domenica 19 agosto 2018

GENOVA


Risultati immagini per crollo del ponte Morando foto

Non amo le polemiche politiche sulle sciagure, ma la gestione delle infrastrutture non è solo un problema tecnico, è anche, piaccia o non piaccia la cosa, un problema politico. Quindi qualche pacata considerazione politica sulla tragedia di Genova val la pena di farla.

La gronda.
Lo ripetono da giorni numerosi esponenti del PD. Se fosse stata fatta la famosa “gronda” la tragedia poteva essere evitata, e ad opporsi a quell'opera furono proprio i 5 S.
La mancata costruzione della “gronda” è uno dei tanti frutti velenosi di quella ideologia nichilista che si chiama misticismo ecologico. Quella che vede in ogni realizzazione del lavoro umano una “ferita” inferta dalla “umana follia” a “madre natura”. Ma, va detto a chiare lettere, questa ideologia nichilista non riguarda solo i 5S, è largamente egemone nella sinistra e nel PD. Fu il governo Prodi a bloccare a suo tempo la “gronda” e chi ha amministrato Genova negli ultimi decenni non ha di certo voluto la costruzione dell'opera. Erano contro la “gronda”, o comunque avanzavano dubbi paralizzanti sulla necessità di costruirla, il sindaco Doria e prima di lui Marta Vincenzi, entrambi a guida di coalizioni di centro sinistra. Del resto, il centro destra era favorevole all'opera, se anche il centro sinistra lo fosse stato la “gronda” sarebbe stata costruita. Elementare.

Il ponte.
Gronda o non gronda, duecento metri di viadotto non possono crollare in un attimo, come un castello di carte.
Detesto il giustizialismo, odio i processi sommari, non sono uno di quelli che di tutto vogliono un colpevole, ma di certo dietro alla tragedia di Genova ci sono responsabilità umane. Se un viadotto si sbriciola vuol dire che ci sono stati errori di progettazione, o che i materiali usati non erano adeguati, o che la manutenzione è stata fatta male, o che era insufficiente o sbagliata. Ma è impossibile sostenere che un viadotto crolla in un attimo per pura fatalità. Tra l'altro i segnali preoccupanti c'erano, e da tempo. Il minimo che si può dire è che sono stati sottovalutati.

Le concessioni.
Autostrade ed Autogrill erano due delle poche aziende pubbliche in attivo. Nel 1997 Prodi (sempre lui) decise di privatizzarle. Anas firmò la convenzione con Autostrade nel 1999. Presidente del consiglio era D'Alema, ministro del tesoro Amato. Nel 2017 Del Rio allungò la concessione ad autostrade di 4 anni. Per farla breve, tutta la vicenda delle concessioni ad autostrade è stata gestita dal PD e dalla sinistra. Nulla di male, è il libero mercato, si potrebbe dire. Beh... non proprio. Perché con quelle concessioni una società (autostrade, controllata tramite Atlantia dai Benetton) otteneva una sorta di monopolio sulla rete autostradale italiana ed era di fatto esente da controlli seri sul suo operato. Infine i contratti di concessione erano secretati. Tutto questo con un mercato davvero libero e trasparente ha poco, molto poco, a che vedere.

I Benetton.
Non so se la famiglia Benetton abbia finanziato le campagne elettorali del PD. Di certo i Benetton sono politicamente molto vicini a quel partito.
Benetton vuole, e propaganda, una società senza sesso ed un mondo senza stati e barriere, tranne che ai caselli delle autostrade, dove il pedaggio va pagato. Si tratta della tipica azienda mondialista che però per fare affari non disdegna gli accordi più o meno segreti col potere politico. Il suo portabandiera, Oliviero Toscani, è uno dei più convinti sostenitori delle libere migrazioni. La vicinanza politica di una simile azienda al PD è lampante direi.

E tanto basta. Non ho voglia di polemizzare troppo in un momento in cui tanti miei concittadini soffrono.

3 commenti:

  1. A me quelle che hai scritto sembrano semplici informazioni, non polemiche. quindi non c'è nulla di male.

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  2. Ti lascio il link al mio blog , dove esprimo la mia posizione di ingegnere. Ciao https://albadiacheron.wordpress.com/2018/08/15/il-ponte-morandi/

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