mercoledì 6 gennaio 2021

IL SESSO, ED IL PARTICOLARE, NEGATI

 

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Continua l'attacco politicamente corretto al linguaggio, alla storia ed al buonsenso. Omero va ad aggiungersi ai tanti uomini illustri da cancellare dalla storia in quanto “razzisti”. La parola “Amen” sarebbe “maschilista” e va sostituita, o affiancata, dalla “inclusiva” Awomen. Non è improbabile che la preghiera “padre nostro” sia bollata di sessismo e sostituita da “madre nostra”. Intanto al congresso americano i dem, non paghi dei furti elettorali in cui pare stiano diventando maestri, discutono di nomi e pronomi. “Lui” e “lei” non sarebbero sufficientemente “inclusivi” e vanno sostituiti da “loro”. Il termine “madre” è pericolosamente sessista e non va usato. Meglio genitore uno (o due).
Dietro a questa follia ci sono molti fattori: la pretesa di “riformare” il linguaggio a suon di decreti, il vezzo di giudicare opere letterarie e personaggi vissuti secoli o millenni fa in maniera del tutto avulsa dal loro contesto storico, l'odio dell'occidente nei confronti di se stesso. Fattori che si collegano tutti, in maniera più o meno mediata, a quella che possiamo chiamare ideologia della non differenza. Sessi, razze, nazioni, culture, civiltà non esistono. Si tratta di stereotipi, costrutti sociali, armi ideologiche al servizio del “potere”. Essere, ad esempio, maschio o femmina non contribuisce più a definire l'identità degli esseri umani, decade a loro caratteristica secondaria se non a scelta inessenziale. Essere maschi o femmine è un po' come essere biondi o bruni, o comprare mele o pere al supermercato. Qualcosa di secondario, accidentale, addirittura frivolo.
Esiste però una contraddizione macroscopica in queste teorizzazioni deliranti. Gli stessi che negano l'esistenza, ad esempio, dei sessi pretendono “quote rosa” un po' ovunque. In parlamento, nei consigli di amministrazione di grandi aziende, nei posti di primario di grandi ospedali ci devono essere un certo numero di donne. La cosa appare alquanto strana: se i sessi non esistono perché mai chiedere la presenza di donne in vari prestigiosi posti di lavoro? Se essere maschi o femmine è qualcosa di inessenziale perché mai protestare se, ad esempio, in parlamento ci sono troppo poche femmine? E' abbastanza contraddittorio chiedere una maggior rappresentanza per le esponenti di qualcosa che non esiste o che ha comunque una importanza del tutto secondaria.
Una simile contraddizione merita di essere approfondita.

Il liberalismo non nega l'importanza delle particolarità che caratterizzano ognuno di noi, non riduce gli esseri umani a pure astrazioni, esangui fantasmi privi di sesso, cultura, storia, in una parola, identità. La libertà liberale riguarda gli esseri umani concreti, non le loro astrazioni. Quando si dice che tutti gli esseri umani hanno la stessa dignità ci si riferisce, appunto, a persone portatrici ognuna delle sue caratteristiche naturali, sociali e culturali.
Pur non negandone l'importanza il liberalismo però non vede, non vuole vedere, in certi casi le particolarità. Si tratta di tutti quei casi in cui ad essere decisive non sono le particolarità ma la natura genericamente umana di ogni persona.
Se si tratta di stabilire chi rappresenta il popolo in parlamento ad essere importanti non sono il sesso o la razza dei candidati, ma i voti delle elettrici e degli elettori. Se si deve scegliere chi deve guidare un aereo, effettuare un intervento chirurgico a cuore aperto o progettare un ponte, ad essere decisive sono le competenze professionali, non la nazionalità, il sesso o la razza. Più in generale il rispetto cui ognuno di noi ha diritto non è collegato ad alcuna delle nostre particolarità. Io ho diritto al rispetto, ed ho il dovere di rispettare i miei simili, in quanto essere umano, non in quanto italiano, bianco od occidentale.
Nel liberalismo quindi convivono, ognuno nel suo ambito, il rispetto del particolare e l'importanza dell'universale. L'ideologia della non differenza opera invece un completo ribaltamento di questi termini. Distrugge il particolare in nome di un universalismo fasullo e distrugge l'universalismo vero sostituendolo col particolarismo separatista. Vediamo di approfondire il discorso.

