mercoledì 16 aprile 2025

REALISMO

 

Oggi Giorgia Meloni incontra Donald Trump. Fare previsioni sull’esito dell’incontro è assolutamente impossibile, quindi non le tento neppure, mi limito a fare alcune considerazioni non sulla Meloni e Trump, ma su tutti quelli che diventano verdi solo a sentir nominare il presidente USA.
Per comodità di ragionamento do ragione a quanti Trump proprio lo detestano: “avete ragione”, dico loro, “Trump è brutto, sporco è cattivo, è il peggio del peggio, l’incarnazione del male… e allora?”
Trump può essere il diavolo in persona, ma chi lo detesta dovrebbe quanto meno tenere bene a mente alcune cosette che elenco brevemente.
1) Trump è il presidente della nazione militarmente ed economicamente più forte del mondo.
2) Oggi Trump è molto più forte di quanto non fosse nel corso del suo primo mandato. Allora aveva contro praticamente tutto l’establishment USA, era osteggiato addirittura da una parte consistente del suo stesso partito, oggi le cose sono completamente diverse.
3)) Chi spera che Trump venga fatto fuori per via giudiziaria, grazie a qualche impeachment è del tutto fuori strada; a meno di colpi di scena assolutamente imprevedibili (malattia o attentato) Trump governerà gli USA fino al gennaio del 2029. Fatevene una ragione.
4) Anche se Trump dovesse morire stanotte il vice che prenderebbe il suo posto è molto simile a lui, addirittura peggiore, per qualcuno. Non solo: fare previsioni è impossibile, ma ci sono quanto meno notevoli probabilità che a fine mandato sia sostituito da un altro della sua stessa pasta.
Da qualsiasi punto di vista ci si collochi una cosa è certa: il “trumpismo” non è un fenomeno passeggero, piaccia o non piaccia la cosa ci troviamo di fronte a un movimento che ha radici profonde nella società americana e non solo. E allora chiedo a quanti Trump lo detestano: come volete reagire a un fenomeno simile? Pensate davvero che ripetere fino alla noia che Trump è tanto brutto cambi di un millimetro le cose? Credete che i vostri strilli un po’ isterici modificheranno la situazione? Credete davvero che Italia ed Europa possano dichiarar guerra, anche solo commerciale, agli USA? Siete davvero convinti che la Cina di Xi Jinpoing sia un partner più affidabile dell’America di Trump? Infine, la domanda da un miliardo di dollari: davvero pensate che contrapporre agli USA di Trump una Europa “woke” sia una mossa giusta? Possibile che non capiate che Trump si è affermato in condizioni quasi proibitive per lui NON perché milioni di persone per bene siano diventate “fasciste” dall’oggi al domani ma perché nauseate dalle follie nichiliste del “woke”? In una certa misura Trump è figlio del “woke”, esprime il rifiuto sempre più diffuso del nichilismo politicamente corretto. Chi non capisce una cosa tabnto semplice è davvero MOLTO “diversamente intelligente”.
Un po' di sano realismo non guasterebbe, ma chiederlo a certi personaggi è davvero... irrealistico.
E tanto basta.

mercoledì 9 aprile 2025

DAZI

 

Qualche modestissima considerazione a ruota libera, senza nessuna pretesa "scientifica", sui dazi.
1) Fa davvero ridere vedere come persone fino a un minuto fa nemiche giurate della globalizzazione, del liberismo, super critiche del mercato siano diventate dall’oggi al domani paladine del libero scambio.
Allo stesso modo è divertente osservare in che modo persone che fino a un minuto fa tuonavano contro il “nazionalismo”, detestavano il concetto stesso di patria, non volevano neppur sentir parlare di identità siano diventate in un attimo strenue paladine dell’economia nazionale, del “patriottismo” italiano e (udite udite) europeo.
2) I dazi non li ha inventati Trump, sono sempre esistiti. Protezionismo e libero scambio sono due poli della politica economica che i vari stati da sempre adottano variandoli al variare delle situazioni. Praticamente tutte le economie del continente europeo sono cresciute potendo contare su preziosi dazi protettivi. Il libero scambio puro non è mai esistito, si tratta di una astrazione economica, utile nel campo analitico ma mai empiricamente adottata. Un paese che ha una bilancia commerciale in disavanzo cronico è tentato di ricorrere a dazi, specie se i concorrenti hanno economie che puntano tantissimo sull’export a danno del mercato interno.
3) La UE e l’Italia in particolare hanno speso e spendono una valanga di soldi per aver spalancato le porte alla immigrazione clandestina di massa. Buttano miliardi e miliardi in politiche pseudo ecologiche. L’imposizione dell’auto elettrica sta letteralmente distruggendo l’industria automobilistica europea, la scelta delle energie “pulite e rinnovabili” (che tali NON sono) costringe le imprese europee e italiane in particolare a pagare molto più cara una energia di cattiva qualità. L’Italia in particolare è soffocata da un sistema fiscale demenziale e da demenziali regole burocratiche. Tutte queste follie deprimono l’economia ben più dei dazi di Trump. Eppure chi strilla contro questi è strenuo sostenitore di quelle...
4) A parte tutto quanto già scritto, cosa voglio di preciso quelli che accusano di “inerzia” il governo Meloni e strillano come se i dazi li avesse messi lei? Cosa propongono di preciso?
Vogliono che la Meloni organizzi una manifestazione contro i dazi, con striscioni e palloncini colorati? Sarebbe una ottima iniziativa perbacco!
Voglio che la UE, Italia in testa, dichiari guerra agli USA? Non credo visto che sono anche contro il riarmo, e poi, ce li vedete i lagunari che sbarcano a New York?
Vogliono una guerra commerciale USA - UE? Non li sfiora il dubbio che ne usciremmo, NOI ben più degli USA, con le ossa rotte?
Vogliono che ci cerchiamo nuovi partner commerciali? La Cina ad esempio? Davvero pensano che con il buon Xi jnping le cose andrebbero meglio?
In realtà non vogliono nulla di preciso, solo fare della propaganda da quattro soldi. L’unica politica sensata in questo momento è proprio quella che faticosamente la Meloni cerca di portare avanti: tentare di ricucire la frattura fra le due sponde dell’oceano. Strada difficile ma non impossibile, comunque l’unica percorribile.
Il resto sono solo chiacchiere.

giovedì 20 marzo 2025

VENTOTENE

 

Francamente non mi sembra che, coi problemi che abbiamo, sia troppo serio accendere polemiche sul manifesto di Ventotene, vale anche la pena di ricordare che a riesumare questo vecchio documento non è stata Giorgia Meloni ma gli organizzatori della manifestazione “per l’Europa”. Per quanto ovvio vale anche la pena di aggiungere che persone come Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, confinati, appunto, a Ventotene durante il fascismo sono degne del massimo rispetto, questo però, è altrettanto ovvio, non significa condividere quanto da loro scritto.
Quindi, cosa mai è scritto in questo famoso “manifesto “ da alcuni promosso a carta fondatrice dell’Europa, fondamento della democrazia, una sorta di emendamento alla costituzione repubblicana? Personalmente mi limito ad esaminare alcuni brani contenuti nel capito lo terzo: “i compiti del dopo guerra la riforma della società”. Diamo quindi la parola al “manifesto”.

