Un poliziotto della stradale mi ferma e mi chieda di esibire patente e libretto di circolazione. Io gli rispondo: “non glieli mostro perché se lo facessi violerei la legge”.
E’ anche solo concepibile una simile situazione? E’ ammissibile che un privato si arroghi il diritto di stabilire se l’ordine che gli è stato impartito da un rappresentante della legge sia o non sia legale?
Basta porsi la domanda per avere la risposta. Se un simile “diritto” esistesse segnerebbe la fine di ogni legalità, quindi del diritto.
Il comandante della nave ONG approdata a Catania però ha fatto proprio questo. Ha risposto all’ordine delle autorità portuali che gli intimavano di prendere il largo dicendo “non posso farlo perché se lo facessi commetterei una illegalità”. Quindi questo signore si arroga il diritto di stabilire cosa sia illegale e cosa no. Si colloca al di spora degli organi cui uno stato sovrano ha delegato il compito di far osservare la legge.
Certo, si può far ricorso contro un ordine o una delibera considerati illegali, ma intanto si obbedisce. Posso denunciare un poliziotto della stradale, ma quando mi fa cenno di fermarmi ed accostare, sono tenuto ad obbedire.
Le ONG si ritengono superiori ad ogni legge, si appropriano del diritto di stabilire quale debba essere la politica migratoria dei vari stati, passano sulla testa dei loro governi.
Per essere più precisi, fanno una cosa simile solo con l’Italia ed i suoi governi. Non si azzarderebbero a farlo in Spagna o in qualsiasi altro paese europeo, non parliamo poi degli Stati Uniti.
Lo ripeto: non saranno i continui bracci di ferro con le ONG a risolvere, o ad avviare a soluzione il problema della immigrazione illegale che il nostro paese continua a subire. Il punto centrale è bloccare le partenze. Ciò non toglie che si debba mostrare ai prepotenti delle ONG che NON sono loro a stabilire chi ha e chi non ha il diritto di entrare in Italia.
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