono, è chiaro, evidente, lapalissiano. Perché? Ma è semplice, mentono perché … “non si uccide in nome di Dio”. Semplice vero?

L'enunciato “non si uccide in nome di Dio” può essere inteso in due modi diversi. Può essere un enunciato normativo o descrittivo. Nel primo caso andrebbe meglio espresso con: “non si deve uccidere in nome di Dio” o “è male uccidere in nome di Dio”, nel secondo sarebbe più corretto sostituire al generico: “non si uccide in nome di Dio” il meno fuorviante: “nessuno uccide in nome di Dio”. Con un simile enunciato non si esprime un imperativo etico, si constata uno stato di cose: gli uomini non uccidono in nome di Dio, esattamente come non vivono senza respirare o non possono volare senza l'ausilio di mezzi meccanici.
Abili sofisti però lasciano indeterminata la forma dell'enunciato di cui stiamo parlando e costruiscono con questo allettanti sillogismi. Vediamoli un po'.
Prendiamo l'enunciato nella sua forma normativa e costruiamo con questo il
Sillogismo 1
Premessa maggiore: Non si deve uccidere in nome di Dio.
Premessa minore: Tizio uccide in nome di Dio.
Conclusione: Tizio ha violato l'imperativo etico che vieta di uccidere in nome di Dio.
Tutto a posto, niente da aggiungere.
Proviamo ora ad usare in un sillogismo il nostro enunciato nella sua forma descrittiva.
Sillogismo 2
Premessa maggiore: Non si uccide in nome di Dio (le cose stanno così e così: nessun uomo uccide in nome di Dio)
Premessa minore: Tizio uccide in nome di Dio
Conclusione: Tizio non è un uomo (oppure, se vogliamo essere formalmente meno rigorosi, Tizio mente quando dice di uccidere in nome di Dio)
Come l'uno anche il due è formalmente corretto, tanto che da esso astuti sofisti ricavano il
Sillogismo 3
Premessa maggiore: L'Islam è una religione di pace e amore
Premessa minore: I militanti dell'Isis odiano e fanno guerre
Conclusione: L'Isis non ha nulla a che fare con l'Islam.
Evviva! Evviva! La pace, il dialogo, l'amore sono salvi!!!

I sillogismi due e tre sono, come l'uno, formalmente corretti, ma, descrivono anche stati di cose veri? il problema sta tutto nelle premesse. Se è vero che nessun uomo uccide in nome di Dio allora è vero che, se Tizio afferma di assassinare Caio in nome di Dio, mente o non è un uomo, esattamente come è vero che, se l'Islam è una religione di pace e amore, allora l'Isis con l'Islam non ha nulla a che vedere Ma, sono vere le premesse? Il problemino sta tutto qui. Problemino non da poco.
In materia empirica le premesse di un sillogismo si ricavano dalla esperienza sensibile. “Tutti gli uomini sono mortali, Socrate è un uomo, quindi Socrate è mortale”, recita il più noto dei sillogismi. Ma, chi ci autorizza a dire che “tutti gli uomini sono mortali”? E' forse logicamente impossibile che tutti o alcuni uomini siano immortali? No, ovviamente, sono l'esperienza e l'inferenza induttiva a spingerci a ritenere mortali tutti gli uomini. Chi dice che “non si uccide in nome di Dio” o che “l'Islam è una religione di pace ed amore” ha quindi l'obbligo di esibire i fatti empirici che confermano la sua asserzione. Se non lo fa le sue sono semplici affermazioni apodittiche, mera espressione di desideri. Hanno lo stesso valore di verità di un pugno sbattuto sul tavolo.
Eppure è proprio questo confronto con i fatti ciò che gli occidentali politicamente corretti si rifiutano di fare. Invece di esibire i dati dell'esperienza che dovrebbero confermare l'affermazione secondo cui “l'Islam è una religione di pace ed amore” costoro privano di valore probatorio i dati che smentiscono tale affermazione.. precisamente perché la smentiscono! Non è più l'esperienza a conferire valore di verità alle affermazioni a priori, sono le affermazioni a priori a conferire valore di verità all'esperienza. L'Islam è una religione di pace, dicono, “quindi” se un islamico spara a casaccio sulla folla non è un vero islamico. Un po' come dire: “i leoni non sono carnivori, se un leone divora una gazzella non è un vero leone”. Logica davvero ineccepibile!

Un po' di storia, molto alla buona.

