martedì 12 aprile 2016

TRIVELLE E REFERENDUM





Non si può votare su tutto
, questo è uno dei principi cardine delle democrazie liberali, anche se molti, troppi, tendono a dimenticarlo.
Non si può votare sulle questioni inerenti il privato di ognuno di noi. Nessuna assemblea democraticamente eletta può decidere se io mi devo o non mi devo sposare, e con chi, o se devo o non devo avere figli. E non si può votare sulle teorie scientifiche, o sulle dottrine filosofiche, o sul valore estetico delle creazioni artistiche Qualcuno riesce ad immaginare una votazione sulla teoria della relatività di Einstein? O sul criticismo di Kant? O sul valore della “nona” di Beethoven?
Su tutto questo esiste, spero, un consenso abbastanza diffuso. Questo però viene a mancare quando si passa alle questioni tecniche. Non ha senso votare sulle questioni scientifiche, ma per molti ne avrebbe farlo su questioni tecniche. Una votazione sulla relatività generale o sulla fisica dei quanti sarebbe insensata, ma sarebbe invece sensatissimo votare sul nucleare o sulle trivelle.
Una teoria scientifica, si dice, non ha ricadute sulla vita della gente mentre ne ha, ed importanti, la costruzione di una centrale nucleare. In effetti una differenza esiste, ma è davvero tanto fondamentale? In fondo sono state la fisica dei quanti e la relatività di Einstein a permettere la costruzione non solo delle centrali nucleari, ma, prima di loro, della bomba atomica. Se ad Einstein non fosse venuto in mente che l'energia è uguale alla massa moltiplicata per il quadrato della velocità della luce la bomba atomica non sarebbe mai stata costruita! Quindi, vietiamo la teoria della relatività, magari sottoponiamo a referendum anche la teoria della gravitazione di Newton e torniamo alla fisica aristotelica! Meglio ancora, sottoponiamo a referendum abrogativo scienza e filosofia così non verranno in mente a quel cattivo animale che è l'uomo idee troppo strambe. Torniamo alla vita animale “innocente” e vivremo felici e contenti, SE saremo in grado di sopravvivere.

Come si sa in Italia una legge può essere sottoposta a referendum abrogativo se si raccolgono 500.000 firme che lo richiedono. Ora, penso sia abbastanza evidente che cinquecentomila firme si possono raccogliere su tutto o quasi. Se a qualche buontempone venisse in mente di proporre un referendum per l'abrogazione della chemioterapia, o dei vaccini, con estrema probabilità riuscirebbe a raccogliere le firme necessarie, e visto come vanno le cose, è per lo meno possibile che la Consulta darebbe il via libera alla consultazione.
E così la vita di moltissimi esseri umani sarebbe legata all'esito di una consultazione condotta a suon di strilli e di slogan, in una parola, di becera propaganda politica. Poniamo che ad un paio di settimane dal voto si diffondesse la notizia che un paziente sottoposto a chemioterapia è morto in seguito ad un banale errore di somministrazione, o che si sospetta un giro di tangenti intorno alle vaccinazioni. Il gioco sarebbe fatto. No alle cure che uccidono! Fermiamo chi fa soldi sulla salute delle persone! Strillerebbero i demagoghi e non è improbabile che riuscirebbero in questo modo ad averla vinta.
Ed i malati di tumore che si vedrebbero privati di una terapia certamente dolorosa ed invasiva ma efficace? Ed i bambini che sarebbero sottoposti ad elevatissimi rischi di infezione? Cavoli loro! Del resto, la malattia esiste in natura, vero? E' molto “naturale” quindi, perché fuggirla? Verissimo, però in natura esiste, oltre ad una diffusissima stupidità, anche l'intelligenza, la voglia di conoscere, di porsi domande e cercare di dare risposte.

Lo dico chiaramente. Penso sia leggermente folle affidare scelte che coinvolgono direttamente la vita di ognuno di noi al voto di persone che non sono assolutamente in grado di valutare i problemi tecnici e le conseguenze delle scelte che stanno per compiere. Non ha senso che su problemi come quello del nucleare e delle trivelle il voto di un nobel per la fisica o di un geologo di fama mondiale valgano quanto quello di un demagogo semi analfabeta.
Una cosa è votare per programmi generali, per prospettive politiche d'insieme: è meglio privilegiare l'ambiente o l'occupazione? Si possono o non si possono accogliere tutti in casa nostra? Cosa del tutto diversa decidere su cose per le quali è richiesta una elevata competenza specifica.
Per questo ritengo sia bene che il referendum sulle trivelle fallisca. Si tratta non solo di un referendum anti scientifico, demagogico, inutile, proclamato su un falso problema. Si tratta del tipico esempio di un referendum che NON si dovrebbe fare. Sottoporre a referendum le trivelle è come sottoporre a referendum il motore della auto o degli aerei. Semmai si potrebbe votare su un altro quesito, questo si politico e non tecnico: Vogliamo o non vogliamo continuare a disporre di energia abbondante e a costi contenuti? Questa sarebbe la domanda politica che dovrebbe essere posta agli elettori, non quella relativa alle trivelle. Parlare di trivelle senza porsi il problema di quanta energia vogliamo è solo un imbroglio. Vuol far credere alla gente che possiamo rinunciare a gas e carbone, nucleare e petrolio continuando però a disporre dell'energia necessaria al mantenimento degli attuali livelli di benessere.
Una simile domanda però, chiara, onesta, seria, i demagoghi non la faranno mai al popolo bue.

2 commenti:

  1. Per intanto io voto no per dire si. Anzichè votare si per dire no.
    Le scuse contro le trivelle sono poco credibili.

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  2. Penso che la scelta migliore sia NON andare a votare. Andando a votare, anche per il NO si consente al referendum di raggiungere il quorum.

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