“La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze dovrà essere socialista” afferma il manifesto, “cioè dovrà proporsi l'emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione per esse di condizioni più umane di vita”.
Quindi rivoluzione socialista europea. Siamo però ancora nel generico, visto che ormai il termine “socialista” può significare un sacco di cose diversissime fra loro. Quali dovrebbero essere le caratteristiche del socialismo di Spinelli e Rossi? La risposta degli autori del manifesto è abbastanza chiara: il loro socialismo europeo dovrebbe essere radicalmente diverso dal comunismo sovietico staliniano.
“La bussola di orientamento per i provvedimenti da prendere in tale direzione, non può essere però il principio puramente dottrinario secondo il quale la proprietà privata dei mezzi materialidi produzione deve essere in linea di principio abolita, e tollerata solo in linea provvisoria” una simile impostazione porta infatti, prosegue il manifesto, “alla costituzione di un regime in cui tutta la popolazione è asservita alla ristretta classe dei burocrati gestori dell'economia, come è avvenuto in Russia”. Niente collettivismo di stampo staliniano quindi. Viene da dire: meno male!
La genericità però sembra ancora non superata, vediamo di approfondire il discorso.
Il manifesto parte da una considerazione generale, possiama definirla filosofica, da cui discende, in maniera più o meno coerente, tutto il resto:
“l principio veramente fondamentale del socialismo (…) è quello secondo il quale le forze economiche non debbono dominare gli uomini, ma - come avviene per forze naturali - essere da loro sottomesse, guidate, controllate nel modo più razionale, affinché le grandi masse non ne siano vittime”.
Si comincia a far chiarezza: nell’economia di mercato astratte leggi economiche dominano gli esseri umani, occorre invece sottomettere quelle a questi. Sembra di leggere le ben più profonde pagine di Marx dedicate al “feticismo della merce”: da un lato astratte forze impersonali dall’altro la volontà e la ragione degli esseri umani. Che le astratte leggi del mercato siano il risultato dell’interagire di esseri umani liberi, dei loro interessi, esigenze, valori è allegramente dimenticato. La società aperta in cui è fondamentale la libertà dei singoli è rappresentata come il regno della alienazione che occorre sottoporre ad un controllo “razionale”. Grazie a questo controllo, proseguono gli estensori del manifesto “possono trovare la loro liberazione tanto i lavoratori dei paesi capitalistici oppressi dal dominio dei ceti padronali, quanto i lavoratori dei paesi comunisti oppressi dalla tirannide burocratica”.
 

L’anarchia della società borghese in cui dominano impersonali leggi economiche va sostituita da un controllo razionale esercitato in forme democratiche dal basso. Come una società in cui convivono interessi, idee, valori profondamente diversi possa controllare unitariamente “dal basso” l’economia nel suo complesso resta un mistero. Gli estensori del manifesto neppure si chiedono come mai tutti i tentativi di direzione centralizzata dell’economia si siano risolti nella instaurazione di forme mostruose di totalitarismo burocratico. Se vista in quest’ottica è molto indicativa l’equiparazione che Spinelli e Rossi fanno fra le condizioni dei lavoratori dei paesi occidentali e quella dei lavoratori sovietici. Il manifesto è stato scritto nel 1941. A quel tempo milioni di esseri umani languivano nei gulag staliniani; ridotti al rango di schiavi lavoravano in condizioni mostruose e morivano a centinaia di migliaia. In Ucraina la folle politica agraria di Stalin aveva provocato la morte per fame di come minimo 5, alcuni dicono 10, MILIONI di esseri umani. I lavoratori nord americani godevano invece di un reddito fra i più elevati del mondo. Eppure per Spinelli e Rossi si trattava di liberare “ENTRAMBI”, senza distinzione alcuna, dall’oppressione. Molto, molto indicativo.

Ma c’è un punto che mette bene in chiaro tutta la debolezza teorica e le contraddizioni di questo manifeto considerato da alcuni la “summa” del pensiero democratico e libertario, riguarda il diritto di proprietà, vediamolo:
“La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa, caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio.”
In tutte le democrazie occidentali quello alla proprietà è uno dei diritti fondamentali. Certo, si tratta di un diritto che, come tutti, va esercitato nell’ambito delle leggi che lo regolano, ma sempre di diritto fondamentale si tratta. Gli ordinamenti giuridici delle democrazie occidentali prima fissano un diritto, lo definiscono, poi chiariscono come lo si debba esercitare e, se necessario, elencano con la massima precisione i casi in cui tale diritto può venire temporaneamente limitato. La legge ad esempio, prima stabilisce il diritto alla inviolabilità del domicilio (un caso particolare, a veder bene le cose, del diritto di proprietà) poi enumera i casi in cui questo diritto può essere temporaneamente limitato: ad esempio, se nella indagine relativa ad un crimine emergono gravi indizi a carico del proprietario di un immobile, questo può venir perquisito, dietro autorizzazione, ovviamente, della autorità giudiziaria. Niente di tutto questo nel famoso manifesto di Ventotene. In questo la proprietà privata può essere oggi abolita, domani estesa, dopo domani limitata drasticamente, così, a seconda dei casi o magari al variare delle maggioranze parlamentari. Qualcuno potrebbe seriamente cercare di acquisire delle proprietà in una simile situazione? Chi comprerebbe una casa sapendo che fra un paio d’anni questa potrebbe essergli espropriata se “la situazione” cambia?
Ma a cosa va a parare , in concreto, questo guazzabuglio? Gli autori su questo sono decisamente chiari:
“non si possono più lasciare ai privati le imprese che, svolgendo un'attivitànecessariamente monopolistica, sono in condizioni di sfruttare la massa dei consumatori (ad esempio le industrie elettriche); le imprese che si vogliono mantenere in vita per ragioni di interesse collettivo, ma che per reggersi hanno bisogno di dazi protettivi, sussidi, ordinazioni di favore, (...) e le imprese che per la grandezza dei capitali investiti e il numero degli operai occupati, o per l'importanza del settore che dominano, possono ricattare gli organi dello stato imponendo la politica per loro più vantaggiosa (es. industrie minerarie, grandi istituti bancari,industrie degli armamenti). E' questo il campo in cui si dovrà procedere senz'altro a nazionalizzazioni su scala vastissima, senza alcun riguardo per i diritti acquisiti”
Dietro le roboanti dichiarazioni contro i monopoli o i “ricatti ai governi”, come se questi non potessero reagire agli stessi, Spinelli e Rossi propongono nientemeno che la nazionalizzazione, senza indennizzo, par di capire, di tutte le aziende di grandi dimensioni. Una situazione caratterizzata da un centralismo ancora più estremo di quello instaurato in Unione sovietica al tempo della NEP e per certi aspetti simile a quello della Germania nazista. Di nuovo, molto interessante.

