giovedì 25 febbraio 2010

Considerazioni sul caso Mills

La corte di cassazione ha annullato il processo Mills stabilendo che il reato per
cui l'avvocato inglese è stato condannato sia in primo che in secondo grado è prescritto. E' da notare che il problema della prescrizione era stato dibattuto nei due precedenti gradi di giudizio. Pur di giungere alla condanna i giudici di primo e secondo grado avevano infatti postdatato il reato dal novembre 1999 al febbraio 2000 e la difesa aveva duramente crtiticato questa loro decisione. Non solo, il processo di appello all'avvocato inglese è stato celebrato con una rapidità assolutamente incredibile, visti i tempi biblici della giustizia italica: meno di due mesi! E' piuttosto evidente che i giudici di Milano volevano ad ogni costo arrivare ad una sentenza di condanna, il loro vero obiettivo non era infatti Mills ma Sivio Berlusconi.
Sono in molti ora ad affermare che non di assoluzione si tratta ma di prescrizione. Berlusconi, dicono, è un corruttore, solo, se la cava grazie alla prescrizione. Inoltre i termini di prescrizione erano stati ridotti nel 2005 dalla legge Cirielli, quindi il cavaliere si sarebbe ancora una volta costruito ad arte l'impunità. Su quest'ultimo punto bastano due telegrafiche considerazioni: la Cirielli è del 2005, ha senso sostenere che sia stata fatta in previsione di una sentenza che è arrivata cinque anni dopo? Inoltre, dieci anni non sono abbastanza per prescrivere un reato come quello di cui era accusato Mills?
Queste tuttavia sono inezie. Il vero punto è un altro e riguarda la mentalità forcaiola che certi commenti sottintendono. Per i (troppi) giustizialisti italici chi è assolto per prescrizione in realtà è colpevole, le cose sono invece del tutto diverse. Vediamo perchè.
In tutti i paesi civili vige il principio della presunzione di innocenza. L'imputato è innocente fino a prova contraria, è l'accusa che deve provare la sua colpevolezza e deve farlo entro certi tempi e seguendo determinate procedure. Se l'accusa non riesce a provare la colpevolezza dell'imputato o non riesce a farlo entro un certo periodo di tempo e seguendo determinate procedure, l'imputato è INNOCENTE, lo è per il semplicissimo motivo che l'innocenza è presupposta, non è qualcosa che l'imputato debba dimostrare. Semplice no? Si, semplicissimo, semplicissimo per chiunque abbia almeno una vaga idea di cosa sia lo stato di diritto.
Nello stato di diritto non solo viene presupposta l'innocenza del cittadino ma chi intende provarne la colpevolezza deve farlo, è bene ripeterlo, entro certi tempi e seguendo certe procedure. Il perchè è del tutto evidente. La colpevolezza deve essere dimostrata entro certi tempi perchè un cittadino non può essere indagato a vita nè può essere chiamato a rispondere oggi di presunti reati commessi trenta o quaranta anni fa, fatti salvi naturalmente pochi reati gravissimi che non cadono mai in prescrizione. I termini di prescrizione costituiscono insomma una elementare norma che difende il cittadino da sempre possibili azioni persecutorie che qualche magistrato può tentare nei suoi confronti; esistono da gran tempo in tutti i paesi dell'occidente e nessuno in quei paesi si sogna neppure di assimilare ad una condanna una assoluzione per prescrizione. In Italia invece per molti prescrizione è sinonimo di condanna.
E parimenti la colpevolezza deve essere dimostrata seguendo particolari procedure perchè se questo non avvenisse sarebbe aperta la porta ai peggiori arbitri, alle offese più macroscopiche ai diritti della persona. Una parte della sinistra un tempo queste cose le sapeva bene, basti pensare ai radicali, oggi le cose sembrano cambiate, purtroppo.
A mio parere nel nostro paese sta riprendendo piede una mentalità forcaiola che solo poco tempo fa sembrava sconfitta. Molti italiani sono convinti che in nome della lotta alla corruzione sia possibile mettere fra parentesi i diritti della persona, che la presunzione di innocenza sia una inutile formalità, la prescrizione un mezzo per farla franca, la durata certa dei processi un'arma in mano ai corrotti ed ai corruttori. Molti italiani odiano talmente il presidente del consiglio che sarebbero disposti a sbaraccare il garantismo liberale pur di vederlo cadere per mano dei giudici. A loro si può solo dire di stare attenti. Quando si aggrediscono le fondamenta stesse dello stato di diritto non si sa mai dove si va a finire.

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