Una cosa va subito sottolineata. Coloro che annoiano mezzo mondo ripetendo la litania secondo cui l'Islam è una religione di pace, o non si uccide in nome di Dio, non si limitano spesso ad affermare che i terroristi sbagliano o interpretano male il loro credo. No, affermano che quelli con questo non hanno proprio nulla a che fare. Una cosa è l'Islam altra cosa il terrorismo, dicono. Fra una religione, qualunque essa sia, ed i crimini commessi in nome di Dio non esisterebbe nesso alcuno. Il deputato grillino Manlio di Stefano lo ha detto chiaramente: il terrorismo islamico non esiste. Molti hanno preso le distanze dalle sue affermazioni, ma queste hanno per lo meno il merito della coerenza: se davvero l'Islam è, nella sua interezza, una religione di pace come può esistere il terrorismo islamico? Più in generale, se davvero non si uccide in nome di Dio le innumerevoli guerre di religione che hanno insanguinato mezzo mondo, i massacri di eretici, i roghi, le torture diventano qualcosa di estraneo alla religione, la storia va riscritta.
La guerra dei 30 anni, le guerre di religione in Francia, l'editto di Nantes e la sua revoca, la strage degli Ugonotti, la sacra Inquisizione, il Torquemada che controlla sulla sincerità delle conversioni degli ebrei al cristianesimo, e ne fa bruciare un sacco; e poi le crociate l'espansione dell'Islam in Europa le battaglie di Poitiers e di Lepanto, l'assedio di Vienna del 1529, i massacri fra sciiti e sunniti, e quelli fra musulmani ed induisti, le guerre fra India e Pakistan... ingenuamente credevamo che tutto questo con la religione avesse qualcosa a che fare. Sbagliavamo. In nome di Dio non si uccide, mai, la violenza religiosa non esiste, non è mai esistita.
“Crociate, strage degli Ugonotti, inquisizione, roghi, davvero credete che la religione c'entri qualcosa in tutto questo?” domandano beffardi coloro che affermano che non si uccide in nome di Dio. “Siete ingenui”, proseguono, “dietro a roghi, inquisizioni e massacri per la religione c'è... il Dio denaro, svegliatevi ingenui!”

Si, il Dio denaro, come mai non ci avevamo pensato prima? Roghi inquisizioni, guerre massacri, tutta roba che riguarda non la religione ma il profitto, più semplice di così...
Però, la cosa appare un po' strana. Si, strana, perché non appena la borghesia diventa classe egemone ed il capitalismo si espande in Europa i massacri di questo tipo cessano o si riducono in maniera esponenziale. Nell'Inghilterra della rivoluzione industriale non si bruciano gli eretici sulla pubblica piazza, né si mandano le streghe al rogo nell'Italia post risorgimentale. E oggi nelle liberal democrazie affamate di profitto non si taglia la testa agli apostati ed ai bestemmiatori né si lapidano le adultere. Alla base di ogni crimine c'è il “Dio denaro”, però, stranamente, nei paesi in cui il “Dio denaro” domina incontrastato certi crimini non si commettono. Li si commette invece in quei paesi in cui la gente passa gran parte del suo tempo impegnata a pregare. Stranezze, coincidenze.
Sarcasmi a parte, eliminando la violenza religiosa dalla storia si trasforma la storia reale in un mistero metafisico. I fatti con la loro concretezza scompaiono e vengono sostituiti da fumose generalizzazioni che sfuggono ad ogni possibilità di controllo e verifica. Il “denaro” starebbe dietro alle guerre di religione in Francia, all'espansione dell'Islam in Europa o ai tribunali della Santa inquisizione. Peccato che il denaro circolasse anche nella Grecia antica e non abbia mai dato origine a fenomeni di questo genere.

Certo, il desiderio di denaro e ricchezza è una motivazione importante dell'agire umano e una spiegazione di molti eventi storici. Ma si tratta, appunto, di una delle motivazioni e delle spiegazioni. Farne l'unica, o sempre e comunque la più importante, o peggio, quella che riduce tutte le altre al ruolo di “mascherature” costituisce una mistificazione colossale. Una mistificazione che, fra le altre cose rende incomprensibile la stessa storia della Chiesa.
Come tutti sanno (a parte forse il deputato grillino Manlio di Stefano) fra i suoi santi la Chiesa cattolica annovera Ignazio di Layola, Roberto Ballarmino e Tommaso d'Aquino. Ora, Ignazio di Layola fondò nel 1534 la compagnia di Gesù e ne divenne generale. E' noto quale sia stato il ruolo della compagnia di Gesù nella caccia a streghe, ebrei ed eretici. Roberto Ballarmino, educato dai gesuiti, è l'uomo che, sia pure di malavoglia, fece bruciare vivo Giordano Bruno e condannare Galileo. Tommaso d'Aquino non ha colpe di questo genere, ma non era certo contrario ad ogni forma di violenza religiosa. Scrive infatti l'aquinate sugli eretici:
“Alla Chiesa è presente la misericordia, che tende a convertire gli erranti. Essa perciò non condanna subito, ma "dopo la prima e la seconda ammonizione", come insegna l'Apostolo. Dopo di che, se l'eretico rimane ostinato, la Chiesa, disperando della sua conversione, provvede alla salvezza degli altri, separandolo da sé con la sentenza di scomunica; e finalmente lo abbandona al giudizio civile, o secolare, per toglierlo dal mondo con la morte.
Non è mia intenzione, ovviamente, emettere frettolose ed antistoriche condanne etiche contro personaggi come Tommaso o Ignazio. Quello che mi preme sottolineare è che questi santi ancora oggi celebrati dalla Chiesa, e la cui dottrina, nel caso di Tommaso, costituisce ancora la base della filosofia cristiana, teorizzano, o addirittura praticano, la violenza in nome di Dio. Si tratta di “falsi” cristiani? Ballardino era un finanziere travestito da cardinale? E Tommaso era un avido capitalista? Non scherziamo. Si riduca la violenza in nome di Dio a finzione o mascheratura e la stessa Chiesa, la sua storia, la sua dottrina diventano un enigma insolubile.