Il manifesto di Ventotene è vecchio di oltre 80 anni, teoricamente non vale nulla e non ha oggi alcun valore pratico. Perché allora polemizzare sullo stesso? Semplice, perché l’italica sinistra ha alcune reliquie sacre e, incapace di dire cose convincenti sui problemi veri del paese, ogni tanto le tira fuori dal sacrario e le presenta a tanti militanti pieni di dubbi, un po' come l’ampolla del sangue di San Gennaro. Non sappiamo che dire o diciamo autentiche oscenità sui flussi migratori incontrollati, il riarmo, la pressione fiscale e allora… oplà, ecco a voi il manifesto di Ventotene!
Giochetti da fiera paesana, che servono solo a far calare ulteriormente il livello del dibattito politico nel paese, già decisamente basso.







sabato 15 marzo 2025

ARMI

 


Sinceramente trovo insopportabile un certo pacifismo ideologico che sta riemergendo trasversalmente. Slogans come “burro non cannoni, pace non guerra, scuole e ospedali, non bombe” ricordano la peggior demagogia pseudo pacifista che ha accompagnato autentiche catastrofi. Nessuna persona normale auspica la guerra, ovviamente, visto però che c’è chi pensa di risolvere i problemi facendo a botte, meglio esser preparati. E’ la deterrenza che garantisce la pace, gli slogan di chi vuol mettere fiori nei cannoni incoraggiano i prepotenti, e tanto basta.
L’Europa e l’Italia in particolare spendono poco per la difesa, occorre che le spese militari aumentino, punto. Che poi gli armamenti servano per costruire un esercito europeo, per rafforzare gli eserciti nazionali o per contribuire maggiormente alle spese NATO è un altro discorso. Di certo l’Italia è l’Europa devono smetterla di pensare che la potenza bellica statunitense possa coprirle all’infinito, anche perché, piaccia o non piaccia la cosa, la nuova amministrazione americana non ha intenzione di continuare con il vecchio andazzo.
Parlare, come fa la Schlein, di “difesa europea” e opporsi a nuove spese in armamenti è una assurdità, un po’ come dire: circolo quadrato.
Teorizzare una Europa divisa o addirittura contrapposta agli USA, una sorta di terza potenza fra USA e Cina, magari più vicina alla Cina che agli USA, è una idiozia siderale. Trump può non piacere, ma pensare che il rapporto con la potenza guida dell’occidente possa cambiare ogni volta che sale alla casa bianca un presidente che qualcuno trova antipatico è una scemenza di dimensioni cosmiche. Tra l’altro l’Europa NON ha né avrà per tutto il futuro prevedibile la forza per giocare un ruolo simile. Solo personaggi come Macron e, assai più in piccolo, Calenda possono non capire che la presunta “terzietà” dell’Europa la porterebbe a essere il tipico vaso di coccio fra vasi di ferro. Il rapporto fra USA ed Europa va ricucito ad ogni costo, è una strada obbligata. Bene fa la Meloni a operare in tal senso.
E tanto basta, in questo sabato piovoso.

venerdì 7 marzo 2025

OTTO MARZO

 

Otto marzo, festa della donna, prepariamoci alla vuota esibizione di oceani di vana retorica.
Si parlerà tanto, giustamente, di diritti delle donne e questa NON sarà vana retorica, ma, possiamo scommetterlo, ci saranno tante dimenticanze oggi, otto marzo.
Non si parlerà oggi di Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana condannata a 33 anni di carcere e 148 frustate per aver difeso i diritti umani e in primo luogo i diritti delle donne iraniane, non se ne parlerà oggi come ieri non si è parlato di Asia Bibni, donna pakistana condannata all’impiccagione perché “bestemmiatrice”, in realtà perché cristiana. Non si parlerà delle ragazze iraniane stuprate e uccise dalla polizia morale perché “ree” di non indossare correttamente il velo islamico, non si parlerà delle donne israeliane violentate, sgozzate, sventrate dai tagliagole di Hamas il 7 ottobre, non si parlerà delle donne costrette a vivere in quei sacchi che sono i burka, di quelle che non possono viaggiare da sole, o che devono recarsi al mare vestite di tutto punto per non”provocare” i loro uomini. Di queste donne, di queste centinaia di milioni di donne non si parlerà oggi, possiamo esserne certi.
In compenso si spenderanno fiumi di retorica per condannare un “patriarcato” che in occidente per fortuna o non esiste o è in assoluto declino.
Detto questo, e valeva la pena di dirlo, BUON OTTO MARZO a tutte le amiche.

domenica 2 marzo 2025

L'UCRAINA E L'ITALIA

 

