venerdì 21 luglio 2017

I MAGNIFICI SETTE POLITICAMENTE CORRETTI

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Qualcuno ricorda “i magnifici sette”? Un bellissimo western, con un cast stellare: Yul Brynner, Steve McQueenn, Charles Bronson e tanti altri, tutti bravissimi. Ne hanno fatto un remake: i magnifici sette 2016. Un po' di tempo fa ho provato a vederlo, ma non ci sono riuscito. Dopo un po' ho cambiato canale, poi ho spento la TV.
Quello che era stato un classico del western è stato trasformato in una scemenza politicamente corretta.
Il “capo” dei magnifici sette, quello che nel film originale era interpretato da Yul Brynner, nel remeke è interpretato da Denzel Washington. Un buon attore, d'accordo, ma... ha la pelle nera e qualcuno mi deve spiegare se ha un minimo, solo un minimo, di serietà una storia ambientata nel vecchio west il cui protagonista sia un pistolero dalla pelle nera. Ma non basta. Fra gli altri “magnifici” possiamo trovare un asiatico, giapponese probabilmente, che combatte i cattivi con spade, coltelli e mosse di karate ed un pellerossa che oppone alle pistole dei mascalzoni un arco che spare frecce con la stessa velocità con cui un mitra spara pallottole.
Non ho visto il film fino alla fine, ma non mi sarei stupito se i buoni fossero stati aiutati da un musulmano moderato e da una ragazzina di trentacinque chili che prende a calci e pugni omaccioni super muscolati che di chili ne pesano oltre cento. Ultimo particolare. Nel film originario i cattivi erano una banda di briganti messicani, nel remake pistoleri prezzolati al soldo di un cattivissimo capitalista deciso a portar via ad onesti lavoratori la loro terra.

Le vestali del politicamente corretto non si limitano a mistificare il mondo di oggi, cercano di riscrivere a modo loro la storia stessa. E così i magnifici sette diventano i rappresentanti di un mondialismo “progressista” che, molto discutibile oggi, appare semplicemente ridicolo trapiantato nel west di centocinquanta anni fa. E non si tratta di un caso isolato. La tendenza a fare di tutti i tempi epoche politicamente corrette è sempre più forte nel cinema. In un altro western,  The Hateful Eight, di Quentin Tarantino, un bun regista, a mio modesto parere, uno dei protagonisti è, di nuovo, nero e viene chiamato “afroamericano” da altri. Tutto da ridere!
Non so voi, ma io trovo che, con alcune rare eccezioni, i film di oggi siano piuttosto inguardabili. Ma probabilmente sbaglio: sono solo un vecchio brontolone...

2 commenti:

  1. Sono pienamente d'accordo con te. Ho smesso di vedere film da quando in ogni storia ci infilano un frocio, una lesbica, uno di sinistra e ogni tanto uno di destra nella parte del cattivo. Se poi ho proprio voglia vedere un film, c'è sempre Clint Eastwood, eterno ed appassionante. La storia del cinema godibile e fruibile finisce con lui. Tutto il resto, o quasi, è niente, anzi è merda.

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  2. I political correct vorrebbero un film ambientato in scandinavia con vichinghi neri, perchè sostengono che i nativi scandivavi del passato avevano la pelle nera.

    I sami hanno spesso si i capelli (o gli occhi, non ricordo) castani, ma sono chiaramente di razza caucasica.

    Il film pare molto razzista. Oltre al tokenismo, i personaggi sono stereotipati. Non tutti i giapponesi conoscono il karate, i nativi americani non usavano solo frecce e le pistole le imparavano ad usare benissimo.

    Anche i fumetti seguono lo stesso andazzo. Vi sono comunità così multietniche che neppure negli USA le trovi, i protagonisti sono tutti LGQTB+ e con i loro 100 e più sessi, ogni personaggio crede in una religione diversa da un altro e lo ostenta. Inoltre sono tutti asperger, borderline, depressi, ADHD e DID, e naturalmente sono tutti stereotipati. Ho notato un dettaglio. La totale assenza degli eterosessuali e dei neurotipici. Strano vedere che di bianchi e di cristiani ce ne sono ancora.

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