Molti media e gli esponenti di certe forze politiche usano praticamente come sinonimi i termini “deportazione” e “rimpatrio”. Si tratta però, come al solito, di una operazione di bassa propaganda. In realtà i termini “deportazione” e “rimpatrio” indicano cose completamente diverse. Vediamo un po’.
Si ha RIMPATRIO quando chi è entrato clandestinamente in un paese che non è il suo viene rispedito a casa sua.
La differenza è evidentissima. I rimpatri riguardano chi si stabilisce illegalmente a casa d’altri, le deportazioni chi vive legalmente a casa propria. I rimpatri rispediscono che non ha diritto all’asilo nel suo paese, le deportazioni trascinano i deportati in luoghi orribili dove molto spesso li attende la morte.
Le deportazioni le hanno subite gli ebrei quando i criminali nazisti li hanno condotti al macello, le hanno subite i contadini sovietici, ucraini, cinesi quando sono stati costretti ad abbandonare le loro abitazioni per entrare nelle fattorie collettive e lavorare come schiavi. Ha subito una deportazione mostruosa il popolo cambogiano quando intere città sono state svuotate e i loro abitanti costretti a lavorare in località inospitali sino allo sfinimento e alla morte.
QUESTE sono state le deportazioni, non il rimpatrio di clandestini che non hanno alcun diritto di restare nel paese in cui si trovano.
Solo persone in perfetta malafede possono usare indifferentemente i due termini.
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