Ho letto in rete alcune considerazioni di un cretino sulla
democrazia liberale. Non meriterebbero commenti e confutazioni di sorta.
Se dedico loro qualche considerazione è solo perché su tratta di
idiozie abbastanza diffuse, specie fra gli ignoranti che si credono
molto colti. Non faccio il nome di questa persona: non mi va di
infognarmi in polemiche personali e, meno che mai, discutere con un
simile elemento.
Esaminiamo quanto dice questo signore (per comodità lo chiamerò Tizio) e diamo alcune telegrafiche risposte.
Tizio esordisce dicendo:
“ Questa idea secondo cui la parola debba tornare al popolo quando cade
un governo, (…) a me pare, oltreché profondamente illiberale, del tutto
bizzarra”.
Nessuno dice, ovviamente, che si deve votare ogni volta
che cade un governo. Si deve, o si dovrebbe, tornare a votare quando
una maggioranza entra in crisi e quella che la sostituisce rappresenta
un ribaltamento della volontà popolare. Ma è proprio questo concetto che
non piace a Tizio. Infatti aggiunge:
“E’ proprio per impedire al
popolo di decidere, una volta che i re non erano più in grado di farlo,
che sono nate le democrazie moderne fondate sulla rappresentanza
istituzionale.”
Veramente favoloso! Proseguiamo.
“Che
significa? Che le istituzioni rappresentano il popolo fra un’elezione e
l’altra, mentre il popolo può nel frattempo dedicarsi alle occupazioni
che preferisce, inclusi, se lo desidera, i tweet di insulti e le
manifestazioni di piazza”.
Traduciamo. Il popolo elegge A per fare
P. Una volta eletto, A fa Q opposto a P ed il popolo deve fregarsene
altamente di un simile dettaglio. Deve farsi i cavoli suoi, al massimo
sfogandosi sui social. Se questo fosse vero non si vede perché mai si
dovrebbe perdere tempo con le elezioni. Voi votate, noi facciamo il
cavolo che ci pare e voi vi sfogate con i tweet. Le elezioni non
servirebbero a niente. Nella nella migliore delle ipotesi si
ridurrebbero ad una costosa cerimonia per dare al popolo bue l'illusione
di contare qualcosa. E questa sarebbe per Tizio l'essenza della
democrazia liberale!
Si tratta, ovviamente, di una STRONZATA.
I progenitori delle moderne democrazie sono i parlamenti medioevali.
Questi nacquero NON per impedire al popolo di decidere ma per limitare
il potere decisionale dei sovrani. E tutelare i diritti dei vari
“stati”, soggetti collettivi (nobiltà, clero, aristocrazia, poi i
borghesi) con esigenze ed interessi non coincidenti con quelli della
monarchia.
Questo sistema si è evoluto,anche con strappi drammatici, in due sensi.
Da una parte agli “stati” si sono sostituiti i liberi cittadini,
dall'altra i parlamenti hanno visto aumentare sempre più le proprie
prerogative. Prima con il potere di stoppare l'introduzione di nuove
imposte, si pensi al processo che doveva portare alla rivoluzione
inglese, poi con la conquista di autentico potere legislativo.
La
affermazione della democrazia contro l'assolutismo monarchico ha fatto
però sorgere nuovi problemi. Soprattutto quello della tirannia della
maggioranza, magistralmente trattato dal Tocqueville, ma affrontato da
un po' tutti i filosofi liberali, non ultimo Isaiah Berlin.
Il
potere non può essere illimitato e questo vale anche per il potere
democratico. La democrazia deve essere liberale, cioè limitata. I limiti
posti alla azione della maggioranza NON riguardano però, come crede
Tizio, il rapporto eletti - elettori, NON mettono in discussione il
principio della armonia fra maggioranze parlamentari e maggioranze
elettorali. I limiti riguardano i POTERI dei parlamenti, ciò che questi
possono e ciò che non possono fare. Le maggioranze parlamentari non
possono opprimere le minoranze e non possono privare i cittadini dei
loro fondamentali diritti. Una maggioranza non può mettere fuori legge i
partiti di opposizione o stabilire che i cittadini possono essere
imprigionati arbitrariamente.
Il parlamento rappresenta i
cittadini, le maggioranze parlamentari non possono essere opposte a
quelle elettorali, ma queste maggioranze NON possono fare ciò che a loro
piace. QUESTA, non le stronzate che Tizio afferma, è l'essenza della
democrazia liberale.
John Locke sostiene che se un governo
attenta ai fondamentali diritti dei cittadini questi hanno il diritto
alla rivolta. Questo quadra poco con la tesi secondo cui per il
liberalismo i cittadini fra una elezione e l'altra possono solo giocare
sui social. O forse Locke non era liberale...
E' inutile continuare. Sarebbe dare troppa importanza ad un cretino ignorante.
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