mercoledì 10 settembre 2014

QUALCHE BREVISSIMA PRECISAZIONE STORICA SUI PROFUGHI

Il problema dei profughi palestinesi inizia con la guerra del 1948 49. Questa guerra, come si sa, meglio, come si DOVREBBE SAPERE, nasce dal rifiuto arabo della risoluzione dell'ONU che divideva la “Palestina”, dando vita a DUE stati, uno arabo e l'altro ebraico. Il problema si aggraverà poi con la guerra dei sei giorni, conseguenza del tentativo di una grande coalizione di stati arabi, guidata dall'Egitto di Nasser, di cancellare dalla faccia della terra lo stato di Israele. La cosa che pochi sanno è che, se c'è stata nel 1949 una fuga di molti arabi dal neonato stato di Israele, c'è stata anche una espulsione di massa di ebrei dagli stati arabi.
“Tra gli arabi palestinesi più di mezzo milione di individui avevano abbandonato le terre d'origine” ricorda Claudio Vercelli in “Breve storia dello stato di Israele” (Carocci 2010). “Impossibile stabilire con assoluta certezza il numero esatto perché gli abbandoni, motivati da più fattori, tra cui l'effetto delle opposte propagande, si succedettero nel corso del tempo, a partire dal 1947 per poi continuare fino al 1949”.
Parallelamente ebbe luogo un processo di “espulsione in massa degli ebrei dai paesi arabi. L'evento si consumò anch'esso in ondate successive. Nel 1948 vivevano nei paesi dell'area mediorientale, comprendendovi i paesi che vanno dal Marocco all'Iraq, circa 856.000 ebrei (…) da quell'anno, in uno stillicidio di espulsioni o di abbandoni, durato in maniera pressoché continua fino al 1954, il 95% emigrò forzatamente verso Israele (600.000) o le Americhe e l'Europa (200.000).”

Malgrado la propaganda ufficiale lo nasconda il problema dei profughi non riguardò solo i palestinesi, ma sia i palestinesi che gli ebrei. Ci furono insomma DUE problemi dei profughi. Con una differenza: Israele non mise mai in atto una politica di deliberata espulsione delle popolazioni arabe (anche se ci furono tentazioni simili in alcuni settori della politica israeliana). In Israele la popolazione araba vide riconosciuti i propri diritti, a partire dalla fondamentale libertà di culto. In Israele, ricorda sempre il Vercelli, esistono “corti mussulmane” che decidono su determinate questioni, nell'ambito ovviamente dell'osservanza delle leggi israeliane. Alla fine degli anni '90 esistevano in Israele, uno stato che ha, più o meno, le dimensioni della Lombardia, non meno di CENTOOTTANTA moschee.
La differenza sta tutta nel modo diverso con cui i profughi reagirono alla loro condizione. Gli ebrei costretti ad abbandonare i paesi arabi in cui vivevano da secoli si integrarono nei paesi che li avevano accolti, i palestinesi no. Dal momento della fuga iniziarono a vivere in campi profughi sognando il “ritorno” nelle loro terre d'origine. In Giordania, in Siria, in Libano, ovunque, diedero o vita ad autentici stati negli stati cercando di spingere i vari governi alla guerra contro Israele. Non a caso sorsero conflitti sanguinosi fra profughi palestinesi e chi li aveva ospitati.
E si che i profughi palestinesi si trovarono a vivere in paesi che, per cultura e tradizioni, avrebbero dovuto favorire la loro integrazione. La Giordania in particolare. Non molti lo sanno ma i territori su cui sorge la attuale Giordania facevano parte del mandato britannico sulla “Palestina”. La Giordania attuale è, se vogliamo essere rigorosi, uno stato palestinese. Eppure fra profughi palestinesi e governo Giordano sorsero, come si sa, (o si dovrebbe sapere) contrasti durissimi che portarono ai massacri del “settembre nero”.

La storia, quella vera, è sempre più complessa delle favolette della propaganda. Ma tanti conoscono, o vogliono conoscere, solo quelle favolette.


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