In altri momenti i risultati delle
elezioni di ieri in Emilia Romaga e Calabria sarebbero stati
considerati una grande vittoria del centro destra.
Alla vigilia del voto entrambe le regioni erano in mano al centro sinistra, l'Emilia è la regione rossa per eccellenza, da sempre governata da giunte di sinistra. Ebbene, in Calabria il centro sinistra subisce una autentica disfatta. In Emilia il candidato del centro sinistra vince bene ma non trionfa. A livello di voti per le singole liste il PD si conferma il primo partito della regione, ma è tallonato dalla lega; stesso discorso per le coalizioni. Solo in lieve vantaggio quella di centro sinistra. In altri tempi simili risultati sarebbero stati accolti a sinistra con autentica paura.
Ma non siamo in altri tempi, questo è il punto. E' inutile nasconderselo: la partita politicamente decisiva si giocava in Emilia Romagna. Salvini puntava a conquistare la regione rossa per eccellenza, convinto che se l'impresa gli fosse riuscita il governo avrebbe avuto i giorni contati. L'impresa non è riuscita e quella di ieri può essere considerata una battuta d'arresto per Salvini, e, più in generale, per il centro destra. Questo è innegabile.
Si tratta di una grande, storica, inversione di tendenza, come sembra credere, non so quanto in buona fede, qualcuno? NO, assolutamente NO.
Il fatto stesso che in una regione come l'Emilia, rossa per definizione, la coalizione di centro destra talloni da vicino quella di centro sinistra sta lì a dimostrare che se Zingaretti può tirare un sospiro di sollievo non ha motivo alcuno per abbandonarsi a facili trionfalismi. A livello nazionale lui ed il governicchio del signor Nulla, detto anche Giuseppe Conte, sono largamente minoritari; lo scampato pericolo in Emilia non cambia di certo questo dato fondamentale.
A proposito di governicchio: un dato importante delle elezioni di ieri è il crollo verticale, rovinoso, del M5S. Nel parlamento nazionale il M5S resta di gran lunga il primo partito, ma si tratta di un partito in pieno disfacimento. La sua forza nel paese è praticamente inesistente, come dimostrano invariabilmente TUTTE le tornate elettorali. In parlamento l'armata Brancaleone dei 5S è unita solo dall'istinto di sopravvivenza. Vogliono rimandare il più possibile le elezioni politiche perché sanno benissimo che queste segneranno la loro scomparsa. Se mi è concesso un paragone decisamente macabro, ricordano i condannati alla pena capitale che chiedono di continuo rinvii dell'esecuzione, perché, tutto sommato, è sempre meglio vivere qualche mese in più...
Ma, questo è il punto, un partito in simili condizioni può davvero fornire un valido sostegno al governicchio del signor Nulla? E' quanto meno lecito dubitarne. Un partito in pieno disfacimento è inevitabilmente soggetto a forti tendenze centrifughe. Come gli eserciti, anche in partiti in rotta sono colpiti dalle diserzioni. Pensare che un partito come i 5S, composto tra l'altro da persone di scarsa cultura politica, ne sia immune è del tutto irrealistico.
Le elezioni in Emilia non hanno segnato, quindi, la spallata che avrebbe dovuto far cadere il governo, per inciso, sono convinto che il governo non sarebbe caduto comunque, anche se il centro destra avesse conquistato l'Emilia. Ma non lo mettono neppure al sicuro, meno che mai lo blindano. Comunque... staremo a vedere.
Un'ultima considerazione riguarda il movimento delle “sardine”. In effetti le “sardine” hanno contribuito alla vittoria in Emilia di Bonaccini. Nulla invece la loro influenza in Calabria, a conferma del fatto che non si tratta di un movimento nazionale. In ogni caso, la loro mobilitazione contro la “marea nera”, i loro strilli contro il “mostro” Salvini sono stati un autentico richiamo della foresta che ha convinto molti elettori del PD, stanchi e delusi del loro partito, a tornare al voto. Sarà bene che il centro destra la smetta di sottovalutare questi signori, li affronti a viso aperto senza farsi intimorire dalle loro continue provocazioni. Le “sardine” sono oggi, coi resti dei 5S, quanto di peggio esiste sul mercato politico. Rappresentano l'ala più forcaiola, illiberale, totalitaria della sinistra italiana. Vanno combattute a viso aperto, a tutti i livelli, senza attestazioni di “simpatia” o di “comprensione”. Prima tutti, ma proprio tutti, lo capiscono, meglio è.
Alla vigilia del voto entrambe le regioni erano in mano al centro sinistra, l'Emilia è la regione rossa per eccellenza, da sempre governata da giunte di sinistra. Ebbene, in Calabria il centro sinistra subisce una autentica disfatta. In Emilia il candidato del centro sinistra vince bene ma non trionfa. A livello di voti per le singole liste il PD si conferma il primo partito della regione, ma è tallonato dalla lega; stesso discorso per le coalizioni. Solo in lieve vantaggio quella di centro sinistra. In altri tempi simili risultati sarebbero stati accolti a sinistra con autentica paura.
