Continua l'attacco politicamente
corretto al linguaggio, alla storia ed al buonsenso. Omero va ad
aggiungersi ai tanti uomini illustri da cancellare dalla storia in
quanto “razzisti”. La parola “Amen” sarebbe “maschilista”
e va sostituita, o affiancata, dalla “inclusiva” Awomen. Non è
improbabile che la preghiera “padre nostro” sia bollata di
sessismo e sostituita da “madre nostra”. Intanto al congresso
americano i dem, non paghi dei furti elettorali in cui pare stiano
diventando maestri, discutono di nomi e pronomi. “Lui” e “lei”
non sarebbero sufficientemente “inclusivi” e vanno sostituiti da
“loro”. Il termine “madre” è pericolosamente sessista e non
va usato. Meglio genitore uno (o due).
Dietro a questa follia ci
sono molti fattori: la pretesa di “riformare” il linguaggio a
suon di decreti, il vezzo di giudicare opere letterarie e personaggi
vissuti secoli o millenni fa in maniera del tutto avulsa dal loro
contesto storico, l'odio dell'occidente nei confronti di se stesso.
Fattori che si collegano tutti, in maniera più o meno mediata, a
quella che possiamo chiamare ideologia della non differenza. Sessi,
razze, nazioni, culture, civiltà non esistono. Si tratta di
stereotipi, costrutti sociali, armi ideologiche al servizio del
“potere”. Essere, ad esempio, maschio o femmina non contribuisce
più a definire l'identità degli esseri umani, decade a loro
caratteristica secondaria se non a scelta inessenziale. Essere maschi
o femmine è un po' come essere biondi o bruni, o comprare mele o
pere al supermercato. Qualcosa di secondario, accidentale,
addirittura frivolo.
Esiste però una contraddizione macroscopica
in queste teorizzazioni deliranti. Gli stessi che negano l'esistenza,
ad esempio, dei sessi pretendono “quote rosa” un po' ovunque. In
parlamento, nei consigli di amministrazione di grandi aziende, nei
posti di primario di grandi ospedali ci devono essere un certo
numero di donne. La cosa appare alquanto strana: se i sessi non
esistono perché mai chiedere la presenza di donne in vari
prestigiosi posti di lavoro? Se essere maschi o femmine è qualcosa
di inessenziale perché mai protestare se, ad esempio, in parlamento
ci sono troppo poche femmine? E' abbastanza contraddittorio chiedere
una maggior rappresentanza per le esponenti di
qualcosa che non esiste o che ha comunque una importanza del tutto
secondaria.
Una simile contraddizione merita di essere
approfondita.
Il liberalismo non nega l'importanza
delle particolarità che caratterizzano ognuno di noi, non riduce gli
esseri umani a pure astrazioni, esangui fantasmi privi di sesso,
cultura, storia, in una parola, identità. La libertà liberale
riguarda gli esseri umani concreti, non le loro astrazioni. Quando si
dice che tutti gli esseri umani hanno la stessa dignità ci si
riferisce, appunto, a persone portatrici ognuna delle sue
caratteristiche naturali, sociali e culturali.
Pur non negandone
l'importanza il liberalismo però non vede, non vuole vedere,
in certi casi le particolarità. Si tratta di tutti quei casi in cui
ad essere decisive non sono le particolarità ma la natura
genericamente umana di ogni persona.
Se si tratta di stabilire chi
rappresenta il popolo in parlamento ad essere importanti non sono il
sesso o la razza dei candidati, ma i voti delle elettrici e degli
elettori. Se si deve scegliere chi deve guidare un aereo, effettuare
un intervento chirurgico a cuore aperto o progettare un ponte, ad
essere decisive sono le competenze professionali, non la nazionalità,
il sesso o la razza. Più in generale il rispetto cui ognuno di noi ha
diritto non è collegato ad alcuna delle nostre particolarità. Io ho
diritto al rispetto, ed ho il dovere di rispettare i miei simili, in
quanto essere umano, non in quanto italiano, bianco od occidentale.
Nel liberalismo quindi convivono, ognuno nel suo ambito, il
rispetto del particolare e l'importanza dell'universale. L'ideologia
della non differenza opera invece un completo ribaltamento di questi
termini. Distrugge il particolare in nome di un universalismo fasullo
e distrugge l'universalismo vero sostituendolo col particolarismo
separatista. Vediamo di approfondire il discorso.
Fermiamoci
solo al caso dei sessi. Lo si è già detto: se l'ideologia della non
differenza fosse corretta nessuno dovrebbe protestare per la scarsa
presenza di donne nelle istituzioni. Se il sesso non ha importanza
non ha senso alcuno lamentarsi perché un sesso è poco presente in
questa o quella istituzione. La situazione attuale dovrebbe andar
benissimo a tutti (e a tutte).
