Si strilla molto, in questi giorni, contro la cosidetta "legge bavaglio". Non si potranno pubblicare i testi delle intercettazioni! Questo è un attacco alla libertà di stampa! "Rivolta della società civile" tuonano molti giornalisti che scambiano il loro sindacato con la società civile ed il proprio ombelico col centro del mondo.
Vediamo di fare chiarezza. Una intercettazione è uno strumento giuridico. E' qualcosa che serve a stabilire se Tizio è o non è colpevole di qualche reato. Tizio dice X, viene intercettato ed in effetti X sembra provare la responsabiltà di Tizio. Però Tizio ha detto anche Y e Z, può giustificare X, può dire che ha detto X senza aver davvero intenzione di compiere quel certo reato, può esibire testimonianze o prove materiali che riducono o addirittura annullano la portata di X. Tutto questo nella intercettazione data in pasto alla stampa scompare, resta solo X, e con X resta la sensazione che Tizio sia, senza dubbio alcuno, colpevole. Da strumento di prova, da esaminarsi in sede di dibattimento processuale, l'intercettazione si trasforma in arma di sputtanemento mediatico. Tizio dice a Caio: "gran bella gnocca quella ballerina! Per una così venderei appalti anche al al diavolo!" Viene intercettato, "la Repubblica" e "il fatto quotidiano" pubblicano l'intercettazione e Tizio diventa subito colpevole, agli occhi di centinaia di migliaia di persone. Il suo matrimonio va in crisi, tutti lo evitano, diventa il simbolo del male e della corruzione, poi magari, venti anni dopo, arriva la sentenza definitiva di assoluzone, ma.. nessuno ci bada, ormai. Regolare simili situazioni per qualcuno equivale ad "imbavagliare la stampa", è incredibile!
All'Aquila i magistrati indagano sulle responsabilità del terremoto. Si, del terremoto, non del fatto che certe abitazioni fossero costruite male. Gli scienziati avrebbero dovuto prevedere il sisma, magari ordinare l'evaquazione della città. Se l'avessero ordinata e non fosse successo nulla oggi sarebbero indagati, con tutta probabilità, per "procurato allarme"!
Ma il fatto più mostruoso è un altro. Un alto magistrato dell'Aquila ha affermato di sperare che le indagini portino a dei risultati in sintonia coi desideri della gente! Si indaga per dar soddisfazione alle masse insomma! Ognuno di noi sotto sotto desidera che di ogni cosa ci sia un colpevole. E' duro subire una sventura e non potersela prendere con nessuno: dà un teribile senso di impotenza, fa sentire deboli, indifesi. Molto meglio se di quel lutto, di quella sciagura c'è un colpevole, qualcuno da poter insultare, punire, additare al pubblico disprezzo. I magistrati indagano sperando che ci sia, questo colpevole, e, come si sa, se si spera che un colpevole ci sia di solito lo si trova! Certe vicende italiane fanno venire in mente la caccia all'untore di manzoniana memoria...
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