mercoledì 9 novembre 2016

TRUMP


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Ha dell'incredibile quello che è successo. Donald Trump lottava contro tutti. Contro il partito democratico, ovviamente, ma anche contro gran parte di quello repubblicano. Aveva contro i mercati, la grande finanza, le stelle di Hollywood, le star del rock, i campioni del basket. Aveva contro le grandi istituzioni e la diplomazia internazionale, l'ONU, la UE. Soprattutto aveva contro la totalità dei media e dei sondaggisti specializzati in tarocchi, americani e non americani. NON aveva contro l'elettorato, e questo è bastato per farlo vincere. La cosa non piace a molti, ma il voto di Madonna, Bruce Springsteen o Robert De Niro vale quanto quello di un operaio che ha perso il posto di lavoro. Molti lo chiamano “populismo”, si tratta invece di democrazia.
Dopo la Brexit, la ascesa in Francia del “front” di Marine Le Pen, il referendum in Ungheria è arrivato il colpo più forte, devastante: la vittoria di Trump megli Stati Uniti d'America. Ormai non è più possibile liquidare tutto con la solita paroletta magica: “populismo”. La cosa può piacere o non piacere ma siamo di fronte ad un movimento di enorme portata che sta travolgendo tutti gli equilibri politici, il modo stesso di concepire a politica.
Ci sono, o possono esserci, alcune cose che lasciano perplessi, per usare un eufemismo, in questo movimento. Superficialità, demagogia a buon mercato, forse tentazioni razziste, addirittura qualche prurito antisemita. La cosa non deve stupire. Si tratta di un movimento composito, molto differenziato al suo interno. Qualcosa di difficilmente inquadrabile, che sfugge alle tradizionali etichette, che è difficile definire di “destra” o di “sinistra”. Per certi aspetti, forse, è un po' tutte e due le cose insieme.
Ma ci sono almeno tre fattori, tre rifiuti, in questo movimento che mi sembrano largamente, incondizionatamente positivi.
Il rifiuto del mondialismo e della dittatura burocratica dei grandi organismi internazionali. Ne sappiamo qualcosa noi, qui in Italia, costretti a chiedere alla UE il permesso per ogni respiro che ci permettiamo di fare.
Il rifiuto di sottostare a flussi migratori fuori controllo. Riguardano l'America questi flussi e riguardano cento, mille volte di più la nostra Europa.
Il rifiuto di quel cancro culturale che è l'ideologia politicamente corretta.

La gente, un sacco di gente, non ne può più dei discorsi sull'Islam "religione di pace" che giornalisti ipocriti ci propinano dopo ogni attentato. Non ne può più di sentir parlare di “emergenza migranti” a fronte di un fenomeno che dura da decenni, non ne può più dei “genitori uno e due”, delle accuse di “sessismo“ lanciate contro chiunque non condivida l'ideologia della signora Boldrini. L'incredibile vittoria di Trump dimostra che questa insofferenza non riguarda solo noi, ma coinvolge in pieno il paese più importante del mondo.
Le persone capaci di ragionare, siano o non siano politicamente vicine a Trump, dovrebbero cercare di spiegarselo, un simile fenomeno. Non sembra ce ne siano molte in grado di farlo.
Ieri sera ho seguito per un po' la diretta organizzata da Mentana (uno dei pochissimi, va detto, che ha tenuto un atteggiamento equilibrato). Poi, visto che i dati non arrivavano e si facevano solo grandi chiacchiere, me ne sono andato tranquillamente a dormire. Fra quelle chiacchiere però mi hanno colpito le parole di una giornalista che commentava l'andamento del voto in Florida. “Abbiamo intervistato molte donne ispaniche”, ha detto la cortese signora, “e moltissime fra loro hanno dichiarato di votare per Trump”. La cosa è incredibile”.
La cosa è incredibile! Per la solerte giornalista una donna deve per forza votare per un'altra donna, come se le donne la testa non la avessero e votassero con la vagina. E una donna non può votare uno accusato di “sessismo”. Guai al mondo! Se dimostri di gradire il lato B di una bella signora e ti accusano di “sessismo” sei rovinato! Le “donne”, tutte le donne, devono disprezzarti in eterno! Questo è il guaio dei politicamente corretti: sono convinti che tutti usino le loro categorie, non riescono neppure a concepire che moltissimi esseri umani, maschi o femmine, bianchi o neri che siano, abbiano criteri di giudizio completamente diversi dai loro.