Sotto c'è sempre qualche complotto...

I terroristi islamici rendono la vita difficile agli occidentali politicamente corretti. Questi vorrebbero assolvere l'Islam da ogni addebito, ridurre i crimini che periodicamente insanguinano il mondo ad una serie di atti isolati, finanziati e resi possibili da chi mira solo al “Dio denaro”. I terroristi però sembrano divertirsi a mettere ostacoli all'azione disinteressata degli occidentali trasudanti “bontà”. I terroristi firmano i loro attentati, dicono chiaramente di aver di mira gli infedeli in quanto tali, di perseguire l'espansione dell'Islam.
Gli occidentali “buoni” parlano di “disagio sociale” e loro, i tagliagole, affermano chiaramente di non sentire alcun “disagio” ma solo una gran rabbia contro il corrotto occidente. I “buoni” parlano di dialogo ed integrazione e loro, i terroristi, affermano a chiare lettere di non voler alcun dialogo ed alcuna integrazione, gli angioletti occidentali dicono che sotto al terrorismo agisce il “Dio denaro” e loro, i fondamentalisti assassini, gridano al vento che dietro alle loro azioni c'è solo l'unico vero Dio, che di certo
non coincide col “Dio denaro”. I fondamentalisti assomigliano moltissimo ad un imputato che non vuole essere difeso ma rivendica orgogliosamente le sue azioni e si prende gioco del suo povero e volonteroso avvocato.
Il quale tuttavia non cessa i suoi sforzi. Apparentemente il suo compito è disperato. Come negare il legame fra Islam e fondamentalismo quando questo è affermato, gridato dagli interessati? Gridato, si badi bene, non da singoli individui o sparuti gruppi. No, gridato in alcune occasioni da grandi masse fanatizzate. Un giornale pubblica vignette sgradite e nel mondo islamico scendono in piazza a milioni, vengono assalite ambasciate, uccisi occidentali, bruciate chiese. Papa Benedetto avanza alcune critiche al concetto di guerra santa ed enormi folle urlano il loro sdegno. Dopo gli attentati dell'undici settembre a Gaza si sono festeggiati i tremila e passa morti americani. Si potrebbe continuare ma sono fatti abbastanza noti.
Ma loro, i volonterosi avvocati, non demordono. Hanno in mano un'ottima carta. Tutto sembra confermare che il terrorismo islamico esiste ed è proprio quello che è:
terrorismo islamico, ma le cose stanno diversamente. Oscuri personaggi tramano nell'ombra per far si che le cose appaiano in un certo modo mentre stanno in realtà in maniera completamente diversa. Certo che “confessano” i vari attentatori islamici: in realtà si tratta di agenti della Cia e del Mossad che vogliono diffondere nel mondo l'”islamofobia”. Gli attentati dell'undici settembre sono stati organizzati dalla Cia, lo sanno tutti. E, gli altri? Chissà, forse anche quelli... e se non basta la Cia c'è il Mossad, la finanza ebraica, il sionismo internazionale. E le folle urlanti? Le ambasciate prese d'assalto? Le chiese bruciate? Reazioni rabbiose alla cui base ci sono povertà e disagio e, naturalmente, l'azione sobillatrice dei soliti agenti della Cia e del Mossad. Chissà, forse nel mondo ci sono varie centinaia di milioni, forse un buon miliardo di agenti della Cia e del Mossad.
La teoria del complotto fornisce agli occidentali buoni la chiave che apre tutte le porte. A noi, poveri ingenui, sembra che ovunque nel mondo il fondamentalismo aggredisca, distrugga, massacri. Le cose stanno ben diversamente: dietro a stragi e devastazioni ci sono i diabolici congiurati, chiaro no?
Ovviamente i paranoici angioletti della bontà non esibiscono prova alcuna delle loro teorie farneticanti, ma, cosa conta? Lo sanno tutti: la mancanza di prove dimostra solo la diabolica abilità dei congiurati. Chi teorizza complotti ovunque ha sempre ragione, per definizione. Però, chi non crede alle paranoie dei “buoni” politicamente corretti potrebbe avanzare una piccolissima obiezione: chi ci assicura che non siano
loro, i “buoni”, i veri congiurati? Che non siano loro a complottare per destabilizzare, con le loro teorie l'occidente? Se, come recitava il titolo di un testo complottista, “tutto ciò che sai è falso” come posso considerare vera l'affermazione secondo cui è falso tutto ciò che so? La logica non è il forte degli angeli della bontà.

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