Fermiamoci solo al caso dei sessi. Lo si è già detto: se l'ideologia della non differenza fosse corretta nessuno dovrebbe protestare per la scarsa presenza di donne nelle istituzioni. Se il sesso non ha importanza non ha senso alcuno lamentarsi perché un sesso è poco presente in questa o quella istituzione. La situazione attuale dovrebbe andar benissimo a tutti (e a tutte).
I teorici della non differenza però non sono contenti della situazione attuale, ed in questo nelle loro teorizzazioni c'è un grumo di verità, quello stesso presente in tutte le menzogne. La situazione attuale è infatti lontana dal realizzare in concreto quella eguaglianza di diritti e doveri fra i sessi che viene giustamente richiesta dai sostenitori dei valori democratici e liberali.
Sono noti i rimedi che i sostenitori di tali valori propongono per migliorare la situazione: lotta senza quartiere alle discriminazioni, misure economiche e normative per permettere il pieno inserimento, a tutti i livelli, delle donne nel mercato del lavoro: permessi per maternità, allattamento, asili nido, piena parità economica.
Ma ai teorici della non differenza tutto questo non basta. Non solo non è sufficiente, ma appare addirittura negativo. Chiedere ad esempio permessi per allattamento e maternità significa eternizzare il ruolo femminile, considerare la donna principalmente come madre, e nulla è tanto lontano dalla non differenza quanto la banale constatazione che le donne sono tali proprio perché occupano una certa posizione nel processo di riproduzione della specie. Il democratico liberale riconosce l'importanza del ruolo di madre e vuole renderlo pienamente compatibile con l'inserimento a tutti i livelli della donna nel mercato del lavoro, la femminista radicale ed il teorico della non differenza negano questo ruolo. Non esistono padri e madri, solo genitori uno e due!
Così, per rendere “effettiva” la scomparsa dei sessi i teorici della non differenza non fanno altro che richiedere ovunque quote paritarie fra i sessi. I sessi non esistono, “quindi” (QUINDI!!!) maschi e femmine devono essere paritariamente presenti in tutto (tranne che nelle carceri). Una miscela perfettamente equilibrata di maschi e femmine diventa l'ideale di chi nega rilevanza alcuna all'essere maschio o femmina. Si tratta con tutta evidenza di un non senso logico, ma la logica, lo sanno tutti, è “maschile”...
Le conseguenze di questa follia sono sotto gli occhi di tutti. L'universalismo fasullo di chi nega le particolarità diventa separatismo, questo si sessista! La particolarità femminile viene negata laddove ha un valore essenziale: nel processo di riproduzione della specie umana, e viene affermata a scapito del vero universalismo, laddove essa non ha, non deve avere, valore alcuno. Nello stabilire che siede in parlamento o effettua un intervento chirurgico contano, val la pena di ripeterlo, non il sesso ma le doti professionali di donne e uomini, o i voti delle elettrici e degli elettori.

La follia di simili posizioni risulta ancora più chiara se pensiamo ad una immaginaria competizione sportiva.
Nello sport le particolarità sessuali contano, infatti quasi tutte le competizioni sono divise in maschili e femminili.
Poniamo che un coerente teorico della non differenza contesti tale divisione. Il sesso non conta, afferma con lucida, e folle, coerenza, quindi maschi e femmine devono gareggiare fra loro, poniamo, nella gara dei cento metri piani.
Se una simile proposta fosse accolta i vincitori però sarebbero quasi sempre di sesso maschile. Non lo dico io, lo dicono i tempi fatti riscontrare su questa distanza da atleti maschi e femmine.
Per il politicamente corretto tutto questo però sarebbe  altamente “discriminatorio”. Così, per sanare questa “discriminazione”, cosa fa? Propone che la vittoria venga assegnata, a turno, ad un atleta maschio e ad una atleta femmina. La particolarità viene negata laddove questa è della massima importanza, all'inizio della gara, facendo gareggiare fra loro maschi e femmine, e viene affermata laddove essa non può avere importanza alcuna: nella assegnazione della vittoria.
Nello sport tutto questo non accade, per ora, ma sta iniziando ad accadere in altri campi, nei concorsi letterari o cinematografici ad esempio, se non nei concorsi tout court. E ciò che si è detto del sesso può essere esteso ad altre particolarità negate dai fanatici del politicamente corretto: razziali, etniche, culturali. Ovunque la stessa schizofrenia: si nega la particolarità laddove essa è importante e la si afferma laddove non ha né deve avere importanza alcuna. L'universalismo fasullo si sposa col separatismo tribale, la negazione del sesso diventa ossessione sessuale. Tutto viene sessualizzato, comprese le preghiere e le benedizioni.
L'ultima follia di una civiltà sempre più in crisi.

2 commenti:

  1. Un'ideologia della non differenza paradossale, che discrimina sulla base del sesso, della sessualità e della razza.
    Cominciano infatti a rispuntare spazi per soli neri, per sole donne o per soli gay, nonchè per soli trans, suddivisi in spazi per trans bianchi, trans neri, trans ispanici e trans asiatici. Una cosa del genere.

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  2. speriamo non siano in progetto anche spazi per trans atlantici, ci potrebbero essere grossi problemi per le dimensioni....

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