E un'altra cosa va detta, a coloro che ancora sventolano bandiere rosse e parlano di “classe operaia”.
La classe operaia del più importante paese capitalistico di sempre si è schierata massicciamente per Trump. La Clinton ha avuto voti neri ed ispanici, molti meno del previsto in verità, ha spopolato fra gli strati “colti”, ma ha lasciato molto, molto fredde le classi più colpite dalla crisi. La classe operaia in primo luogo, i ceti medi preoccupati per il futuro, una gran massa di piccoli e medi imprenditori messi in difficoltà dal mondialismo. Un tempo la sinistra faceva analisi sociali per ogni stormir di foglia. Sarà in grado di esaminare con un minimo di serietà quanto avviene nel paese del capitalismo galoppante? Quanto avviene fra gli operai e le classi subalterne di quel paese? Ne dubito.

E ora? Posso capire le preoccupazioni di molti di fronte ad un personaggio come Trump. E' troppo impulsivo, imprevedibile per non destare qualche perplessità, anche se, va detto, nel suo discorso della vittoria è stato incredibilmente moderato.
Però, sinceramente, non credo che farà cose particolarmente "pericolose". Penso che cercherà di raffreddare le tensioni con la Russia, quelle stesse che Obama e la Clinton hanno portato a livelli intollerabili. Allenterà, senza romperli, i legami degli USA con regimi immondi come quello dell'Arabia Saudita, riavvicinerà gli USA ad Israele da cui l'amministrazione Obama si era colpevolmente allontanata. Comunque, staremo a vedere. Ogni presidente va giudicato in base a ciò che fa, non a ciò che ha detto in campagna elettorale. Di certo è difficile che Trump possa fare gli stessi, devastanti, errori del duo Obama Clinton.

Per concludere, una cosa è certa: da oggi il mondo è diverso. Sarebbe bene che i mistici del politicamente corretto cercassero di usare il cervello per capirlo. Se resta loro ancora un po' di cervello.

4 commenti:

  1. Preferivo Ben Carson (repubblicano, naturalmente), mi piaceva il suo proposito di promuovere la lettura ai giovani (afferma che è diventato un uomo di successo proprio grazie ai libri) nonchè altre idee che condividevo.
    Di Trump mi piace il fatto che forse finalmente l'Occidente smetterà di guardare con astio alla Russia. Gli unici paesi a cui guardare se non con astio, con diffidenza sono i paesi arabi e la Corea del nord.L'astio antirusso mi sembra da tempo solo una cosa che si porta avanti perchè si, senza alcun senso.

    L'antisemitismo vorrei che sparisse per sempre. Sebbene sia sempre esistito, la colpa è di Hitler che lo ha reso popolare.
    Comunque i gruppi per cui simpatizzo e di cui condivido gran parte dele idee sono tutti pro-Israele.


    Ora voglio vedere cosa si inventeranno i complottisti, dati che le loro previsioni (con tanto di previsione dei prossimi 10 anni) si sono rivelate infondate.


    Ho trovato fastidioso notificare l'etnia dei votanti. Tipico dei paesi politicamente corretti (non parlo solo degli USA, ma anche della a noi più vicina GB) che si allargano la bocca con 'accettazione delle diversità' e poi nei curriculum vitae ti chiedono razza, etnia, sesso, sessualità e religione. Queste cose non c'entrano con le competenze e non dovrebbero interessare a nessuno.


    Oggi il mondo è diverso lo si diceva anche ai tempi di Obama. Purtroppo gli unici che hanno fatto la differenza sono i nostri sgraditi vicini di casa (dicasi musulmani)

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