mercoledì 8 novembre 2017

UN PATETICO CORTEO


Russia, comunisti italiani a Mosca per i cento anni della Rivoluzione

Il centenario della rivoluzione d'ottobre è passato sotto silenzio un po' ovunque nel mondo. Proviamo a pensarci. Se qualcuno avesse chiesto a Lenin, esattamente cento anni fa: “come sarà il mondo il 7 novembre 2017?” questi avrebbe quasi certamente risposto: “sarà COMUNISTA”.
Invece cento anni dopo è la Russia a non essere più comunista. E la Cina, l'altro faro del comunismo mondiale, è una sorta di ibrido: un colosso semi liberista in economia e comunista in politica. Ultima smentita della nota teoria marxiana secondo cui la struttura economica determina la sovrastruttura politica e giuridica.
Ma quel centenario è passato quasi sotto silenzio soprattutto là dove tutto è nato: in Russia. Niente manifestazioni ufficiali. In compenso una patetica manifestazione di nostalgici venuti da mezzo mondo.
Erano presenti i seguaci del partito comunista russo, un tempo padrone assoluto del paese ed oggi minuscola accozzaglia di nostalgici dei gulag. C'erano i maoisti e i tifosi di Pol Pot. I castristi ed i trotzkisti della quarta internazionale, meglio sarebbe dire DELLE quarte internazionali, perché la creatura di Lev Davidovic Trotzky, se non ha condotto il proletariato mondiale al “vero” comunismo ha replicato se stessa innumerevoli volte.
I seguaci di leader rivoluzionari che si sono spesso e volentieri ammazzati fra loro hanno marciato tutti insieme a Mosca, uniti nel ricordo dell'Ottobre. Hanno messo nel dimenticatoio i processi farsa, le picconate nel cranio, le accuse di spionaggio, tradimento e terrorismo, le torture, le privazioni del sonno, le fucilazioni. Ed anche le guerre, le guerre fra paesi comunisti, come quella a suo tempo sfiorata fra Cina ed URSS e quelle realissime fra Cina e Vietnam, fra Vietnam e Cambogia. L'internazionalismo proletario è rinato a Mosca, nel ricordo.

Erano quasi tutti vecchiotti i manifestanti. Uomini col viso incorniciato spesso da barbe fluenti. Anziane signore dall'aria mite, con alle spalle, probabilmente, dure lotte di classe.
C'erano gli italiani ovviamente. I militanti dei minuscoli partiti comunisti del nostro paese. Tutta gente che ha vissuto un momento di gloria quando aiutò Prodi a tenere a bada il nemico del popolo per eccellenza... un tale di Arcore.
Personaggi coerenti, se non altro. Sarebbero pure simpatici questi vecchi nostalgici, se...
Se non fosse che dietro alle loro nostalgie ci sono decine di milioni di morti.
Ci sono coloro che morirono di freddo lavorando coperti di stracci nelle lande ghiacciate siberiane.
Ci sono gli ospiti dei laogai cinesi. I contadini spinti al cannibalismo in Ucraina come in Cina, come in Cambogia. Gli operai che rischiavano la fucilazione per uno sciopero. Gli intellettuali destinati ai lavori forzati per una virgola fuori posto, i dissidenti politici spediti nei manicomi criminali, i commercianti, gli artigiani, gli imprenditori, sempre e comunque  nemici del popolo. Ci sono società intere costrette a subire la più colossale operazione di chirurgia sociale di ogni tempo.

I manifestanti di Mosca non marciavano inneggiando all'idea comunista contrapposta al comunismo reale. E' insostenibile una tale contrapposizione ed i rottami del comunismo almeno questo lo sanno. In questo, solo in questo, sono meglio di tanti altri che dopo decenni di materialismo storico hanno scoperto il comunismo platonico, la bellezza dell'idea pura contrapposta al grigiore della realtà.
No, quei manifestanti esaltavano il comunismo reale. Esaltavano i vari Stalin, Mao, Pol Pot. Per questo non possono risultare simpatici, in alcun modo.
Provare simpatia per loro è come provare simpatia per chi ha nostalgia dei lager e delle camere a gas.
Assolutamente impossibile!

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