domenica 19 febbraio 2017

SCISSIONI

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Non so come finirà lo psicodramma in atto nel PD. Francamente non mi interessa più di tanto. Però un paio di cose val la pena di dirle, telegraficamente.
Tempo fa una parte consistente di forza Italia ha abbandonato il cavaliere per andare a sostenere Renzi. Non c'è stata in quella occasione una mobilitazione dei media neppure in minima parte paragonabile al can can che si è montato intorno alle vicende interne del PD. Una prova ulteriore dell'asservimento dei media al pensiero unico dominante. La sinistra è l'unica realtà rispettabile, quindi una scissione al suo interno ha un valore che altre scissioni non hanno, è una scissione interna al campo del bene quindi tutti si mobilitano per seguirla, commentarla, magari esorcizzarla. Segno dei tempi.
In realtà le scissioni, come le unificazioni, fanno parte della vita politica, sono in qualche modo un fatto normale, spiacevole ma fisiologico.

La scissione del PD si sta invece caricando di significati universali.
Se ci fosse sarebbe un dramma, una catastrofe cosmica, una svolta negativa della storia. Non si sa se siano più fastidiosi o patetici i continui richiami all'unità che tutti hanno fatto o stanno facendo.
Perché hanno tanto paura delle scissioni? Non sono una cosa bella, ovviamente, ma tutto sommato meglio dividersi che vivere da separati in casa. Questo invece avviene ormai da anni nel PD: componenti contrapposte vivono da separate in casa litigando ferocemente su tutto.
E' singolare la storia della sinistra. Una storia di scissioni ma anche di esorcizzazione delle scissioni.
La sinistra marxista ha il mito della unità. Per Marx la storia parte da una unità originaria che si rompe, ma è destinata a ricomporsi il giorno della palingenesi comunista. Ma questa unità la si conquista con la lotta e fa parte della lotta dividere i nemici. Da qui la continua ricerca e, nel contempo, la continua demonizzazione, delle scissioni che Lenin poterà a livelli parossisitici.
In effetti Lenin è anche in questo un personaggio esemplare. Ha passato la vita ad organizzare scissioni e, nel contempo, ad esaltare come valore massimo l'unità del suo partito. La scissione per lui era un valore quando altri la subivano, il peccato sommo quando minacciava il partito bolscevico. Nulla di strano in fondo. Tutti i  fanatici religiosi, compresi i fedeli delle religioni mondane, bollano con parole, e non solo con parole, di fuoco gli scismi in casa loro mentre ne organizzano di continuo in casa d'altri.

Il PD di oggi non è di certo il partito bolscevico di Lenin, e ormai non ha molti legami col marxismo. Detto sinceramente, vista la povertà culturale che lo caratterizza, sarebbe meglio se qualche suo dirigente le sapesse usare, le categorie marxiane.
Niente Marx e niente Lenin nel PD qundi. Però... però questo partito ha mantenuto la vecchia convinzione comunista di essere il partito degli eletti, il depositario del bene. Un partito sede dell'etica, garante del progresso. Una formazione che si colloca in un piano diverso, e più alto, rispetto alle altre.
Ecco perché, nel momento stesso in cui il suo governo si regge grazie ai voti dei fuorusciti da Forza Italia, il PD presenta la scissione in casa sua come una sorta di atto demoniaco. Non un fatto politico spiacevole ma normale, ma una sorta di disastro etico, una tragedia storica di immane portata.
E dire che i disastri e le tragedie sono ben dentro LA STORIA di una componente almeno del PD. Un disastro che è costato al genere umano decine di milioni di cadaveri.
Altro che le stronzate di Bersani e D'Alema, Rossi, Emiliano e Speranza!

3 commenti:

  1. La sinistra è una barzelletta. Almeno una volta, seppur non era condivisibile, la si poteva rispettare (forse). Oggi è sfociata nel ridicolo perchè ha perso la sua funzione, oppure ha perso di vista i suoi obiettivi.
    Beninteso da parte mia - MAI di sinistra.

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