I teorici della non differenza
però non sono contenti della situazione attuale, ed in questo nelle
loro teorizzazioni c'è un grumo di verità, quello stesso presente
in tutte le menzogne. La situazione attuale è infatti lontana dal
realizzare in concreto quella eguaglianza di diritti e doveri fra i
sessi che viene giustamente richiesta dai sostenitori dei valori
democratici e liberali.
Sono noti i rimedi che i sostenitori di
tali valori propongono per migliorare la situazione: lotta senza
quartiere alle discriminazioni, misure economiche e normative per
permettere il pieno inserimento, a tutti i livelli, delle donne nel
mercato del lavoro: permessi per maternità, allattamento, asili
nido, piena parità economica.
Ma ai teorici della non differenza
tutto questo non basta. Non solo non è sufficiente, ma appare
addirittura negativo. Chiedere ad esempio permessi per allattamento e
maternità significa eternizzare il ruolo femminile, considerare la
donna principalmente come madre, e nulla è tanto lontano dalla non
differenza quanto la banale constatazione che le donne sono tali
proprio perché occupano una certa posizione nel processo di
riproduzione della specie. Il democratico liberale riconosce
l'importanza del ruolo di madre e vuole renderlo pienamente
compatibile con l'inserimento a tutti i livelli della donna nel
mercato del lavoro, la femminista radicale ed il teorico della non
differenza negano questo ruolo. Non esistono padri e madri, solo
genitori uno e due!
Così, per rendere “effettiva” la
scomparsa dei sessi i teorici della non differenza non fanno altro
che richiedere ovunque quote paritarie fra i sessi. I sessi non
esistono, “quindi” (QUINDI!!!) maschi e femmine devono
essere paritariamente presenti in tutto (tranne che nelle carceri).
Una miscela perfettamente equilibrata di maschi e femmine diventa l'ideale di chi nega rilevanza alcuna all'essere maschio o
femmina. Si tratta con tutta evidenza di un non senso logico, ma la
logica, lo sanno tutti, è “maschile”...
Le conseguenze di
questa follia sono sotto gli occhi di tutti. L'universalismo fasullo
di chi nega le particolarità diventa separatismo, questo si
sessista! La particolarità femminile viene negata laddove ha un
valore essenziale: nel processo di riproduzione della specie umana, e
viene affermata a scapito del vero universalismo, laddove essa non
ha, non deve avere, valore alcuno. Nello stabilire che siede
in parlamento o effettua un intervento chirurgico contano, val la pena di ripeterlo, non il
sesso ma le doti professionali di donne e uomini, o i voti delle
elettrici e degli elettori.
La follia di simili posizioni
risulta ancora più chiara se pensiamo ad una immaginaria
competizione sportiva.
Nello sport le particolarità sessuali
contano, infatti quasi tutte le competizioni sono divise in maschili
e femminili.
Poniamo che un coerente teorico della non differenza
contesti tale divisione. Il sesso non conta, afferma con lucida, e
folle, coerenza, quindi maschi e femmine devono gareggiare fra loro,
poniamo, nella gara dei cento metri piani.
Se una simile proposta
fosse accolta i vincitori però sarebbero quasi sempre di sesso
maschile. Non lo dico io, lo dicono i tempi fatti riscontrare su
questa distanza da atleti maschi e femmine.
Per il politicamente
corretto tutto questo però sarebbe altamente “discriminatorio”.
Così, per sanare questa “discriminazione”, cosa fa? Propone che
la vittoria venga assegnata, a turno, ad un atleta maschio e ad una
atleta femmina. La particolarità viene negata laddove questa è
della massima importanza, all'inizio della gara, facendo gareggiare
fra loro maschi e femmine, e viene affermata laddove essa non può
avere importanza alcuna: nella assegnazione della vittoria.
Nello
sport tutto questo non accade, per ora, ma sta iniziando ad accadere in altri
campi, nei concorsi letterari o cinematografici ad esempio, se non
nei concorsi tout court. E ciò che si è detto del sesso può essere
esteso ad altre particolarità negate dai fanatici del politicamente
corretto: razziali, etniche, culturali. Ovunque la stessa
schizofrenia: si nega la particolarità laddove essa è importante e
la si afferma laddove non ha né deve avere importanza alcuna.
L'universalismo fasullo si sposa col separatismo tribale, la
negazione del sesso diventa ossessione sessuale. Tutto viene
sessualizzato, comprese le preghiere e le benedizioni.
L'ultima
follia di una civiltà sempre più in crisi.
Un'ideologia della non differenza paradossale, che discrimina sulla base del sesso, della sessualità e della razza.
RispondiEliminaCominciano infatti a rispuntare spazi per soli neri, per sole donne o per soli gay, nonchè per soli trans, suddivisi in spazi per trans bianchi, trans neri, trans ispanici e trans asiatici. Una cosa del genere.
speriamo non siano in progetto anche spazi per trans atlantici, ci potrebbero essere grossi problemi per le dimensioni....
RispondiElimina