Il modo in cui la politica italiana reagisce alla crisi ucraina è deprimente.
Nella maggioranza la lega si riscopre filo russa e rilancia, ormai priva di remore, il discorso sulla “pace”. Pace, parola ormai abusata che per molti è l’equivalente di “resa”. In fondo ci vuole poco, anzi, pochissimo per ottenere la “pace”: basta permettere agli aggressori di fare ciò che vogliono. Se nel settembre del 1939 Francia e Gran Bretagna non avessero dichiarato guerra alla Germania dopo che questa aveva invaso la Polonia ci sarebbe stata la “pace”…
Facile no?
Se la maggioranza piange l’opposizione non ride, al contrario.
Tutti nell’opposizione strillano contro Trump, però 5 Stelle e Verdi - sinistra continuano a proporre ciò che da sempre hanno proposto: la fine degli aiuti militari all’Ucraina , anche loro vogliono la “pace”. Dicono che Trump e sporco, brutto e cattivo ma vogliono si faccia esattamente la stessa cosa che Trump minaccia di fare: stop alle armi all’Ucraina. Se avessero un minimo di onestà intellettuale e di capacità di pensiero logico Conte, Fratojanni e Bonelli dovrebbero dichiararsi d’accordo con Trump. Però pretendere pensiero logico e onestà intellettuale da tipi simili è come chiedere la verginità a dive e divi del porno...
E il PD? Il PD è contro Trump, con l’Europa e sostiene l’Ucraina, però… però è fieramente avverso ad una Europa "guerriera"! Come sostenere l’Ucraina? Elementare, si fa una bella manifestazione di piazza con tanti palloncini colorati, si firmano tante belle mozioni e si chiede che la Meloni riferisca in parlamento! La Meloni deve riferire in parlamento in Italia su ciò che fa Trump negli USA. Tutto da ridere.
L’unica posizione seria in questo manicomio e proprio quella della Meloni. La Meloni è l’unica a non usare la crisi ucraina per bassi scopi di politica interna, si rende benissimo conto che un occidente diviso fra Europa e America è votato alla sconfitta e cerca di mediare. Mira probabilmente a portare tutti a un negoziato che non si identifichi con una resa. Operazione difficile, destinata forse al fallimento ma che appare in questo bruttissimo momento come l’unica che dei politici degni di questo nome possano, anzi, debbano tentare.
Il resto è tutta propaganda da quattro soldi.

giovedì 27 febbraio 2025

MAGISTRATURA E POLITICA

 

La magistratura è uno dei tre poteri dello stato, affermano orgogliosamente i magistrati. Veramente la costituzione parla di “ordine” riferendosi alla magistratura, ma questi in fondo sono solo dettagli. La magistratura gestisce il potere giudiziario, giustamente autonomo dagli altri, peccato però che ieri i rappresentanti di questo potere abbiano scioperato come fossero dei lavoratori qualsiasi. Qualcuno riesce a immaginare uno sciopero dei ministri o del presidente della repubblica? O un sindacato dei parlamentari?
Lasciamo perdere. I magistrati affermano che la riforma in discussione in parlamento vorrebbe sottoporre i PM al controllo del potere politico. Che dire di questa affermazione?
In primo luogo che NON è vera, la riforma non prevede nulla di simile e tanto basterebbe a troncare ogni discussione.
In secondo luogo, chi lo ha detto che chiunque abbia compiti di indagine non deve esser sottoposto ad alcun controllo d parte dell’esecutivo? La autonomia della magistratura riguarda la funzione giudiziaria, interessa chi giudica ed emette sentenze, non chi indaga. La polizia dipende dal ministero dell’interno, i carabinieri da quello della difesa, questo sarebbe “incostituzionale”?
Ma anche questi sono dettagli, in fondo. Quello che i magistrati scioperanti fingono di dimenticare è questo: in costituzione la autonomia della magistratura estesa ai PM aveva un importante, fondamentale correttivo: la immunità parlamentare. E’ cosa brutta subordinare i magistrati al potere politico, ma è altrettanto brutto vedere dei magistrati che usano il loro enorme potere per attaccare il potere politici. La magistratura NON deve essere politicizzata, e questo vale in due sensi: non deve essere controllata dall’esecutivo ma non deve nemmeno cercare di sostituirsi all’esecutivo, o, peggio, al legislativo. A questo serviva l’immunità parlamentare: impedire l’uso politico della giustizia. Per inciso la immunità parlamentare è prevista, in forme diverse, in TUTTI i paesi civili dell’occidente, vale anche per i parlamentari europei.
Sappiamo tutti come sono andate le cose: l’immunità parlamentare è stata abolita al tempo di tangentopoli, in seguito ad una devastante ondata di giustizialismo forcaiolo, questo ha consentito alla magistratura di intervenire in maniera pesantissima nelle vicende politiche del paese, qualcosa senza riscontro in occidente.
Spero che il governo non ceda e che la riforma della magistratura vada in porto. Ne abbiamo bisogno tutti, a partire dai numerosissimi magistrati degni di questo nome.

sabato 22 febbraio 2025

DIFFERENZE

 

Fosse ardeatine: basta pronunciare queste due parole per sentirsi pervasi da sentimenti di orrore e sacrosanta indignazione morale. Però la strage delle fosse ardeatine almeno una vaga spiegazione, NON giustificazione, la ha avuta: si è trattato di una rappresaglia, della reazione brutale, barbara, ad una azione di guerra partigiana. I massacri perpetrati da Hamas il 7 ottobre non hanno neppure questa parvenza di misera spiegazione. I massacri del 7 ottobre non sono stati una rappresaglia, la risposta barbara a qualche azione militare israeliana, si è trattato di una mattanza completamente gratuita.
Se un paragone si può fare è solo quello con le stragi di di ebrei condotti alle camere a gas, massacrati NON per qualche esigenza bellica ma solo, unicamente perché ebrei.
A dire il vero esiste una differenza fra i massacri di ebrei perpetrati dai nazisti e quelli messi in atto da Hamas: i nazisti cercavano di nascondere i loro crimini. I nazisti non nascondevano il loro ributtante antisemitismo, non nascondevano le violenze, le discriminazioni, le persecuzioni contro gli ebrei ma cercarono di nascondere l’immenso crimine della Shoah. Nei primi tempi i massacri indiscriminati di ebrei ebbero alcune conseguenze negative sul morale dei soldati tedeschi che li perpetravano: fu necessaria una azione di forte propaganda per convincerli ad abbandonare ogni remora morale per trasformarsi in criminali privi di ogni sentimento umano. Con Hamas anche questo scompare. I tagliagole di Hamas non nascondono i loro crimini, li esaltano, mettono in atto macabre cerimonie in cui li mostrano trionfanti al mondo, circondati da folle plaudenti.
Certo, fra le stragi del 7 ottobre e la Shoah esiste una enorme differenza quantitativa. I nazisti massacravano gli ebrei a centinaia di migliaia, milioni, I tagliagole di Hamas devono accontentarsi delle centinaia, al massimo delle mihgliaia, ma questo è dovuto al fatto che oggi gli ebrei NON si fanno massacrare, rispondono colpo su colpo, sono in grado di prendere a sonori calci nel deretano chi cerca di sterminarli. Proviamo a pensare a cosa succederebbe se per sciagura hamas vincesse... Per fortuna questo non è possibile, non lo è perché oggi esiste lo stato di Israele, ed esiste la IDF perfettamente in grado di difenderlo.
Per fortuna, degli israeliani e NOSTRA.

