Inutile nasconderlo: esiste il problema della censura su FB. Una censura
pesante, che colpisce quasi esclusivamente in una certa direzione.
Qualcuno sostiene che è diritto di FB censurare chi vuole. Si tratta di
una struttura privata, si dice, con suoi codici di comportamento. Chi
non li condivide può andarsene. In fondo se io fossi proprietario e
direttore di un giornale sarei liberissimo di non ospitare sullo stesso
articoli che non mi piacciono, e in casa mia faccio entrare chi mi pare,
almeno per ora.
Ma stanno davvero così le cose? NO.
FB NON è un
giornale e neppure una casa editrice, i cui direttori sono responsabili
di quanto stampato. Non è neppure una casa privata. La si può
paragonare piuttosto ad una edicola, o ad una rete televisiva, o ad un
albergo.
Se sono un edicolante NON posso rifiutarmi di vendere nella
mia edicola giornali che esprimono idee politiche non di mio
gradimento. E la direzione di una rete televisiva può essere
politicamente orientata, ma NON PUO' rifiutarsi di render note opinioni
diverse dalle sue. Allo stesso modo se sono un albergatore ho pieno
diritto di pretendere che chi dorme nel mio albergo paghi il conto,
consegni i documenti nella hall, non disturbi gli altri ospiti, rispetti
gli orari, se ce ne sono eccetera. NON HO però il diritto di non
ospitare nel mio albergo persone col colore della pelle diverso dal mio o
con idee politiche che non condivido.
L'argomento di chi sostiene
che FB può censurare chi vuole ricorda gli argomenti di coloro che negli
USA si opponevano alla legge sui diritti civili. “Non si tratta di
razzismo”, dicevano, “noi difendiamo le libertà individuali. Un barista
ha il diritto di non fare entrare nel suo bar persone di colore.
Sbaglia, ma è suo diritto farlo”.
L'argomento non è peregrino ma è,
nella sostanza, radicalmente sbagliato. Chi esercita una attività
pubblica (attenzione: ATTIVITA' PUBBLICA, non TRANSAZIONI PRIVATE) ha
diritto di chiedere al potenziale cliente quanto direttamente connesso
con questa attività. Non ti ospito nel mio albergo se non paghi il
conto, o se usi la stanza come sala da ballo. Non entri in un cinema
fumando. Non fai a pugni in un bar. Non fai sesso in un taxi. Ma NON HA
diritto di negare i suoi servizi a persone che pagano il conto e
rispettano i vari regolamenti, ma hanno idee, colore della pelle, credo
religioso che all'esercente non piacciono. Se un simile diritto fosse
concesso si impedirebbe di fatto a certe categorie di persone di
usufruire di essenziali servizi pubblici. In questo alcuni diritti
connessi alla libertà individuale trovano dei limiti nelle esigenze
della civile convivenza. Nulla di strano in questo: TUTTI i diritti sono
in qualche modo limitati in una società libera.
I social sono oggi
uno dei grandi canali che contribuiscono al formarsi della pubblica
opinione. NON è possibile accettare una prassi che limita, spesso
pesantemente, l'uso di questi canali. Esistono leggi contro la calunnia,
la diffamazione, la diffusione di notizie false eccetera. Solo in
relazione alle violazioni di queste è accettabile la censura, fermo
restando che in ogni caso la parola finale deve spettare alla
magistratura. Ma che uno Zuckerberg qualsiasi si eriga a giudice di
quali opinioni possano essere diffuse e quali no è assolutamente
INACCETTABILE.
Purtroppo, frequentando gente della mia età o meno, ho scoperto che ai giovani generalmente la censura piace. E meno anni hanno, più ne chiedono.
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