venerdì 28 novembre 2014

NON SI UCCIDE IN NOME DI DIO




NON SI UCCIDE IN NOME DI DIO
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Lo ripetono in molti, lo afferma spesso e volentieri papa Francesco e lo dicevano i pontefici che lo hanno preceduto. E molti vedono in questa affermazione una implicita condanna del fondamentalismo islamista.
Però, a ben vedere le cose, che status logico ha l'enunciato “NON SI UCCIDE IN NOME DI DIO”? Non è molto chiaro.

Si tratta di un enunciato descrittivo? In questo caso sarebbe palesemente falso. In realtà SI UCCIDE IN NOME DIO DIO, si uccide oggi in nome di Dio ed in nome di Dio si uccideva ieri, spesso in maniera spietata, crudele.

L'enunciato
NON SI UCCIDE IN NOME DI DIO potrebbe essere non descrittivo ma normativo. Non dice come è la realtà, ma come questa dovrebbe essere. In questo senso è sensato ed ampiamente condivisibile.
Però, ha senso un enunciato normativo che resta sempre nel generico? Che senso ha ripetere all'infinito che “
non si uccide in nome di Dio”, senza mai dire chi, in nome di Dio, oggi uccide? Ripetere genericamente che non bisogna uccidere in nome di Dio senza mai nominare il fondamentalismo islamista ricorda chi, nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, condannava i massacri di intere popolazioni senza nominare ebrei e nazisti. 

Il continuo ripetere che in nome di Dio non si uccide rischia così di diventare u a sorta di
auto assoluzione della religione. NON SI UCCIDE IN NOME DI DIO, si continua a ripetere, quindi la responsabile di tutto è, ma guarda un po', l'economia. Chi sgozza, impicca, brucia viva la gente in nome di Dio lo fa, sotto sotto, con altre motivazioni, ben diverse dalla fede. I veri obbiettivi sarebbe il petrolio, il denaro, i profitti. Però, è molto strana la cosa. Ovunque nel mondo c'è gente che ha bisogno di petrolio, e ci sono aziende che cercano di realizzare profitti, e persone che amano il denaro. Però, solo in certi paesi si sgozzano si crocifiggono, si fanno arrostire numerosissimi esseri umani. E, combinazione, gli aguzzini sono persone che professano un certo credo, e le vittime, altra combinazione, persone di fede diversa, o accusate di favorire diverse fedi. Ed ancora, una persona sana di mente può davvero pensare che chi lapida le adultere, obbliga le donne ad indossare il velo, uccide apostati e bestemmiatori mira al profitto? Forse che non si possono far profitti vendendo minigonne? O si pensa ai profitti dei “mercanti di armi”? Sono davvero persone esecrabili i mercanti di armi, ma, dire che si fanno le guerre perché ci sono i mercanti di armi è un po' come dire che gli uomini hanno bisogno di mangiare perché ci sono i fornai...
La tesi secondo cui il vero obiettivo di chi ammazza in nome di Dio non è la fede ma altro è inoltre perfettamente reversibile. Se due paesi si fanno guerra per controllare un pozzo di petrolio un petroliere potrebbe sempre dire che “il vero obiettivo” della guerra non è il petrolio ma la supremazia religiosa e culturale. Chi cerca di spiegare la realtà visibile, controllabile, con il rimando ad un livello di realtà sotterraneo ed in linea di principio non controllabile, dimentica che con un simile metodo si può sostenere tutto ed il contrario di tutto.

In nome di Dio si è ucciso ed ancora si uccide, questa è la triste realtà, nasconderla con chiacchiere sul petrolio, i mercanti di armi o le multinazionali vuol dire solo cercare di cancellare dal mondo il fenomeno enorme del fanatismo religioso ed ideologico.
Occorre
condannare chi uccide in nome di Dio, dire chiaramente che in nome di Dio NON SI DEVE uccidere. Ma per farlo in maniera efficace, occorre uscire dal generico e dalle ambiguità. Occorre chiamare le cose col loro nome, dire chiaramente che oggi sono i fondamentalisti islamici ad uccidere in nome di Dio, condannare le loro azioni, combatterli, a tutti i livelli, compresi quello culturale e teologico.
Se no la litania sul “
non uccidere in nome di Dio” è destinata a restare una insopportabile forma di ipocrisia.

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