BAMBINI

 

“Sono morti moltissimi bambini palestinesi” ho letto in rete, e di solito frasi di questo tipo sono accompagnate da cifre assolutamente inattendibili. Lasciamo perdere le cifre, un solo bambino morto è uno di troppo, e concentriamoci sulle cose importanti. Non ho difficoltà a credere che nel corso dei combattimenti a Gaza siano morti fra i civili palestinesi anche molti bambini. Questo forse mette sullo stesso piano i soldati della IDF e i tagliagole di Hamas? Assolutamente NO!!!
Dal punto di vista etico i civili, bambini compresi, morti nel corso della battaglia di Berlino, nell’aprile - maggio del 1945 sono sullo stesso piano degli assassinati nei campi di sterminio nazisti?
Basta fare la domanda per avere la risposta e la risposta e NO!!!
Se in una città molto popolosa infuria una battaglia, se chi difende la città non si cura di tutelare i civili, ma piazza postazioni di artiglieria accanto a scuole, asili e ospedali, se invece di far evacuare i bambini li manda addirittura a combattere, se tutto questo avviene è chiaro che le perdite civili, bambini compresi, sono molto alte. Ma una cosa sono le morti innocenti risultato dell’infuriare di una battaglia, cosa completamente diversa l’omicidio deliberato, programmato, estraneo a ogni logica militare, di civili e soprattutto di bambini. I morti nei campi di sterminio nazisiti non sono stati la conseguenza tragica di qualche battaglia ma il risultato di una politica criminale di sterminio programmato. Gli israeliani caduti il 7 ottobre non sono le vittime collaterali di qualche combattimento ma di una deliberata volontà omicida. I due bambini i cui poveri corpi sono stati restituiti in questi giorni non sono povere vittime di guerra: sono stati volutamente strangolati dopo essere stati rapiti. Chi non vede la differenza fra le due cose è solo un imbecille o un malato di ideologia anti semita in perfetta malafede.
Non val la pena di aggiungere altro. Per chi sa pensare le mie considerazioni sono superflue, per gli altri inutili.

venerdì 21 febbraio 2025

FACILE E IPOCRITA

 

Pare che dagli esami del DNA risulti che uno dei cadaveri restituiti ieri dai tagliagole da Hamas agli israeliani non sia della madre dei bambini, pure trucidati. La povera donna deve essere stata ammazzata in precedenza, se ne è perso il corpo, così i tagliagole hanno restituito il povero corpo di un’altra persona.
Cosa dire di cose simili? Semplicemente una cosa: i tagliagole devono essere ELIMINATI, totalmente, a qualsiasi costo. Chiedo a tutti quelli che ripetono sino alla noia “due popoli due stati”: accetteremmo che, ad esempio, fra Piemonte e Lombardia esistesse un piccolissimo stato da cui partissero quotidianamente missili contro città e paesi di Piemonte e Lombardia? Un piccolissimo stato trasformato in base per continue azioni terroristiche? Un piccolissimi stato covo di stupratori assassini che prendono in ostaggio donne, vecchi e bambini? Un piccolissimo stato i cui abitanti applaudono freneticamente ogni volta che un lombardo o un piemontese vengono sgozzati?
Una cosa è Hamas altra cosa i palestinesi potrebbe dire qualcuno, ma, a parte il fatto che una guerra NON è una operazione di polizia, in una guerra si deve sconfiggere il nemico, non assicurare alla giustizia dei malviventi, in guerra NON è assolutamente possibile colpire solo i “cattivi” della parte avversa, a parte tutto questo, siamo poi tanto sicuri che esista una differenza assoluta, radicale, fra hamas e i palestinesi di Gaza, e non solo? Pensiamo davvero che Hamas sia una sorta di fungo velenoso nato sul nulla? Le cose non stanno così purtroppo. Hamas gode di un fortissimo sostegno popolare, lo dimostrano anche i macabri spettacoli messi in scena in questi giorni. Le strade di Gaza si sono riempite di una folla festante la sera dell’undici settembre 2001 come in quella del 7 ottobre 2023. Certo, non tutti i palestinesi amano Hamas, ma di certo la ama la loro stragrande maggioranza. Certo, in guerra occorre fare di tutto per minimizzare le morti dei civili, ma questo non può, non deve diventare un ostacolo che impedisca a chi la guerra la combatte di raggiungere i propri obiettivi sacrosanti.
Facile, troppo facile a chi vive nella pace raccomandare “moderazione” a chi da 78 anni vive in guerra, circondato da nemici implacabili che gli negano il più elementare dei diritti: quello di ESISTERE.
Facile, troppo facile e terribilmente ipocrita.

martedì 18 febbraio 2025

BARBARIE LINGUISTICA

 

Ormai il giochetto è chiaro: per i talebani del politicamente corretto ogni parola, ogni discorso, ogni enunciato deve tener conto di tutti e deve farlo in maniera chiara, esplicita. L’inno di Mameli sarebbe “sessista” perché parla di “fratelli” e non di “sorelle”, come è sessista la dichiarazione dei diritto dell’uomo perché si riferirebbe, appunto, agli uomini e non alle donne. Poco importa per questi personaggi che nell’inno di Mameli e nella dichiarazione coi termini “fratelli” e “uomo” ci si riferisca alla totalità degli italiani e del genere umano, donne comprese. Perché usare il maschile quale termine generalizzante? Domandano a muso duro i talebani del politicamente corretto. Semplice, perché così si è evoluto il linguaggio. Un linguaggio non è una invenzione di alcuni burocrati, non scaturisce da qualche riunione di “esperti” politicamente corretti: è il risultato di un lungo processo molecolare, di molteplici adattamenti del parlare che solo a posteriori viene ripulito e sistematizzato in norme dai linguisti. Elementare direi…
Non per i nuovi guru però. Per loro occorre specificare, includere tutto, sempre e se il linguaggio che le persone normali parlano non si presta a una simile operazione… al diavolo le persone normali e… al diavolo il linguaggio.
Peccato però che in questo modo la comunicazione linguistica diventi impossibile.
Facciamo un esempio. L’introduzione di un comizio politico di sinistra.
Siamo a Genova, nella centralissima Piazza De Ferraris. L’oratore sale sul palco ed esordisce così: “cittadini genovesi, amici e compagni…”
Alt! Fermi tutti! Siamo di fronte a una valanga di discriminazioni, al tradimento della inclusività.
Perché “cittadini e non cittadine, compagni e non compagne, amici e non amiche?
Cambiamo l’introduzione:
“Cittadini e cittadine genovesi, amici e amiche, compagni e compagne...”
Alt! Fermi Tutti (tutte) ci sono altre odiose discriminazioni, altra mancanza di inclusività.
Perché mai fermarsi ai cittadini e alle cittadine, ai compagni e alle compagne? Non ci sono omosessuali, lesbiche, trans, non binari fra i compagne e le compagne?
Cambiamo di nuovo l’introduzione:
“Cittadini, cittadine, gay, lesbiche, trans, non binari genovesi, amici, amiche gay, lesbiche, trans, non binari, compagni e compagne gay, lesbiche, trans, non binari...”
Così va bene? Neppure per sogno! In piazza non ci sono mica solo i genovesi, ci sono anche i napoletani, i milanesi, i migranti eccetera. L’introduzione dovrà essere cambiata per tener conto anche di loro se no si discrimina perbacco!
L’esausto oratore dovrà quindi dire:
“Cittadini, cittadine, gay, lesbiche, trans, non binari genovesi, amici, amiche, gay, lesbiche, trans, non binari, compagni, compagne, gay, lesbiche, trans, non binari, migranti, milanesi, napoletani, sardi, siciliani, filippini, sud africani eccetera…”
E così via, praticamente all’infinito. Cosa bisogna fare per essere “inclusivi” e non “discriminare”!
Sarcasmo a parte, il politicamente corretto è una autentica aggressione al linguaggio, rende impossibile il linguaggio sensato, comprensibile. E col linguaggio rende impossibile il pensiero.
Nelle intenzioni dei talebani del politicamente corretto il linguaggio cessa di essere strumento di espressione e comunicazione di pensieri, sensazioni, sentimenti per trasformarsi in una meccanica ripetizione di slogan idioti: la negazione, appunto del pensiero.
Vanno combattuti, a tutti i livelli, senza se e senza ma.

