In occasione della giornata della memoria c’è chi ha discusso
delle similitudini e delle differenze fra i lager hitleriani ed i
gulag staliniani. Visto che in proposito si dicono molte fesserie val
forse la pena di soffermarsi un po’ sull’argomento.
E’
inutile sottolineare le numerose analogie fra lager e gulag, queste
sono evidenti a chiunque abbia un minimo di capacità di vedere e
ragionare. Vale invece la pena di esaminare le differenze fra
loro.
Qualcuno sostiene che i gulag sovietici erano campi di
concentramento, non di sterminio. E’ vero, ma in cosa consiste di
preciso questa distinzione?
Nei gulag avvenivano a volte
fucilazioni di massa di prigionieri ma queste non erano la norma.
L’obiettivo principale di chi costruì e gestì i gulag era
economico. Non si trattava di sterminare interi gruppi sociali o
etnici ma di ridurli in stato di schiavitù. Certo, questo non era
l’unico obiettivo: per un certo periodo di tempo, durante il grande
terrore per essere precisi, fu fondamentale l’obiettivo di
terrorizzare i nemici, veri o presunti, reali o potenziali del
regime, di tenere costantemente sotto pressione la società per
impedire che si potesse formare un qualsiasi tipo di opposizione, ma
l’obiettivo più importante fu quasi sempre economico. Bisognava
realizzare gli obiettivi sempre più irrealistici dei piani
quinquennali e nulla sembrava più facile che utilizzare a questo
fine il lavoro schiavo. E’ ora di dirselo una volta per tutte:
l’apparato industriale sovietico è stato edificato in
considerevole misura col lavoro schiavo. Gli ospiti dei gulag non
erano condannati a morte ma allo schiavismo. Erano schiavi pubblici
pronti ad essere sostituiti da altri in caso di morte o al termine
della pena (che spesso veniva prolungata senza processo alcuno).
Ovviamente il il lavoro schiavo in condizioni proibitive provocava un
altissimo numero di decessi, ma non erano questi, di norma
l’obiettivo dichiarato di Stalin e dei suoi complici. In questo la
differenza con Hitler è evidente, anche se non mi pare si tratti di
una differenza rilevante dal punto di vista etico.
Legata a
questa differenza possiamo rilevarne un’altra, più generale fra il
nazismo hitleriano ed il comunismo staliniano.
Il nazismo
hitleriano non lasciava possibilità alcuna di scampo agli sventurati
appartenenti a certi gruppi etnici. L’ebreo era condannato a morte,
punto e basta. Poteva non rappresentare pericolo alcuno per il
regime, poteva essere un genio potenzialmente utile ai nazisti,
poteva avere idee politiche di destra, non contava. Era ebreo quindi
doveva morire. In una certa misura questo riguardava anche altri
gruppi, i rom ad esempio.
Nella Russia staliniana questo non
avveniva. Stalin perseguitò crudelmente intere nazionalità, deportò
moltissimi ucraini, russi tedeschi, tatari, ceceni, ma, almeno
sulla carta, non decise mai di sterminare tutti gli appartenente a
queste nazionalità. In linea teorica nella Russia staliniana tutti
potevano sperare di salvarsi, in questo, di nuovo, è possibile
ravvisare una differenza fra il comunismo di Stalin ed il nazismo di
Hitler. Però… però è anche vero che se in URSS tutti potevano sperare di
salvarsi, nessuno poteva considerarsi neppur relativamente al sicuro.
Nella Germania nazista un cittadino tedesco, non ebreo, se non aveva
idee pericolose, non manifestava dissenso, si comportava “bene”
aveva discrete possibilità di condurre una vita relativamente normale. Questo non
avveniva nella Russia staliniana. Qui chiunque poteva finir male,
anche se non apparteneva a gruppi considerati “nemici”, anche se
era un buon comunista, anche se manifestava tutti i giorni il suo
amore per Stalin. Nei gulag c’erano criminali comuni (era
considerato criminale comune anche chi rubava un pugno di grano) ma
anche operai, contadini, intellettuali. C’erano i russi come gli
ucraini, c’erano i dissidenti politici ma anche chi dissidente non
era. Molti staliniani di ferro assaggiarono le dolcezze dei gulag,
magari accanto ai nemici del popolo menscevichi e trotzkisti. Il
nazismo non lasciava scampo ad alcuni, lo stalinismo lasciava a tutti la speranza di farla franca, ma non dava a nessuno la minima, relativa certezza di scampare al terrore. Nessuno
nella Russia di Stalin era certo, andando a letto la sera, di
risvegliarsi la mattina nello stesso letto.
Da qui un’altra
differenza. Nei campi nazisti vigeva una distinzione assoluta fra
prigionieri da un lato e, dall’altro, amministratori, capi e
guardiani. I prigionieri erano la “razza inferiore”, chi li
controllava apparteneva alla “razza superiore”.
Nei gulag
staliniani invece esisteva invece una certa continuità fra prigionieri e
guardiani. I guardiani erano al culmine di una gerarchia di cui anche
zek (così si chiamavano gli ospiti dei gulag) facevano parte,
ovviamente al grado più basso. Ci furono molti casi di zek (NON fra
i politici però) che divennero guardiani e, viceversa, di guardiani
che degradarono a zek. Molti aguzzini si ritrovarono a dover subire
la stessa sorte di coloro contro cui avevano agito con disumana
crudeltà.
Il discorso è ovviamente solo abbozzato, andrebbe
approfondito a tutti i livelli. Altri lo hanno fatto in maniera
approfondita ed esaustiva.
Un’ultima considerazione: quale fra
le due esperienze storiche è stata la peggiore? Si tratta di una
domanda a cui non mi sento di rispondere. Il nazismo è stato unico,
la Shoah è davvero un fenomeno senza confronto nella storia. Ma
anche il comunismo staliniano è stato, a modo suo, unico. Nessun
tiranno ha mai oppresso il suo popolo con l’ampiezza e la
spietatezza messe in atto da Stalin.
Stabilire quale fra i due sia
stato il peggior è un po’ come voler decidere cosa è peggio fra
la peste ed il colera.
E tanto può bastare.
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