Ma non siamo in altri tempi, questo è il punto. E' inutile nasconderselo: la partita politicamente decisiva si giocava in Emilia Romagna. Salvini puntava a conquistare la regione rossa per eccellenza, convinto che se l'impresa gli fosse riuscita il governo avrebbe avuto i giorni contati. L'impresa non è riuscita e quella di ieri può essere considerata una battuta d'arresto per Salvini, e, più in generale, per il centro destra. Questo è innegabile.
Si tratta di una grande, storica, inversione di tendenza, come sembra credere, non so quanto in buona fede, qualcuno? NO, assolutamente NO.
Il fatto stesso che in una regione come l'Emilia, rossa per definizione, la coalizione di centro destra talloni da vicino quella di centro sinistra sta lì a dimostrare che se Zingaretti può tirare un sospiro di sollievo non ha motivo alcuno per abbandonarsi a facili trionfalismi. A livello nazionale lui ed il governicchio del signor Nulla, detto anche Giuseppe Conte, sono largamente minoritari; lo scampato pericolo in Emilia non cambia di certo questo dato fondamentale.
A proposito di governicchio: un dato importante delle elezioni di ieri è il crollo verticale, rovinoso, del M5S. Nel parlamento nazionale il M5S resta di gran lunga il primo partito, ma si tratta di un partito in pieno disfacimento. La sua forza nel paese è praticamente inesistente, come dimostrano invariabilmente TUTTE le tornate elettorali. In parlamento l'armata Brancaleone dei 5S è unita solo dall'istinto di sopravvivenza. Vogliono rimandare il più possibile le elezioni politiche perché sanno benissimo che queste segneranno la loro scomparsa. Se mi è concesso un paragone decisamente macabro, ricordano i condannati alla pena capitale che chiedono di continuo rinvii dell'esecuzione, perché, tutto sommato, è sempre meglio vivere qualche mese in più...
Ma, questo è il punto, un partito in simili condizioni può davvero fornire un valido sostegno al governicchio del signor Nulla? E' quanto meno lecito dubitarne. Un partito in pieno disfacimento è inevitabilmente soggetto a forti tendenze centrifughe. Come gli eserciti, anche in partiti in rotta sono colpiti dalle diserzioni. Pensare che un partito come i 5S, composto tra l'altro da persone di scarsa cultura politica, ne sia immune è del tutto irrealistico.
Le elezioni in Emilia non hanno segnato, quindi, la spallata che avrebbe dovuto far cadere il governo, per inciso, sono convinto che il governo non sarebbe caduto comunque, anche se il centro destra avesse conquistato l'Emilia. Ma non lo mettono neppure al sicuro, meno che mai lo blindano. Comunque... staremo a vedere.
Un'ultima considerazione riguarda il movimento delle “sardine”. In effetti le “sardine” hanno contribuito alla vittoria in Emilia di Bonaccini. Nulla invece la loro influenza in Calabria, a conferma del fatto che non si tratta di un movimento nazionale. In ogni caso, la loro mobilitazione contro la “marea nera”, i loro strilli contro il “mostro” Salvini sono stati un autentico richiamo della foresta che ha convinto molti elettori del PD, stanchi e delusi del loro partito, a tornare al voto. Sarà bene che il centro destra la smetta di sottovalutare questi signori, li affronti a viso aperto senza farsi intimorire dalle loro continue provocazioni. Le “sardine” sono oggi, coi resti dei 5S, quanto di peggio esiste sul mercato politico. Rappresentano l'ala più forcaiola, illiberale, totalitaria della sinistra italiana. Vanno combattute a viso aperto, a tutti i livelli, senza attestazioni di “simpatia” o di “comprensione”. Prima tutti, ma proprio tutti, lo capiscono, meglio è.
La sconfitta dei grillini era ampiamente peevista, non hanno fatto campagna elettorale per paura di togliere i voti a Bonaccini, poi sono diventati la brutta copia del PD e la gente preferisce sempre l'originale dal falso...
RispondiEliminaLe elezioni di domani,dunque,dovrebbero battezzare una vittoria di Salvini, sfuggitagli ora dalle mani all'ultimo istante per via della sfortuna.Tutto deciso.Senza se e senza ma.Cosa potrebbe un Governicchio,il nulla dei 5S, ed un PD che si è svegliato dal letargo per via delle sardine ? E se cominciasse ora la parabola di Salvini? E se il Movimento finisse di farsi la guerra fratricida? E se Conte facesse un suo partito o si mettesse lui alla guida del Movimento? E se nel Paese cominciassero a vedersi i frutti di un lavoro ben impiantato? E se la legislatura durasse ancora tre anni? E se la riduzione del numero dei parlamentari ed una legge elettorale nuova non profumasse di truffa,come l'ultima? Quanti discorsi inutili!
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