domenica 16 febbraio 2025

QUOTE A SANREMO!

 

Non seguo da moltissimo tempo Sanremo, ma mi è quasi impossibile sottrarmi al mare di discorsi e di polemiche che sempre lo accompagnano.
Quest’anno a Sanremo ha vinto un cantante di sesso maschile e sempre maschi sono il secondo e terzo classificato, apprendo. E, apprendo sempre, per alcune femministe radicali questo è bastato per trasformare il festival in una manifestazione “maschilista e patriarcale”. La cosa farebbe solo ridere se non fosse che la moda demenziale delle “quote” si è ormai diffusa come un cancro con numerose metastasi in occidente. Chi deve guidare un aereo, progettare un ponte, eseguire un intervento chirurgico a cuore aperto, vincere a Sanremo? Elementare Watson: occorrono le quote. Un pilota d’aereo di sesso maschile deve alternarsi con uno di sesso femminile e questo vale per l’ingegnere, il chirurgo, il cantante tutti e tutte insomma. E vale anche per altre caratteristiche degli esseri umani (azz… sono un bieco maschilista: uso un termine sessista, maschilista, omofobo come “umani”, scusatemi vi prego…), dicevo: ciò che vale per il sesso (pardon, “genere”) vale anche per altre caratteristiche degli esseri umani (scusatemi): il colore della pelle, la cultura, la religione eccetera. Così un chirurgo bianco dovrà ogni mese cedere il posto a uno nero, un pilota cattolico dovrà essere sostituito da uno musulmano, un ingegnere latino dovrà prendere il posto di uno britannico. E la professionalità? Il saper operare, guidare aerei, progettare ponti, cantare? Sciocchezzuole, cosette inutili, da poco! La cosa più importante sono le quote perbacco!
Tutto bene, tutto OK, però… però le quote vanno applicate ovunque se no non vale. Nelle carceri ad esempio: gli ospiti delle carceri sono in larga maggioranza maschi e questo non è “inclusivo. Quindi, in nome delle quote mettiamo in carcere un bel po’ di donne!” E se queste non hanno commesso alcun crimine? Chi se ne frega! L’importante è rispettare le quote se no non si è “inclusivi”, vero?
O no?

sabato 15 febbraio 2025

CONSIDERAZIONI TELEGRAFICHE SULL'UCRAINA

 

1 La pace

Non lo nascondo, sono molto, molto perplesso per come si stanno mettendo le cose in Ucraina. Certo, la pace è una gran bella cosa, ma, che tipo di pace? Se la pace dovesse coincidere con la sconfitta, o la disfatta, dell’Ucraina non ci sarebbe nulla di cui gioire, al contrario, sarebbe una pace non solo ingiusta, ma foriera di nuove guerre.
Sinceramente credo che nessuna amministrazione americana abbia il minimo interesse a una disfatta ucraina. Malgrado le apparenze su questo Trump è meno distante da Biden di quanto possa sembrare. Purtroppo la Russia può essere sconfitta solo se gli USA si impegnano direttamente nella guerra, e questo, a torto o a ragione, non lo vuole oggi Trump come non lo ha voluto ieri Biden. A differenza di Biden, Trump cerca di uscire dall’impasse con una iniziativa diplomatica che combina, pare, aperture e dissuasione. Quale ne sarà l’esito? soprattutto, CHE TIPO di esito sarà? Impossibile al momento fare previsioni, mi limito a guardare, certo, con molte perplessità.

2 I pacifinti

Le pagine dei social se ne stanno riempendo. Analisi, più o meno dotte, battute polemiche, insulti. “Tanto ci voleva!” esclamano molti. “Si potevano evitare tre anni di guerra rincarano altri. “Tutta colpa di quel buffone di Zelens’kyj" strillano tutti. Certo, se l’Ucraina si fosse arresa il 25 febbraio del 2022 si sarebbero evitati tre anni di guerra, però… però se questo fosse avvenuto oggi non ci sarebbe nessuna trattativa di pace per il semplice motivo che l’Ucraina non esisterebbe più: sarebbe una regione della Russia o, nel migliore dei casi, uno stato satellite come la Bielorussia. Per chi ha la memoria corta: QUESTO non altro era inizialmente l’obiettivo della Russia: “denazificare”, addirittura “deucrainizzare” l’Ucraina, cioè, puramente e semplicemente distruggerla. Gli pseudo pacifisti, i pacifinti, i seguaci del professor Orsini per intenderci, che da tre anni strillano “pace”di fatto hanno auspicato questa soluzione: avevano torto ieri e lo hanno oggi.

