mercoledì 21 agosto 2019

RISPOSTA AD UN CRETINO CHE NON MERITEREBBE RISPOSTE.

Ho letto in rete alcune considerazioni di un cretino sulla democrazia liberale. Non meriterebbero commenti e confutazioni di sorta. Se dedico loro qualche considerazione è solo perché su tratta di idiozie abbastanza diffuse, specie fra gli ignoranti che si credono molto colti. Non faccio il nome di questa persona: non mi va di infognarmi in polemiche personali e, meno che mai, discutere con un simile elemento.
Esaminiamo quanto dice questo signore (per comodità lo chiamerò Tizio) e diamo alcune telegrafiche risposte.
Tizio esordisce dicendo:
“ Questa idea secondo cui la parola debba tornare al popolo quando cade un governo, (…) a me pare, oltreché profondamente illiberale, del tutto bizzarra”.
Nessuno dice, ovviamente, che si deve votare ogni volta che cade un governo. Si deve, o si dovrebbe, tornare a votare quando una maggioranza entra in crisi e quella che la sostituisce rappresenta un ribaltamento della volontà popolare. Ma è proprio questo concetto che non piace a Tizio. Infatti aggiunge:
“E’ proprio per impedire al popolo di decidere, una volta che i re non erano più in grado di farlo, che sono nate le democrazie moderne fondate sulla rappresentanza istituzionale.”
Veramente favoloso! Proseguiamo.
“Che significa? Che le istituzioni rappresentano il popolo fra un’elezione e l’altra, mentre il popolo può nel frattempo dedicarsi alle occupazioni che preferisce, inclusi, se lo desidera, i tweet di insulti e le manifestazioni di piazza”.
Traduciamo. Il popolo elegge A per fare P. Una volta eletto, A fa Q opposto a P ed il popolo deve fregarsene altamente di un simile dettaglio. Deve farsi i cavoli suoi, al massimo sfogandosi sui social. Se questo fosse vero non si vede perché mai si dovrebbe perdere tempo con le elezioni. Voi votate, noi facciamo il cavolo che ci pare e voi vi sfogate con i tweet. Le elezioni non servirebbero a niente. Nella nella migliore delle ipotesi si ridurrebbero ad una costosa cerimonia per dare al popolo bue l'illusione di contare qualcosa. E questa sarebbe per Tizio l'essenza della democrazia liberale!
Si tratta, ovviamente, di una STRONZATA.
I progenitori delle moderne democrazie sono i parlamenti medioevali. Questi nacquero NON per impedire al popolo di decidere ma per limitare il potere decisionale dei sovrani. E tutelare i diritti dei vari “stati”, soggetti collettivi (nobiltà, clero, aristocrazia, poi i borghesi) con esigenze ed interessi non coincidenti con quelli della monarchia.
Questo sistema si è evoluto,anche con strappi drammatici, in due sensi.
Da una parte agli “stati” si sono sostituiti i liberi cittadini, dall'altra i parlamenti hanno visto aumentare sempre più le proprie prerogative. Prima con il potere di stoppare l'introduzione di nuove imposte, si pensi al processo che doveva portare alla rivoluzione inglese, poi con la conquista di autentico potere legislativo.
La affermazione della democrazia contro l'assolutismo monarchico ha fatto però sorgere nuovi problemi. Soprattutto quello della tirannia della maggioranza, magistralmente trattato dal Tocqueville, ma affrontato da un po' tutti i filosofi liberali, non ultimo Isaiah Berlin.
Il potere non può essere illimitato e questo vale anche per il potere democratico. La democrazia deve essere liberale, cioè limitata. I limiti posti alla azione della maggioranza NON riguardano però, come crede Tizio, il rapporto eletti - elettori, NON mettono in discussione il principio della armonia fra maggioranze parlamentari e maggioranze elettorali. I limiti riguardano i POTERI dei parlamenti, ciò che questi possono e ciò che non possono fare. Le maggioranze parlamentari non possono opprimere le minoranze e non possono privare i cittadini dei loro fondamentali diritti. Una maggioranza non può mettere fuori legge i partiti di opposizione o stabilire che i cittadini possono essere imprigionati arbitrariamente.
Il parlamento rappresenta i cittadini, le maggioranze parlamentari non possono essere opposte a quelle elettorali, ma queste maggioranze NON possono fare ciò che a loro piace. QUESTA, non le stronzate che Tizio afferma, è l'essenza della democrazia liberale.
John Locke sostiene che se un governo attenta ai fondamentali diritti dei cittadini questi hanno il diritto alla rivolta. Questo quadra poco con la tesi secondo cui per il liberalismo i cittadini fra una elezione e l'altra possono solo giocare sui social. O forse Locke non era liberale...
E' inutile continuare. Sarebbe dare troppa importanza ad un cretino ignorante.

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