martedì 21 ottobre 2014

I PROFUGHI, IN EUROPA ED IN MEDIO ERIENTE



Come si sa la seconda guerra mondiale scoppiò per la Polonia. Si sa un po' meno che nel 1939 la Polonia dovette subire DUE attacchi: dalla Germania ad occidente e dall'URSS ad oriente. Hitler e Stalin si erano spartiti quello sventurato paese.
Terminato il conflitto l'URSS si annesse semplicemente la parte orientale della Polonia, quella che a suo tempo che gli era stata graziosamente concessa da Hitler. La Polonia fu compensata con uno spostamento dei suoi confini verso occidente, a spese della Germania. Tutto questo provocò grandi movimenti di popolazioni. Situazioni simili si crearono un po' in tutta l'Europa orientale. Al termine del secondo conflitto mondiale milioni di profughi si spostarono da un paese all'altro. Anche l'Italia conobbe una simile situazione con i profughi provenienti dalla Jugoslavia, scampati alle Foibe.
Questo non creò in Europa  un problema permanente dei profughi. Le popolazioni in fuga si integrarono più o meno facilmente nei paesi che le avevano accolte ed il vecchio continente tornò gradualmente alla normalità. Certo, una normalità che nei pesi dell'est Europa aveva ben poco di attraente, ma questo riguarda il regime sociale e politico di quei paesi.

In tutto il mondo occidentale moltissimi piangono per la triste sorte del popolo palestinese. Un popolo senza patria, un popolo di profughi che vive allo sbando, in miseri campi, da oltre 66 anni. Si tratta di un fatto sconcertante, probabilmente senza precedenti nella storia. Evitiamo qualsiasi discorso storico sull'origine e le responsabilità del problema dei profughi palestinesi. Nel 1948, al termine della prima guerra fra il neonato stato di Israele e gli stati arabi, ci furono moltissimi profughi ebrei in fuga dai paesi arabi, ma di questi nessuno parla. A parte, dicevo, ogni discorso su origini e responsabilità del problema, una cosa salta all'occhio: gli innumerevoli profughi causati dalla seconda guerra mondiale sono riusciti a conquistarsi una vita normale, i palestinesi no. Hanno vagato nei vari paesi arabi che li accoglievano cercando di coinvolgerli in continue guerre con Israele, cosa che a volte non piaceva troppo ai governi di quei paesi. Tutti sanno cosa è successo in Giordania nel famoso “settembre nero” del 1970. Certo, sin dal 1948 i vari paesi arabi hanno condotto svariate guerre contro Israele, ma anche nei pochi casi in cui i loro governi non avevano molta voglia di guerreggiare i palestinesi hanno cercato di spingerli allo scontro. Nei confronti dei vari paesi ospitanti che pure, per cultura e tradizioni, avrebbero dovuto essere a loro vicini, i palestinesi si sono comportati come un corpo estraneo, bellicoso e pericolosamente destabilizzante.
Qualcuno riesce ad immaginare i profughi fiumani che si accampano alla periferia di Trieste e da li lanciano continue offensive militari, ed organizzano attentati terroristici contro le città Jugoslave? E che cercano in tutti i modi di spingere il governo italiano alla guerra con la Jugoslavia? No, ovviamente. Eppure proprio questo è accaduto con i profughi palestinesi. Per gli occidentali “buoni” ciò che appare pura fantascienza se riferito all'Europa o all'Italia diventa realtà accettabile se avviene in Israele...

Lo scontro fra israeliani e palestinesi non è più, se mai lo è stato, uno scontro fra diverse nazionalità. Se così fosse una soluzione la si sarebbe trovata. E' paradossale che l'esistenza di uno stato delle dimensioni della Lombardia, che sorge su un territorio desertico e del tutto privo di risorse naturali, e che concede ampie libertà civili a tutti i suoi cittadini, debba creare problemi che in oltre 66 anni è stato impossibile risolvere. Lo scontro fra israeliani e palestinesi è ormai a tutti gli effetti scontro fra un paese di tipo occidentale e fondamentalismo islamico, da qui la difficoltà di una soluzione accettabile. Piaccia o non piaccia la cosa ai politicamente corretti di casa nostra.



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