3 La UE

La UE protesta perché teme di essere emarginata dalle trattative. “Ci siamo anche noi” strillanoi vari capi di stato europei. "Dopbbiamo dire la nostra"!
La UE spende pochissimo per la difesa, non esiste un esercito europeo, non esiste una politica estera europea. Circa il 90% degli aiuti militari all’Ucraina vengono dagli USA, quasi tutto il rimanente dalla Gran Bretagna, la UE si è limitata quesi esclusivamente a sanzioni economiche che, come tutti sanno, non hanno MAI fermato nessuna aggressione militare, però vuole avere “voce in capitolo, fa sorridere.
Per usare le parole di Federico Rampini: la UE si dichiara orgogliosamente potenza “erbivora”. Tutto bene, tutto OK, ma le potenze “erbivore” hanno poco peso nelle trattative che riguardano guerre. Una zebra non può avere troppa voce in capitolo in un consesso di leoni, tigri e pantere. Cerchi di essere un po’ meno “erbivora”, la UE, e le cose cambieranno…

4 La corte

Lo ricordiamo tutti credo. A suo tempo la corte di giustizia europea, la stessa che ha consentito per settimane ad Almasri di gironzolare per mezza Europa, salvo chiederne l’arresto appena è arrivato in Italia, la corte di giustizia europea, dicevo emise a suo tempo un mandato di cattura nei confronti di Putin. Idiozia siderale che non ha ridotto di un grammo la aggressività della Russia, al contrario e che oggi rende molto difficile la posizione europea nei confronti della trattativa di pace. Che faranno gli europei? Tratteranno con un criminale che dovrebbero arrestare se entrasse nel loro territorio? Firmeranno eventuali accordi con lui? Più passa il tempo più questa sedicente “corte” dimostra di essere non solo inutile ma profondamente dannosa.

Tanto basta direi. Lo ripeto: in momenti come questo la cosa migliore è aspettare gli eventi.

sabato 8 febbraio 2025

CORTE

 

Nel mondo sono in corso attualmente circa 56 conflitti armati condotti in maniera brutale.
Esistono paesi in cui i diritti delle donne sono calpestati, i dissidenti torturati e uccisi, gli omosessuali imprigionati e impiccati, le adultere imprigionate, frustate o lapidate.
In Iran, fra le altre cose, esiste la “polizia morale” i cui membri picchiano e spesso stuprano ragazze “ree” di non indossare correttamente il velo islamico. Non molto tempo fa ci sono state decine di fucilazioni di ragazzi “rei” di aver partecipato a manifestazioni contro la teocrazia.
La Corea del Nord è una sorta di grande prigione a cielo aperto.
La “corte penale internazionale” è mai intervenuta in simili situazioni? Ha mai emesso mandati di cattura a carico di persone ree di qualcuna delle innumerevoli violenze in atto in larghe aree del mondo? Basta fare la domanda per avere la risposta.
La”corte penale internazionale” ha emesso un mandato di cattura nei confronti del leader democraticamente eletto dell’unica democrazia del medio oriente, Israele, la cui unica colpa è di lottare per evitare di essere cancellato dalla carta geografica. Per inciso si tratta di un paese che, come gli USA, NON riconosce la autorità della corte e su cui questa NON ha giurisdizione.
Ma gli ipocriti di tutto il mondo oggi strillano perché gli USA hanno preso misure contro questa sedicente “corte”, specializzata negli attacchi a un certo paese, guarda caso la patria degli ebrei.
Inutile continuare.

mercoledì 5 febbraio 2025

PONTI A CORRENTE ALTERNATA

 

Non entro nel merito della proposta di Trump di trasferire gli abitanti di Gaza in Egitto e Giordania, il minimo che si possa dire al momento è che non sembra un obiettivo troppo realistico, mi limito a spendere qualche parola sulle reazioni indignate di alcuni a questa proposta.
“Deportazioni di massa!” hanno strillato molti, “Si vogliono allontanare i palestinesi dai luoghi in cui vivono” hanno aggiunto profondamente commossi. E poi il gran finale: “ponti non muri, coesistenza, pace, amore!”.
Che bello!
Ricordiamo cosa avvenne nel 2005 quando Sharon consegnò Gaza ai palestinesi? A Gaza vivevano molti ebrei, esattamente come moltissimi arabi vivono in Israele, godendo di tutti i diritti fondamentali. Quando la striscia fu ceduta ai palestinesi i suoi abitanti ebrei dovettero andarsene. Le loro case vennero distrutte o occupate dai nuovi venuti, i loro averi furono trasportati via o divennero oggetto di saccheggio, le sinagoghe vennero smantellate, nei cimiteri i morti furono disseppelliti, le salme trasferite in Israele per evitare che diventassero oggetto di profanazione. Allora nessuno parlò di ”deportazioni di massa”, tacquero quelli che continuamente ripetono “ponti non muri, coesistenza, accoglienza, dialogo, inclusione, amore” Si può coesistere con tutti, amare tutti, includere tutti, integrarsi con tutti ma NON con gli ebrei israeliani. L’esodo forzato degli ebrei da Gaza fu accolto dai “dialoganti” come un passo avanti verso la pace. Poi Gaza , in nome della pace, è diventata una enorme base da cui per 20 anni sono partite infami azioni terroristiche.
E oggi? Oggi gli stessi che accolsero con favore l’esodo degli ebrei da Gaza reagiscono con “orrore” alla proposta che i palestinesi reduci dalla guerra invece di tornare a case spesso distrutte a Gaza vengano accolti in Egitto o in Giordania, che, per chi non lo sapesse, è a tutti gli effetti uno stato palestinese. Insomma, prima strillano “ponti non muri”, si dimenticano dei “ponti” quando sono gli ebrei a dover lasciare le loro case salvo poi tornare ai “ponti” quando si propone che gli sfollati palestinesi vadano in Egitto o in Giordania invece che a Gaza. Sono per i ponti... a corrente alternata.
E tutti ripetono “due stati” dimenticando che nessuna forza politica palestinese vuole i “due stati”. Quello che vogliono è la distruzione dello stato di Israele.
Altro che “ponti non muri”!

domenica 26 gennaio 2025

DEPORTAZIONE RIMPATRIO

 


Molti media e gli esponenti di certe forze politiche usano praticamente come sinonimi i termini “deportazione” e “rimpatrio”. Si tratta però, come al solito, di una operazione di bassa propaganda. In realtà i termini “deportazione” e “rimpatrio” indicano cose completamente diverse. Vediamo un po’.

Si ha RIMPATRIO quando chi è entrato clandestinamente in un paese che non è il suo viene rispedito a casa sua.

Si ha DEPORTAZIONE quando chi vive legalmente a casa sua, nel paese di cui è regolare cittadino o in cui comunque risiede legalmente viene portato con la forza in un luogo in cui non vuole andare.

