Le forze politiche di sinistra protestano per la condanna di Lucano. Hanno tutto il diritto di farlo. Le sentenze si possono commentare, criticare e condannare, tutte. Si possono criticare le condanne come le assoluzioni, si può definire ingiusta una sentenza come la si può definire giusta. Sono quelli che oggi strillano contro la condanna di Lucano ad aver sostenuto per anni che “le sentenze non si commentano”. Sembra che oggi abbiano cambiato idea, Meglio tardi che mai.
C’è anche chi cerca di tenere il piede in due scarpe. Enrico Letta, ad esempio. Lui esprime solidarietà e vicinanza a Lucano ma rispetta il lavoro dei giudici. Che possente ingegno! Gli sfugge un minuscolo particolare: la logica. O Lucano è innocente, ed allora condannandolo ad oltre 13 anni di carcere i giudici hanno, come minimo, commesso un enorme errore ed una clamorosa ingiustizia, oppure merita la condanna perché si è macchiato di reati gravissimi, ed allora è impossibile esser solidali con lui. E’ pura logica, ma… chiedere coerenza logica ad un personaggio come Letta è come pretendere la castità da un divo del porno.
Vediamo di parlare di cose serie. Nei processi, specie in quelli che hanno forti legami con la politica, un imputato può difendersi in due modi.
Può dichiararsi innocente, negare di aver commesso i reati che gli vengono contestati. Non ho organizzato un attentato, non ho aggredito un poliziotto, non ho scippato una vecchia pensionata. Sono innocente.
Oppure può ammettere di aver commesso certi reati, violato certe leggi, ma sostenere che è giusto commettere quei reati, violare quelle leggi perché si tratta di leggi ingiuste. In questo casi l’imputato contrappone la giustizia alla legalità, difende le sue azioni in nome di un ideale di giustizia che è doveroso anteporre alla legge. Chi agisce in questo modo spesso mira a sollecitare un movimento di opinione che spinga i politici a modificare una legge ritenuta ingiusta. Si dichiara formalmente colpevole, ma sostanzialmente innocente.
Tornando a Lucano, l’ex sindaco di Riace ha ammesso di aver commesso alcune delle cose che gli sono state contestate. Ha fornito a migranti irregolari documenti senza aver appurato la loro reale identità, ha organizzato matrimoni di comodo fra vecchi pensionati e giovani donne nigeriane, alcune, pare, dedite alla professione più antica del mondo. Pare che molti pensionati abbiano preteso di consumare i matrimoni di comodo, altri avrebbero acconsentito “gratuitamente”.
In ogni caso, in seguito alle azioni di Lucano sono diventate regolari persone di cui non si sa assolutamente nulla, sono arrivate clandestinamente in Italia, potrebbe trattarsi di malviventi ricercati dalle polizie dei loro paesi che oggi, grazie a lui, circolano regolarmente in Italia. Di certo Lucano ha fatto cose simili che la nostra legislazione considera reati. Ebbene, è possibile ritenere che regalare documenti senza fare i doverosi accertamenti, organizzare matrimoni di comodo sia qualcosa di giusto da contrapporre al formale rispetto della legge? Chi lo sostiene sia serio: proponga che una legge stabilisca che si possono rilasciare documenti a chiunque li richieda, senza verifica alcuna, o che sia legale “convincere” un novantenne a sposare una ventenne al solo fine di regolarizzare la posizione di quest’ultima, il tutto naturalmente senza alcuna delle trafile legali che chi fra noi è sposato ha dovuto seguire.
Se le azioni di Lucano rappresentano la giustizia da contrapporre alla legalità non si deve dire: “Lucano è innocente”, si deve dire “Lucano è colpevole ma la sua colpevolezza è un esempio di superiore giustizia” e si deve chiedere che le sue azioni divengano il paradigma di una nuova legislazione.
Ovviamente i suoi sostenitori e lui stesso si guardano bene dall’assumere un simile atteggiamento. Lucano non è una sorta di nuovo Ganhdi, un martire della disubbidienza civile. In base alla sentenza che lo condanna è solo uno dei tanti che ha fatto fortuna con l’immigrazione clandestina. Davvero un bel compagno di viaggio per Enrico Letta.
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