La differenza è evidentissima. I rimpatri riguardano chi si stabilisce illegalmente a casa d’altri, le deportazioni chi vive legalmente a casa propria. I rimpatri rispediscono che non ha diritto all’asilo nel suo paese, le deportazioni trascinano i deportati in luoghi orribili dove molto spesso li attende la morte.

Le deportazioni le hanno subite gli ebrei quando i criminali nazisti li hanno condotti al macello, le hanno subite i contadini sovietici, ucraini, cinesi quando sono stati costretti ad abbandonare le loro abitazioni per entrare nelle fattorie collettive e lavorare come schiavi. Ha subito una deportazione mostruosa il popolo cambogiano quando intere città sono state svuotate e i loro abitanti costretti a lavorare in località inospitali sino allo sfinimento e alla morte.
QUESTE sono state le deportazioni, non il rimpatrio di clandestini che non hanno alcun diritto di restare nel paese in cui si trovano.
Solo persone in perfetta malafede possono usare indifferentemente i due termini.

martedì 21 gennaio 2025

NESSUNA AUTOCRITICA....

 

Qualche giorno fa guidavo, vedo le strisce pedonali, un signore anziano sta per attraversare, mi fermo e lo faccio passare, lui mi fa un gesto di saluto con la testa, rispondo alzando l’avambraccio, destro, il palmo della mano aperto. Ecco, questo per qualcuno mi qualifica come “fascista”… ogni commento è inutile.
Una forza politica seria quando subisce una sconfitta si chiede “perché”? Si interroga sui propri errori, non si limita a dire che gli altri, i vincitori, sono brutti sporchi e cattivi. Ammettiamo pure che lo siano, come mai i brutti, gli sporchi e i cattivi hanno vinto?
Gli americani sono un popolo di imbecilli razzisti? Ma... gli USA sono stati governati per otto anni da Obama, e poi, dopo il primo mandato a Trump, per altri 4 da Biden. Erano imbecilli e razzisti anche del 2008, nel 2012, nel 2020?
Trump aveva l’appoggio di Musk strillano. Ma… Musk ha finanziato Trump molto meno di quanto Soros abbia finanziato i dem, e le ONG… e, per restare ai social, quando le pagine FB e Twitter di Trump venivano oscurate andava tutto bene, per qualcuno. Musk non oscura le pagine di nessuno, semplicemente non applica la censura. Questo per qualcuno è intollerabile. La vera democrazia si ha quando ai rivali non è consentito di esprimersi… che bello!
Lasciamo perdere, torniamo al punto di partenza. Una sinistra seria oggi dovrebbe chiedersi perché mai ha perso in maniera tanto clamorosa. Dovrebbe chiedersi se davvero lottare sui pronomi o per fornire di tamponi i bagni pubblici maschili paghi. Dovrebbe chiedersi se ha senso continuare a parlare di fine del mondo dietro l’angolo a causa dei cambiamenti climatici, sacrificando a questo catastrofismo da quattro soldi interi settori dell’economia, dovrebbe chiedersi se ha senso metter sotto accusa la nostra storia, relativizzare i nostri valori, lasciar mano libera all’immigrazione clandestina e a chi ci guadagna sopra cifre da capogiro. In una parola dovrebbe chiedersi che senso ha lasciarsi precipitare nella spirale infernale del nichilismo.
Questo dovrebbe chiedersi una sinistra seria, invece di strillare contro i mostri e spoarar scemenze sul braccio di Musk.
Non lo fa,… perché NON è seria, si lascia cadere nel nichilismo perché del nichilismo è parte ed esprsessione. Purtroppo

martedì 7 gennaio 2025

PROPORZIONALITA'

 

Una assoluta, totale proporzionalità non esiste e non può esistere. L’unica proporzionalità possibile è quella parziale, relativa.
Se Tizio mi dice “scemo” io non sono autorizzato a sparargli, ovviamente, ma se sempre Tizio cerca di sferrarmi una coltellata io sono più che autorizzato a sparargli, anche se la potenza distruttiva di una pistola è ben maggiore di quella di un coltello.
La totale proporzionalità non esiste nello sport. Certo, un peso mosca non può combattere contro un peso massimo e un pugile neo professionista non può sostenere il suo primo incontro contro il campione del mondo, ma quando due pugili salgono sul ring fra loro non c’è affatto “proporzionalità”, lo dimostra il fatto che uno vince e l’altro perde.
Se l’azienda X produce vende sul mercato un certo bene al prezzo di 100 e l’azienda Y riesce a vendere lo stesso bene al prezzo di 80 fra X e Y non c’è proporzionalità. Pretendere che X e Y siano “proporzionali” vorrebbe dire chiedere a entrambe di NON cercare di migliorare le tecniche produttive, la fine dell’economia.
Meno che mai la proporzionalità può esistere in guerra. In qualsiasi guerra ognuna delle parti contendenti cerca di minimizzare le proprie perdite e di massimizzare quelle del nemico, l’esatto contrario della proporzionalità. Quando si giudica sulle ragioni e sui torti di una certa guerra si deve vedere chi ha avuto la responsabilità di farla iniziare, chi è l'aggredito e chi l'aggressore, quali sono gli obiettivi delle parti combattenti, in tutto questo i discorsi sulla “proporzionalità" non c’entrano assolutamente nulla. Sostenere che chi ha avuto maggiori perdite abbia per ciò stesso ragione è una idiozia siderale. Nella seconda guerra mondiale la Germania nazista ha avuto un numero di caduti enormemente superiore a quello della gran Bretagna, questo forse vuol dire che fra Hitler e Churchill fosse il primo ad avere ragione?
Stranamente il discorso sulla “proporzionalità” vien fuori quando c’è di mezzo Israele. Nessuno ha parlato di proporzionalità in occasione della guerra fra Iran e Iraq o della guerra civile in Siria o delle innumerevoli guerre che insanguinano il mondo e che riguardano quasi tutte la religione della pace. No, si parla di proporzionalità se c’è di mezzo Israele.
Israele cerca di condurre la guerra minimizzando il numero delle vittime civili a Gaza e, soprattutto, cercando di ridurre a zero le SUE perdite. Hamas invece mira deliberatamente a uccidere il maggior numero possibile di civili israeliani e si disinteressa completamente delle sorti degli stessi civili palestinesi: le loro sofferenze sono un’ottima arma propagandistica.
Per qualcuno questo prova che Israele sarebbe colpevole di “genocidio”
Ogni ulteriore commento è inutile.-